Il 21 giugno 1970 a Giacarta si spegneva Kusno Sosrodihardjo, meglio noto come Sukarno o Bung Karno. A 50 anni dalla sua morte, ricostruiamo l’evoluzione del pensiero di Sukarno e il suo ruolo nel nazionalismo, l’indipendenza e la politica domestica dell’Indonesia.
Sukarno, da adolescente nazionalista a presidente del Partito Nazionalista Indonesiano
Sukarno nacque nel 1901 a Giava, un’isola la cui cultura rappresenta un fattore importante nella formazione del futuro presidente. La cultura giavanese si contraddistingue per la sua natura sincretica, che deriva da secoli di scambi culturali e influenze provenienti da Medio Oriente, India e Cina, così come da Portogallo, Olanda e da altri Paesi del Sudest asiatico e del Pacifico.
Analogamente, il pensiero e l’approccio politico di Sukarno si svilupparono incorporando sia elementi tradizionali giavanesi che idee e concetti provenienti da altre tradizioni culturali.
Nella cultura giavanese, il potere politico si realizza in un governatore legittimo che ha il compito di essere la forza unificante della comunità. Questa concezione di potere politico influenzerà l’approccio di Sukarno negli affari domestici e internazionali, nonché la visione del ruolo ricoperto da lui stesso in quanto leader.
Anticolonialismo e nazionalismo
Sukarno ricoprì un ruolo fondamentale nel formare la nuova coscienza nazionalista che si diffuse in Indonesia nella prima metà del XX secolo – in reazione all’espansione del potere coloniale olandese sulla vita economica, politica e sociale delle Indie.
A partire dalla fine del XVIII secolo, l’amministrazione olandese adottò una nuova prospettiva economica per le colonie, fondata sull’introduzione di un’economia imprenditoriale moderna. Per far sì che questo nuovo orientamento economico prendesse forma, l’Olanda rafforzò il controllo politico sull’Indonesia e dissestò i modelli economici e sociali tradizionali che la caratterizzavano. Il diffuso malcontento sociale si tradusse in un intenso sentimento nazionalista – del quale Sukarno si fece rappresentante.
Formazione a Surabaya e Bandung
Nel 1916 Sukarno si trasferì a Surabaya, al tempo centro nevralgico del nazionalismo indonesiano. Qui entrò a far parte della cerchia nazionalista islamica e, allo stesso tempo, si concentrò anche sugli studi di filosofia e pensiero politico europei.
Questo ambiente intellettuale lo portò ad applicare storie di lotte per la libertà nazionale, concetti di potere e ordine sociale derivanti da tradizioni socialiste e marxiste all’oppressione coloniale vissuta dall’Indonesia. L’attivismo politico a sfondo nazionalista, anticoloniale e islamico, rimase una costante nel periodo di Surabaya.
Nel 1921, Bung Karno si trasferì a Bandung, dove si allontanò gradualmente dal nazionalismo islamico e divenne attivo nel circolo di nazionalismo secolare che si stava rafforzando nella città. A Bandung, il suo pensiero politico si cristallizzò in un nazionalismo che univa elementi occidentali e giavanesi. La necessità di superare i conflitti interni e di unificare l’Indonesia in nome della rivoluzione nazionalista divenne centrale.
Risale a questi anni il marhaenismo, un sistema ideologico spesso descritto come la versione indonesiana di socialismo, che applica categorie e concetti marxisti come proletariato e lotta di classe alla società agraria indonesiana e all’oppressione coloniale.
La presidenza del Partito Nazionalista Indonesiano
La formazione politica di Sukarno si concluse nel 1928, quando assunse la presidenza del Partito Nazionalista Indonesiano (PNI). Bung Karno divenne un noto leader politico che, tramite discorsi dalla retorica infiammata, promuoveva l’unità delle forze politiche indigene – tentando di creare un nucleo politico e sociale unitario fondato sul crescente fervore nazionalista.
Inevitabilmente, la retorica anticoloniale e nazionalista del PNI e del suo leader finì nel mirino dell’amministrazione olandese. Nel dicembre 1929, Sukarno fu arrestato durante una purga degli esponenti del partito e condannato a quattro anni di prigionia, ma tornò libero dopo un anno.
Uscito di prigione nel dicembre 1931, Sukarno era diventato la figura chiave del nazionalismo e del movimento indipendentista indonesiano. Bung Karno era entrato a far parte dell’immaginario collettivo come leader e martire nella lotta per l’indipendenza. Un nuovo arresto per degli scritti indipendentisti seguì nel 1933 e portò all’esilio di Sukarno e della sua famiglia a Sumatra.
Sukarno e l’Indonesia indipendente
Seconda guerra mondiale e occupazione giapponese
Con l’occupazione delle Indie Orientali nel 1942, l’amministrazione giapponese utilizzò Sukarno per ottenere consenso popolare e trasmettere l’immagine del Giappone come liberatore.
I giapponesi presto si rivelarono più interessati a rafforzare il loro dominio nella regione che a garantire l’indipendenza all’Indonesia. Costretto a collaborare, Sukarno utilizzò a sua volta Tokyo per facilitare il passaggio all’autogoverno.
Durante la Seconda guerra mondiale, la collaborazione con i giapponesi fu cruciale per gettare le basi della rivoluzione ormai alle porte. Durante l’occupazione, Sukarno creò un sistema di consigli consultivi dove gli indonesiani iniziarono a partecipare alla politica dell’arcipelago, insieme al Peta, gruppo militare dove uomini dei gruppi nazionalisti ricevevano addestramento militare – nonché futuro fulcro dell’esercito dell’Indonesia indipendente.
In questo periodo, Sukarno rafforzò il suo ruolo di rappresentante del popolo indonesiano, e diffuse tra quest’ultimo un sentimento di identità comune. Centrali nel processo furono i Panca Sila, i cinque principi in cui riassunse il suo pensiero politico. Questi principi – nazionalismo, internazionalismo o umanitarismo, democrazia, prosperità sociale e fede in Dio – contenevano secondo il presidente l’essenza dello spirito indonesiano e nascevano dalla sintesi tra valori tradizionali e occidentali.
La fine della guerra e la rivoluzione Indonesiana
Nonostante sviluppi positivi verso il riconoscimento dell’indipendenza indonesiana, il Giappone si arrese prima che questa fosse formalmente garantita. Sukarno fu quindi rapito dai gruppi giovanili e spinto a proclamare l’indipendenza.
Così il 17 agosto 1945, due giorni dopo la resa del Giappone, Sukarno dichiarò l’indipendenza della Repubblica d’Indonesia. Il giorno dopo assunse la carica di presidente della Repubblica e promulgò la prima Costituzione indonesiana, fondata sui Panca Sila. Iniziò così la rivoluzione indonesiana, durante la quale Sukarno rimase la principale e indiscussa fonte di autorità.
Per i tre anni e mezzo che seguirono questa dichiarazione, l’amministrazione olandese ostacolò il riconoscimento della nuova repubblica. L’Olanda spinse l’Indonesia ad adottare un principio federale – così da mantenere una forte influenza sugli Stati che la componevano. Quando il governo di Jakarta si oppose, l’Olanda attaccò l’arcipelago a più riprese tra il 1947 e il 1949. Ancora una volta, Sukarno e i suoi scritti divennero il simbolo della resistenza. Catturato, Sukarno si rifiutò di ordinare alla repubblica di cessare la resistenza e fu per questo arrestato.
Grazie a pressioni delle Nazioni Unite e degli USA, fu raggiunta una tregua nel giugno del 1949 e a luglio Sukarno tornò a Giava. Il mese successivo, l’Olanda trasferì la sovranità dell’arcipelago alle forze politiche indonesiane.
Sukarno e la democrazia parlamentare
Durante il periodo della democrazia parlamentare (1949-1958), Sukarno in quanto presidente della Repubblica mantenne una funzione prevalentemente onoraria – mentre il potere effettivo fu posto nelle mani del Primo ministro.
I primi anni della democrazia parlamentare furono instabili, caratterizzati dalla caduta di diversi governi e da ribellioni contro il potere di Giacarta. Sukarno manipolò instabilità e divisioni per avanzare le sue preferenze politiche e tornare ad avere maggiore potere.
Gradualmente, l’instabilità del parlamento si fece più forte e la situazione economica sempre più incerta. A questi fattori si unirono le crescenti pressioni da parte dell’esercito, che organizzò un colpo di stato fallimentare nel 1956.
Proprio a partire da quest’anno, Sukarno ricominciò ad affermare la sua autorità e a criticare le fondamenta delle istituzioni parlamentari. Secondo il presidente, la democrazia liberale di stile occidentale doveva essere sostituita da un sistema di democrazia guidata.
Dalla democrazia guidata all’abbandono della presidenza
Tra il 1957 e il 1959, Sukarno cominciò le negoziazioni con le varie forze politiche del Paese che lo portarono a diventare la guida sotto la quale la nuova fase politica dell’Indonesia prese forma.
La democrazia guidata si basava sull’idea di fornire all’Indonesia una forma di governo autoctona che, come nelle assemblee di villaggio, era basata su consultazioni prolungate dove, grazie alla guida di un leader, si raggiungeva un consenso unanime.
Riadottando la costituzione del 1945, Sukarno abolì il parlamento e reintrodusse il sistema presidenziale. Così facendo, nel 1959 ebbe inizio a tutti gli effetti la democrazia guidata, dove Sukarno condivideva il potere con l’esercito. Il numero dei partiti fu ridotto a dieci e, tra questi, l’unico a godere di possibilità d’azione politica – e a competere con l’esercito per accrescere i propri poteri – era il Partito Comunista Indonesiano (PKI). Sukarno si avvicinò gradualmente al PKI, la Cina e la Russia, causando allarme tra i generali dell’esercito.
Il colpo di stato, la rimozione e la morte
Il 30 settembre 1965, Sukarno fu deposto da quello che la storia ufficiale indonesiana ricorda come un fallito colpo di stato di matrice comunista, ma che è stato spiegato tramite diverse teorie. Secondo alcuni fu organizzato dal PKI per stabilire un governo comunista e fallì grazie alla risposta dell’esercito e alle purghe comuniste che seguirono. Per altri fu Suharto, generale dell’esercito che controllò l’esecutivo dal 1966, ad orchestrare il colpo per eliminare Sukarno e il PKI. Una terza teoria è legata alla Guerra Fredda e spiega la caduta di Sukarno come orchestrata dagli USA, così da destituire il leader di una nascente potenza che si stava progressivamente avvicinando a Mosca e Pechino.
Nel 1970, dopo tre anni di arresti domiciliari, Sukarno si spense a Giacarta. Se ne andava così, all’età di 69 anni, l’uomo che aveva dato agli abitanti dell’arcipelago un’identità comune e che aveva accompagnato l’Indonesia lungo il travagliato percorso per l’indipendenza.
Fonti e approfondimenti
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Grafica: Marta Bellavia – Instagram: illustrazioninutili_
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