Gas naturale liquefatto e rotta del Mare del Nord: la strategia russa nell’Artico fino al 2035

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

A partire dalla seconda metà del secolo scorso, l’Artico, ossia la vasta regione che comprende la banchisa del Polo Nord e il Mar Glaciale Artico, è diventato oggetto di disputa. Durante la Guerra fredda, infatti, i cosiddetti Stati Artici (Canada, Danimarca, Russia, Norvegia e Stati Uniti) iniziarono a contendersi la sovranità territoriale sopra i ghiacci, le acque e i fondali della regione, spinti da interessi strategico-militari e con l’obiettivo di garantire la sicurezza nazionale.

In questo clima, la firma della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) nel 1982 segnò un momento di svolta e pose le basi per una risoluzione pacifica delle controversie e la creazione di un ordine regionale basato sulle norme del diritto internazionale. 

Tuttavia, nell’ultimo decennio, l’area è tornata a essere una priorità per gli Stati regionali. Il sensibile innalzamento delle temperature e la rapida fusione dei ghiacci – che secondo le previsioni più pessimistiche potrebbero sciogliersi completamente entro il 2040 – offrono agli Stati Artici nuove opportunità di commercio, ulteriormente rafforzate dalla parallela scoperta di abbondanti riserve di idrocarburi. 

Secondo uno studio del US Geological Survey del 2008, l’Artico è depositario del 13% delle riserve globali di petrolio e del 30% di quelle di gas naturale. In questo contesto, la Federazione Russa si è dimostrata uno degli attori regionali più determinati a incalzare una competizione che resta sostanzialmente aperta

 

La strategia russa

Nel corso del 2020, mentre gli occhi della comunità internazionale erano rivolti alla pandemia causata dal Sars coV-2, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato tre documenti: Fondamenti della politica statale nell’Artico, Programma statale sullo sviluppo socio-economico della zona artica e  Strategia per lo sviluppo della zona artica e la sicurezza nazionale. Questi delineano gli obiettivi, le priorità e la strategia russa nella regione artica per i prossimi 15 anni. 

Una lettura integrata di questi atti rivela che l’Artico ha assunto una posizione di cruciale importanza all’interno dell’agenda interna ed estera di Mosca e gli interessi energetici ed economico-commerciali guidano la penetrazione russa nell’area. Infatti, sono l’interesse per lo sfruttamento degli idrocarburi e quello per lo sviluppo della rotta del Mare del Nord a spiccare. 

 

Le risorse naturali e il ruolo cruciale del gas naturale liquefatto

Definendo nella sua strategia le risorse artiche come una “base strategica” con cui sostenere lo sviluppo del Paese, il governo russo mira a incrementare la produzione delle riserve custodite nelle penisole di Yamal e Gydan e rafforzare il ruolo della regione all’interno del piano energetico nazionale

Ad esempio, la produzione di petrolio artico, che nel 2018 costituiva solo il 17,3% della produzione russa, dovrebbe progressivamente crescere fino a rappresentarne il 26% nel 2035. Tuttavia, il cardine della nuova strategia è indubbiamente la produzione di gas naturale liquefatto (gnl), la cui quantità dovrebbe aumentare dagli 8,6 milioni di tonnellate nel 2018 fino ai 91 nel 2035. A tal proposito, Mosca ambisce a raccogliere i frutti degli investimenti miliardari fatti negli ultimi cinque anni  da Novatek, gigante russo produttore di gas, negli impianti Yamal e Arctic Lng-2, mentre parallelamente favorisce la creazione di nuovi progetti nell’area.

L’avvio della produzione nell’impianto Yamal nel 2017 e l’approvazione del progetto Arctic Lng-2 nel 2019 costituiscono la premessa fondante della nuova strategia russa nell’Artico. A ben guardare, però, questa non è che la coerente evoluzione di un programma riesaminato e rielaborato periodicamente da oltre 10 anni. Era l’agosto del 2007 quando Mosca iniziava in maniera tanto spettacolare quanto simbolica la sua corsa all’oro nell’Artico, piantando una bandiera russa sulla dorsale sottomarina di Lomonosov, sita sul fondo del Mar Glaciale Artico in corrispondenza del Polo Nord. 

Da allora il Cremlino ha saldamente basato la sua strategia nell’area su due pilastri tra di loro interdipendenti: la rivendicazione della sovranità su aree marine e fondali contesi e lo sfruttamento delle risorse energetiche. Poiché quella per la sovranità è una lunga battaglia scientifica e legale, Mosca ha parallelamente portato avanti una politica che incoraggia gli investimenti per l’estrazione degli idrocarburi e la creazione delle infrastrutture necessarie a trasportarli. Fortemente potenziata a partire dal 2013, con l’apertura dell’impianto Yamal la strategia russa ha raggiunto il suo apice ed è entrata in una nuova fase.

Con una capacità di oltre 17 milioni di tonnellate di produzione annue, l’impianto Yamal è il fiore all’occhiello di Novatek nell’Artico, oltre che il suo progetto pilota. La sua realizzazione ha consolidato un gruppo di investitori, tecniche di costruzione e metodi di produzione che sono stati trasposti anche nell’impianto Arctic Lng-2, la cui entrata in funzione a partire dal 2023 incrementerebbe ulteriormente la produzione russa di gnl di 20 milioni di tonnellate annue. 

 

La rotta del Mare del Nord: fulcro del sistema infrastrutturale russo

Sebbene sia prematuro parlare di un dominio russo delle riserve artiche di gas naturale, Novatek ha creato un complesso sistema infrastrutturale che incoraggia la realizzazione di altri impianti, in collaborazione con il governo russo. La rotta del Mare del Nord è il cardine di questo sistema, costituito principalmente da porti artici e flotte di navi rompighiaccio.

Aperta dalla progressiva fusione dei ghiacci, la rotta del Mare del Nord permette a Mosca di trasportare e vendere il gas naturale liquefatto prodotto nell’Artico sia in Europa che in Asia, riducendo di almeno il 40% il tempo di viaggio rispetto alla tradizionale tratta che attraversa il Canale di Suez. È proprio per questo motivo che il Cremlino considera una priorità lo sviluppo di questa rotta e di tutte le riserve dotate di uno sbocco diretto su di essa. Per aumentare la sua competitività su quest’asse di comunicazione, il governo russo pianifica di ampliare la sua flotta con navi rompighiaccio per carichi pesanti di ultima generazione che gli permettano di percorrere tutto l’anno il Passaggio a Nord-Est,  ad oggi navigabile solo da luglio a novembre. 

Questo sarebbe un punto di svolta per il Cremlino dato che l’85% del gnl prodotto nell’Artico sarà trasportato e venduto nella regione dell’Asia-Pacifico per i prossimi 20 anni, stando ai contratti finora firmati. Un fatto poco sorprendente se si considera la struttura del mercato del gnl e degli investimenti negli impianti Yamal e Arctic Lng-2. Secondo uno studio di British Petroleum del 2019, la Cina e il Giappone sono i primi importatori mondiali di gnl e proprio i cinesi Cnooc, Cnpc, Silk Road Fund e i giapponesi Mitsui e Jogmec sono tutti i co-finanziatori degli impianti russi nell’Artico, con l’unica eccezione della francese Total. 

 

Opportunità e ostacoli

Tutti questi sviluppi nell’Artico non sono privi di conseguenze per il mercato energetico globale:

  • mentre Novatek si prepara a diventare il principale produttore russo di gas naturale liquefatto a discapito di Gazprom, che nel settore controlla solo l’impianto Sakhalin-2, la Federazione Russa si accinge a scalare la classifica dei produttori mondiali di gnl  dominata da Qatar, Australia e Stati Uniti;
  • il gnl sta diventando sempre più competitivo rispetto al gas naturale per il suo prezzo vantaggioso e la sua flessibilità. Il sensibile aumento della produzione russa nell’Artico sta contribuendo in modo significativo alla diminuzione del prezzo di entrambi;
  • la Russia sta incrementando la sua esportazione di gnl anche in Europa, dove nel 2019 la vendita è raddoppiata rispetto al 2018 e ha raggiunto i 76 milioni di tonnellate secondo i dati pubblicati dall’Energy Information Administration (EIA). Fino a un paio di anni fa saldamente dipendente dalle importazioni via gasdotto del gas naturale prodotto da Gazprom, il mercato europeo rappresenta per Mosca un importante cliente da fidelizzare.

Nonostante la nuova strategia nell’Artico segnali un cambio di passo da parte del Cremlino, gli ostacoli che potrebbero rallentarne l’espansione non sono trascurabili:

  • le sanzioni contro la Federazione Russa privano Mosca di tecnologia all’avanguardia utile alla realizzazione e al funzionamento degli impianti di gnl;
  • la rapida fusione dei ghiacci polari rischia di mettere a repentaglio la sicurezza e la stabilità degli impianti russi stessi e delle reti infrastrutturali connesse. Del resto, la stessa intensificazione dell’attività estrattive russe contribuisce a innalzare la temperatura nella zona;
  • gli effetti della pandemia da Covid-19 sul mercato globale non sono marginali. La Federazione russa è oggi uno degli esportatori di gnl più colpiti dall’improvvisa contrazione della domanda, secondo uno studio pubblicato da Oxford Institute for Energy Studies. È probabile che il conseguente crollo del prezzo del gnl possa rallentare la realizzazione di nuovi impianti di gnl nel medio-lungo periodo.

 

 

Fonti e approfondimenti 

Fulwood, Mike and Stern, Jonathan. 2020. “Impact of Covid-19 on global gas markets”, The Oxford Institute for Energy Studies.

Kluge, Janis and Paul, Michael. 2020. “Russia’s Arctic Strategy through 2035. Grand plans and pragmatic constraints”. Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP).

Merkulov, V.I. 2020. Analysis of Russian Arctic LNG projects and their development aspects”, IOP Conference Series: Materials Science and Engineering.

U.S. Geological Survey (USGC). 2008. Circum-Artic Resources Appraisal: Estimates of Undiscovered Oil and Gas North of the Atlantic Circle. 

Astrasheuskaya, Nastassia & Foy, Henry, Polar Powers: Russia’s bid for supremacy in the Artic Ocean, Financial Times, 28/04/2019.

McGee, Rylin, “Mapping Russia’s Arctic Hydrocarbon Development Scheme, The Arctic Institute. Center for Circumpolar Security Studies, 18/02/2020. 

Putin, Vladimir, Ob osnovach gosudarstvennoj politiki Rossijskoj Federacii v Arktike na period do 2035 goda[Nuova politica statale russa nell’Artico per il periodo fino al 2035], 05/03/2020.

Putin, Vladimir, O strategii razvitija Arktičeskoj zony Rossijskoj Federacii i obespečenija nacional’noj bezopacnosti na period do 2030 goda[Strategia per lo sviluppo della zona artica russa e la preservazione della sicurezza nazionale per il periodo fino al 2030], 20/10/2020.

Yarygina, Anna, “Fueling the future: the prospects for Russian LNG projects in Europe and globally”, 06/05/2020.

 

Editing a cura di Elena Noventa

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