Ricorda 1952: il viaggio in motocicletta di Che Guevara

Riccardo Barelli - Remix Lo Spiegone - Lu Brito - wikimedia commons - CC BY 4.0

Nel gennaio del 1952, Alberto Granado, biochimico, ed Ernesto Guevara, studente di medicina, decisero di intraprendere il viaggio di cui parlavano da anni: attraversare il Sudamerica in motocicletta. Guevara, 24 anni non ancora compiuti, e Granado, 29 anni, partirono da Buenos Aires in sella alla moto che chiamarono La Poderosa II.

Guevara, prima di divenire il “Che” – soprannome che gli daranno i cubani per la sua abitudine di usare spesso questa tipica espressione argentina, un modo colloquiale per richiamare l’attenzione – attraversò in pochi mesi Cile, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Panamá e Stati Uniti. Il viaggio compiuto è raccontato da Guevara stesso in Latinoamericana. I diari della motocicletta, pubblicato nel 1996 dalla casa editrice Verso con lo slogan “Il Capitale incontra Easy Rider”. Si trattò di un viaggio fondamentale per la costruzione del pensiero politico di Guevara. Al suo ritorno, il Che era ormai profondamente cambiato, come dirà lui stesso:  «Questo vagare senza meta attraverso la nostra “Mayúscula América” mi ha cambiato più di quanto pensassi».

Le prime tappe di Ernesto e Alberto

Partiti all’inizio del 1952 in sella alla loro moto, Guevara e Granado si ritrovarono ben presto a dover continuare il viaggio con altri mezzi a causa di un incidente in Cile che aveva causato gravi danni a La Poderosa. Iniziò così una nuova fase del loro viaggio, meno agiata, ma percepita dai due come più vera e più utile, poiché permise loro di confrontarsi con moltissime nuove realtà.

Fu nel Nord del Cile che i due iniziarono a riflettere su una serie di tematiche sociali. Visitarono la miniera di rame di Chuquicamata, controllata da compagnie statunitensi e considerata da molti un simbolo dell’imperialismo degli Stati Uniti. Qui l’incontro con una coppia di comunisti senzatetto in cerca di lavoro ebbe un effetto particolarmente forte su Guevara, che la ricorderà come un’esperienza chiave del suo percorso di presa di coscienza sociale. Per Guevara: «Quella coppia terrorizzata, rannicchiati l’uno contro l’altra nella notte del deserto, era una rappresentazione vivente del proletariato di qualsiasi parte del mondo».

La tappa peruviana: il primo incontro col marxismo

Dopo il Cile, Guevara e Granado visitarono il Perù. Lì Guevara si meravigliò della ricchezza storica e culturale di tale Paese. In questa fase, come si evince dai suoi scritti, Guevara ha già un occhio più incisivo, più “scientifico” e vede le rovine della civiltà inca come il simbolo della distruzione causata dai conquistatori europei.

A Lima, Guevara incontrò poi il dottor Hugo Pesce, uno scienziato peruviano, direttore del programma nazionale contro la lebbra e importante marxista locale. Pesce, come ricordato da Guevara stesso, ebbe un ruolo fondamentale nel far conoscere il marxismo al Che, che continuò poi a studiarlo per molti anni.

Partiti da Lima, Guevara e Granado si diressero verso il lebbrosario di San Pablo, nella foresta amazzonica peruviana. Nei suoi diari, Guevara annotò un certo sconforto causato dal modo miserabile in cui vivevano tali malati. Qui Guevara attraversò il Rio delle Amazzoni a nuoto, superando una distanza di 4 chilometri, per raggiungere la sponda del fiume dove vivevano i lebbrosi. Descrisse una situazione grave, dove mancavano vestiti, cibo e medicine.

Il ritorno a Buenos Aires

Dopo aver curato i pazienti per alcune settimane, Guevara e Granado partirono a bordo della zattera per Leticia, in Colombia. Dopo aver trascorso alcune settimane in Colombia, i due raggiunsero Caracas, in Venezuela. Lì Guevara decise di tornare a Buenos Aires per terminare i suoi studi in medicina. Prima del suo ritorno, viaggiò in aereo cargo fino a Miami, dove rimase per circa un mese.

Pur avendo deciso di rientrare in Argentina per terminare gli studi, Guevara non riuscì a lasciarsi alle spalle il ricordo del viaggio perché era ormai già agitato da ideali rivoluzionari: «Nel momento in cui il grande spirito guida scava l’enorme squarcio che divide l’umanità intera in due sole frazioni antagoniste, io sarò con il popolo, e so […] che io […] assalirò le barricate o le trincee, tingerò di sangue la mia arma e, pazzo di furore, sgozzerò tutti i vinti che mi cadranno tra le mani […]. Sento già le narici dilatate, assaporando l’odore acre della polvere da sparo e del sangue, della morte nemica; già tendo il mio corpo, pronto alla lotta […] affinché in esso risuoni con nuove e nuove vibrazioni l’urlo bestiale del proletariato trionfante».

Il Guevara rivoluzionario

Ormai profondamente cambiato, nel 1954, Guevara si recò in Guatemala alla vigilia di un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti contro il governo di Jacobo Árbenz. Nel 1955 fu deportato in Messico a causa della sua militanza in favore di quest’ultimo e incontrò un gruppo di cubani; tra questi figurava Raúl Castro, che gli presentò il fratello Fidel.

Guevara decise di unirsi al gruppo di ribelli guidato da Castro, che mirava a rimuovere dal potere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Partì in qualità di medico della spedizione, ma divenne presto comandante. Dopo la fine del conflitto, ricoprì diversi incarichi importanti nel governo rivoluzionario e rappresentò Cuba a livello internazionale in molte occasioni.

Nell’aprile del 1965, Guevara lasciò Cuba per dedicarsi all’internazionalizzazione della sua missione rivoluzionaria, appoggiando rivoluzioni fallimentari in Congo e in Bolivia. Nel 1967 fu catturato dall’esercito boliviano e giustiziato. I suoi resti furono rimpatriati a Cuba nel giugno 1997.

Il viaggio come strumento di presa di coscienza

Il viaggio compiuto da Guevara gli ha permesso di toccare con mano i problemi della regione e la gravità della miseria umana. È lo stesso Guevara a raccontare nei suoi diari quanto questo processo di trasformazione è stato fondamentale: le sue ambizioni e le sue priorità ne usciranno riorientate verso la liberazione collettiva dell’umanità.

La retorica del viaggio come esperienza di crescita, formazione e – soprattutto – di presa di coscienza sociale verrà ampiamente utilizzata dal Guevara scrittore e dal Guevara rivoluzionario. Tutti i suoi scritti infatti tracciano – paragonandole a lunghi pellegrinaggi –  l’evoluzione della natura di Guevara come viaggiatore, dal giovane e immaturo Ernesto dei primi viaggi al Che ferito e umiliato in Bolivia, ma anche la trasformazione della sua ideologia e della sua visione della società.

Il ruolo della malattia e della povertà

Centrale per comprendere la trasformazione del Che è poi il ruolo del legame tra malattia e povertà. Pur avendo una formazione medica, Guevara fu infatti profondamente scosso dal senso di impotenza provato nel curare i più deboli senza i mezzi necessari.

Di particolare rilievo è il racconto del tentativo di curare una donna affetta da tubercolosi. Guevara registra nel suo diario: «È in questi casi che il medico, consapevole della sua totale inferiorità di fronte all’ambiente che lo circonda, desidera un cambiamento, qualcosa che elimini l’ingiustizia».

In un discorso tenuto negli anni Sessanta a dei medici, il Che parlò dello sviluppo della sua coscienza critica durante i suoi viaggi: «Nel mio viaggio, prima come studente e poi come medico, ho cominciato a entrare in stretto contatto con la povertà […] con l’intorpidimento che la fame e le continue punizioni provocano fino al punto in cui la perdita di un figlio da parte di un genitore è un incidente insignificante».

L’unità dell’America Latina

Conseguenza del suo viaggio è poi la convinzione dell’importanza di un’unione per l’America Latina. Il giorno del suo ventiquattresimo compleanno, il Che pronunciò delle parole divenute poi celebri: «Crediamo, e dopo questo viaggio più fermamente che mai, che la divisione dell’America (Latina) in nazioni instabili e illusorie sia del tutto fittizia. Siamo un’unica razza meticcia, che dal Messico allo Stretto di Magellano presenta notevoli somiglianze etnografiche».

Quella dell’importanza del panamericanismo è un’idea che Guevara va costruendo proprio durante questo viaggio e che risulta assente nei suoi primi scritti. Essa è la conseguenza logica del nuovo concetto di società e di umanità che il Che viene a scoprire, ma anche di un nuovo e rinvigorito odio contro gli Stati Uniti, motivato dall’imperialismo. Guevara infatti constatò come lo sfruttamento delle risorse dell’America Latina fosse alla base dell’ingiustizia sociale nella regione.

Il Guevara scrittore

Un ulteriore elemento di spunto viene dall’analisi letteraria degli scritti di Guevara. Il racconto, infatti, si basa sugli appunti e le annotazioni prese dal Che durante il suo viaggio, ma poi ordinati in base alla consapevolezza acquisita. Latinoamericana si apre infatti con un avvertimento al lettore che quello presentato è un ricordo rielaborato:  «Il personaggio che ha scritto queste note è morto quando ha rimesso piede sul suolo argentino, quello che le ordina e le lucida, “io”, non sono io; almeno non sono lo stesso io interiore».

Guevara precisa poi che il suo diario non è il racconto “di imprese impressionanti”: egli si spoglia di ogni eroismo, presentandosi così come un narratore onesto che cerca di riportare fedelmente ciò che ha visto durante il viaggio. L’obiettivo ultimo è raccontare ai lettori un’esperienza che essi possono fare propria, facendogli vivere quello stesso viaggio, in modo che anch’essi comprendano gli insegnamenti che ha tratto Guevara da questa esperienza.

Latinoamericana: una testimonianza ancora valida

Nel racconto di Guevara è possibile rintracciare la crescita vissuta. Nella prima parte del volume è centrale la meraviglia per il viaggio. Questa sezione dell’opera è poi caratterizzata da un certo umorismo, dall’immagine comica che il narratore presenta di sé stesso e del suo compagno.

Nei passaggi successivi, il tono diventa invece molto più crudo, meno caldo: l’obiettivo è cogliere e spiegare, con franchezza e senza preamboli, non solo le ingiustizie che dilaniano la regione, ma anche il concetto stesso di umanità.

Per questa ragione, Latinoamericana rimane – a settanta anni dal viaggio che l’ha ispirata e a cinquantacinque anni dalla morte di Guevara – una testimonianza chiara ed esplicita della nascita del Che rivoluzionario.

 

Fonti e approfondimenti

Arreola, José, “Ernesto Guevara y sus Diarios de motocicleta. El viaje narrativo del Fúser hacia el Che, De Raíz Diversa.

Carvajal, Doreen, “30 Years After His Death, Che Guevara Has New Charisma, The New York Times, 30/04/1997.

J. McDonnell, Patrick , “Che’s legacy looms larger than ever, Los Angeles Times, 08/10/2007.

Macnab, Geoffrey , “My ride with Che, The Guardian, 13/02/2004.

Pérez-Rolo González, Marta, “Una mirada al joven Ernesto: lecturas y viajes, Temas, 2005.

Redazione, “Che Guevara’s Legacy, The Irish Times, 18/10/1997.

Spicer-Escalante, J.P. . 20/10/2011. Ernesto ‘Che’ Guevara, Reminiscences of the Cuban Revolutionary War, and the politics of guerrilla travel writing“. Studies in Travel Writing. 393-405.

YiShan, Lea, Travel as a Ritual Toward Transformative Consciousness: Juxtaposing Che Guevara’s Biography and Teacher Candidates’ Narratives, The Journal for Critical Education Policy Studies, 2013.

 

Editing a cura di Matilde Mosca

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