La nuova costituzione turca

Turchia
@Mikhail Palinchak- https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/50/Recep_Tayyip_Erdo%C4%9Fan_2018_%28cropped%29.jpg- CC BY 4.0

Oggi si vota in Turchia per il Referendum Costituzionale. I sondaggi non indicano un futuro chiaro vincitore, la differenza tra i due blocchi del si e del no è di circa l’1%.

La Turchia ha terminato a gennaio di votare la riforma costituzionale che prevede una modifica in direzione presidenziale dell’ordinamento nazionale. Questa proposta è sempre stata al centro del programma dell’AKP, da quando la sua leadership è nelle mani di Recep Tayyip Erdoğan. Dopo il tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016 la corsa verso la modifica della Costituzione si è fatta più spedita, per differenti motivi interni ed esterni al mondo politico turco. Adesso la riforma andrà accettata da un referendum popolare che il Presidente dovrà vincere.

Il sistema turco attuale è una Repubblica parlamentare, con un presidente dotato di poteri rafforzati. La Costituzione attuale è stata modificata l’ultima volta nel 1984 e fino a questo momento il primo ministro ha sempre ricoperto un ruolo centrale. Ma la Costituzione ha subìto, come si suole dire, modifiche ufficiose. Da quando Erdogan è stato eletto presidente il ruolo del primo ministro è stato ufficiosamente ridimensionato e infatti sia il suo precedente primo ministro Ahmet Davutoğlu sia l’attuale primo ministro Binali Yıldırım sono sempre stati più degli intermediari tra Presidente e Parlamento che dei veri promotori di politiche. Quando lo hanno fatto sono stati successivamente puniti e allontanati.

La Riforma

Il cambiamento della Costituzione in chiave presidenziale si costituirà in interventi diretti verso la figura del Presidente e del primo ministro. Questa figura verrà abolita, come il consiglio dei ministri, e verrà formato un sistema di ministri sul modello dell’esecutivo americano. Il Presidente sarà il leader dell’esecutivo e avrà il potere di produrre decreti legge, che non dovranno essere approvati dal Parlamento.

Il Parlamento non avrà la possibilità di appellarsi al Presidente e non potrà sfiduciarlo, ma avrà la possibilità di metterlo in stato di accusa, con un voto iniziale di impeachment dei 3/5 del parlamentari e un voto, successivo al processo giudiziario, di 2/3 del Parlamento.

 

Il Presidente avrà inoltre grande potere sul sistema giudiziario. Avrà molta influenza sul Consiglio dei Giudici e dei Procuratori, che può essere definita la corte di Assise di Turchia. Questo organo di giustizia viene modificato e passa da 22 a 13 membri di cui 4 nominati dal Presidente, 7 dal Parlamento e i due seggi restanti saranno occupati dal Ministro della Giustizia e dal vice-Ministro. Di conseguenza è reale la possibilità che il Presidente (se supportato da un forte partito), come l’AKP di Erdogan, possa nominare 11 o 12 dei 13 membri, ragionando che almeno un seggio venga nominato dall’opposizione parlamentare, e di conseguenza potrebbe tenere in mano il sistema giudiziario.

Le giustificazioni della riforma

Come tutti i monarchi per potersi legittimare è necessario trovare un motivo per mettersi la corona in testa e trovare qualcuno che la cinga sul capo. Erdogan è Presidente della Turchia dal 2014, primo ministro dal 2008 e ha sempre voluto modificare la costituzione ma per quale motivo ne è stato capace solo adesso?

Per molti anni il leader dell’AKP non ha avuto la forza e le motivazioni per rovesciare il sistema paese, come abbiamo già visto in passato in un nostro vecchio articolo Il ritorno del Sultano, senza essere definito come un crudele dittatore nemico della democrazia. La situazione però è cambiata negli scorsi nove mesi grazie alla situazione interna ed esterna.

  1. La prima giustificazione è arrivata dal colpo di Stato del 15 luglio. Questo evento è stato dirompente nella politica turca. L’esercito è sempre stato un elemento stabilizzatore e laico nella Turchia contemporanea, ma con questo colpo di Stato si è trasformato, nella retorica dell’AKP, in una forza destabilizzante e corrotta. Il sistema giudiziario è stato molto criticato per essersi opposto al Presidente e per questo è stato definito nemico della nazione. Secondo Erdogan dietro a queste due anime vi è Fetullah Gulen, ideatore del colpo di Stato, e questo giustifica il nuovo potere del Presidente sul sistema giudiziario e sulla burocrazia, civile e militare.
  2. La seconda giustificazione viene dall’instabilità creata dagli attentati dell’ISIS e del PKK. Questo clima di terrore ha giustificato la visione dell’uomo forte al comando che guiderà il paese nella stabilità. Le parole dell’attuale primo ministro dopo l’ultima votazione della riforma sono emblematiche “Ci sarà una sola forte leadership adesso a difendere il paese”. Questa frase descrive perfettamente il nuovo ruolo che l’AKP ha creato per Recep Tayyip Erdoğan.

Il Kingmaker

Ma chi sta mettendo la corona sulla testa del Presidente? Il fautore della vittoria e grande alleato attuale dell’AKP è Devlet Bahçeli. Il leader del movimento dell’ estrema destra (MHP), braccio politico dei Lupi Grigi, che ha deciso dopo anni di opposizione di unire le forze con Erdogan per garantirsi un futuro nella nuova Turchia.

Erdogan necessitava di una seconda forza per poter modificare la Costituzione, per mancanza di numeri e per legittimarsi agli occhi degli elettori, ed era pronto ad un compromesso. Ha sempre cercato di trovare una forza che avesse caratteristiche diverse dall’AKP, e l’aveva trovata inizialmente nei curdi. Per questo in un primo momento si pensava di garantirsi con una pace con i curdi un supporto della popolazione. Il timore di questa vicinanza tra AKP e partiti curdi, ha portato i movimenti di estrema destra a farsi supporter della leadership di Erdogan.

I nazionalisti hanno sempre sognato una Turchia anatolica forte, non per forza laica, ma che si possa fare fautrice del sentimento turco nazionalista in tutto il Medio Oriente. Inoltre il partito MHP non avrebbe mai accettato le soluzioni che Erdogan aveva proposto ai curdi per avere in cambio il consenso e adesso avranno in cambio della presidenza un comportamento intransigente verso le minoranze linguistiche.

Le Reazioni

In tutta la Turchia le reazioni sono state durissime, dopo la votazione le città hanno ospitato grandi manifestazioni di condanna verso la riforma, che per molti distruggerà la democrazia. Il CHP, partito di centro sinistra nazionalista ed erede dei Kemalisti, ha promesso una dura battaglia in vista del Referendum e sono arrivati agli scontri fisici in Parlamento con i membri dell’AKP. Il partito di estrema sinistra HDP invece non ha partecipato alle votazioni per delegittimare la riforma, che definiscono come il vero colpo di Stato in Turchia.

La Turchia ha sostenuto una lunga campagna referendaria fino a pochi giorni fa, Il paese è stato diviso a metà tra sostenitori e oppositori alla riforma. I risultati saranno centrali per la situazione interna ed esterna. 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.aljazeera.com/indepth/features/2017/01/turkey-constitutional-reform-170114085009105.html

http://www.ilpost.it/2017/01/22/riforma-costituzione-turchia-erdogan/

http://www.tpi.it/mondo/turchia/riforma-costituzionale-turchia

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