A dieci anni dalla guerra tra Georgia e Russia dell’agosto 2008, ripercorriamo in questo articolo la storia di un lembo di terra nel Caucaso che si è autoproclamato indipendente dalla Georgia, l’Abcasia.
L’Abcasia è un territorio che si trova nel Caucaso, a Nord-Ovest della Georgia (dalla quale è rivendicato), ma de facto è divenuto indipendente dopo la fine della guerra georgiano-abcasa del 1989. Essa confina a Nord con la Russia, ad Est e Sud-Est con la Georgia, e si affaccia sul Mar Nero ad Ovest e Sud-Ovest. Data la sua collocazione geostrategica, l’Abcasia è stata al centro di tensioni nelle relazioni tra la Russia e la Georgia sin dallo smantellamento dell’Unione Sovietica.
In Abcasia si riesce a percepire l’influenza russa dal fuso orario che segue quello di Mosca, e dalla moneta che è il rublo russo, come anche dal codice postale che si trova a Sochi (Russia). La lingua ufficiale è la lingua abcasa, ma tutte le attività ufficiali vengono svolte anche in lingua russa. L’Abcasia ha una bandiera propria: le 4 strisce verdi rappresentano la religione islamica, mentre le 4 bianche la religione cristiana. La mano aperta al centro del quadrato rosso rappresenta l’accoglienza verso gli ospiti – che per gli abcasi sono sacri; le 7 stelle bianche invece rappresentano le 7 regioni storiche dell’Abcasia: Abzhywa, Bzyp, Dal-Tsabal, Gumaa, Pskhuy-Aibga, Sadzen e Samurzaqan.
L’Abcasia era anticamente parte del regno della Colchide e poi di Lazika, prima di unirsi al territorio georgiano nel primo decennio dell’anno Mille, che passò sotto il controllo romano, bizantino e arabo. I genovesi ebbero qualche scalo commerciale (sec. XIII-XVI) in quest’area di costa del mar Nero, fino a quando i turchi si impadronirono del Paese.
Nell’Ottocento, la regione dell’Abcasia fu annessa all’impero zarista e rimase legata al mondo russo anche dopo la rivoluzione del 1917, divenendo – in quanto regione della Georgia – parte dell’Unione Sovietica. A partire dalla rivoluzione bolscevica, le aree in questione hanno vissuto un alternarsi di subordinazione all’Unione Sovietica, subordinazione alla Georgia e richieste di autonomia. Durante lo stalinismo, si sono susseguiti vari tentativi di assimilazione: lingue, culture e autonomia di Abcasia furono schiacciate e sostituite dal controllo della Georgia sovietica.
La lotta per l’indipendenza di questo territorio ebbe inizio negli anni in cui l’URSS cessava di esistere sotto i colpi della perestrojka di Gorbacev. Inoltre, le vicende politiche dell’Abcasia sono accomunate a quelle di un’altra piccola repubblica caucasica proclamatasi indipendente dalla Georgia nel 1991, l’Ossezia del Sud.
Le tensioni etniche tra abcasi e georgiani hanno iniziato a crescere con l’avvicinarsi dell’indipendenza georgiana, alla fine degli anni ’80, quando l’Unione sovietica dava segni di cedimento. Molti abcasi, temendo che l’indipendenza della Georgia avrebbe cancellato le spinte indipendentiste abcase, ritennero necessario istituire una repubblica indipendente. Le prime dispute violente ebbero origine a Sukhumi nel 1989: dopo diversi giorni di violenza, le truppe sovietiche riportarono ordine in città.
La Georgia proclamò l’indipendenza nel 1991. Un anno dopo – a causa di un drastico cambiamento di governo georgiano – la carica di presidente fu assegnata all’ex ministro degli Esteri sovietico (dalle idee nazionaliste) Shevardnadze, che ereditò un governo dominato dalla linea dura dei conservatori georgiani. La linea nazionalista portò la Georgia ad adottare la Costituzione della Repubblica Democratica di Georgia risalente al 1921.
Come contromisura, nel 1992 il governo dell’Abcasia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza del proprio territorio, senza però ottenere il riconoscimento da parte di nessun’altro Paese. La contromisura georgiana fu di tipo militare, con il dispiegamento di 3000 soldati nella regione per ristabilire l’ordine: come conseguenza, Sukhumi – la capitale abcasa – è stata soggetta a un lungo scontro tra le due forze.
Dopo circa una settimana di combattimenti e molte perdite da entrambe le parti, quindi, le forze del governo georgiano riuscirono a prendere il controllo di gran parte dell’Abcasia, cessando le attività del parlamento regionale. In risposta alla sconfitta abcasa, molti volontari paramilitari provenienti dalla Russia si unirono ai separatisti: grazie al loro aiuto, i ribelli riuscirono a prendere il controllo della maggior parte del territorio ad Ovest di Sukhumi.
La guerra terminò nel 1993, con la conquista da parte dei ribelli della capitale Sukhumi e la sottoscrizione di un trattato di pace a Ginevra, che però non ha mai portato ad una definitiva cessazione delle ostilità. Nel 1994, il parlamento di Sukhumi ha proclamato la sovranità della Repubblica dell’Abcasia.
In quegli anni, si susseguirono fenomeni di “pulizia etnica”: nella primavera 1995 i georgiani presenti nella Repubblica – che nel 1989 costituivano ancora il 45% della popolazione – erano ridotti ormai a solo 35000, in parte vittime delle persecuzioni attuate dagli abcasi, in parte profughi di fronte al clima di violenza. Il massacro è stato ufficialmente riconosciuto dalle organizzazioni internazionali.
Nonostante l’intervento degli osservatori internazionali sul campo, nell’agosto 2008 un nuovo conflitto ha avuto luogo per via delle continue provocazioni russe e georgiane: la seconda guerra in Ossezia del Sud. La guerra fu molto breve, combattuta da Georgia da una parte, e da Russia, Ossezia del Sud e Abcasia dall’altra. L’accordo preliminare sul cessate il fuoco è stato mediato dall’Unione europea, guidata da Nicolas Sarkozy (in quanto presidente di turno dell’UE). In base a quest’accordo, le truppe si sono impegnate a ritirarsi sulle posizioni precedenti l’inizio delle ostilità e la Georgia a non usare la forza contro le due repubbliche secessioniste.
Cessate le attività militari, Mosca ha promosso alcuni interventi nelle zone di attrito, per prevenire possibili futuri attacchi verso l’Ossezia del Sud e l’Abcasia. La Russia ha riconosciuto l’indipendenza di Ossezia del Sud e Abcasia nell’agosto 2008 – un gesto che è stato seguito da Nicaragua, Venezuela, Nauru, Tuvalu e Vanuatu.
Nell’ottobre 2008, la Russia ha ultimato il ritiro delle sue truppe dalle due repubbliche, ma ha stretto anche importanti accordi militari, che hanno previsto la creazione di alcune basi militari. La prova di forza di Mosca è servita a dimostrare a Stati Uniti, Unione europea e NATO la volontà della Federazione Russa di contrastare la loro politica di espansione verso Est.
Oggi, di fatto, Abcasia e Ossezia del Sud rimangono in uno status di non-riconoscimento a livello internazionale. Gli strumenti a disposizione delle parti per fronteggiare l’anomalia di relazioni mai concordate e codificate sono diversi, nei limitati margini di negoziazione di posizioni difficilmente conciliabili.
Mentre i rapporti con la Russia sono al momento diplomaticamente molto complessi, Tbilisi deve giocare anche la partita dei rapporti diretti con i secessionisti – adottando modelli di soft power più attraenti e in linea con le regole delle comunità internazionali. Forte dei nuovi accordi con l’Unione Europea, la Georgia ha lanciato nuove iniziative che estendono possibilità e potenzialità economiche ai cittadini delle aree secessioniste. Tra queste, è inclusa anche la ricostituzione di attività commerciali lungo le linee di confine fra la Georgia e le aree secessioniste.
Sebbene attualmente l’Abcasia sia vista come estremamente assoggettata alla strumentalizzazione russa, non è un’immagine che corrisponde alla realtà dei fatti. Mentre l’Ossezia del Sud difficilmente potrebbe continuare a vivere come Stato indipendente – data la scarsa densità della popolazione e l’assenza di qualsiasi potenziale economico – lo stesso non si può dire dell’Abcasia.
Nella regione è storicamente forte un sentimento di nazionalismo indipendentista (mentre l’Ossezia auspica un’annessione alla Russia), ci sono risorse per una possibile crescita economica e persino strutture istituzionali che sono riuscite a svilupparsi in maniera solida e democratica, portando sotto i riflettori internazionali la battaglia per l’indipendenza del popolo abcaso.
Fonti e approfondimenti
http://abkhazeti.info/history/
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Abkhazia/Vanuatu-riconosce-l-Abkhazia-forse-96816