Spiegami le presidenziali: intervista a Francesco Maselli

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Con la collaborazione di Emanuele Bobbio

Il primo turno delle presidenziali francesi si è concluso e, con rispettivamente il 23.8% e 21.5%, accedono al secondo turno Macron e Le Pen. Andiamo oggi ad analizzare qual è l’attuale situazione francese a ridosso del secondo turno delle elezioni con Francesco Maselli che si occupa di politica francese scrivendo per “IL” de Il Sole24Ore e Pagina99.

Secondo te, considerando l’attuale panorama politico e l’esito del primo turno delle elezioni, si può considerare finita la quinta Repubblica?
Direi che dipende; possiamo sicuramente affermare che il sistema politico è saltato, come è stato scritto e detto più  volte, la quinta Repubblica però no perché, dal punto di vista istituzionale, siamo ancora nello stesso sistema. Bisogna quindi capire cosa succederà alle legislative. Se Macron vincesse le legislative, per cui al momento sta candidando 557 persone in 557 collegi (non sappiamo ancora se lo farà davvero), saremmo totalmente ancora nella quinta Repubblica perché riuscirebbe ad avere una  maggioranza e governare senza problemi. Se non dovesse vincere potrebbero succedere due cose. Nel primo caso potrebbero vincere i repubblicani, per cui si avrebbe un governo di coabitazione e, anche in questo caso, saremmo ancora pienamente nella quinta Repubblica perché è già successo prima, anche se la situazione era diversa poiché il Presidente veniva eletto ogni sette anni e il Parlamento ogni cinque. Il problema si presenterebbe nel secondo caso, ossia se nessuno vincesse. A questo punto si potrebbe formare un governo di coalizione, si andrebbero a cercare i voti ogni volta e il Parlamento diventerebbe una sorta di Vietnam perché, naturalmente, nessuno regalerebbe niente a nessuno. In questa ipotesi avremmo uno scenario in Parlamento da quarta Repubblica con un Presidente di quinta.
Ad oggi però non possiamo dire cosa potrebbe succedere, è imprevedibile, il Presidente potrebbe anche decidere di sciogliere l’Assemblea.
Cosa ci puoi dire invece riguardo la sinistra francese , soprattutto sullo scontro tra sinistra radicale e socialisti nel confronto Hamon-Melenchon?
Allora, anche in questo caso, non sappiamo bene che cosa succederà.  Molto dipenderà dalle legislative e di sicuro la diversa posizione che hanno avuto i due candidati durante le primarie indica che le strategie sono abbastanza differenti. Prima di tutto va considerato il fatto che il partito socialista potrebbe esplodere. Valls ha fatto capire, anche se non lo ha detto esplicitamente (ma comunque parlando con un po’ di deputati si può facilmente dedurre), che faranno un partito a sé. Se così accadesse la parte di destra del partito socialista se ne andrebbe, ma non si sa se si verrebbe a creare un partito democratico o un qualcosa del genere. Un’ipotesi simile circola anche nella parte più vicina ad Hamon, quindi è molto probabile che il partito socialista esploda davvero. Melenchon ad oggi non dichiara nulla perché, secondo me, la sua strategia, come poi ha fatto capire candidando anche lui 577 candidati in tutti i collegi, è quella di capire come sfruttare il 20% a livello nazionale. In ottica legislativa infatti è importante notare come in alcune zone della Francia sia arrivato primo, raggiungendo anche il 30%. Tutto ciò per dire che lui vorrebbe provare a costituire un gruppo all’assemblea nazionale. La sua sfida è speculare a quella di Macron perché non ha un partito nemmeno lui, ha un cartello, e non ha deputati quindi per ora è un tutto un po’ una scommessa. Infine non sappiamo che rapporti ci saranno tra i due, non è ancora chiaro. Secondo me potremmo anche arrivare a una situazione in cui si rinvia tutto alle legislative, ci si conta, e poi da lì si fa una ricomposizione e ci si mette d’accordo. Questi partiti molto personali, come nel caso di Melenchon e Macron, ancora più del Front National, che comunque invece in questi anni è riuscito a strutturare una classe dirigente, secondo me potrebbero andarsi a contare alle legislative e capire poi cosa fare.
Come pensi che potrebbero governare entrambi i candidati non avendo, ad oggi, una maggioranza stabile?

La differenza principale sta nel fatto che Macron può riuscire a fare una grande coalizione, nel senso che può riuscire a federare una parte del ceto politico, Marine Le Pen invece non può e questo conta molto quando devi formare un governo. Attualmente ci sono cinque blocchi: Melenchon, Le Pen, Macron, Fillon e l’astensione, che vale allo stesso modo. Quest’ultima in particolare conta molto perché alle legislative vota meno gente, per cui non si  può sapere nulla con certezza prima. Magari chi non ha votato alle presidenziali potrebbe poi votare per il suo deputato alle legislative e quindi è tutto molto complicato. Questa situazione rende necessaria la capacità di parlare con chiunque ed è una cosa che Marine Le Pen non fa e, per ora, nessuno vuole stringere un’alleanza con lei.

Parliamo ora di due temi centrali nelle campagne presidenziali: il primo è sicuramente quello incentrato sull’Europa e l’UE. Tu che hai girato per la Francia credi che il discorso sia così polarizzato come potrebbe sembrare dalle posizioni dei due candidati?

In realtà il vero paradosso è che l’Europa è molto più al centro del programma, idee e aspirazioni di quelli che vanno a votare Macron rispetto a quelli che votano Le Pen. Per questi ultimi il tema più importante è ancora, e soprattutto, l’immigrazione e in questo senso l’Unione Europea rientra solo in quanto entità sovranazionale che non consente di chiudere le frontiere. L’idea di uscire dall’Unione e dall’euro quindi non c’è in quanto tale. Non capisco perché lei continui a battere su questo punto, tra l’altro per un certo periodo aveva smesso di farlo mentre ora ha ricominciato. Ciò ha poco senso anche perché i francesi guardano molto al portafoglio e sanno benissimo che se si tornasse al franco il loro potere di acquisto crollerebbe drasticamente. A me sembra che questa cosa dell’euro sia ciò che la danneggia di più, in Francia non c’è la voglia di uscire dall’Unione e dall’euro. Tutte le inchieste di opinione dicono che questa è una posizione abbastanza minoritaria anche se nei suoi comizi non si vede, in quanto tutti ti parlano continuamente delle frontiere, che costituiscono una vera e propria ossessione. L’uomo medio durante un comizio della Le Pen ti fa l’esempio di come era prima affermando che si poteva comunque andare in Italia però si sapeva con più certezza chi entrava e chi no. Questo è un po’ quello che si può sentire ai suoi comizi ma d’altronde, anche in questo caso, tutte le inchieste di opinione ci dicono che effettivamente la prima motivazione di chi vota per lei è ancora l’immigrazione. Poi, per carità, questo dibattito intorno all’Europa è anche divertente ma io credo che conterà molto anche il terrorismo, soprattutto dopo ciò che è successo il giovedì prima delle elezioni.

Proprio il terrorismo è il secondo tema centrale di cui volevamo parlare. Durante la prima fase della campagna presidenziale non è stato al centro della discussione, credi che ciò cambierà in questo secondo turno?

Si, sicuramente. Qualche giorno fa ero vicino al quartier generale dei Le Pen ed a un certo punto lei ha detto ai giornalisti, citando Macron che ha affermato che non si può fare un programma contro il terrorismo in una notte, “ecco, vedete, è un presidente che non sa come proteggere i francesi“. Quindi non saprei, questa cosa secondo me potrebbe danneggiare Macron, e sicuramente entrerà in questa parte della campagna dopo essere stato ignorato in questi mesi anche da tutti noi che viviamo qui, che lo abbiamo visto e lo abbiamo vissuto. Io ero sopra a uno dei ristoranti che è stato attaccato, in una delle case al piano superiore, quindi ho sentito e ho visto tutto. Come me questi eventi hanno colpito tutti, ma ce lo stavamo dimenticando, mentre ora è tornato al centro dell’attenzione. In particolare si vede anche nelle misure supplementari che hanno inserito ultimamente. Per entrare da Macron io ho dovuto superare quattro varchi, mi hanno perquisito quattro volte e questa è una cosa pazzesca, ma è innanzitutto per la nostra sicurezza.

Oltre all’Europa ed al terrorismo, quali sono gli altri temi su cui si comporranno le campagne dei candidati?

Prima di tutto sicuramente il discorso si incentrerà su globalizzazione contro chiusura. Macron domenica ha stabilito la distinzione tra nazionalisti, ossia Le Pen, contro patrioti, che sarebbe lui. Questa è una distinzione che, secondo me, nemmeno gli studenti di Scienze Politiche possono fare agevolmente. Se vai per strada a chiedere la differenza tra le due concezioni in pochi ti sapranno rispondere. Questo sarà il tema centrale, Le Pen proverà a trasformare questa cosa in referendum sull’establishment essendo lei la donna del popolo. Lui invece proverà a dire di essere il presidente di tutti, come un po’ ha già fatto, affermando di essere la persona che può rimettere in moto l’integrazione europea, dare punti di partenza uguali a tutti e molto altro. Il dibattito sarà polarizzato su tutto dall’economia, all’Europa, all’immigrazione fino ad arrivare al terrorismo. In questo ultimo senso possiamo aggiungere che Macron è stato molto efficace giovedì, subito dopo il fatto, quando ha preso in mano la situazione parlandone spontaneamente durante il dibattito che si stava svolgendo in diretta. Per quanto riguarda l’economia il dibattito si concentrerà sullo spendere più o meno, tra  protezionismo e apertura dei mercati. Tra Macron che rappresenta la società “uberizzata” e Le Pen che vuole reintrodurre il protezionismo. Macron vuole inoltre introdurre il sussidio universale a prescindere dal contratto, mentre ora è solo per dipendenti, Le Pen propone, invece, grandi investimenti pubblici dando priorità alle aziende francesi negli appalti. Sono agli antipodi, la storia è facile da raccontare e loro la declinano tra forze del bene contro quelle del male a seconda di dove ti collochi.

Credi che, ad oggi, la Francia sia un paese spaccato?

E’ sicuramente un paese spaccato e il Presidente affronterà grandi difficoltà, Le Pen più di Macron. Il Presidente verrà eletto con un paese che non sarà in fase con lui perché chi lo voterà al secondo turno non sarà totalmente d’accordo con il suo progetto. Chi vince rischia di trovarsi in una situazione di non vicinanza con il paese, fatto facilmente superabile attuando delle politiche che funzionano e parlando alla Nazione con chiavi di lettura che però io al momento non ho, e comunque trovarle non è il mio mestiere. Come abbiamo già visto la Francia è divisa in cinque; milioni di persone non hanno votato al primo turno quindi tu puoi anche avere la legittimità nel primo turno ma al secondo sarà sicuramente diverso. In più c’è il Front National che comunque ha parte della popolazione mobilitata contro. Ad oggi infatti non si afferma di votare per Macron, ma contro il Front National. Inoltre possiamo anche analizzare questo fatto: se Macron continuerà con il progetto di liberalizzazione del mercato del lavoro ciò vorrà dire che tutto l’elettorato di riferimento di Melenchon, Hamon e Le Pen, che è contrario, scenderà in piazza. Ad ora è quindi difficile per chiunque vinca unire il paese, non è detto che non ci riesca, ma sarà un compito molto complicato.

Cosa ti aspetti per il secondo turno? Ci saranno delle proteste? Lo scontro sarà duro o i candidati cercheranno di smorzarlo?

In realtà abbiamo già visto la manifestazione domenica sera, ma non penso ci sarà grande tensione in questo lasso di tempo tra le due elezioni. Non credo che comunque i candidati abbiano interesse a smorzare i toni perché sono proprio uno agli antipodi dell’altro e una campagna polarizzata gli si addice. Tra l’altro l’hanno abbastanza imposta già nel primo turno una polarizzazione del genere. Per esempio Fillon ha molto sofferto per questo fatto perché si è trovato spaesato tra due blocchi che non rappresentano più né la destra né la sinistra ed ha avuto molta difficoltà nel leggere questo nuovo cleavage  di posizioni politiche. Credo quindi che sicuramente la campagna sarà molto polarizzata, ma il vero problema si presenterà subito dopo il secondo turno. Chi vince dovrà nominare da subito il Primo Ministro e il Governo perché, dopo le elezioni, si scioglie l’Assemblea Nazionale. Si nominerà quindi il capo della campagna alle legislative, ma il vero problema è che se le perdi devi cambiare il Governo. Sarà molto complicato e bisognerà vedere come il Presidente si muoverà da questo punto di vista, perché nominerà il Governo senza contare come sarà l’Assemblea Nazionale. Alcuni affermano che Macron potrebbe confermare il governo attuale, però un atto del genere sarebbe un suicidio perché chi, oggi, afferma che Macron sia un secondo Hollande, avrebbe ragione. Il Presidente, in entrambi i casi, si troverà in difficoltà da subito perché c’è questo inedito problema dell’Assemblea Nazionale, tema che non è stato ancora sottolineato ma che, invece, secondo me, è fondamentale.
Sarà questo che commenteremo subito dopo le elezioni, chiedendoci chi andrà a fare il primo ministro, e, a quel punto, avremo un primo ministro “appeso” per un mese senza sapere cosa succederà dopo.

 

Pagina facebook Francesco Maselli dove seguire le dirette :

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Sito: https://francescomaselli.net

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