Continua il nostro approfondimento sulle elezioni generali che si terranno nel Regno Unito il prossimo 8 Giugno. Negli scorsi mesi abbiamo analizzato più volte gli sviluppi e le implicazioni relative al post-Brexit ed ora andiamo a vedere, grazie ai dati di YouGov, come la decisione di lasciare l’Unione Europea stia avendo un grande impatto sulle scelte degli elettori inglesi.
Dal referendum sull’uscita dall’Unione il paese appare profondamente diviso e il dibattito tra i leavers e i remainers (52% vs 48) è ancora fortemente attivo. Secondo i dati raccolti da YouGov apparirebbe però fortemente sbagliato limitarsi ad una tale divisione del paese in quanto c’è un terzo gruppo che sta diventando sempre più consistente negli ultimi tempi, ossia quello dei “Re-Leavers“, persone cha hanno votato per rimanere nell’unione e che sono ancora convinte della propria decisione ma che, al tempo stesso, credono che il governo abbia il dovere di ottemperare al volere della popolazione inglese.
Ciò ci fa comprendere come il dibattito attuale legato alle elezioni non sia più soltanto limitato alla scelta binaria imposta dal referendum ma anche da quello che ci si aspetta nei prossimi mesi e da quanta fiducia si ripone nei vari partiti riguardo le politiche che andranno implementate per procedere nell’uscita dall’UE. Lo scenario attuale apparirebbe quindi diviso in questo modo: Hard leavers (45%); Hard Remainers (22%); Re Leavers (23%) e 9% di insicuri. Questa nuova divisione dell’elettorato garantirebbe così a Conservatori e UKIP di non avere più solo il 45% degli “hard leavers” ma anche il 23% dei “re leavers” tra cui poter cercare di ottenere più voti.
Sempre secondo i dati riportati da You Gov, tra gli “Hard Remainers” i Conservatori riceverebbero solo il 10% dei voti, mentre il resto andrebbe a Laburisti e Liberal Democratici. Tra gli “Hard Leavers” la situazione è logicamente ribaltata, con un 71% in favore dei Conservatori. Per quanto riguarda l’ultimo gruppo, il 45% si schiererebbe in favore di questo ultimo partito mentre il 10% per i Laburisti.
Come appare da questi dati, il partito che beneficia di più del dibattito legato al Brexit è senza dubbio quello Conservatore e ciò illustra in modo accurato il perché della decisione di anticipare le elezioni all’8 giugno. I partiti a soffrire di più di questa situazione sono invece Liberal Democratici e Laburisti, i quali ad ora non sembrano avere politiche chiare riguardanti il Brexit.
Dagli ultimi dati pervenuti dall’elettorato inglese si scopre infatti come, per il 64% degli intervistati, il tema dell’uscita dall’UE sia uno dei tre piloni fondamentali dell’attuale politica inglese e uno dei tre problemi fondamentali da affrontare nei mesi a venire. A questo riguardo, essendo un tema così sentito, gli elettori sono logicamente fortemente influenzati nelle loro scelte per le elezioni generali. Tutto dipenderà infatti dal grado di fiducia riposta nei vari partiti e da come questi ultimi saranno in grado di articolare i loro messaggi a riguardo. Ad ora, secondo il 50% della popolazione, il partito conservatore è stato il più chiaro a riguardo, mentre solo il 20% crede la stessa cosa del partito laburista (il 58% pensa che quest’ultimo partito non sia stato per niente chiaro riguardo a come negozierà l’uscita dall’Unione Europea).
La politica dell’UKIP viene invece ritenuta abbastanza chiara, con il 42% degli intervistati a supporto e il 32% che non condivide tale argomentazione. Infine per i Liberal Democratici i dati parlano di un 27% contro 45%.
In questo contesto il partito che sembra faticare di più è quello Laburista. Basti pensare a tal riguardo che solo il 49% degli elettori laburisti ritiene che il partito sia stato chiaro riguardo le proprie politiche sul Brexit. (Per gli altri partiti le percentuali variano dall’85% al 77%). Questa debolezza dei laburisti riguardo a come portare avanti il brexit potrebbe costargli cara. Il messaggio che traspare negli ultimi mesi riguardo a tale tematica è stato misto e confuso. I laburisti si sono schierati per il Remain ma allo stesso tempo non si sono opposti alla decisione del governo di innestare il processo dell’articolo 50. Tutto ciò però trova un suo senso quando si va ad analizzare l’elettorato laburista e si vede come ha votato nello scorso referendum. Gli elettori sono fortemente divisi sul tipo di approccio da adottare nell’uscita dell’Unione e questa indecisione si riversa sulla leadership guidata da Corbyn, rendendogli impossibile elaborare un piano per soddisfare tutti.
In questo scenario in cui i Conservatori guadagnano sempre più punti, anche tra chi non era completamente a favore del “Leave“, e i Laburisti che arrancano nello sviluppare politiche al riguardo, i Liberal Democratici hanno deciso di schierarsi come voce dei “remainers“, al fine di riguadagnare tutto ciò che era stato perso nel 2015. Il Partito di Farron ha quindi deciso di cercar di rappresentare la voce di quel 48% che ha votato per rimanere e ha affermato di pensare ad un secondo referendum a riguardo. Anche in questo caso però, l’attuale tripartizione dell’elettorato potrebbe provocare una perdita di punti per il partito.
La Scozia
Questo è sicuramente il paese in cui il dibattito sul Brexit e le elezioni dell’8 giugno sono più interconnessi che mai. Per gran parte degli elettori la decisione è fortemente influenzata da quanto il partito che si sceglie di votare condivide o meno il proprio punto di vista sull’indipendenza (secondo i dati di YouGov, il 45% degli scozzesi la pensa così).
Gli elettori si andrebbero così a dividere tra un 18% assolutamente a favore di un partito secessionista e il 27% a favore di uno totalmente unionista. A ciò si aggiunge un 18% a favore dei partiti secessionisti ma che non considerano questo elemento come fondamentale per il voto e un 15% che la pensa allo stesso modo ma riguardo a partiti a favore della permanenza nell’Unione Europea. Rimane un 13% per cui è indifferente l’orientamento del partito riguardo a indipendenza o unione e un 9% che non si esprime. Ciò significa, logicamente, che chi è più a favore dell’indipendenza è più orientato a favore di Laburisti o Liberal Democratici, mentre la situazione si ribalta quando parliamo dei Conservatori.
In ambito scozzese abbiamo l’SNP e il Partito Conservatore scozzese che con l’88% e l’81% sono indubbiamente i riferimenti delle due visioni opposte sull’indipendenza della regione. Questa chiarezza e certezza si dissolve se analizziamo gli altri partiti. Solo il 68% afferma di essere certo riguardo l’intenzione dei Laburisti di supportare la permanenza nell’UK e anche per quanto riguarda i Liberal Democratici scozzesi i dati non sono elevati (56%). In questo dibattito viene infine illustrata la posizione degli indecisi, che si mostrano comunque più a favore di un approccio unionista che secessionista.
Staremo quindi a vedere se questi dati verranno confermati nelle elezioni e se effettivamente chi governerà sarà in grado di portare avanti le politiche e i negoziati per l’uscita definitiva dall’Unione Europea.
Fonti e Approfondimenti
https://yougov.co.uk/news/2017/05/25/manifesto-destinies/
https://yougov.co.uk/news/2017/05/12/forget-52-rise-re-leavers-mean-pro-brexit-electora/
https://yougov.co.uk/news/2017/04/19/state-parties-start-campaign/
https://yougov.co.uk/news/2017/05/08/majority-brits-think-eu-officials-and-politicians-/
https://yougov.co.uk/news/2017/05/05/how-far-does-independence-debate-matter-scots-voti/
https://yougov.co.uk/news/2017/04/27/are-parties-being-clear-brexit/ (PRENDI I GRAFICI)
https://www.ft.com/content/76037a34-36ef-11e7-99bd-13beb0903fa3
http://www.telegraph.co.uk/news/0/will-brexit-affect-2017-general-election/
Results
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