La Politica Migratoria in UE

UE politica migratoria
Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

di Nicole Palermo

In seguito a un calo dovuto alla pandemia, nel 2022 i numeri legati ai flussi migratori sono tornati a crescere. Secondo i dati forniti da Frontex – l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, istituita nel 2004 – nel 2022 sono stati rilevati circa 330 mila attraversamenti irregolari, vale a dire il numero più alto riscontrato dal 2016, con un aumento del 64% rispetto al 2021.

Definiti come “lo spostamento delle persone dal loro luogo di residenza, attraverso un confine internazionale o all’interno di uno Stato”, i flussi migratori in Unione europea si articolano lungo due direttrici principali: da un lato, infatti, vi sono i flussi provenienti da Paesi extra UE, nello specifico dal Mediterraneo occidentale, dal Mediterraneo orientale e dall’Africa occidentale, come anche dal Mediterraneo centrale e dai Balcani occidentali; dall’altro, invece, gli spostamenti avvengono da e verso la stessa Unione europea. In entrambi i casi, l’Unione affronta la politica migratoria ponendo al centro il principio di legalità, attraverso il quale mira a gestire efficacemente i flussi migratori, a trattare equamente i cittadini provenienti da Paesi terzi e regolarmente soggiornanti negli Stati Membri e, infine, a prevenire e contrastare l’immigrazione illegale e la tratta degli esseri umani, così come stabilito dall’art. 79 TFUE.

Di seguito verrà dato un primo spazio all’evoluzione giuridica dei trattati che disciplinano la politica migratoria in seno all’UE,  con un focus sui flussi provenienti da e diretti verso l’Unione, con particolare riferimento al caso italiano, al fine di comprendere in quale misura si assista al fenomeno migratorio dal nostro Paese verso altri Paesi UE. 

L’evoluzione giuridica della politica migratoria

Un primo passo per affrontare la questione migratoria fu mosso nel 1985, quando la Commissione evidenziò nel Libro Bianco – relativo al completamento del Mercato interno – la necessità di elaborare i principi in materia di gestione delle frontiere esterne. Nel stesso anno, dunque, ci fu un incontro tra i rappresentanti di Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo nella città lussemburghese di Schengen per firmare gli omonimi Accordi, stipulati al di fuori del contesto comunitario, attraverso i quali si perseguiva l’obiettivo di eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e di introdurre la libertà di circolazione per i cittadini dei Paesi firmatari, di altri Paesi della Comunità e di alcuni Paesi terzi.

Un passo in avanti fu fatto, poi, con il Trattato di Maastricht (1992) con il quale fu introdotto il Titolo VI, denominato “Giustizia e Affari interni”, in cui si affrontavano i temi della politica migratoria, la politica di asilo e l’attraversamento delle frontiere esterne. Con questo Trattato si introdusse per la prima volta il tema dell’immigrazione in seno alla comunità, senza tuttavia implementare la Convenzione di Schengen. 

La vera svolta vi fu nel 1997, con la stipula del Trattato di Amsterdam, con cui fu definitivamente “comunitarizzata” la politica di immigrazione, incorporando gli Accordi di Schengen nel primo pilastro, dunque tra le competenze della Comunità. 

L’ultimo tassello è, infine, stato aggiunto con il Trattato di Lisbona del 2009, con il quale il tema della politica migratoria è stato trasferito nel Capo 2 del Titolo V, denominato “Libertà, sicurezza e giustizia” ed è stato stabilito che le frontiere esterne debbano essere sorvegliate in maniera efficace attraverso un sistema integrato fra gli Stati Membri. La competenza ad assumere decisioni è stata demandata al Consiglio che, attraverso la procedura ordinaria, può intervenire in materia di politica comune dei visti, sui controlli a cui sottoporre coloro che superano le frontiere esterne e sulle condizioni alle quali i cittadini dei Paesi terzi possono circolare liberamente nell’Unione per un breve periodo. 

Le migrazioni under 35 in UE: focus sull’Italia

Come si è detto, parlare di flussi migratori significa non fare riferimento solo a coloro che attraversano le frontiere esterne, bensì considerare anche gli spostamenti che avvengono all’interno della stessa Unione

Un caso emblematico, in tal senso, è sicuramente rappresentato dall’Italia, in cui il tasso di espatri, soprattutto under 35, costituisce un numero ancora decisamente elevato. Secondo i dati più recenti dell’Istat, infatti, dal 2021 vi sono stati ben 94.000 espatri, in particolare dalle regioni del Nord (Nord-ovest 30,6% e Nord-est 22,5%), con un’età media di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Del numero complessivo degli espatri, circa il 59% si dirige verso Paesi dell’Unione europea, in particolare verso la Germania (14.000 espatri, corrispondenti al 15%), la Francia (11.000, 12%), la Svizzera (9.000, 9%) e la Spagna (6.000, 6%). 

Un fattore impattante è dato dal tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Secondo i dati del Rapporto Migrantes 2022, infatti, il tasso si aggira attorno al 29,8%, a fronte di un tasso in media del 46,1% negli altri Paesi UE. I giovani occupati al Nord, inoltre, costituiscono il 37,8% rispetto al 30,6% del Centro e al 20,1% del Mezzogiorno. Il divario, poi, non è soltanto territoriale: a esso si aggiunge quello di genere poiché, se i ragazzi residenti al Nord risultano i più occupati con il 42,2%, le ragazze della stessa fascia di età ma residenti nel Mezzogiorno non superano il 14,7%. Il rifiuto cui sono sottoposti i giovani italiani è, dunque, triplice – anagrafico, territoriale e di genere – e ciò incentiva i giovani a investire le proprie potenzialità in altri Paesi UE. 

Migrazioni: un dibattito ancora aperto

Visti i dati, non stupisce che il dibattito in merito alle migrazioni sia ancora molto acceso in seno all’Unione europea e i frequenti tentativi di legiferare in merito potrebbero dar luogo, in futuro, a nuovi interventi in materia, come dimostrato dal Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo

La narrazione pubblica sulle migrazioni, tuttavia, risulta ancora oggi estremamente sbilanciata a favore dei singoli interessi nazionali, con poca distinzione tra richiedenti asilo, rifugiati, irregolari, migranti economici o climatici, come anche migranti facenti parte della stessa UE. Ciò comporta che anche gli interventi in materia siano ancora volti più a contrastare il fenomeno migratorio che a stabilire un iter organico e omogeneo tra gli Stati membri. 

In conclusione, la strada da fare è ancora lunga ma i lavori in seno all’UE continueranno per raggiungere in futuro– si spera – una maggiore coincidenza con l’art. 79 TFUE.

 

 

Fonti e approfondimenti

Ambrosini M., “Le politiche dell’Unione Europea sull’immigrazione”, Welforum.it – Osservatorio nazionale sulle politiche sociali, 24/05/2019.

Flussi migratori verso l’UE, Ministero degli Esteri.

Immigrazione e asilo, Regione Emilia – Romagna.

Italiani che rimpatriano, italiani che espatriano – Dati alla mano”, ISTAT, 21/02/2023.

Maarad B., “Record di migranti in Europa: 330 mila arrivi nel 2022”, AGI, 13/01/2023.

Roberti F., “Gli accordi europei in termini di immigrazione”, Giustizia Insieme, 24/12/2022.

 Scita R., “I Flussi migratori: comprendere il fenomeno”, dirittoconsenso.it, 06/07/2020.

 

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