L’escalation nel Nord Kivu tra Rdc e Ruanda

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Cresce la paura per un’escalation militare nel Nord Kivu, la provincia più orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dove aumentato gli scontri tra le Forze armate della Rdc (Fardc) e il Movimento del 23 marzo (M23), sostenuto dal Ruanda. La capitale provinciale, Goma, è sempre più stretta nella morsa dei ribelli. Ogni strada d’accesso è bloccata, gli aiuti alimentari non riescono a raggiungere la città e i civili, in fuga dai territori conquistati dai guerriglieri, si riversano in campi di sfollati, spesso bombardati, alla periferia.

Il coinvolgimento ruandese

Protagonista della recente avanzata dell’M23 è il Ruanda. Sin dalle due guerre del Congo (al pari di altri Paesi dei Grandi Laghi, come Burundi e Uganda), Kigali ha sfruttato l’incapacità del governo centrale di Kinshasa di essere presente nelle province orientali per estendere la propria influenza su un’area ricca di risorse e dalla posizione strategica nel cuore dell’Africa. In particolare, a trainare l’interventismo ruandese sono motivazioni securitarie, economiche e geopolitiche.

Nella Rdc, operano le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), movimento hutu che conta tra le proprie fila diversi responsabili del genocidio del 1994 e che aspira a riprendere il potere a Kigali, deponendo il tutusi Paul Kagame, l’uomo forte del Ruanda, al governo dal 1994. La presenza delle Fdlr e, più recentemente, la loro alleanza con settori delle Fardc e altri movimenti armati contro l’M23 sono ritenute dal Ruanda una minaccia alla sicurezza nazionale, tale da giustificare l’interferenza di Kigali nella Rdc.

Negli anni, ciò ha permesso a Kagame di giustificare il supporto militare, logistico e di equipaggiamento fornito a numerosi movimenti armati di matrice tutsi che operano nella Rdc e si contrappongono alle Fdlr. Tra essi, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), scioltosi nel 2008, e l’M23, fondato da ex guerriglieri del Cndp.

Dall’estate del 2022, diversi report delle Nazioni Unite hanno denunciato l’evidente e illegale presenza di soldati ruandesi nella Rdc a fianco dell’M23 e, recentemente, condanne sono giunte anche da Stati Uniti e Francia, tradizionali alleati politici e militari di Kigali. Nonostante ciò, i militari ruandesi continuano a essere presenti in territorio congolese: sono lo strumento con cui Kagame persegue interessi economici, oltre che securitari.

I territori di Masisi e Rutshuru, quasi interamente sotto il controllo dell’M23, sono infatti ricchi di giacimenti minerari (soprattutto oro e coltan), spesso saccheggiati dai militari ruandesi. I beni poi arrivano a Kigali, dove vengono “ripuliti” e inseriti nel mercato internazionale come prodotto ruandese.

Ma l’interventismo ruandese nell’area è frutto anche dell’aspirazione di Kagame a rendere il proprio Paese un leader regionale e continentale. Mantenere l’instabilità nella Rdc permette al Ruanda di neutralizzare un pericoloso rivale, rendendolo incapace di esprimere il proprio potenziale politico, economico e militare a causa del persistere di conflitti su tutto il territorio.

Escalation militare e fallimento diplomatico

Nelle ultime settimane, si sono registrati un’ulteriore escalation militare e il fallimento dei negoziati diplomatici.

Il 17 febbraio, durante il summit dell’Unione africana ad Addis Abeba, João Lourenço, presidente dell’Angola e mediatore incaricato dall’organizzazione, ha tentato di portare al tavolo dei negoziati il presidenti ruandese e quello congolese. Ma senza successo. Kagame ha infatti rifiutato le condizioni poste dal suo omologo congolese, Félix Tshisekedi, per dialogare: ritiro dei militari ruandesi e cessazione degli attacchi dell’M23.

Quella notte, un drone ha raggiunto l’aeroporto di Goma, danneggiando un aereo civile e mancando di poco un jet militare. Pochi giorni prima, un missile terra-aria in dotazione all’esercito ruandese aveva quasi colpito un drone della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo (Monusco), la quale ha denunciato anche diversi attacchi con droni alle proprie basi.

Armi di cui, fino a poco fa, l’M23 non disponeva e che, secondo la Monusco, dimostrano il coinvolgimento diretto dell’esercito ruandese nel conflitto. Grazie ad accordi militari con Stati Uniti e Unione europea (Ue), Kigali si è infatti dotata di competenze tecniche e di un buon arsenale militare, ora utilizzati dai suoi soldati e dall’M23 in Nord Kivu.

Di fronte all’intensificarsi degli attacchi, Kinshasa ha inviato nelle province orientali droni da combattimento cinesi e lanciarazzi forniti dall’esercito tanzaniano. Per tutta risposta, il Ruanda ha annunciato il dispiegamento di sistemi di difesa aerea al confine.

Nel frattempo, il 28 febbraio, la Monusco – presente nell’Est dal 2000 per proteggere i civili – ha iniziato ad abbandonare il Paese. Accusando i peacekeeper di inefficacia nel tutelare la popolazione, Tshisekedi ne ha chiesto il ritiro con un anno di anticipo. Nonostante gli innegabili fallimenti della Monusco, il rischio è che la sua conclusione crei uno spazio vuoto che le Fardc (sostenute da movimenti armati alleati e dai militari della missione della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale) non riusciranno a riempire e dove il Ruanda e i ribelli da lui supportati potranno infiltrarsi.

Un crescendo di tensioni che si è acuito con la firma dell’accordo tra Ue e Ruanda per lo sviluppo delle catene produttive di minerali critici, in buona parte estratti nella Rdc e di cui Kigali si appropria attraverso contrabbando e saccheggio. Non a caso, il giorno dopo la firma dell’accordo, gli abitanti di Goma sono scesi in strada bruciando bandiere ruandesi e occidentali.

 

Fonti e approfondimenti

Africanews, “3 dead in bombing attack on Congo displacement camp as violence in the east escalates”, 14/02/2024.

Guainazzi, A., “RDC e Ruanda: dal ritorno dell’M23 all’espulsione dell’ambasciatore ruandese”, Lo Spiegone, 26/11/2022.

Mediacongo.net, “Les Chefs d’armées des pays contributeurs de la SADC en réunion à Mugunga (Goma)”, 01/03/2024.

Radio Okapi, “Désengagement de la MONUSCO: Bintou Keita remet la base de Kamanyola à la Police nationale congolaise”, 28/02/2024.

Radio Okapi, “Crise dans l’Est de la RDC: des tentatives pour relancer le processus de paix”, 19/02/2024.

Stearns, Jason, Walker, Joshua, “DRC-Rwanda crisis: what’s needed to prevent a regional war”, The Conversation, 29/02/2024.

The Defense Post, “Rwanda Using Surface-to-Air Missiles in East DR Congo: UN”, 12/02/2024.

United Nations, “Final report of the Group of Experts on the Democratic Republic of the Congo”, 13/06/2023.