L’incubo Boko Haram non abbandona la Nigeria

Un bombardamento di Boko Haram in Nigeria
@Global Panorama - Flickr - License CC BY-SA 2.0

di Ilaria De Gennaro

É dal 2009 che un gruppo terroristico jihadista ha di fatto preso in ostaggio il nord della Nigeria, ma l’opinione mondiale sembra averli scoperti solo il 15 aprile 2014, quando il rapimento di 200 studentesse nella scuola di Chibok, destinate alla schiavitú o allo sposalizio jihadista, ha scatenato una dirompente campagna social. La recente alleanza con lo Stato islamico, poi, ha moltiplicato esponenzialmente l’interesse mediatico per il gruppo: Boko Haram.

Lo scorso marzo si era cercato di accogliere con cautela il video circolato in rete in cui il leader del gruppo, Abubakar Shekau, con un tono insolitamente dimesso ben diverso dal suo solito, annunciava la resa di Boko Haram. Si era cercato di non cedere a facili entusiasmi, ma in fondo una qualche speranza si era accesa per tutti. Sono bastati pochi mesi, invece, perché questa speranza fosse seccamente smentita da nuovi episodi sanguinari targati Boko Haram. Il bilancio dell’ultimo attacco a un funerale nei pressi del villaggio di Kuda, nel nord-est del paese, è di 24 morti e diversi feriti, in gran parte donne. Il massacro é stato accompagnato da una razzia di cibo e vivande per l’approvvigionamento delle truppe e prima di congedarsi i terroristi hanno appiccando fuoco alle case.

Protagonista di punta dello jihadismo africano, il gruppo si chiama in realtà “Jamāʿat Ahl al-Sunna li-daʿwa wal Jihād” ovvero “Associazione per la Sunna, il messaggio religioso e il Jihad”, ma è più noto come “Boko Haram” che in lingua haussa significa “L’educazione occidentale è peccato”. L’organizzazione, fondata ufficialmente nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf, ma attiva giá dal 2000, persegue lo scopo dichiarato di instaurare un nuovo califfato e la shari’a nel Borno, uno Stato della Federazione nigeriana.

L’organizzazioine terroristica, che vanta il triste primato di gruppo piú sanguinario al mondo, soffoca da ormai molti anni la Nigeria e con il tempo ha esteso il suo raggio d’azione ben oltre i confini del paese, sconfinando nei vicini Benin, Ciad e Niger. É attivo in particolare nel nord-est del paese, lontano dalle regioni piú prospere, zona che quanto ad estremismo islamico vanta una lunga e tradizione risalente agli albori del XIX secolo nella lotta di Usman Dan Fodio contro le monarchie locali e gli inglesi, in nome della purezza islamica e del rifiuto dei costumi occidentali.

Il risentimento di alcune frange verso l’occidente si consolida poi durante l’epoca coloniale, dato che le politiche degli inglesi sono all’origine delle forti disuguaglianze economico-sociali che si registrano ancora adesso. La Gran Bretagna, infatti, si interessó soprattutto del sud, promuovendovi lo sviluppo di una struttura economica moderna e un’educazione di tipo occidentale veicolata attraverso una rete di scuole cristiane. Il nord, invece, vennee abbandonato al feudalesimo e condannato cosí all’immobilismo economico.

Il paese é diviso tra sud cristiano e nord musulmano, anche se si tratta di blocchi religiosi non monolitici, con venature animiste e sincretiste diffuse in buona parte dell’Africa. Le ragioni storiche della polarizzazione etnico-religiosa sono l’arrivo dell’islam nel continente dal nord e dall’est tra l’IX e il XIII secolo, grazie ai traffici trans-sahariani  dei mercanti arabi provenienti dalla Palestina e dalla Penisola arabica. Il cristianesimo, invece, si propaga a sud con l’arrivo dei colonizzatori e dei missionari cristiani al seguito dei portoghesi (XV secolo). Le tribù Ibo delle coste furono i primi ad essere evangelizzati dai cattolici, gli Yoruba dagli anglicani.

La conflittualitá religiosa e quella inter etnica sono una costante nella storia nigeriana. L’elemento religioso, poi, si lega agli squilibri sociali e alla povertá endemica, sfociando in rivolte socio-politiche dagli esiti fortemente destabilizzanti. Nonostante sia la comunitá cristiana il bersaglio privilegiato dei loro attacchi, la battaglia per il jihad é condotta da Boko Haram anche nei confronti di chi ne condivide la fede ma non l’estremismo. Questo dimostra che la logica dello scontro di civiltá, con cui si tende ad interpretare l’accanimento dei terroristi nei confronti della popolazione cristiana, poco si adegua, in realtá, al contesto storico-politico nigeriano. Boko Haram viene spesso considerato come la maggiore, se non l’unica, espressione dell’islam in Nigeria, ma diverse sono le anime musulmane del paese. La comunitá musulmana piú numerosa é quella sunnita ma esistono numerose confraternite di ispirazione Sufi, dunque moderate, mentre le diramazioni Salafite, portatrici di un Islam radicale, dove rientra Boko Haram, non sono molte:  su 36 stati federali che costituiscono la Nigeria solo 9 stati nel nord applicano integralmente la sharia, mentre altri 3 lo fanno in modo parziale.

L’estremismo islamico nel nord del paese é una realtá dai molti precedenti storici. Boko haram ne é solo una delle tante manifestazioni. I volti dell’estremismo sono stati, a partire dal già citato impero Fulani dell’800, il movimento riformista “Yan Izala” dedito a combattere il moderatismo dei movimenti Sufi e il “Maitatsine”, che ripudiava l’uso dell’orologio, della bicicletta, dei vestiti occidentali, in quanto innovazioni non islamiche. Per ultimo si sviluppa Boko Haram, accanto ad una miriade di altre sette radicali di varia ispirazione. Ultimamente si e’ aggiunto un altro gruppo nel nord-est del Paese: la “Avanguardia per la protezione dei Musulmani nelle terre dei neri”, meglio noto con l’acronimo di “Ansaru” (dal nome del capo Abu Osmatul Ansari), una scheggia operativa dei Boko Haram in contatto con AQIM ( Al Qaida nel Maghreb Islamico).

Esiste comunque una Nigeria ben lontana da Boko Haram. Paese piú popoloso d’Africa (circa 180 milioni di abitanti) dal 2014, è lo stato piú ricco del continente, grazie alle riserve petrolifere e a una classe media in grande espansione, è ormai considerata una potenza emergente. Con le presidenziali del 2015 ha dato una lezione di democrazia ai vicini continentali, premiando Muhammadu Buhari, un ex dittatore convertito agli ideali democratici. La Nigeria si fa dunque protagonista di un momento cruciale nella storia dell’Africa postcoloniale, in un periodo in cui l’Africa comincia a pensare al suo futuro economico e di sicurezza nel quadro dell’Unione africana. Il paese nel tracciare la via democratica, potrebbe costituire un esempio per un continente.

Forse l’attuale congiuntura economica caratterizzata dal calo del prezzo del petrolio penalizza il paese, ed é vero che gran parte del budget stanziato dal governo per la lotta al terrorismo finisce nelle mani di funzionari corrotti, ma non mancano segnali positivi che fanno ben sperare in questo paese ormai all’avanguardia nel continente.

Ancora una volta la chiave per indebolire alle fondamenta l’estremismo religioso sembra essere il raggiungimento di un benessere sociale realmente inclusivo, che non releghi nessuno in posizione subalterna e che sappia colmare i secolari squilibri tra nord e sud. Il governo, le cui politiche sono state in un primo momento poco attente al problema, sembra ora aver capito l’urgenza di affrontare le implicazioni negative di uno sviluppo economico che porta benefici soltanto ad una parte della popolazione innescando meccanismi disgreganti.
Lagos non puó permettersi di oscurare la sua immagine internazionale di paese emergente e il governo é chiamato ad agire rapidamente e con efficacia. La sfida piú grande per il nuovo presidente sará riuscire a riconciliare le due anime del paese e porre fine alla violenza che, oltre ai suoi effetti diretti, inibisce e frena un reale processo di sviluppo.

 

Approfondimenti e fonti:

https://lospiegone.com/2016/04/22/le-donne-in-nigeria-i-rapimenti-di-boko-haram/

http://www.repubblica.it/argomenti/boko_haram

http://www.limesonline.com/in-nigeria-boko-haram-emula-lo-stato-islamico-per-soldi/67606