“La società civile vuole una Romania pulita, onesta, libera dalla corruzione, io voglio applicare le leggi, e auspico leggi severe”. Laura Codruța Kovesi è la magistrata che ha dichiarato guerra alla corruzione e ai politici corrotti, salendo alla ribalta delle cronache nel corso delle recenti manifestazioni in Romania. Da 3 anni alla guida della DNA, Direzione Nazionale Anticorruzione, Kövesi è l’autorità giudiziaria che, più delle altre, sta combattendo contro la corruzione, mettendo a rischio la propria sicurezza.
Nata nel 1973 a Sfântu Gheorghe, antico centro della Transilvania storica, Laura Codruța Kövesi è stata la prima donna e la più giovane procuratore generale della storia della Romania. Da quando nel 2013 è stata nominata procuratore capo della Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA), la DNA ha fatto notevoli progressi contro la corruzione, riducendone l’altissimo tasso presente in Romania. Solamente nel 2013-14 furono condannati quattro ministri, un ex deputato al Parlamento europeo, quattro deputati, un senatore, 11 sindaci, 5 giudici e 3 pubblici ministeri.
Nell’ultimo anno quasi 500 alti funzionari sono stati perseguiti, mentre il valore delle tangenti ammontava a 431 milioni di euro: un aumento del 30% di arresti per corruzione rispetto all’anno precedente. Secondo Kövesi c’è bisogno di un approccio strategico per prevenire la corruzione: una comunicazione in tempo reale tra tutte le istituzioni e che i controlli sugli appalti pubblici avvengano simultaneamente.
Ma secondo il rapporto dell’anticorruzione, nelle istituzioni pubbliche la corruzione è in aumento ogni anno: triplicato il numero di rinvii a giudizio nei confronti di coloro che gestiscono i fondi dal bilancio pubblico, oltre 100 sindaci e presidenti delle Judete (le entità amministrative della Romania) sono stati perseguiti.
Dopo le massicce proteste che hanno avuto luogo nei più grandi centri della Romania, dovute al tentativo del governo Grindeanu di far passare una decreto sulla depenalizzazione di alcuni reati legati alla corruzione, abolendo l’abuso d’ufficio e facendo da scudo a decine di politici coinvolti in processi, i manifestanti inneggiano all’autorità anticorruzione ed in particolare a Laura Kövesi, considerata come una vera e propria eroina.
Il problema ora è che nonostante il decreto sia stato revocato, potrebbe ugualmente entrare in vigore, a causa di alcune formulazioni presenti nella revoca, che la corte costituzionale romena ha dichiarato incostituzionali. Il Presidente della Repubblica della Romania Klaus Iohannis, leader dello storico Partito Nazional Liberale, ha proposto al Parlamento un referendum popolare sul tema della lotta alla corruzione. Ancora non è noto né il quesito né la data della consultazione, ma l’esponente centrista conservatore con questa sua scelta sta cercando di coinvolgere i manifestanti e la società civile presente nelle piazze: un grande segno di democraticità del Paese.
“La campagna anti-corruzione è guidata da personaggio oscuro, occulto, il suo nome è Kövesi”. Numerosi manifesti anonimi sono apparsi per le vie più importanti del Paese, con il fine di infangare la figura del procuratore capo della DNA.
La magistrata di ferro infatti non è ben vista dai militanti del Partito SocialDemocratico, in quanto accusata di compiere una vera e propria caccia alle streghe nei confronti dei dirigenti del PSD, e di come in pochi anni, grazie agli arresti di nomi eccellenti, sia diventata una vera e propria star in Romania: la collaborazione intensa con i servizi segreti e l’uso intenso e massiccio delle intercettazioni hanno reso Kövesi una delle personalità più influenti e potenti del Paese.
La Romania oggi si trova di fronte ad una situazione molto simile a quella avvenuta in Italia esattamente 25 anni fa: il 17 febbraio 1992 a seguito delle inchieste dell’allora giovane pubblico ministero Antonio Di Pietro fece arrestare Mario Chiesa, esponente milanese del Partito Socialista Italiano, colto in flagrante mentre intascava una tangente da parte di un imprenditore locale. Era solamente la punta di un iceberg che avrebbe poi fatto crollare la Prima Repubblica sotto il peso della corruzione: tangentopoli.
Nonostante tutti gli arresti eccellenti e lo sdegno della società civile, dopo 25 anni la corruzione sembra tutt’altro che debellata: l’Indice di Percezione della Corruzione vede l’Italia al terzultimo posto in Europa, solamente davanti a Grecia e Bulgaria. Le insurrezioni della società civile romena sono fondamentali nell’indirizzare il dibattito sulla corruzione verso una soluzione sostenibile.
La portata della situazione attuale della Romania è molto simile al caso italiano di tangentopoli: infatti in entrambi i paesi l’opinione pubblica si è schierata con i magistrati, in Italia Di Pietro e il suo pool, mentre in Romania Kövesi e la DNA. Come l’inchiesta Mani Pulite, che non ha avuto scopi politici ed è stata solo una inchiesta giudiziaria, anche le operazioni condotte da Kövesi e dalla Direzione Nazionale Anticorruzione, potrebbero portare ad una nuova e definitiva ondata di democratizzazione del Paese ridisegnando i confini istituzionali all’insegna della trasparenza.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.pna.ro/bilant_activitate.xhtml?id=36
http://www.pna.ro/obiect2.jsp?id=250
http://www.bbc.com/news/world-europe-38894296