Bagamoyo, un piccolo porto di pescatori a circa 45 miglia a nord di Dar es Salaam, in Tanzania, potrebbe diventare il più grande porto per container dell’Africa nei prossimi 10 anni. Parte del finanziamento di 10 miliardi di dollari proverrà dal fondo sovrano del Sultanato dell’Oman e dalla Exim Bank cinese, mentre il progetto è stato affidato alla China Merchants Holdings. I moli e le banchine si estenderanno lungo 10 miglia di costa e movimenteranno 20 milioni di container all’anno, più di Rotterdam, il porto più grande d’Europa. Le autorità tanzaniane affermano che creerà una rivoluzione industriale in un Paese prevalentemente rurale dove il 70% della popolazione vive ancora al di sotto della soglia di povertà.
Storia del progetto
Nel 2013, la Tanzania ha firmato un accordo quadro con la China Merchants Holdings International – il più grande operatore portuale della Cina – per costruire il porto e una zona economica speciale che mira a trasformare il Paese dell’Africa orientale in un hub commerciale e di trasporto regionale.
Il progetto di sviluppo del porto di Bagamoyo è stato avviato verso la fine del mandato del presidente in pensione Jakaya Kikwete. Il presidente John Magufuli, successore di Kikwete e attuale presidente della Tanznania, ha però ordinato una sospensione immediata del progetto nel gennaio 2016, affermando che le condizioni stabilite dall’investitore erano “equivalenti a vendere la Tanzania alla Cina”. Da quando è entrato in carica nel 2015, il governo di Magufuli ha cercato di rinegoziare importanti accordi con investitori stranieri in progetti minerari, gas naturali, telecomunicazioni e infrastrutture come parte di una nuova spinta al nazionalismo delle risorse.
La discussione sul contratto
Nel giugno 2019 il presidente della Tanzania ha accusato le controparti cinesi di presentare termini di sfruttamento e imbarazzanti in cambio di finanziamenti. Il governo della Tanzania ha emesso un ultimatum all’investitore cinese nel progetto del porto di Bagamoyo da 10 miliardi di dollari per accettare e lavorare con i termini e le condizioni della nuova negoziazione. Ecco i punti di revisione contrattuale:
- China Merchants riceverà solo un contratto di 33 anni invece del contratto di 99 anni richiesto in precedenza.
- Non ci saranno esenzioni fiscali e i commercianti cinesi saranno soggetti a tutte le tasse come stabilito dalla Tanzania Revenue Authority.
- China Merchants non riceverà alcuno status speciale e saranno tenuti a pagare tariffe di mercato per acqua ed elettricità proprio come qualsiasi altro investitore.
- China Merchants Holdings non potrà gestire altre attività all’interno del porto senza il permesso del governo. Il governo condurrà ispezioni regolari per garantire la conformità proprio come farebbe con qualsiasi altro investitore.
- Il governo manterrà il diritto di sviluppare altri porti anche se queste nuove strutture sono in diretta concorrenza con il porto di Bagamoyo.
I main contractor: Oman e Cina
Una volta che l’azienda cinese accetterà le nuove condizioni del governo tanzaniano il progetto potrà passare alla fase successiva, l’esecuzione, in collaborazione con lo State General Reserve Fund (SGRF) dell’Oman.
Il progetto Bagamoyo permetterà all‘Oman di riguadagnare un punto d’appoggio in Africa. La vicina isola di Zanzibar fu territorio dell’Oman dal 1861 e un importante centro della tratta degli schiavi che riforniva gli stati del Golfo. Nella prima metà del XIX secolo, Bagamoyo divenne un porto commerciale per l‘avorio e la tratta degli schiavi , con commercianti provenienti dall’entroterra africano, da località fino a Morogoro , Lago Tanganica e Usambara diretti a Zanzibar .
La Cina, pioniera nelle relazioni del Sud del mondo, sta chiudendo il cerchio della globalizzazione dell’Africa aprendo la strada agli operatori turchi, egiziani, indiani e del Golfo. Il nuovo accordo portuale è stato reso pubblico nel marzo 2013 durante la seconda visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping in Africa. La Tanzania è stata la sua prima tappa. Nessun leader cinese ha visitato questa regione così spesso da quando Deng Xiaoping ha lanciato la sua politica di porte aperte nel 1978.
Gli investimenti in Tanzania vanno avanti da molti anni, ma mai su scala così massiccia. Attualmente, la Cina investe molto nella zona economica speciale (SEZ) di Bagamoyo. Il coinvolgimento della Cina in tali progetti nella regione è il risultato della Belt and Road Initiative (BRI) del presidente Xi Jinping. La BRI rappresenta lo sforzo cinese per una maggiore connettività con altri Paesi su scala globale, che si svilupperà con un numero crescente di progetti che saranno intrapresi nel prossimo futuro. L’impatto degli investimenti cinesi sulla Tanzania è enorme e Bagamoyo diventerà anche una porta industriale per altri Paesi senza sbocco sul mare.
La Zona Economica Strategica (SEZ)
La posizione di questa SEZ è strategica a causa di un paio di fattori geografici. Il primo fattore è la distanza da Dar es Salaam, il più grande centro industriale e finanziario del Paese. La nuova SEZ potrebbe aiutare a decongestionare parti di Dar es Salaam, in quanto attrarrà nell’area sia le industrie esistenti sia quelle nuove. Inoltre, la SEZ e Dar es Salaam sono ben collegate, grazie alla rete stradale principale che le unisce e che permette di raggiungere senza particolari difficoltà il resto della Tanzania e anche i Paesi limitrofi. Un altro fattore geografico è il collegamento a due importanti linee ferroviarie: una collega le parti occidentali della Tanzania a Bagamoyo e l’altra, la TAZARA, la SEZ allo Zambia. Infine, l’accesso al mare e la costruzione di strutture aeroportuali – tra cui un aeroporto internazionale, per il quale sono già stati sviluppati dei piani – sono fattori geografici importanti.
Si prevede che una volta terminata la zona economica speciale collegherà, attraverso il porto e l’aeroporto, la Tanzania con il mercato globale e sarà anche utile alla facilitazione del mercato interno, grazie a strade e ferrovie. Questo sviluppo attirerà molti investimenti in Tanzania, stimolando quindi l’economia. Gli investimenti creeranno nuove industrie nell’Africa orientale che porteranno a nuove opportunità di lavoro per la gente del posto.
Ovviamente ci sono anche impatti ambientali e socio-economici sul Paese. Gli impatti sulla flora e sulla fauna saranno presumibilmente lievi. Tuttavia, la costruzione del progetto può portare a inquinamento atmosferico e sonoro. Inoltre, le risorse idriche saranno sicuramente influenzate dalla costruzione del progetto. Sul lato socio-economico, gli investimenti creeranno nuove industrie nell’Africa orientale che porteranno a nuove opportunità di lavoro per la gente del posto.
In conclusione, il progetto Bagamoyo darà luogo a una forte crescita economica nell’area locale, interessando anche l’attività economica del resto del Paese e dei Paesi limitrofi. Questa crescita economica tuttavia, comporta diversi rischi per i quali non si ha ancora la certezza della giusta gestione e risoluzione dei problemi.
Fonti e approfondimenti
- The Guardian, China in Africa: win-win development, or a new colonialism?, Nick Van Mead, 18 Luglio 2018
- The Diplomat, The Port of Bagamoyo: A Test for China’s New Maritime Silk Road in Africa, Frannie A. Léautier, Michael Schaefer, and Wei Shen, 1 Dicembre 2015
- The Nation, Will a New Port Make Tanzania ‘Africa’s Dubai’?,Jean-Christophe Servant, 19 Febbraio 2019
- Reuters, Tanzania’s China-backed $10 billion port plan stalls over terms: official Fumbuka Ng’wanakilala, 23 Maggio 2019
- Observer Research Foundation, Tough conditions and unfavorable demands: Does China risk losing Tanzania’s Bagamoyo port project? , Abhishek Mishra, 22 Ottobre 2019
- The East African, Tanzania gives Chinese firm conditions for Bagamoyo port , Emmanuel Onyango, 20 Ottobre 2019
- South China Morning Post, China, Tanzania in talks to get US$10 billion Bagamoyo Port project back on track, ambassador says , Sarah Zheng, 11 Luglio 2019
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