USA, UK e Nuova Zelanda accusano la Cina di attacchi informatici

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno accusato la Cina di aver condotto attacchi informatici contro i loro sistemi di sicurezza, scatenando la reazione di Pechino. La Repubblica popolare ha definito le accuse degli alleati occidentali come un mero atto di “manipolazione politica”. Alle accuse si è aggiunta anche la Nuova Zelanda, secondo cui il governo cinese avrebbe ingaggiato degli hacker per lanciare attacchi informatici contro il Parlamento nazionale nel 2021.

Le accuse alla RPC

Il dipartimento di Giustizia statunitense ha incriminato sette cittadini cinesi. Essi sarebbero membri di APT31, un gruppo di hacker con sede a Wuhan alle dipendenze dei servizi di spionaggio cinese. L’accusa sostiene che il gruppo ha inviato più di 10.000 mail “dannose” con link di tracciamento nascosti a funzionari del governo federale, ad aziende “di importanza economica nazionale”, compresa la difesa, e a Capitol Hill

Anche il Parlamento britannico sarebbe stato vittima di questo sistema. Per Londra gli hacker cinesi sarebbero dietro a due campagne informatiche contro il controllo elettorale e i parlamentari britannici. Il governo britannico ha individuato una nuova serie di obiettivi sensibili, oltre ad annunciare di voler predisporre sanzioni contro la RPC.

Gli attriti con la RPC

Gli interventi di Stati Uniti e Regno Unito avvengono in un contesto di tensioni geopolitiche e commerciali con Pechino. Il Primo ministro britannico Rishi Sunak nei giorni scorsi ha dichiarato che una Cina “sempre più assertiva” sarebbe una “sfida epocale”.

Sul fronte statunitense, l’accusa fa seguito a un ordine esecutivo firmato a febbraio da Biden per difendere i porti statunitensi dai cyber attacchi cinesi. Il direttore dell’FBI, Christopher Wray, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono “focalizzati” sulla minaccia informatica cinese.

Le annunciate sanzioni del Regno Unito includono il congelamento dei beni e il blocco del passaporto per due membri dell’APT31. Secondo il ministero degli Esteri, “questi operavano per conto del ministero della Sicurezza di Stato cinese”. Londra ha inserito nella lista nera anche la società Wuhan Xiaoruizhi Science and Technology, a suo dire associata all’APT31.

La risposta della RPC

Il ministero degli Esteri cinese ha risposto dicendo che ha fornito “chiarimenti tecnici” in risposta alle informazioni relative all’APT31 presentate dal Regno Unito, definendo le prove d’accusa “insufficienti” e “poco professionali”.

Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha dichiarato che la Cina “si oppone fermamente e reprime ogni forma di attacchi informatici”, descrivendo le accuse come “infondate”. Sempre il ministero degli Esteri cinese le ha fatto eco, accusando gli Stati Uniti di utilizzare l’alleanza Five Eyes per “diffondere false informazioni sulle minacce degli hacker cinesi” e “lanciare irragionevoli sanzioni unilaterali contro la Cina”.

 

Fonti e approfondimenti

Fisher, L., Palma, S., Fildes, N., “US and UK accuse China of cyber attacks on politicians and companies”, The Financial Times, 26/03/2024

Gan, N., “China hits back at US, UK for sanctions on espionage hacks as coordinated pressure on Beijing grows”, CNN, 26/03/2024

Milmo, D., “China cyber-attacks: this growing threat to UK security will not go away”, The Guardian, 25/03/2024

Yerushalmy, J., “China cyber-attacks explained: who is behind the hacking operation against the US and UK?”, The Guardian, 26/03/2024