Cosa sono le sanzioni e come funzionano

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Le sanzioni sono considerate uno strumento di politica estera che esercita la pressione economica nei confronti di un determinato Paese o di alcuni suoi cittadini. Le sanzioni di tipo internazionale sono quindi degli strumenti utilizzabili da parte degli stati, istituti sovranazionali come l’Unione Europea, ed organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, contro quei Paesi, le policy dei quali risultano essere una minaccia per il mantenimento della pace sia all’interno del Paese stesso sia nella regione circostante. Esse possono essere sia unilaterali che multilaterali. Tale strumento può essere utilizzato per avanzare dei punti chiave della politica estera da parte delle organizzazioni internazionali come la guerra al terrorismo, lotta al narcotraffico, la difesa della democrazia e diritti umani, come anche per la risoluzione dei conflitti. Le sanzioni prendono una varietà di forme, tra cui i divieti di viaggio, embargo sulle armi, le restrizioni del movimento dei capitali, le riduzioni degli aiuti dall’estero e le restrizioni commerciali.

Il successo delle sanzioni varia in base a quante parti sono coinvolte. Le sanzioni bilaterali sono più efficaci delle sanzioni unilaterali. In molte circostanze, le sanzioni hanno causato danni economici senza modificare le politiche del Paese di destinazione. I governi e gli organi multinazionali impongono sanzioni economiche per tentare di modificare le decisioni strategiche degli attori statali e non statali che minacciano i loro interessi o violano le norme di comportamento internazionali. Le sanzioni sono diventate una  risposta occidentale a diverse sfide geopolitiche, tra cui il programma nucleare della Corea del Nord e l’intervento della Russia in Ucraina.

Possono essere suddivise in tre categorie a seconda degli scopi che esse intendono di raggiungere. Una prima categoria delle sanzioni è destinata a insistere sul rispetto del diritto internazionale. Le Nazioni Unite hanno emesso l’embargo contro Iraq, nel 1990, pochi giorni dopo l’invasione del Kuwait.  La seconda categoria dei fini delle sanzioni riguarda l’intenzione di contenere la minaccia alla pace.  Tale è il caso del dibattito contemporaneo sulla proliferazione nucleare in Iran. Il Consiglio di Sicurezza in tal caso ha previsto delle restrizioni su componenti dei missili o armi che possono favorire la creazione delle armi di distruzione di massa. La terza categoria riguarda la condanna da parte delle Nazioni Unite delle azioni o policy degli stati che possono anche non essere dei membri.

Le sanzioni possono essere così suddivise:

 

Sanzioni diplomatiche

ono dei provvedimenti a seguito dei quali possono essere ridotti o interrotti i rapporti diplomatici con un determinato Stato (con la conseguente chiusura delle ambasciate ed altre strutture di rappresentanza estera per gli stati che ne divengono soggetti). Tali sanzioni sono dei provvedimenti politici che tentano di esprimere la disapprovazione delle azioni di un determinato stato, e come tali non hanno effetto sulle relazioni militari o economiche. Come esempio recente può essere preso il caso della Turchia. Nel marzo scorso il ministro degli esteri turco ha minacciato di chiudere lo spazio aereo a rappresentanti olandesi impedendo così l’accesso al corpo diplomatico sul suo territorio.

 

Sanzioni economiche

Vengono implementate attraverso la sospensione di scambi commerciali o con l’innalzamento dei dazi sugli scambi delle merci con un determinato Paese. Solitamente vengono sospese le importazioni-esportazioni di cibo e delle medicine a seguito di violazioni dei diritti umani dello stato verso propri cittadini oppure per una possibile minaccia alla sicurezza nella regione. Queste sanzioni possono essere indirizzate sia agli stati che ai singoli soggetti. Le sanzioni economiche si distinguono dalle sanzioni commerciali, che vengono applicate per ragioni puramente economiche e tipicamente assumono la forma di tariffe o di misure analoghe piuttosto che i divieti sul commercio. Certamente il caso delle sanzioni economiche poste alla Federazione Russa è il più noto oggigiorno. Qui l’effetto è stata una tensione finanziaria. Molti sono comunque anche gli esempi delle sanzioni verso i singoli individui: risoluzione 1275 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che nel 1999 ha previsto sanzioni contro individui affiliati ai gruppi terroristici come Al-Qaida e i Talibani. Come conseguenza sono state compilate delle liste dei nomi a cui sono stati bloccati l’accesso ai depositi finanziari all’estero.

 

Embargo sulle importazioni/esportazioni delle armi

Riguarda anche l’importazione-esportazione della tecnologia dual-use. Il provvedimento ha diversi obiettivi; mantenere neutralità in un determinato conflitto limitando l’apporto delle armi per un paese belligerante come anche a segnalare la disapprovazione del comportamento di un determinato stato. Stokholm International Peace research Institute fornisce aggiornamenti sugli embargo imposti dalle Istituzioni internazionali durante gli ultimi anni. Dati del 2017 mostrano che le Nazioni Unite hanno riconfermati le sanzioni contro le forze non governative della Repubblica Centroafricana e contro lo Yemen. Allo stesso modo l’Unione Europea ha esteso per un altro anno le l’embargo sulle armi contro la Bielorussia, Zimbabwe ed il Myanmar.

 

Le sanzioni sportive

Sono dei provvedimenti che prevengono la partecipazione della squadra nazionale alla competizione a degli eventi sportivi internazionali. Come esempio possono essere presi diverse azioni intraprese dalle federazioni sportive internazionali per protestare contro il regime dell’apartheid in Sudafrica, durato fino al 1993. Qui con l’accordo di Gleneagles numerose nazioni del Commonwelth nel 1977 hanno interdetto le squadre sudafricane di partecipare alle competizioni sportive. Le sanzioni sportive vengono utilizzate come tipo di guerra psicologica: è Intesa come un modo per demoralizzare l’avversario. Con queste intenzioni sono state poste le sanzioni di questo tipo alla Yugoslavia del 1992-1995. Altrettanto è stato fatto dal presidente americano Carter, che ha boicottato i giochi olimpici di Mosca del 1980, in protesta all’intervento sovietico in Afghanistan.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può promuovere la sanzione per mantenere o per ristabilire la pace e la sicurezza secondo quanto è espresso nel settimo capitolo dello Statuto delle Nazioni Unite. Inoltre esse vengono utilizzate a supporto delle transizioni democratiche e contrastare incostituzionali cambi di regime.   Le sanzioni promosse dall’UN entrano in vigore dopo che sono state approvate da 15 membri del consiglio, con il voto di tipo maggioritario e senza il veto dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Russia e Francia). Solitamente le sanzioni promosse dalle Nazioni Unite hanno un proprio gruppo di monitoraggio, e possono essere affiancate dall’agenzia internazionale di Interpol. Le misure sanzionatorie sono espresse sotto l’articolo 41: questo prevede tali provvedimenti in sostituzione dell’intervento militare. Prima degli anni Novanta sono stati due i provvedimenti sanzionatori: contro il Sud Rhodesia ed il Sud Africa. Dal 1996 dall’UN sono stati instaurati 26 regimi sanzionatori, come quello in Yugoslavia, Haiti, Iraq, Angola, come anche contro le organizzazioni terroristiche del Da’esh, Al-Qaida e dei Talibani. Dopo la fine della Guerra Fredda ad essere soggetti a sanzioni sono state le parti deiconflitti interstatali, come nel caso della Somalia e della Liberia. Nel 2011 la Russia e la Cina hanno posto il veto sulle risoluzioni riguardanti le sanzioni contro il regime del presidente Bashar al-Assad durante la guerra in Siria.

L’Unione Europea promuove le sanzioni, che vengono denominate come misure restrittive, come parte della Politica estera e di sicurezza comune (CFSP). In assenza delle vere forze armate, molti leaders europei considerano che le sanzioni possono essere una buona soluzione alla comune politica estera. Il procedimento dell’imposizione delle sanzioni prevede l’unanime approvazione da parte dei membri del Consiglio dell’Unione Europea. Dal 1992 questo strumento è stato adottato dall’UE più di 30 volte.

I modi di dissoluzione delle sanzioni sono molteplici. In alcuni casi, come quelle imposte all’Iraq, solo la pronuncia ufficiale tramite una risoluzione può cessarne l’effetto, qualora non esista altra un’esplicita disposizione al riguardo ed il paese sanzionato mostra la volontà di collaborare ed adottare delle condizioni. In altri casi le sanzioni possono avere delle scadenze, al termine delle quali, se la sanzione non viene rinnovata, esse cessano di avere effetto. In questo modo le sanzioni possono essere tolte gradualmente, assicurandosi la conformità alle condizioni imposte dal Consiglio di Sicurezza.

Gli Stati soggetti alle sanzioni economiche possono dichiarare l’illegittimità delle stesse, secondo il principio per cui tali potrebbero ostacolare il diritto allo sviluppo. Nel caso delle sanzioni militari gli stati possono appellarsi alla lesione del diritto di difesa.  Le sanzioni sono generalmente predisposte per esprimere una disapprovazione internazionale della condotta di un determinato Stato, e vengono applicate senza alcuna discriminazione nei confronti delle fasce meno protette all’interno del paese che ne dovrà subire le conseguenze. Uno degli esempi di denuncia delle conseguenze negative delle sanzioni è quella fatta nel 1996 dall’International Progress Organization, che ha criticato le sanzioni come una forma illegittima di punizione collettiva dei più poveri e deboli membri della società. Da allora vennero fatti molti progressi in materia di protezione delle fasce più deboli della popolazione, come l’introduzione delle smart sanctions e delle sanzioni su determinati soggetti.

 

 

Fonti e approfondimenti

https://www.thoughtco.com/what-are-sanctions-3310373

https://www.theguardian.com/sport/2008/jul/02/cricket

https://www.sipri.org/node/3973

http://www.un.org/en/sections/un-charter/chapter-vii/

http://www.investopedia.com/articles/economics/10/economic-sanctions.asp

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