La storia e le sue narrazioni non sono mai neutre. Ci restituiscono precise dinamiche di potere, prospettive egemoniche e determinate dal punto di vista economico, sociale e culturale.
Con questo ciclo di articoli cercheremo di cogliere la storicità del genere e includerlo tra le categorie di interpretazione del passato e del presente della storia latinoamericana, ricostruendo una narrazione sessuata e reale e una prospettiva femminile troppo spesso, e ingiustamente, ignorata o dimenticata. Ogni articolo tratterà un tema attraverso approfondimenti storici e si concluderà con la storia di una latina emblematica di quanto affrontato. Un viaggio che lascia spazio alle voci delle rivoluzionarie, guerrigliere e pioniere “silenziate”.
Il genere è un concetto dinamico che fa riferimento al processo di trasformazione delle differenze sessuali e biologiche in differenze culturali e sociali, rivelando al contempo una specifica gerarchia di potere tra i sessi. Il concetto di genere è, per definizione, mutevole e relazionale, sempre situato storicamente e geograficamente, tanto quando parliamo d’identità di genere, ossia della percezione sessuata del sé, che dei ruoli di genere, ossia i modelli culturali e comportamentali e delle aspettative connesse alla condizione femminile e maschile.
Le relazioni di genere rappresentano il complesso intreccio simbolico e normativo dei rapporti tra il maschile e il femminile e si incrociano con la storia nella misura in cui emerge sempre più una necessità di recupero del peso dei ruoli sessuali sul corso degli eventi.
Ruoli di genere in America latina
Quando parliamo di questioni di genere in America latina non possiamo evitare il confronto con il machismo. Comunemente associato agli alti tassi di violenza maschile contro le donne nella regione, non è sinonimo di maschilismo e non si limita alla convinzione di una presunta superiorità del genere maschile. Il machismo non è un sistema di potere e/o di organizzazione socioeconomica, ma piuttosto una specifica modalità di interpretare e vivere la virilità. Rientra a pieno nel discorso sui ruoli di genere ed è sicuramente l’espressione più nota ed evidente di come la costruzione dei generi sia molto problematica (anche) per gli uomini.
Per cultura machista si intende l’esaltazione patologica e stereotipata della virilità: culto della forza, aggressività e anaffetività nelle relazioni tra pari e, al contempo, possessività e presunta violenza passionale nelle relazioni affettive, rigorosamente eterosessuali.
Nel caso dell’America latina, a questo modello di virilità non si contrappone uno speculare femminile passivo e complementare, ma piuttosto un complesso processo di costruzione della femminilità, che ha radici profonde e trova nella colonizzazione europea il punto di svolta. In questo processo assume particolare importanza il fenomeno del marianismo. Il termine deriva dal culto cattolico di Maria nella sua ambivalente veste di madre e vergine, ma non è un concetto religioso: si riferisce all’imposizione di un preciso modello socio-culturale di donna basato sull’ideale di immacolatezza e remissivo sacrificio e di volta in volta declinato secondo meccanismi di imitazione o contrapposizione.
Ni santa, ni puta: solo mujer
Il culto della virgencita (piccola/giovane vergine) è un prodotto tutto europeo che ha accompagnato il processo di colonizzazione culturale a partire dell’attuale Messico per tutta la Regione e ha assunto caratteristiche autonome rispetto ad altri contesti, in primis quello del Vecchio Continente, come la venerazione della Virgen de Guadalupe in America Centrale.
A differenza dalla corrente interna al cattolicesimo, il marianismo latino intreccia l’influenza ispanica con l’antico mistero della maternità e il collegamento ancestrale tra poteri generativi femminili e del pianeta riassumibili nella figura della Madre Terra. La costruzione della femminilità latina è profondamente influenzata da tale culto mariano, in particolare nella misura in cui è secolarizzato e sedimentato nei modelli socio-culturali contemporanei.
Evelyn Stevens nel 1973 ha utilizzato per la prima volta il termine marianismo con riferimento a un modello di femminilità semidivina. Un ideale di donna spiritualmente forte e moralmente superiore, predisposta al sacrificio e confinata in una dimensione domestica, casta e benevola, devota e passiva. Tale modello impone un’abnegazione totale della donna, la quale si definisce attraverso le funzioni che svolge, comunque relegate alla dimensione privata. Un forte tabù sessuale che si concretizza nella rigida imposizione della verginità prematrimoniale seguita dalla frigidità coniugale. Una propensione innata per il lavoro di cura, rigidamente separato da quello produttivo e, ovviamente, la maternità come destino naturale.
Come ogni ruolo stereotipato anche il marianismo si caratterizza da un lato per la rigidità e dall’altro per la capacità di influenza indiretta e trasversale. Rispetto al machismo è forse meno appariscente e più implicito, ma non meno radicato o influente. È, soprattutto, un modello trasversale che si manifesta in varie forme, dal senso di colpa e le relazioni patologiche alla divisione sessuale del lavoro e colpisce tanto più quanto si intreccia con i rapporti di produzione capitalistica.
Il marianismo e il machismo sono due fenomeni culturali che si completano nelle reciproche peculiarità e rappresentano la base della costruzione dei generi nella cultura latina. Benché rappresentativi di fenomeni diffusi su scala globale, presentano delle specificità storico-culturali tanto da essere entrambi termini intraducibili in altre lingue. Ciò che li accomuna e distingue è il fortissimo legame con la colonizzazione europea. È impossibile non cogliere il legame tra “macho” e “conquistatore” nel modello di imposizione di virilità ed espressione di un rapporto di potere che, da conquistatore-conquistato si traspone a uomo-donna, rimanendo invariata la differenza di posizioni, almeno teoriche. Infine, il rigido binarismo santa o puta, un aut-aut del femminile latino che si costruisce in opposizione o imitazione rispetto al modello mariano è molto più che una delle tante manifestazioni del patriarcato su scala globale. È la specifica testimonianza di una colonizzazione – economica, sociale e culturale – fatta sul corpo e sulla vita delle donne latine. Da secoli fino ad oggi.
Latina: Evita Perón
La Latina di questo articolo è María Eva Duarte, meglio nota come Evita Perón. Nata il 7 maggio 1919, Evita è stata ed è una figura iconica nell’immaginario politico e sociale argentino. Consigliera fidata, moglie di Juan Perón e first lady argentina dal 1946 fino alla sua prematura scomparsa nel luglio 1952, ha saputo imporsi nello spazio pubblico attuando una vera e propria “rivoluzione nella rivoluzione” peronista.
Proveniente da una famiglia molto povera delle Pampas, si sposta giovanissima a Buenos Aires e prima di conoscere il Colonnello Perón – allora ministro e tra i principali esponenti del governo militare – si divide tra la carriera radiofonica e l’impegno sociale. Proprio in occasione di una cena di beneficenza per le vittime del terremoto di San Juan, i due si incontrano e da allora diventano una coppia inseparabile.
Eva però non si limitò a essere la compagna di un uomo potente, ma ne divenne l’imprescindibile braccio destro, sempre presente negli incontri ufficiali e privati e molto attiva politicamente. Dopo l’arresto di Perón del 16 ottobre 1945, fu lei a organizzare la mobilitazione della CGT (Confederazione Generale del Lavoro) che da sciopero generale si trasformò in una vera a propria insurrezione popolare, meglio nota come marcia dei descamisados. Migliaia di uomini e donne della classe operaia occuparono Plaza de Mayo esigendo la liberazione di Perón, dando simbolicamente inizio a quello che fu poi il peronismo. Pochi giorni dopo la coppia si sposò civilmente e avviò ufficialmente la campagna elettorale che portò, nel 1946, all’elezione presidenziale di Juan Perón.
Eva divenne da subito un punto di riferimento, simbolico e politico, per la working-class argentina e in particolare per il sindacato peronista. Molto nota per i suoi discorsi carismatici e il suo impegno sociale a sostegno delle persone meno abbienti attraverso l’iconica Fondación Eva Perón istituita nel 1948, fu anche una femminista. Con questa postura affrontò gli incarichi come ministra della Salute e del Lavoro, facendo avanzare concretamente i diritti delle donne argentine. Oltre alla memorabile e tenace battaglia per il suffragio femminile, conclusasi con l’approvazione della Legge 13.010, si impegnò sui temi dell’accesso alle cure e al sistema educativo-scolastico e la partecipazione paritaria e dignitosa al mercato del lavoro. Il tutto sintetizzato nella creazione del Partito femminile peronista, il primo partito femminile di massa della nazione.
Tale combinazione di impegno sociale, umanitario e istituzionale portò Evita ad essere considerata una semi-divinità, una santa pagana idolatrata dal popolo. Nominata “Leader spirituale del Paese”, si trovò però incastrata nel compito – da lei definito – di “ponte proteso tra le speranze del popolo e le mani di Perón”. La sua mitizzazione non fu mai, infatti, veramente autonoma, ma piuttosto frutto della difficile conciliazione tra María Eva Duarte ed Evita Perón, tra una donna indipendente, con un carisma innato e una forte personalità politica e la moglie dell’idolo del popolo argentino, il grande Juan Perón.
Fino all’ultimo al suo fianco, nelle apparizioni pubbliche e nella cabina elettorale improvvisata nel letto d’ospedale; a farle abbandonare la scena pubblica fu, prima ancora della malattia, l’eccesso di ambizione e personalismo malvisto da una società che lei aveva sfidato e che l’ha consegnata alla storia come santa e madre della nazione, costringendola nella gloriosa narrazione a farsi piccola, Evita appunto.
Ci siamo sposati perché ci amavamo e ci amavamo perché volevamo la stessa cosa. In modi differenti, abbiamo voluto la stessa cosa. Lui, sapendo bene ciò che voleva fare; io solo intuendolo. Lui, con intelligenza; io, con il cuore. Lui, istruito; io, semplice. Lui enorme e io, piccola. Lui il maestro e io, la studentessa. Lui la figura e io, l’ombra.
Fonti e approfondimenti
- N. Z. Davis, Altre storie. La critica femminista alla storia, CLUEB, 1976
- E. French, K. E. Bliss (a cura di), Gender, Sexuality, and Power in Latin America Since Independence, 2006
- E. Stevens, “Marianismo: The Other Face of Machismo in Latin America” in Female and Male in Latin America, University of Pittsburgh Press, 1973
- Moisés, Sexualidad en Mesoamérica: machismo y marianismo, Albany State University
- E. Perón, La Razon de mi Vida, Reconstruction Edition, Buenos Aires, 1973 (ed. or. 1951)
-
R. Munck, Contemporary Latin America, Palgrave Macmillan (pp. 87-90), 2012
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