Indipendentismi in Africa: il caso di Zanzibar

zanzibar
Jarod Burns, Wikimedia Commons, CC-BY-SA 2.0

Continua il nostro focus sui sentimenti separatisti dell’Africa, che costellano il Continente nero in tutte le sue zone. In questo articolo parleremo di Zanzibar, l’arcipelago di isole a largo delle coste della Tanzania.

La storia dell’isola

L’arcipelago di Zanzìbar è formato da due isole principali, Pemba e Unguja, più altre isole minori; costituisce un’unità federata alla Repubblica Unita della Tanzania. Recentemente, le isole sono state un focolaio di tensione politica con radici derivanti dalle rivalità degli anni ’50 tra i movimenti nazionalisti, principalmente africani e arabi, durante la lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Immediatamente dopo l’indipendenza, Zanzibar fu amministrata dal Partito nazionalista Zanzibar (ZNP), sostenuto prevalentemente da arabi, che aveva formato una coalizione di governo con  il Pemba People’s Party (ZPPP).

La coalizione prese il potere nonostante il fatto che il Partito afro-Shiraz (ASP) prevalentemente afro-asiatico avesse ottenuto più voti nelle elezioni organizzate dagli inglesi nel 1961 e nel 1963. Ciò portò alla sanguinosa rivoluzione del 1964 che vide rovesciare il Sultanato. Decine di arabi sono stati uccisi, mutilati e imprigionati da una forza paramilitare dominata da africani neri che si sentivano privati ​​di diritti e potere. Pochi mesi dopo, nell’aprile del 1964, Zanzibar formò un’unione con l’allora Repubblica del Tanganica per formare la Repubblica Unita della Tanzania. In base all’accordo, al governo di Zanzibar, che si occupa soltanto degli affari locali, fu concesso di mantenere una limitata autonomia, mentre le questioni importanti come affari esteri, difesa, immigrazione e valuta vengono gestite dal governo dell’unione.

La Tanzania è nata da idee panafricane e dal movimento per l’indipendenza africana. Il bisogno di autoconservazione del regime instabile creatosi a Zanzibar dopo la rivoluzione ha anche avuto un ruolo nel determinare e in seguito preservare l’unione. Le preoccupazioni geopolitiche globali, accentuate dalla guerra fredda, hanno contemporaneamente accelerato la formazione della Repubblica .Vi sono anche forti suggerimenti della CIA che spinge la formazione della Tanzania  a impedire a Zanzibar di diventare un paradiso comunista.

Il nazionalismo arabo: Uamsho

Nonostante le tensioni e il malcontento di entrambe le parti, l’Unione (again) è sopravvissuta per 50 anni, con la Terraferma che fornisce la stabilità alle isole tanto necessaria. Le continue richieste di una maggiore autonomia per Zanzibar e gli appelli periodici per la piena secessione hanno caratterizzato tutta la vita dell’Unione. Oggi, molti osservatori politici ammettono un risorgente e unito “nazionalismo di Zanzibar“. Il gruppo dietro le manifestazioni, Uamsho (l’Associazione per la mobilitazione e la propagazione islamica), si è radunato  nell’aprile 2012 nella città di Stone Town, capoluogo di Zanzibar, protestando per ottenere l’indipendenza dell’arcipelago. Uno dei loro slogan, “se il mantello non si adatta, toglilo”, si riferisce alla volontà di disgregazione della Repubblica Unita della Tanzania. L’ascesa di Uamsho, che significa “Risveglio” in Swahili, ha portato alla rottura completa degli equilibri politici dell’arcipelago, visto che moltissimi arabi hanno iniziato a sostenere il messaggio di Uamsho.

Fondata come una ONG islamica nel 2001, Uamsho è cresciuta radicalmente, guadagnando popolarità tra i sostenitori delusi del più grande partito di opposizione, Civic United Front, che ha formato un governo di unità nazionale con il partito al governo della Tanzania, Chama Cha Mapinduzi (CCM), nel 2010.

Il primo punto di svolta per la storia di Uamsho è avvenuto nel momento della collaborazione tra il partito di opposizione (CUF), storicamente molto radicato a Zanzibar, e il partito al governo della Tanzania Chama Cha Mapinduzi (CCM). Dopo la creazione del Governo di unione nazionale (GNU), che era già stato deciso in anticipo prima delle elezioni parlamentari e presidenziali dell’ottobre 2010, il sostegno a Uamsho e le sue richieste per la separazione di Zanzibar dalla terraferma sono aumentate drasticamente. Molti zanzibarini hanno visto nell’accordo di governo un tradimento, una sconfitta nella campagna alla sempre maggiore autonomia politica ed economica.

Inoltre il governo della Tanzania ha incrementato il processo di integrazione, obbligando il discorso politico zanzibarino ad affrontare  molte questioni di rilevanza nazionale, come ad esempio affari esteri ed economia. Molti giovani di Zanzibar si sentono alienati dai politici tradizionali che non hanno affrontato la dilagante disoccupazione, la mancanza di opportunità e le scarse infrastrutture nel paradiso del turismo. La situazione generale di malcontento e la crescita esponenziale di Uamshoo hanno portato dal 2012 a scontri e violenze su tutta l’isola, che hanno destabilizzato l’equilibrio dell’arcipelago. Allo stesso modo, il sentimento anti-Zanzibar sulla terraferma sta andando oltre la retorica politica. Nel marzo del 2017, il Presidente John Magufuli ha minacciato di tagliare le forniture elettriche alle isole se Zanzibar non avesse pagato un debito di 121 miliardi di scellini tanzaniani. Zanzibar è da sempre dipendente dalla Tanzania per quanto riguarda le forniture elettriche.

Conclusioni

Molti concordano sul fatto che la via da seguire per la Tanzania porti a una maggiore devoluzione o a maggiore identità e autonomia per Zanzibar, con la Repubblica unita che mantiene grandi questioni come la difesa e l’economia. Il presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete, ammette l’esistenza di “linee di faglia”politiche a Zanzibar che hanno reso necessario un accordo di condivisione del potere nel 2010 tra i due principali partiti nelle isole, per prevenire il “terremoto” politico.

Il corso politico in Tanzania deve essere impostato nuovamente. Il supporto del dialogo interreligioso sia sulla terraferma che a Zanzibar sono una parte cruciale di questo processo, oggi più che mai. I concetti politici devono essere sviluppati al fine di portare i membri dei due principali gruppi religiosi al dialogo, oltrepassando gli ostacoli dell’incomprensione e dell’ ignoranza. Le istituzioni hanno il compito di essere il tramite di questi gruppi moderati. La politica del gruppo Uamsho non sarà accettata e riconosciuta se essi continueranno a seminare odio e violenze sull’isola.

Fonti:

https://africasacountry.com/2014/09/scotlands-referendum-is-significant-for-states-that-want-to-secede-like-zanzibar

https://allafrica.com/view/group/main/main/id/00017206.html

https://www.independent.co.uk/news/world/africa/trouble-in-paradise-as-radical-islam-grows-in-zanzibar-8231626.html

https://theconversation.com/why-hostilities-between-tanganyika-and-zanzibar-still-challenge-tanzanian-unity-76713

https://www.kas.de/c/document_library/get_file?uuid=6deee8d6-a7d5-bba0-3e27-69135f849692&groupId=252038

https://uk.reuters.com/article/us-tanzania-violence-zanzibar/zanzibar-unrest-reflects-anger-along-swahili-coast-idUSBRE89O1PC20121025

Leave a comment

Your email address will not be published.


*