Tra petrodollari e top players: il soft power nello sport del Medio Oriente

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Gli ultimi movimenti di mercato che hanno portato le star dello sport mondiale Cristiano Ronaldo e Karim Benzema a sposare la causa del calcio mediorientale, hanno fatto emergere quanto i petrodollari la facciano da padrone all’interno del movimento calcistico.

Gli sceicchi e i fondi dei Paesi del Medio Oriente hanno ormai iniziato quel che si può definire una vera e propria rivoluzione: tanti soldi, acquisti e stipendi faraonici, ritorno commerciale e (seppur ben mascherata) l’ambizione di voler cambiare in positivo l’immagine della propria nazione agli occhi dell’Occidente: dunque, una mescolanza di ragioni economiche e geopolitiche.

L’invasione calcistica mediorientale è cominciata nell’ultimo decennio e ha progressivamente soppiantato gli investimenti di Stati Uniti d’America e Cina, protagonisti sì di un numero maggiore di partecipazioni societarie, ma i cui investimenti sono ben lontani da quelli offerti dai miliardari del petrolio.

L’inizio e lo sviluppo: quali ragioni?

A spianare la strada per gli altri investimenti è stata Emirates Airlines, la compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, che nel 2004 ha soppiantato la compagnia di comunicazioni britannica “O2” come main sponsor dell’Arsenal FC, intuendo come il campionato di calcio inglese stesse diventando potenzialmente una fonte più che redditizia. Quest’accordo, firmato nell’ottobre 2004, fu firmato per 100 milioni di sterline e prevedeva la sponsorizzazione del nuovo stadio della squadra londinese per 15 anni, denominato ovviamente “Emirates Stadium”. Al giorno d’oggi, Emirates Airlines è ancora presente come main sponsor della squadra del North London.

Il punto di svolta per questo fenomeno viene considerato il 2008, anno della crisi economica. Data la debolezza delle banche europee, l’assoluta necessità dei fondi sovrani del Golfo di smobilitare ingenti somme di capitale in valuta straniera ha portato questi ultimi a investimenti in tutto l’Occidente.

Nel 2009, dopo vari contratti di sponsorizzazione come quello appena visto, compare per la prima volta – e sempre in Premier League – uno sceicco come proprietario di un club calcistico: il Manchester City, squadra destinata a cambiare il calcio mondiale nel corso degli anni, è acquistato dal membro della famiglia reale emiratina, Mansour al-Nahyan. L’investimento di Mansour ha dato inizio ad una nuova epoca e la sua importanza eguaglia quella dell’investimento di 4 anni prima di Emirates Airlines dato che, da questo momento in poi, sempre più miliardari del petrolio e fondi di Paesi mediorientali investiranno nell’acquisizione di quote di club calcistici. Ne consegue che, se con Emirates Airlines il mondo arabo comincia ad apparire negli stadi e sulle maglie indossate dalle star mondiali del pallone , con l’acquisizione di Mansour ha inizio l’egemonia mediorientale nel “calcio che conta”.

Lo sport, e in particolare il calcio, non è soltanto un mezzo attraverso il quale creare e sfruttare delle nuove opportunità di business; senz’ombra di dubbio, dietro la scelta di investire così tanti soldi in quote azionarie di club calcistici, ci sono anche delle ragioni geopolitiche. A fronte di un inizio del nuovo millennio in cui a farla da padrone nel teatro mediorientale era la frangia sciita, negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita dell’influenza sunnita. Quando si parla di politica, in molti tendono a sottovalutare l’importanza  (di contro, fondamentale) del cosiddetto soft power e dello sport come strumento per accrescere la propria influenza all’interno del sistema internazionale. In un mondo sempre più pubblicizzato e globalizzato, la visibilità data dalle più importanti e prestigiose squadre di calcio, con milioni di tifosi in tutto il globo, garantisce un’influenza incomparabile.

Gli emblemi del “pallone gonfiato”: l’esempio di Parigi e Manchester

Se qualche anno fa fosse stato chiesto a qualche esperto di calcio cosa significassero il Paris Saint-Germain (PSG) e il Manchester City nei rispettivi campionati, egli avrebbe sicuramente risposto: “Nulla”. Risposta esatta, un tempo. Oggigiorno, i due club sono gli emblemi del cosiddetto “pallone gonfiato”, cresciuti in maniera esponenziale proprio grazie ai petrodollari di Tamin bin Hamad  al-Thani e Mansour al-Nahyan.

Il primo, emiro del Qatar, ha acquisito il club parigino attraverso il fondo sovrano “Qatar Investment Authority” nel 2011, spendendo ulteriormente in questi anni cifre esorbitanti per portare il PSG al vertice del calcio mondiale. Se in Francia ci è riuscito in fretta, egemonizzando ormai il calcio d’a, a livello mondiale il club della capitale fatica a trovare trofei, a fronte però di investimenti continui che portano spessore economico e politico sia alla squadra – all’interno del boarding di UEFA e FIFA – che al Qatar stesso.

Il secondo, come già accennato, è invece riuscito a imporsi dal punto di vista dei risultati sportivi anche a livello mondiale. A lungo gli “eterni secondi” di Manchester, con l’arrivo del fondo emiratino e di svariati top players (nonché di Pep Guardiola, considerato l’allenatore migliore del mondo) i Citizens si sono assicurati il primato tra le mura di casa e, non meno di poche settimane fa, hanno alzato al cielo per la prima volta nella loro storia il massimo trofeo continentale, la UEFA Champions League. Il modello del City si è ampliato nel corso degli anni e attraverso l’istituzione del City Football Groupal-Nahyan, ha cominciato a investire anche in altri club calcistici (per ultimo il Palermo, del quale possiede dal 4 luglio 2022 l’80% delle quote).

Il futuro dello sport e del Medio Oriente

Dall’investimento degli Emirati Arabi Uniti nel 2004 a oggi ne sono passati di anni e il mondo del calcio – ma anche dello sport in generale – ha sicuramente subito un brusco cambiamento. Il futuro appare a favore dei petrodollari e questo sistema fondato su investimenti faraonici e sconsiderati sembra destinato a crescere sempre di più.

Attualmente, un altro modo in cui lo sportwashing si è manifestato è attraverso l’organizzazione di eventi sportivi globali. Soldi, organizzazione e infrastrutture per consolidare la propria immagine in Occidente e mascherare le numerose violazioni dei diritti umani di cui molti Paesi si macchiano. Il caso più eclatante è quello del Qatar, del quale si è già discusso e che ha appena ospitato uno dei più grandi eventi al mondo, il campionato mondiale di calcio.

 

Fonti e approfondimenti

AGI,“Le mani degli sceicchi sul pallone tra petrolio e soft power”, 17/10/2021.

Sky Sport, “Non solo Newcastle, gli altri sceicchi proprietari di club in Europa”, 15/10/2021.

Sport Business Management, “I due sceicchi che hanno trasformato il panorama del calcio moderno”, 22/06/2016.

Repucom.net, “Emerging Giants”, 2015.