Il 17 marzo 2023, la Pre-Trial Chamber II (Seconda camera preliminare) della Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Vladimir Vladimirovich Putin, Presidente della Federazione Russa, e di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, vertice del Commissariato per i diritti dei minori presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa.
Nei confronti degli indagati sono stati ipotizzati crimini di guerra, cioè la unlawful deportation of population («illecita deportazione della popolazione») e l’unlawful transfer of population («illecito trasferimento di popolazione») dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia.
La Seconda camera preliminare ha spiegato che i provvedimenti (il cui contenuto integrale non è stato reso pubblico per tutelare la segretezza delle indagini) sono stati emessi dietro richiesta presentata il 22 febbraio 2023 dal Procuratore presso la Corte penale internazionale, Karim Asad Ahmad Khan KC. Secondo i giudici, dagli atti di indagine sono emersi reasonable grounds («elementi ragionevoli») per ipotizzare a carico degli indagati la responsabilità per i crimini contestati.
L’apertura delle indagini in Ucraina
La Corte penale internazionale (CPI), tribunale permanente con sede all’Aja, è competente a giudicare la responsabilità degli individui per i crimini internazionali avvenuti in stati che abbiano accettato la sua giurisdizione ratificando il trattato che l’ha istituita, denominato Statuto di Roma, o compiuti da cittadini di tali Stati.
L’Ucraina non ha ratificato quel documento, ma ha sfruttato la possibilità, prevista dall’art. 12(3) dello Statuto, di accettare la giurisdizione della Corte con riferimento a fatti precisi avvenuti nel proprio territorio. Ha infatti consentito alla CPI di indagare su quanto accaduto a partire dal 21 novembre 2013, data di inizio delle proteste note come Euromaidan. Questo arco temporale comprende sia gli eventi legati all’annessione della Crimea, sia il conflitto iniziato il 24 febbraio 2022.
Se un Paese dichiara di accettare la giurisdizione della CPI, l’apertura di un’indagine non è automatica. È necessario che la Corte riceva da parte del Procuratore, di uno Stato parte dello Statuto di Roma o del Consiglio di Sicurezza dell’ONU una segnalazione di fatti che possano corrispondere a crimini previsti dallo Statuto della Corte.
Nel caso ucraino, il 28 febbraio 2022 il Procuratore ha rilasciato una dichiarazione affermando di voler ottenere l’autorizzazione ad aprire un’indagine per i fatti avvenuti durante il conflitto. Ai primi di marzo, inoltre, trentanove Stati parte dello Statuto di Roma (tra i quali l’Italia) hanno presentato segnalazioni relativamente a fatti avvenuti in Ucraina. Di conseguenza, il 02 marzo 2022 la Pre-Trial Chamber (Camera preliminare) ha autorizzato l’apertura delle indagini.
I crimini contestati
I fatti contestati a Putin e Lvova-Belova rientrano fra i crimini di guerra, puniti con la reclusione fino a trent’anni.
L’art. 8 dello Statuto di Roma, che contiene la disciplina di questi crimini, elenca una serie di condotte che sono considerate grave breaches («gravi violazioni») della disciplina del diritto bellico prevista dalle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e dalle consuetudini di diritto internazionale.
Ad esempio, rientrano fra i crimini di guerra l’impiego di armi chimiche o il dirigere intenzionalmente attacchi e bombardamenti verso scuole, edifici religiosi e ospedali, ma anche commettere atti violenti ai danni di persone che non sono parte attiva nelle ostilità, come i civili, i prigionieri di guerra o i feriti. Lo Statuto di Roma, inoltre, prevede che i crimini elencati nell’art. 8 debbano essere commessi su larga scala, oppure come parte di un piano o un progetto politico ben preciso.
Le condotte contestate a Putin e Lvova-Belova riguardano il trasferimento e la deportazione di civili. Esse violano i principi del diritto internazionale umanitario e la Quarta Convenzione di Ginevra, che vietano il trasferimento forzato della popolazione durante un conflitto armato, eccetto l’ipotesi di un’evacuazione compiuta nell’interesse dei civili o dettata da ragioni militari di carattere imperativo (ad esempio, liberare zone in cui si situa la prima linea dei combattimenti).
Il mandato di arresto fa espresso riferimento al trasferimento in Russia e in Crimea di minorenni con cittadinanza ucraina. Secondo il report dell’ “Organization for Security and Co-operation in Europe” (OSCE) pubblicato il 05 maggio 2023, i bambini ucraini trasferiti in Russia sono orfani oppure sono stati separati dalle famiglie per ragioni non necessariamente connesse al conflitto.
In alcuni casi i trasferimenti vengono giustificati dall’esigenza di evacuare minori dalle aree coinvolte attivamente nel conflitto; in altri si parla di trasferimenti temporanei in luoghi denominati “campeggi ricreativi”. Numerose sono state le adozioni di bambini ucraini da parte di famiglie russe e la stessa Lvova-Belova avrebbe contribuito ad implementare una normativa che le faciliti.
Dai dati ufficiali del governo ucraino emerge che i trasferimenti hanno coinvolto circa 19.393 minorenni, ma secondo l’OSCE i numeri potrebbero essere superiori.
L’attribuzione della responsabilità
Come spiega Kai Ambos, professore di diritto e procedura penale, diritto comparato, diritto penale internazionale e diritto pubblico internazionale presso l’Università di Göttingen: «l’attribuzione di responsabilità penale nel diritto penale internazionale deve essere distinta da quella prevista dal diritto penale interno: mentre nel secondo normalmente si punisce la conseguenza dell’azione di una persona, nel diritto penale internazionale ci si occupa di atti commessi collettivamente e in modo sistematico; per questi motivi il contributo del singolo al risultato non è sempre evidente».
L’obiettivo del diritto penale internazionale è fornire i mezzi per accertare la responsabilità non solo degli esecutori materiali dei crimini, ma anche di coloro che, pur non partecipando direttamente alla commissione dei reati, pianificano il progetto criminoso e ricoprono ruoli di vertice.
Nel mandato di arresto, la responsabilità di Putin e Lvova-Belova viene ricondotta all’art. 25(3)(a) dello Statuto, che sanziona chi commette crimini «directly, jointly with others and/or through others» («direttamente, con altri e/o per mezzo di altre persone»).
In particolare, i loro contributi possono rientrare nell’ipotesi denominata perpetrazione attraverso un mezzo (through others). In questo modello di responsabilità, l’esecutore materiale del reato viene considerato un mezzo o un’arma utilizzato da un autore indiretto per la realizzazione del progetto criminoso da lui ideato.
Secondo la CPI, la perpetrazione attraverso un mezzo permette di considerare un capo politico o militare responsabile dei fatti commessi dai suoi subordinati, sul presupposto che egli è al vertice di un’organizzazione gerarchica e che i suoi ordini vengono eseguiti automaticamente dagli individui alla base di tale organizzazione, che sono meri esecutori, pedine intercambiabili in un disegno più ampio.
La responsabilità del capo
Lo schema di responsabilità della perpetrazione attraverso un mezzo ha permesso di condannare l’ex presidente peruviano Alberto Fujimori per i crimini commessi durante la sua presidenza dai gruppi paramilitari.
È stato usato anche nel processo d’appello contro i vertici della giunta militare argentina, sulla base del fatto che essi «[…] dominavano gli atti poiché controllavano l’organizzazione dalla quale essi venivano compiuti […] chi controlla il sistema controlla le volontà anonime di tutti gli uomini che lo compongono».
Questi esempi evidenziano che la perpetrazione attraverso un mezzo è molto vicina ad un altro modello di responsabilità, prevista dall’art. 28 dello Statuto. Si tratta della responsabilità del superiore, che punisce l’autorità militare che viola il dovere di assicurare il rispetto del diritto internazionale da parte dei suoi subordinati.
Questa forma di responsabilità poggia su due presupposti: da una parte, che i sottoposti abbiano commesso dei reati, dall’altra il fatto che il capo fosse a conoscenza delle condotte criminose o abbia tralasciato informazioni rilevanti in tal senso.
Il mandato di arresto fa menzione anche di questa ipotesi di responsabilità in relazione all’operato di Putin. Gli autori materiali dei crimini di guerra, infatti, sono a lui legati da un rapporto gerarchico grazie al quale esercita un controllo effettivo sulle loro condotte, equiparabile a un potere di natura militare.
Il mandato di arresto
Durante le indagini il Procuratore presso la CPI può chiedere in qualsiasi momento l’emissione di un mandato di arresto.
Due sono le condizioni per ottenerlo: dagli atti di indagine devono emergere elementi attendibili a sostegno della responsabilità degli indagati e l’arresto deve apparire necessario per assicurare la presenza dell’indagato al processo, impedirgli di reiterare il crimine o di ostacolare le indagini.
Gli stati che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma sono vincolati ad obblighi di cooperazione con la CPI, che può ordinare loro di arrestare il destinatario di un mandato se questi si trova nel loro territorio. La presenza dell’indagato davanti alla Corte è necessaria perché il processo venga celebrato. Non sono però previste sanzioni in caso la richiesta della CPI non venga soddisfatta.
Nella Repubblica del Sudafrica, Paese che ha sottoscritto lo Statuto di Roma, si dibatte in questi giorni sull’obbligo di eseguire il mandato di arresto nell’eventualità che Putin si presenti al summit dei BRICS fissato per fine agosto a Johannesburg. Alcune voci ipotizzano che la sede dell’incontro venga spostata in Cina, Paese estraneo alla CPI, per evitare imbarazzi, dati gli stretti rapporti economici del Paese africano con Mosca. Nel frattempo, le indagini sui crimini commessi (da ambo le parti) nel corso della guerra proseguiranno.
La CPI ha annunciato l’apertura di un ufficio in Ucraina a questo scopo, e un contributo alla raccolta di informazioni arriverà anche da progetti indipendenti, come il Reckoning Project, che forma giornalisti locali sulle regole per raccogliere testimonianze delle vittime utilizzabili in tribunale.
Come dichiarato dal Procuratore Khan «L’Ucraina è una scena del crimine che comprende un complesso e ampio numero di potenziali crimini internazionali. Non esiteremo a fare ulteriori richieste per l’applicazione di mandati di arresto se il quadro probatorio ce lo imporrà».
Fonti e approfondimenti
ABC News, South Africa mulls options on ICC arrest warrant for Vladimir Putin as BRICS summit approaches, 01 giugno 2023.
International Committee of the Red Cross, Rule 129. The Act of Displacement, International Humanitarian Law Databases.
International Committee of the Red Cross, Rule 135. Children, International Humanitarian Law Databases.
International Committee of the Red Cross, Rule 153. Command Responsibility for Failure to Prevent, Repress or Report War Crimes, International Humanitarian Law Databases.
International Criminal Court, Information for victims – Ukraine.
International Criminal Court, Situation in Ukraine.
International Criminal Court, Situation in Ukraine: ICC judges issue arrest warrants against Vladimir Vladimirovich Putin and Maria Alekseyevna Lvova-Belova, 17 marzo 2023.
International Criminal Court, Statement by Prosecutor Karim A. A. Khan KC on the issuance of arrest warrants against President Vladimir Putin and Ms Maria Lvova-Belova, 17 marzo 2023.
Janine Di Giovanni, Holding Russia to Account for War Crimes in Ukraine, Vanity Fair, 24 agosto 2022.
Kai Ambos, Art. 25 – Individual Criminal Responsibility, in: Triffterer/Ambos, Rome Statute of the International Criminal Court (Commentary), 3rd edition 2016.
Organization for Security and Co-operation in Europe, Report on Violations and Abuses of International Humanitarian And Human Rights Law, War Crimes and Crimes Against Humanity, Related to the Forcible Transfer and/or Deportation of Ukrainian Children to the Russian Federation, 04 marzo 2023.
Patrick Wintour, South Africa grants Putin and Brics leaders diplomatic immunity for summit, The Guardian, 30 maggio 2023.
Roberta Arnold e Miles Jackson, Article 28 Responsibility of commanders and other superiors, 09 agosto 2022.
Rome Statute of the International Criminal Court.
Understanding the International Criminal Court.
Editing a cura di Beatrice Cupitò