Un accordo tra Ue e Ruanda sta favorendo la guerra in Rdc?

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il 19 febbraio 2024 l’Unione europea e il Ruanda hanno firmato un accordo che vede al centro le materie prime essenziali. L’obiettivo è di “rafforzare” il ruolo del Paese “nella promozione dello sviluppo sostenibile e delle catene del valore resilienti in Africa”. Il patto si inserisce nell’ambito della strategia europea di investimenti Global Gateway. 

Sulla carta, il partenariato sembrerebbe andare in direzione di un approccio più etico verso l’estrazione e la commercializzazione di materie prime, largamente usate per la transizione ecologica e, soprattutto, nei prodotti tecnologici come cellulari e computer. Ma la realtà è ben diversa. 

Le accuse della Repubblica democratica del Congo

Secondo l’Ue, il Ruanda è uno dei principali attori a livello globale nel settore minerario del tantalio. Il Paese produce anche stagno, tungsteno, oro e niobio, e dispone di riserve di litio e terre rare. Tuttavia, come fa notare il governo della Repubblica democratica del Congo (Rdc), “non ha nel suo sottosuolo nemmeno un grammo di questi minerali”. 

Secondo Kinshasa, il Ruanda si appropria di questi preziosi minerali, estratti nella Rdc e poi contrabbandati o saccheggiati, all’interno di uno scenario di destabilizzazione del Paese. 

La Rdc ha accusato a più riprese l’esercito ruandese di aiutare i ribelli dell’M23, una milizia che combatte contro il governo di Kinshasa soprattutto nella provincia del Nord Kivu, a nord-est del Paese, per perseguire interessi securitari e appropriarsi delle ricchezze del sottosuolo congolese. 

A sostenereil j’accuse della Rdc ci sono anche alcune agenzie dell’Onu e diverse organizzazioni, come il movimento cittadino Lutte Pour Le Changement (LUCHA).

Come funziona il controllo dell’estrazione e quali sono i limiti 

Nel 2009 l’International Tin Association (ITA), con la successiva partecipazione del Centro Internazionale Studi Tantalio-Niobio (TIC), ha istituito l’International Tin Supply Chain Initiative (ITSCI). Questa iniziativa ha l’obiettivo di certificare che i minerali estratti provengano da una filiera etica, ovvero che non siano collegati al lavoro minorile o all’influenza di gruppi armati o dell’esercito. 

Nel caso di Kinshasa, significa che i minerali devono provenire da miniere certificate; per il Ruanda, che questi non siano stati contrabbandati dalla Rdc. Come spiega una ricerca di Global Witness, però, i minerali contrabbandati dalla Rdc sono spesso introdotti in Ruanda e da lì venduti come prodotto di Kigali. 

La possibilità di etichettare i minerali e di esportarli come se fossero legittimi sembra aver incentivato il contrabbando verso il Paese. Una persona chiave coinvolta nella creazione del sistema ITSCI in Ruanda, ascoltata da Global Witness, ha stimato che per anni solo il 10% circa dei minerali esportati dal Paese veniva effettivamente estratto in loco. Il resto veniva contrabbandato dalla Rdc. Il governo del Paese ne sarebbe pienamente consapevole. 

Il nuovo accordo siglato tra UE e Ruanda potrebbe incentivare il commercio illegale di materie prime dalla Rdc, andando a destabilizzare ancora di più il Paese. A ciò bisogna aggiungere che l’UE, insieme agli Usa, è un importante partner militare del Ruanda. 

La guerra in Rdc

La Repubblica democratica del Congo è attraversata da diversi conflitti. A essere interessato è soprattutto l’est del Paese, dove Ituri, Nord e Sud Kivu sono teatro di scontri da tre decenni, in un alternarsi di fasi più e meno violente. 

Anche se le violenze si verificano in tutta la Rdc, le province orientali rimangono quelle più colpite. Dalla fine del 2023 si è inasprito lo scontro tra l’esercito regolare (Fardc) e l’M23: il gruppo armato avanza nel Nord Kivu e si dirige verso la capitale della provincia, Goma. Ad avvalorare la tesi secondo cui le milizie ribelli sono foraggiate dal Ruanda c’è anche l’arsenale di cui l’M23 dispone, in dotazione all’esercito di Kigali, in parte dispiegato nella Rdc a supporto delle milizie ribelli. Questo significa che Bruxelles e Washington sostengono, anche se indirettamente, l’M23.

Secondo l’Onu fucili d’assalto, mitragliatrici pesanti e leggere, lanciarazzi e molto altro non possono provenire dalle loro riserve. Nicolas de Rivière, rappresentante permanente della Francia presso l’ONU, ha ribadito la necessità di difendere “la sovranità e l’integrità territoriale della Rdc” e ha denunciato “il dispiegamento di sistemi antiaerei incompatibili con le capacità di un semplice gruppo armato”. L’ambasciatore statunitense all’Onu Robert Wood è andato oltre, chiedendo al Ruanda di “cessare il suo sostegno all’M23 e di ritirare immediatamente le sue forze dal territorio congolese”. 

 

Fonti e approfondimenti

Amnesty International Italia. Cacciati per il cobalto: fermare gli sgomberi in Congo – Appelli 

Amnesty International Italia. Congo: l’estrazione di cobalto e rame viola i diritti umani

Commission européenne. L’UE et le Rwanda signent un protocole d’accord sur les chaînes de valeur durables pour les matières premières

European Commission. Global Gateway

Global Witness. Aprile 2022. The ITSCI laundromat

Guainazzi, A., “Oltre l’Est: gli altri conflitti nella Repubblica Democratica del Congo”, Lo Spiegone, 1 febbraio 2024

Guainazzi, A., “Origini e sviluppi dei conflitti nell’Est della RDC: parole dal Nord Kivu”, Lo Spiegone, 23 maggio 2023

Muamba, C., “La LUCHA demande la suspension de l’accord UE-Rwanda pour éviter le blanchiment des minerais de sang en RDC”, Actualité, 22 febbraio 2024

Nigrizia, “Rd Congo: «una provocazione» l’accordo UE-Rwanda sui minerali critici”, 23 febbraio 2024

Perrone, L., “Le risorse africane: la storia della “Congo-torta””, Lo Spiegone, 7 aprile 2018

Radio Okapi, “A Bruxelles, Félix Tshisekedi demande des sanctions contre le Rwanda”, 28 febbraio 2024

Radio Okapi,Kinshasa proteste contre l’accord entre Kigali et l’Union européenne sur les minerais stratégiques, 26 febbraio 2024



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