Dopo Raisi, l’Iran cambia timoniere ma non rotta

iran raisi

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi è morto schiantandosi con il suo elicottero al confine con l’Azerbaigian, dove era diretto per inaugurare il progetto di una diga. L’incidente sembra essere dovuto a un guasto tecnico e avverse condizioni meteo. Condizione non insolita considerando che le sanzioni al Paese rendono difficilmente reperibili alcuni materiali di ricambio. 

Insieme a Raisi, su quel volo c’erano altre sette persone, tra cui il potente ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, anche lui rimasto ucciso. Le nuove elezioni fissate il 28 giugno (la Costituzione stabilisce un termine massimo di 50 giorni per farlo) aprono gli interrogativi su chi prenderà il posto di Raisi e su come questo inciderà anche in relazione alle altre istituzioni iraniane. Raisi infatti era il favorito per ambire alla carica di Guida Suprema. Un ruolo che, tra l’altro, in caso di decesso di Khamenei, spetterebbe al presidente – insieme al ministro della Giustizia e al capo del Consiglio dei guardiani. 

La partita delle elezioni

Raisi era un fedelissimo di Ali Khamenei. La Guida Suprema, che è malata e ha da poco compiuto 85 anni, è la figura più importante all’interno del sistema iraniano ed è anche colui che detta legge sia dentro che fuori dal Paese. L’ex presidente era il suo delfino, nonché l’uomo probabilmente destinato a succedergli. Ora la partita si riapre. In corsa torna sicuramente il figlio dell’attuale leader, Mojtaba, che insegna nel più grande seminario iraniano, a Qom. 

Il figlio di Khamenei, tuttavia, non ha raggiunto un rango elevato all’interno della gerarchia clericale sciita, cosa a lungo ritenuta necessaria per assumere il ruolo di guida suprema. Nonostante ciò il 55enne è considerato l’eminenza grigia del regime ed è sostenuto da una parte delle fazioni che si contendono il potere, contrapposti ai tanti che parteggiavano per Raisi. C’è un problema: pur essendo un regime verticistico e praticamente teocratico, l’opinione pubblica iraniana non vede di buon occhio il concetto di successione ereditaria e già i leader della Rivoluzione Islamica del 1979 si opposero con veemenza a qualsiasi sistema che ricordasse la monarchia da loro rovesciata. 

Una fonte vicina alla Guida Suprema ha fatto sapere che anche Khamenei si sarebbe opposto alla possibilità che il figlio gli succeda. A sfavore di Mojtaba gioca anche non aver mai ricoperto cariche governative. Non è molto esposto al pubblico e non è scontato che gli iraniani lo sostengano. Ma il figlio di Khamenei è bravo a intessere relazioni. L’avviso sulle sanzioni del Ministero del Tesoro degli Stati Uniti nel 2019 lo descrive come “rappresentante del leader supremo a titolo ufficiale nonostante non sia mai stato eletto o nominato a una posizione governativa a parte il lavoro nell’ufficio di suo padre” e per i suoi stretti legami con le Forze Quds e con Basij, la potente milizia che ha il compito di reprimere il dissenso interno della quale Mojtaba sarebbe il leader de facto.

La decisione più semplice

Più facile che la scelta ricada su Mohammad Bagher Ghalibaf, l’attuale speaker del Parlamento è il candidato più preparato. Conosciuto al popolo iraniano, Ghalibaf è considerato una figura più esecutiva e, dal punto di vista del governo, può affrontare alcuni dei problemi esistenti e godrebbe già dell’appoggio dei Guardiani, come sottolinea Iranwire. 

Tra i nomi che circolano per la presidenza c’è anche quello del moderato Ali Larijani. Ex presidente del Parlamento, Larijani non è un outsider, ma è difficile che la sua candidatura venga approvata dal Consiglio dei Guardiani, l’organo che deve vagliare le persone in vista del voto e che lo ha già respinto in occasione delle elezioni del 2021.

Al momento il presidente ad interim è Mohammad Mokhber, vicepresidente del regime, mentre Ali Bagheri Kani ha preso il posto di Abdollahian agli Esteri dopo aver gestito l’affaire nucleare. Anche se saranno molto probabilmente sostituiti, entrambi rimarranno ai massimi livelli del governo. Anche se non nelle loro nuove posizioni, dopo essere stati i pilastri dell’amministrazione Raisi, visto che sono strettamente allineati con Khamenei.

Cosa cambia nella politica estera e in quella interna

La scomparsa di Raisi e Abdollahian probabilmente non segnerà un cambiamento importante per la politica iraniana visto che l’establishment ha una visione più o meno unificata. Secondo diversi analisti la postura internazionale di Teheran rimarrà la stessa, visto che a stabilire l’agenda sono spesso il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il leader supremo e, quando si tratta di alcuni temi di politica estera, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Ircg).

Non cambierà, verosimilmente, nemmeno l’appoggio che l’Iran offre al cosiddetto “asse della resistenza”, quei gruppi politici e militari che fanno anche gli interessi di Teheran. Hezbollah in Libano, Hamas in Palestina, gli Houthi nello Yemen non dovrebbero perdere il sostegno strategico e militare ottenuto in questi anni. 

Anche all’interno è difficile che si muova qualcosa: l’establishment è ora gestito da fazioni politiche conservatrici e intransigenti. E qualsiasi potenziale lotta per il potere si svolgerà all’interno di questi ranghi alle elezioni del 28 giugno, con i riformisti verosimilmente fuori dai giochi. 

L’esclusione di riformatori e moderati, facilitata dall’interruzione dell’accordo sul nucleare e dalla imposizione di nuove sanzioni, ha facilitato l‘esplosione del potere dell’Ircg. Le fazioni intransigenti hanno rifiutato di scendere a compromessi sulla scia dell’ondata di proteste antigovernative che seguì la morte di Mahsa ‘Jina’ Amini mentre era in custodia di polizia nel 2022. Molte nomine dal 2021 hanno coinvolto personale delle Guardie rivoluzionarie. Ed è improbabile che in futuro la tendenza si inverta. 

 

Fonti e approfondimenti

Al Jazeera, “What comes next for Iran after the death of President Raisi?”, 20/05/2024

Beumont, P., “Iran: who holds power now the president is dead?”, The Guardian, 20/05/2024

Mehrabi, E., Who are Raisi’s Potential Successors?”, Iran Wire, 20/05/2024

Motevalli, G., “Who Will Lead Iran After President Raisi’s Death?”, Time, 20/05/2024

Solomon, E., “After Raisi’s Death, Speculation Over Iran’s Next Supreme Leader Turns to Khamenei’s SonThe New York Times, 20/05/2024