Pacchetti anonimi per le sigarette: l’Australia e il “Tobacco Plain Packaging Act”

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

– Aggiornato il 04/04/2023

 

Più di 10 anni fa, l’Australia è stata il primo paese al mondo a introdurre una legge che imponeva l’utilizzo di pacchetti di sigarette standardizzati, privi di loghi e scritte personalizzate. Tutti i produttori di tabacco in Australia possono vendere solo pacchetti coperti da immagini e scritte disgustose che mirano a scoraggiare il consumo. Solo una piccola fascia orizzontale è riservata ai nomi delle aziende produttrici, tutti con lo stesso carattere.

Il governo australiano ha istituito un team di esperti di marketing per studiare come rendere i pacchetti di sigarette il più possibile sgradevoli, con l’obiettivo di neutralizzare l’incentivo al fumo dato dalla pubblicità e dal design accattivante delle multinazionali del tabacco. Il team ha scelto il colore “Pantone 448 C opaque couché”, ritenuto il meno attraente per qualsiasi prodotto, e immagini cruente di tumori e malattie correlate al fumo.

La decisione di utilizzare esclusivamente pacchetti anonimi è stata presa in un contesto internazionale in cui molti Paesi stanno sviluppato politiche di questo tipo a tutela della salute pubblica. Tuttavia, le azioni legali intraprese da Philip Morris Asia, una delle principali multinazionali del tabacco appartenente alla Altria Group Inc, hanno ritardato la diffusione di queste misure.

Il tribunale per il diritto commerciale internazionale ha però dato ragione al governo australiano, aprendo la strada all’adozione di leggi simili in altri paesi. Attualmente, i pacchetti anonimi sono obbligatori in Canada, Nuova Zelanda, Francia, Norvegia, Belgio, Irlanda e nel Regno Unito, con la speranza che altre nazioni adottino politiche simili per proteggere la salute pubblica.

 

Il “Tobacco Plain Packaging Act” del 2011

Il primo dicembre 2011, il Tobacco Plain Packaging Act 2011 è diventato una legge australiana, con l’obiettivo di rendere anonimi i pacchetti delle sigarette, una misura fortemente voluta dal governo laburista di Julia Gillard. Nonostante la legge sia stata discussa negli anni precedenti, è diventata applicabile solo nel 2012, dopo che la Corte Suprema ha respinto il ricorso delle aziende nazionali di tabacco, che avevano tentato di bloccare la norma senza una base legale sufficientemente valida.

Il Tobacco Plain Packaging Act 2011 fa parte di un più ampio sforzo del governo australiano per ridurre il numero di fumatori e il consumo di sostanze dannose come il tabacco, investendo in una strategia di lungo termine per la salute pubblica e l’efficienza del sistema sanitario nazionale. Molti paesi con un sistema sanitario pubblico ed efficiente stanno investendo sempre di più nella prevenzione, creando campagne e regolamenti per spingere le persone a ridurre i comportamenti nocivi prima che portino a patologie più gravi.

La riduzione dell’insorgere di patologie croniche può portare a un sensibile calo del numero di persone che necessitano di assistenza medica in una o due generazioni, “liberando” risorse umane ed economiche nei servizi sanitari, che potrebbero essere utilizzate per garantire servizi migliori a parità di budget. Per raggiungere questo obiettivo, le autorità stanno mirando anche al consumo di alcol e bevande zuccherate, di cui si vuole ridurre (non eliminare) soprattutto la diffusione tra i giovani.

In Australia, il fumo è una delle principali cause prevenibili di morte, un dato che ha attirato l’attenzione delle autorità sanitarie. Uno studio del 2015 sulle abitudini dei fumatori australiani e il rapporto tra il loro vizio e la loro salute ha suscitato grande scalpore. Dallo studio emerge che la percentuale di fumatori tra gli adulti del Paese è del 13% della popolazione, sotto la media dei paesi avanzati, ma due terzi di essi muoiono per le complicazioni di patologie legate al consumo di tabacco.

Dall’introduzione dei pacchetti anonimi, il consumo di tabacco in Australia è diminuito del 2,2% già nel primo anno di attività della legge. Le agenzie governative stimano che questo calo abbia portato a non meno di 118.000 australiani in meno che fumano abitualmente, gran parte dei quali sono giovani dissuasi dall’iniziare a fumare.

 

L’opposizione di Philip Morris

Philip Morris Asia ha utilizzato il meccanismo di soluzione delle controversie dell’Hong Kong Agreement per impugnare una legge contro il tabacco in Australia. Questo accordo bilaterale del 1993 garantisce alle aziende la possibilità di ricorrere in giudizio contro le leggi nazionali che sono lesive dei loro interessi economici. Questa è stata la prima causa investitore contro stato ad utilizzare l’accordo dalla sua firma. La disputa è stata condotta seguendo le regole per l’arbitrato della Commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale (UNCITRAL) del 2010.

Il tribunale arbitrale costituito appositamente per deliberare sulla controversia ha emesso la sentenza definitiva il 18 dicembre 2015, dichiarando all’unanimità di non avere giurisdizione sulla richiesta di Philip Morris Asia. Il tribunale ha riscontrato un abuso di diritto da parte dell’azienda, poiché aveva acquisito la sua sussidiaria Philip Morris Australia Limited solo per poter aprire la controversia.

La sentenza “Australia vs. Philip Morris Asia” rappresenta però un’occasione sprecata per creare un precedente nel diritto internazionale, poiché l’esito positivo non è stato determinato da una riconosciuta superiorità del diritto alla salute e delle politiche sanitarie sugli interessi economici. Molti accordi commerciali internazionali contengono clausole simili a quella che ha permesso a Philip Morris Asia di impugnare la legge australiana, quindi la mancanza di un precedente in sede arbitrale mette a rischio di azione legale future politiche di prevenzione.

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