Sulle elezioni italiane del prossimo 25 settembre gravano alcuni importanti fattori. Da un lato, le imprese dovranno confrontarsi con l’elevato costo delle materie prime e dell’energia. Dall’altro, si teme che nei prossimi mesi una grossa fascia della popolazione risenta pesantemente dell’elevata inflazione, con effetti catastrofici sul potere d’acquisto medio, soprattutto considerato che la crisi pandemica ha già inasprito un fenomeno di diffuso impoverimento: secondo l’ultimo rapporto Istat in Italia ci sono 5,6 milioni di individui che vivono in condizione di povertà assoluta.
Le proposte programmatiche di tutte le forze politiche si concentrano perciò sulla necessità di nuovi aiuti alla popolazione e investimenti in settori chiave per la crescita economica del Paese, seppure con diverse possibili ricette.
Imprese e fiscalità
Tutte le forze politiche concordano sulla necessità di abbassare la pressione fiscale, che è attualmente tra le più alte d’Europa. I temi legati alla fiscalità sono tra i cavalli di battaglia della coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati), che, come da tradizione, promette importanti sgravi fiscali, in particolare per le imprese.
Nei programmi si parla di crescita economica da “liberare” e si insiste sull’importanza di restituire all’Italia una strategia industriale per il Made in Italy, che faccia crescere le piccole e medie imprese e contrasti il fenomeno della delocalizzazione delle aziende all’estero. Il principale strumento per raggiungere tale obiettivo consisterebbe nell’abbassamento dei costi legati alla manodopera. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), propone a questo scopo una super-deduzione del costo del lavoro oltre una data percentuale rispetto al fatturato.
Per la Lega di Matteo Salvini e per Forza Italia, il principale strumento di riduzione della pressione fiscale è invece l’introduzione di un sistema fiscale proporzionale, basato su un’aliquota d’imposta fissa – la cosiddetta “flat tax” (tassa piatta). La flat tax è una quota fissa per tutti a prescindere dall’ammontare dei redditi, mentre attualmente il sistema fiscale è basato sulla progressività: i redditi più alti pagano tasse maggiori, non solo in termini assoluti, ma anche percentuali. Lega e FI proporrebbero quindi un ingente abbassamento della pressione fiscale per le fasce ad alto reddito, questo insieme a un “no” secco a qualsiasi forma di imposizione sui patrimoni.
Anche nel programma di FdI è presente una proposta di flat tax, ma inserita all’interno di un complesso set di politiche fiscali, tra calcolo sul reddito incrementale e introduzione di sistema di quozienti fiscali familiari per le famiglie (esistente per esempio nel modello di tassazione francese). Contemporaneamente, le forze di coalizione si allineano su una serie di misure che i critici sostengono costituiscano un classico condono fiscale, con cancellazione delle cartelle di Equitalia sotto una certa soglia, volontà di rimuovere l’obbligo di utilizzo di pagamenti elettronici e innalzamento del limite all’uso del denaro contante.
Il centrosinistra fatica a esprimere un programma comune su quasi tutti i temi. Per l’economia, il “capolista”, il Partito Democratico guidato da Enrico Letta, si concentra maggiormente sui lavoratori dipendenti, in particolare sui giovani. Il Pd propone di tagliare il cuneo fiscale (ovvero il rapporto tra l’ammontare delle tasse pagate da un singolo lavoratore medio e il corrispondente costo totale del lavoro per il datore), e di aumentare gli stipendi netti “fino a una mensilità in più”, con l’introduzione di una franchigia di mille euro sui contributi INPS a carico dei lavoratori.
Altra importante promessa è quella di una totale decontribuzione delle assunzioni stabili degli under 35, e una “dote” di 10 mila euro da dare al compimento dei 18 anni e sulla base dell’ISEE, per le spese relative a casa, istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa, che verrebbe finanziata con l’aumento dell’imposta su successioni e donazioni oltre i 5 milioni di euro (una mini patrimoniale). Più a sinistra, Unione Popolare mette al centro della sua agenda obiettivi simili, ma proposte ancora più ambiziose per la sicurezza economica e contro la povertà, con aumento degli stipendi e salario minimo.
Il Terzo Polo (Azione di Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi) e il Movimento Cinque Stelle (M5S) cercano di formulare proposte alternative ai due schieramenti principali, offrendo però di fatto una sorta di mix delle precedenti proposte (tranne che per la flat tax). Per le imprese, anche il M5s propone il taglio del cuneo fiscale. Il Programma aggiunge poi una serie di misure di alleggerimento del cuneo, tra l’eliminazione dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) e il potenziamento del Fondo di salvaguardia imprese, uno strumento istituito nel 2020 che acquisisce partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio di imprese in difficoltà economico-finanziaria per aiutarle e garantire la continuità di impresa salvaguardando l’occupazione. Il M5S vorrebbe poi riappropriarsi di alcune delle misure economiche da loro implementate in passato, dalla reintroduzione del cashback fiscale, fino alla difesa e al rafforzamento del Reddito di cittadinanza.
Il Terzo Polo vorrebbe un fisco più “snello” e sempre più digitalizzato. Al centro del suo programma economico, una riforma dell’Iva (che comprende una fascia di esenzione per i beni di prima necessità), l’introduzione del “minimo esente” e la revisione dell’Irpef. Per finanziare le riforme, Italia Viva propone, tra l’altro, di eliminare il Reddito di cittadinanza.
Il PNRR e gli investimenti
Un altro importante tema nelle agende economiche dei partiti è legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Approvato nel 2021 dall’esecutivo guidato da Mario Draghi, il PNRR è un piano di investimenti per rilanciare l’economia dopo la pandemia da Covid-19, al fine di sovvenzionare lo sviluppo verde e digitale del Paese.
Il PNRR fa parte del programma dell’Unione europea Next Generation EU, un fondo da 750 miliardi di euro: all’Italia sono stati assegnati 191,5 miliardi. Il PNRR prevede complessivamente la realizzazione di 226 misure, suddivise tra riforme (62) e investimenti (164) e prevede il raggiungimento di milestones e target alla fine di ogni trimestre fino al 2026.
Date le premesse, chi salirà al governo avrà facoltà di gestire una ingente quantità di risorse, ma dovrà anche fare i conti con gli impegni presi con le istituzioni europee. Per esempio, entro la fine dell’anno, l’Italia dovrà portare a termine più di cinquanta obiettivi per avere accesso a una nuova quota da 19 miliardi di euro.
Lo schieramento di centrodestra si propone, come priorità, di rivedere il PNRR, modificando gli impegni presi in termini di riforme e di scadenze, che risulterebbe essere una procedura complessa e poco gradita alla Commissione europea. In particolare, Meloni vorrebbe riorientare le risorse del PNRR, per esempio prioritizzando l’efficientamento energetico invece che la digitalizzazione della burocrazia.
Per il centrodestra è fondamentale delineare una nuova “cura del ferro” per il Paese, cioè dare slancio allo sviluppo delle infrastrutture, tra cui la rete ferroviaria. Come sempre, sul tavolo si mette anche il recupero del ritardo infrastrutturale del Sud Italia: nel programma si torna a proporre la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina “opera simbolo e strategica per lo sviluppo del sistema trasportistico italiano”.
Sul fronte opposto, il Partito Democratico vuole assicurare forte continuità con il programma di Draghi. Come dichiarato dal segretario Letta, ciò significa portare a termine nei tempi previsti le tante riforme che l’Italia aspetta da tempo, cominciando da fisco, giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza, per non perdere le opportunità offerte dagli ingenti finanziamenti europei.
Similmente, il PNRR ha un ruolo programmatico centrale anche per il Terzo Polo, con Calenda che ha definito una “ridicolaggine” la proposta di modificare il PNRR, e sostiene che il piano debba essere il punto di partenza dell’azione del prossimo governo. Invece, nel programma del Movimento 5 Stelle, il PNRR è citato solo una volta, in riferimento a “maggiore trasparenza e controllo dei fondi”, e Conte non si è molto dilungato sull’argomento, pur avendolo più volte citato come uno dei suoi successi da presidente del Consiglio.
Programmi a confronto
In vista delle prossime elezioni, le forze politiche promettono generose e ambiziose riforme per l’economia del Paese. Tutte concordano sul fatto che il settore produttivo necessiti di sostegno, dato che le attuali circostanze vanno ad aggravare problemi pregressi, tra inefficienze e alti costi.
Le forze di centrodestra promettono una rivoluzionaria riforma della fiscalità e nuove infrastrutture. In questo senso, gli analisti sembrano preoccupati non solo dalla fondamentale questione della copertura di queste ingenti riforme, ma dalla più o meno celata volontà di andare a cercare un punto di rottura con l’UE, dato che in passato esponenti sia di FdI sia di Lega hanno proposto l’uscita dell’Italia dall’Eurozona – ora proposta programmatica centrale per Italexit di Gianluigi Paragone, che potrebbe riuscire a entrare in Senato.
Le altre forze – Centrosinistra, Terzo polo e Movimento 5 Stelle – hanno obiettivi simili in termini di fiscalità, ma sembra vogliano soprattutto migliorare il sistema burocratico e mostrare un certo grado di continuità con il lavoro del governo Draghi, in particolare per ciò che riguarda la gestione del PNRR.
Come sempre accade, le grandi ambizioni dei programmi elettorali si scontrano con importanti limiti attuativi: la mancanza delle coperture finanziarie necessarie, la quasi totale assenza di margini di manovra dovuta al livello record del debito pubblico del Paese e i necessari impegni presi con l’UE.
Fonti e approfondimenti
Azione. 2022. Programma elettorale.
Fratelli d’Italia. 2022. Programma elettorale.
Fratelli d’Italia. 2014. IN EUROPA A TESTA ALTA – Fratelli d’Italia.
Forza Italia. 2022. PER L’ITALIA, Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra.
Italexit. 2022. Programma elettorale.
Lega. 2022. Programma elettorale.
Lega Nord. 2018. ELEZIONI 2018 · PROGRAMMA DI GOVERNO.
Movimento5Stelle. 2022. Programma elettorale.
Partito Democratico. 2022. Programma elettorale.
PNRR. 2022. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Tasse, programmi elettorali a confronto: la sfida tra i partiti si gioca sul fisco”, Corriere della sera, 15/08/22.
Unione Popolare. 2022. Programma elettorale.
Editing a cura di Carolina Venco
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