Se questo mare potesse parlare ci racconterebbe di migliaia di anni in cui popoli, merci e culture si sono incrociati, conosciuti e scontrati lungo le sue coste. Dalle leggende di Prometeo e degli Argonauti, alla via della seta, ai turchi e ai mongoli, senza dimenticare l’Iran e l’Unione Sovietica, per poi arrivare ai giorni nostri, in cui l’importanza della regione e delle sue risorse naturali fa del Caspio uno dei teatri geopolitici più importanti al mondo.
Mar Caspio o lago Caspio? Dipende. Finché solamente due stati, URSS e Iran, si affacciavano sul Caspio la questione non trovava rilevanza. Già dagli anni ’20 i due paesi cominciarono ad accordarsi per uno sfruttamento comune del bacino. L’importanza della regione per quanto riguarda gli idrocarburi è salita di molto solo successivamente. Fino alla fine dell’Unione Sovietica le ricchezze del Caspio sono rimaste di fatto un monopolio dei due paesi.
Tre nuovi inquilini si sono affacciati sulle riviere del mare dopo il crollo dell’URSS: Azerbaijan a sud-ovest, Kazakistan a nord-est e Turkmenistan a sud-est. Proprio l’avvento di questi tre stati nelle vicende del Caspio ha portato a galla la diatriba sullo stato giuridico di mare o lago. La questione non va ad influire solo sui libri di geografia, ma va ad incidere pesantemente sugli assetti economici e geopolitici della regione, coinvolgendo (oltre agli stati citati) anche le molte compagnie petrolifere mondiali che da qualche decennio hanno messo piede nel Caspio.
Di fatto la decisione riguardo la natura di mare o lago spetta ai 5 stati rivieraschi. Se il Caspio fosse dichiarato mare (chiuso, ma pur sempre mare) allora il regime applicato sarebbe quello stabilito dal trattato internazionale di Montego Bay del 1982. Secondo questo trattato i rivieraschi governano entro le 12 miglia nautiche, ma oltre queste 12 miglia possono sfruttare una zona economica esclusiva che può estendersi fino a 200 miglia dalla linea di base. Tale regime è detto di dominio.
Lo sfruttamento delle risorse nel caso in cui fosse riconosciuto come lago sarebbero le seguenti: Gli stati eserciterebbero la loro competenza territoriale esclusiva solo entro le 12 miglia, al di là di queste lo sfruttamento diverrebbe comune e necessiterebbe di una autorità internazionale chiamata a coordinare l’estrazione e la divisione delle ricchezze presenti nei fondali. Tale regime è detto di condominio.
Azerbaijan e Kazakistan si oppongono a Russia e Iran, il fronte est-ovest contro il fronte nord-sud. Le due repubbliche post-sovietiche premono per la soluzione del dominio, in quanto nelle loro 12 miglia sono presenti molti più idrocarburi rispetto al resto del mar Caspio.
Sarebbe riduttivo tuttavia racchiudere la questione all’interno dei 5 stati caspici. La politica e i rapporti internazionali sono molto attenti a quanto accade nel Caspio. Ognuno dei 5 stati ha alleati e nemici potenti, che hanno imposto il loro peso geopolitico nell’area, vediamo qualche caso.
Da un lato ovviamente ci siamo noi, l’Europa. Gli stati europei hanno bisogno di energia, ma soprattutto gli stati europei sanno, la storia lo insegna, quanto costi essere dipendenti da un unico fornitore. L’Europa punta molto sull’Azerbaijan, gli oleodotti che partono e che partiranno dal paese sono una delle più valide alternative a quelli provenienti dalla Russia. Il progetto Southern Gas Corridor è tra i progetti della commissione europea che più di tutti riuscirebbero a deporre la Russia come fornitore incontrastato di energia verso l’Europa. L’Azerbaijan è tra gli azionisti di maggioranza dell’impresa.
L’SGC non è stato bloccato dalle norme antitrust europee che proibiscono ad una compagnia energetica di essere contemporaneamente proprietario e gestore di una infrastruttura energetica, la commissione Europea infatti ha concesso una deroga alla SOCAR, la compagnia nazionalizzata di energia Azera (sponsor degli europei di Francia 2016) dopo aver rifiutato lo stesso trattamento di favore alla Gazprom (colosso russo del gas, sponsor della Champions League, per par condicio) per il suo gasdotto South Stream.
Il tracciato della pipeline passa attraverso la Turchia, altro stato che non nutre rapporti affettuosi con Mosca, l’Azerbaijan è dunque una delle spine nel fianco della Russia che una volta perso il controllo del Caucaso si è ritrovata con scomodi avversari alle porte di casa.
L’Azerbaijan inoltre è lo stato mussulmano che nutre i migliori rapporti con Israele, che in cambio di energia fornisce al paese un costoso e sofisticato sistema di difesa, di cui il paese ha molto bisogno, essendo tra gli stati più militarizzati al mondo. Fino a qualche anno fa entrambi i paesi temevano Teheran ma oggi l’Azerbaijan, grazie all’apertura al mondo del paese persiano, ha già instaurato relazioni finalizzate a comprendere l’Iran nel progetto Southern Gas Corridor.
Altre relazioni che ci fanno comprendere quanto l’Azerbaijan sia tra le repubbliche post-sovietiche quella più audace sono le relazioni instaurate con il Turkmenistan. Grande produttore di gas e partner commerciale Cinese, con il rallentamento del Pil cinese tuttavia il Turkmenistan ha voltato lo sguardo a occidente, accordandosi con l’Azerbaijan per la costruzione del Trans Caspian Pipeline, un gasdotto che attraversano il Caspio da est a ovest va poi a confluire nel grande apparato di distribuzione di energia Azero.
La Russia dal canto suo non trova nel Caspio la sua unica e vitale fonte di approvvigionamento, la maggior parte delle riserve, specialmente gas si trovano ben custodite nei confini russi.
Il governo di Mosca tende soprattutto a tenere lontane le compagnie petrolifere occidentali dal lago Caspio (ovvero come Mosca vorrebbe che fosse definito il Caspio). Intanto, non potendo godere di immense riserve nella sua zona di lago, Mosca si esercita a manovrare la flotta militare e a militarizzare l’intero Caspio, l’Iran segue lezioni, iniziando a sviluppare una propria flotta. Proprio dal Caspio Mosca ha fatto partire missili terra terra verso la Siria a ottobre 2015.
La situazione del Caspio, brevemente dipinta, ci da l’idea di quanto importante sia divenuto sotto svariati aspetti questo mare. L’interesse di molti più attori rispetto a quelli costieri è un dato indicativo per capire quanto al giorno d’oggi non contino le distanze. Interessi militari, economici e politici in un mondo mondializzato non hanno più le difficoltà di un tempo nel concretizzare piani e strategie che poco tempo fa potevano sembrarci utopie, così anche il Caspio non è più un mare chiuso ma una goccia nell’immenso, fluido e sconfinato mondo di oggi.
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