Le ragioni della presenza ruandese nella Rdc

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il Ruanda, uno dei Paesi più piccoli d’Africa, confina con lo Stato più grande dell’area subsahariana, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Nei conflitti che interessano le province orientali di quest’ultima, Kigali gioca un ruolo cruciale

Stabilità apparente

Dal 1994, Paul Kagame è la figura predominante della politica ruandese. A tutti gli effetti l’”uomo forte” del Paese, ha creato un sistema politico, sociale ed economico apparentemente invidiabile.

Il Ruanda è tra i Paesi con più donne in Parlamento a livello globale. I tassi di crescita economica sono tra i più elevati del continente e l’industrializzazione è una delle più avanzate. L’esercito – anche grazie ai finanziamenti occidentali – è tra i più addestrati ed efficienti d’Africa. Se dietro ai dati si nasconde una realtà socioeconomica ben più fragile, agli occhi dell’Occidente Kigali è un esempio di successo nell’area e uno stretto alleato.

Eppure, iI Ruanda di Kagame è anche un Paese autoritario e militarista. Un miscuglio di motivazioni securitarie, economiche e politiche fa sì che Kigali adotti costantemente una postura aggressiva. Soprattutto nei confronti degli altri Paesi della regione.

Il problema della sicurezza

Dopo il genocidio del 1994, molti hutu – sia responsabili delle violenze sia civili che temevano la repressione tutsi – fuggirono nei Paesi confinanti. Un milione si riversò nelle province orientali congolesi. Tra di essi c’erano quasi tutti gli esponenti del governo che aveva ordinato il genocidio, soldati dell’esercito e miliziani dell’Interahamwe.

La loro presenza e libertà d’azione, così vicino al confine, furono fin da subito considerate una minaccia dal governo del tutsi Kagame. Con gli anni Novanta, infatti, Kigali iniziò a intervenire sistematicamente nella Rdc.

Durante le due guerre del Congo (1996-1997 e 1998-2003), il Ruanda creò e armò movimenti armati tutsi che, ufficialmente, volevano rovesciare il governo di Kinshasa. Nei fatti, però, Kigali se ne serviva per intervenire nella Rdc e uccidere il maggior numero possibile di profughi hutu. Massacri di cui fu responsabile anche l’esercito ruandese stesso, che nel 1998 invase la Rdc con la scusa di “garantire la sicurezza nazionale”.

A quel punto, gli hutu ruandesi sopravvissuti si riorganizzarono militarmente. Con l’obiettivo di riprendere il potere a Kigali, crearono le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr). Le Fdlr sono attive ancora oggi e, anche se negli ultimi anni hanno perso forza, il Ruanda sostiene che la loro sopravvivenza giustifichi le sue continue interferenze nella Rdc.

In alcuni casi, Kigali invia direttamente i propri soldati in territorio congolese (senza l’assenso di Kinshasa). In altri, fornisce sostegno logistico ed equipaggiamento a movimenti armati tutsi che si contrappongono a quelli hutu, tra cui le Fdlr. Un esempio su tutti: il Movimento del 23 marzo (M23).

Nell’ultimo anno, di fronte all’avanzata dell’M23, si è costituita un’alleanza inedita tra diversi gruppi armati (comprese le Fdlr) e le Forze armate della Rdc. Acuendo i conflitti e inasprendo ulteriormente le tensioni tra i due Paesi.

Economia illegale

Dietro all’interventismo ruandese nella Rdc ci sono anche motivazioni economiche. Interferendo nella regione, Kigali riesce a mettere le mani su ingenti risorse, soprattutto minerarie.

Notevoli flussi illegali attraversano il poroso confine a Goma o sul Lago Kivu. Così il Ruanda – i cui giacimenti sono limitati e poco sfruttati – è annoverato tra i maggiori esportatori mondiali di tantalio e oro. Entrambi provenienti dalla Rdc.

Il vuoto di potere creato dal permanere della conflittualità e dall’assenza del governo congolese nelle province orientali permette al Ruanda di sfruttare impunemente le risorse congolesi. Al contempo, però, Kigali si preoccupa che la violenza non diventi una minaccia per sé stessa.

La conflittualità nella Rdc, per il vicino rivale, è utile finché impedisce alle autorità di Kinshasa di controllare adeguatamente l’Est e le Fdlr non si rafforzano tanto da riuscire ad attaccare il territorio ruandese.

Il senso di accerchiamento

Il Ruanda è spesso accusato di destabilizzare i Paesi vicini. Creando o mantenendo situazioni di conflitto e tensione, Kigali ne impedisce l’ascesa politica, militare ed economica nel contesto regionale e continentale. Mantenendo per sé stessa un ruolo di primo piano.

Nel caso della Rdc, questa dinamica è chiara. Recentemente, invece, sono diventate sempre più evidenti anche le fratture tra Ruanda e Burundi.

A dicembre 2023, con l’intensificarsi degli attacchi del movimento armato Red-Tabara, le tensioni sono aumentate. Il gruppo, a prevalenza tutsi, ha le proprie basi nel Sud Kivu e vuole rovesciare il presidente burundese Évariste Ndayishimiye.

Dopo gli attacchi, Ndayishimiye ha accusato il Ruanda di finanziare e addestrare i ribelli e proteggere i leader in esilio. Accuse respinte da Kigali ma confermate da indagini delle Nazioni Unite. Ne è derivato un crescendo di tensioni tale da spingere il Burundi a chiudere i confini e a rompere le relazioni diplomatiche.

Il quadro regionale

Questi avvenimenti vanno letti nel quadro geopolitico regionale. Finanziando il ritorno in attività dell’M23 a novembre 2021, il Ruanda ha risposto all’intensificarsi della cooperazione militare congo-ugandese.

Gli eserciti dei due Paesi infatti stavano collaborando contro le Forze democratiche alleate, movimento che dall’Ituri vuole prendere il potere a Kampala. L’escalation di violenza del Red-Tabara – sempre supportata dal Ruanda – rappresenta invece la reazione alle operazioni congiunte delle forze armate di Rdc e Burundi contro l’M23.

Di fronte al rafforzamento della collaborazione tra gli altri Paesi della regione, il Ruanda si sente sempre più isolato e vulnerabile. Per questo risponde alla crescente sensazione di accerchiamento con una postura sempre più aggressiva. Volta non solo a difendere i propri interessi securitari ed economici, ma anche la propria posizione geopolitica. Rendendo sempre di più la regione dei Grandi Laghi una polveriera. Che sta già esplodendo.

 

Fonti e approfondimenti

Guainazzi, Aurora, “RDC e Ruanda: la storica fragilità delle relazioni tra i due Paesi”, Lo Spiegone, 21/11/2022.

Guainazzi, Aurora, “RDC e Ruanda: dal ritorno dell’M23 all’espulsione dell’ambasciatore ruandese”, Lo Spiegone, 26/11/2022.

Stearns, Jason, Walker, Joshua Z., “DRC-Rwanda crisis: what’s needed to prevent a regional warThe Conversation, 29/02/2024.

The East African, “Burundi-Rwanda rivalry: RED-Tabara rebel attacks add to regional tensions”, 16/04/2024.

van Reybrouck, David. 2014. Congo. Milano. Feltrinelli.