L’Uzbekistan verso la strada democratica?

@LoSpiegone

Il 4 dicembre scorso i cittadini dell’Uzbekistan sono stati chiamati alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali, vinte da Shavkat Mirziyoyev, Primo Ministro dal 2003 e fedelissimo del defunto Presidente Islom Karimov, rimasto in carica ininterrottamente dal 1991 al 2 settembre 2016, giorno della sua morte. Con un’affluenza altissima dell’87,83%, ossia quasi 18 milioni di voti, Mirziyoyev, appoggiato dal partito di governo LiberalDemocratico, è stato eletto con più dell’88% dei voti.

Il neo-Presidente è il secondo della storia dell’Uzbekistan: dal crollo dell’Unione Sovietica, le elezioni sono sempre state vinte da Islom Karimov con percentuali altissime intorno al 90% delle preferenze. L’ex leader ha governato il paese con il “pugno di ferro”, ossia negando ai cittadini la libertà di associazione, di espressione e di religione, utilizzando i servizi di sicurezza del paese per mantenere un rigido controllo sulla popolazione facendo sparire avversari e attivisti politici. I cittadini non sono stati mai in grado di esprimere liberamente le proprie opinioni sulle elezioni, formare partiti politici, e avere quindi un processo elettorale democratico e trasparente. Una pratica che ha caratterizzato il regime di Karimov è quella del lavoro forzatoobbligando milioni di adulti a raccogliere il cotone in autunno e costringendo gli agricoltori a soddisfare una quota di produzione annua. Insegnanti, medici, infermieri, funzionari e dipendenti del settore privato sono stati costretti a raccogliere il cotone sotto la minaccia di licenziamento dal lavoro o la perdita dello stipendio e delle prestazioni pensionistiche. La più grande violazione dei diritti umani risale però al 13 maggio 2005, quando le  forze governative hanno ucciso centinaia di manifestanti che partecipavano ad una protesta pubblica nella città di Andijan, nella parte orientale del Paese. Questi omicidi di natura indiscriminata e sproporzionata può essere meglio descritta come un massacro. Le stime parlano di più di centinaia di morti (tra 180 e i 1500).

Queste ultime elezioni non sono state né libere, né competitive: infatti gli sfidanti di Mirziyoyev, hanno sempre sostenuto il governo e l’ex Presidente Karimov. Chi sono?

  • Khatamjon Ketmanov, del Partito Democratico del Popolo, diretto erede del Partito Comunista Uzbeco sciolto nel 1991, che rappresenta il centrosinistra.
  • Sarvar Otamuratov, del Partito della Rinascita Nazionale Democratica dell’Uzbekistan, di matrice nazionalista, contrario all’influenza russa nello spazio post sovietico, e quindi all’Unione EuroAsiatica.
  • Nariman Umarov, del Partito SocialDemocratico.

Ketmanov e Umarov hanno già corso nell’elezioni presidenziali del 2015, quando il defunto Presidente Karimov vinse con oltre il 90% delle preferenze. L’OCSE ha definito quelle elezioni una farsa organizzata per garantire un quarto mandato per l’ex Presidente e per dare una parvenza di competitività. Per quanto riguarda l’elezione di Mirziyoyev, l’OCSE ha detto che le autorità uzbeke non sono riuscite a creare le condizioni per un processo elettorale libero, trasparente e competitivo. Inoltre ha sottolineato la necessità di riforme di ampio respiro nel Paese, per permettere una vera e propria democratizzazione. Nessuna delle sei elezioni post-sovietiche precedenti in Uzbekistan sono state ritenute libere e democratiche.

Nonostante Mirziyoyev sia stato Primo Ministro per 13 anni sotto il Presidente Karimov, quindi contribuendo a creare e perpetuare un sistema antidemocratico e autocratico, molti dei dissidenti uzbeki in esilio hanno gioito della sua vittoria: Johangir Mohammad, un esiliato uzbeko, ex parlamentare che è stato costretto alle dimissioni e i suoi beni confiscati all’inizio dei primi anni ’90, si è detto fiducioso dell’elezione di Mirziyaev in quanto tenterà di cambiare l’ordinamento, pur mantenendo la politica interna sotto controllo, ma permettendo la libertà economica, forse come il modello cinese. Ad oggi l’Uzbekistan ha un’economia in forte recessione, con milioni di cittadini che pian piano stanno lasciando il Paese per emigrare in Russia. Le riforme economiche e gli investimenti infrastrutturali possono essere fondamentali per l’avvio di una vera e propria democratizzazione. Mirziyoyev è ad un bivio: da una parte il progresso economico e democratico, dall’altra le politiche repressive e il pugno di ferro dello spettro di Karamov.

 

Fonti e approfondimenti

https://www.hrw.org/report/2005/06/06/bullets-were-falling-rain/andijan-massacre-may-13-2005

https://www.hrw.org/world-report/2016/country-chapters/uzbekistan

http://www.reuters.com/article/us-uzbekistan-election-osce-idUSKBN13U11U?il=0

http://www.rferl.org/a/uzbekistan-mirziyaev-dissidents-election-cautiously-optimistic/28150924.html

http://ru.sputniknews-uz.com/multimedia/20161203/4289766/vybory-prezidenta-uzbekistana.html

http://news.uzreport.uz/news_2_e_146533.html

http://ut.uz/en/2016-elections/today-the-day-of-the-elections-of-the-president-of-uzbekistan/

http://www.reuters.com/article/us-uzbekistan-election-idUSKBN13T0EE?il=0

Leave a comment

Your email address will not be published.


*