Ammodernamento militare: le Filippine guardano oltre l’Occidente?

Ammodernamento militare
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Quando lo scorso anno Rodrigo Duterte e Justin Trudeau si sono incontrati a Manila, nulla lasciava presagire quell’intesa che, nonostante il rincorrersi di conferme e smentite, sarebbe stata raggiunta in relazione alla fornitura di 16 elicotteri da combattimento canadesi, in cambio di una cifra di quasi 235 milioni di dollari.

Nello specifico, un anno fa il Presidente delle Filippine è stato profondamente criticato dal leader canadese per le ampie violazioni di diritti umani perpetrate dalle forze armate del Paese. La risposta, che non si è fatta attendere, non ha nei fatti minato i rapporti commerciali se, come accaduto, l’accordo è stato poi concluso. Quanti direttamente coinvolti nella fornitura, e quindi la Canadian Commercial Cooperation, hanno assicurato un crescente impegno del Canada nel mettere al primo posto gli interessi di carattere umanitario e si sono detti certi che gli aeromobili venduti verranno, come promesso, impiegati esclusivamente per operazioni di soccorso a seguito di eventi disastrosi, nonché ricerca e trasporto dei dispersi. Il Generale filippino Restituto Padilla ha, però,  poi confermato che l’utilizzo è finalizzato principalmente ad operazioni di sicurezza interna, rendendo necessario un nuovo accordo più focalizzato sul rispetto dei diritti umani. L’acquisto dei 16 Bell 412EPI è parte di un programma di rinnovamento dell’esercito che Duterte sta perseguendo dai primissimi giorni al potere. Infatti, il Paese è anche in trattativa per l’acquisto di tre fregate dalla Corea del Sud, di radar ad alta precisione da Israele e armi dalla Russia. In particolare, le due prevalenti minacce per le quali sarebbe ipotizzabile l’impiego degli elicotteri sono i combattenti maoisti e i sostenitori dello Stato Islamico nel Paese.

 

L’acquisto degli elicotteri, solo prodotti in Canada, ma in realtà progettati negli Stati Uniti, è avvenuto per il tramite di un’organizzazione che da decenni si occupa di vendere armi ai governi, per nome e in conto del governo canadese. L’interesse per i diritti umani da parte del Canada è piuttosto sensibile ai proventi economici e l’accordo di oltre dodici miliardi di dollari con l’Arabia Saudita ne è un esempio calzante. Già in quella sede, a ben vedere, la critica degli osservatori non si è fatta attendere quando, attraverso alcuni video diffusi sul web, si è chiaramente distinto l’uso di armi canadesi nella guerra contro lo Yemen.

A seguito del forte criticismo interno, Chrystia Freeland, il ministro degli affari esteri canadese, avrebbe dichiarato di essere disposta addirittura a ritirare la proposta commerciale, qualora gli standard minimi di diritti umani non fossero stati garantiti. Così, il 9 Febbraio, il Presidente Duterte ha ufficialmente dichiarato di voler cancellare gli accordi commerciali per la fornitura di armi e veicoli militari tanto con il Canada quanto con gli Stati Uniti per le condizioni d’utilizzo dettate dai partner occidentali.

La notizia non ha del tutto colto di sorpresa l’opinione pubblica e il Primo ministro canadese ha risposto alle preoccupazioni sul tema in una sessione di domande, durante la sua visita negli Stati Uniti. Dopo aver rassicurato circa la priorità di garantire il pieno rispetto dei diritti umani, ha sostenuto che ogni acquisto, presente o futuro, di armi deve sottostare a rigidi requisiti, ritenuti prioritari da gran parte della comunità internazionale. In considerazione delle accuse legate all’uccisione di numerose persone nel corso della guerra alla droga, di cui si è recentemente interessata anche la Corte penale internazionale, è molto probabile che, anche per lo scarso consenso ottenuto, il Governo Trudeau non proverà a risollevare le sorti del negoziato.

 

Del resto, Duterte si è mostrato particolarmente insoddisfatto delle richieste canadesi che, a suo avviso, erano tali da limitare le considerevoli prestazioni degli aerei al solo trasporto di truppe e soldati. Contestualmente, il Presidente delle Filippine ha voluto sottolineare la sua ancora salda fiducia verso l’operato dell’alleato americano, aggiungendo che le critiche rivolte a Trump sono solo il frutto di un’incomprensione tra il suo operato ed i media. A ben vedere, anche il rapporto con gli Stati Uniti in tema di acquisto di armi non è stato, nel recente passato, idilliaco. Come noto, infatti, alla fine del 2016 Duterte cancellò gli accordi con gli USA sulla fornitura di fucili che, a suo dire, avrebbe potuto ottenere a prezzi più vantaggiosi e, ancora una volta, senza condizioni politiche da rispettare.

La costanza di Duterte è stata più volte messa in discussione dai recenti avvenimenti, tuttavia non sembra vi siano ragioni per ritenere la notizia una semplice minaccia o un tentativo di scuotere l’opinione pubblica. Infatti la lettera a nome del ministro Lorenzana con cui si pone fine all’accordo sarebbe già pronta e dovrebbe essere firmata all’inizio della prossima settimana dallo stesso Duterte. Le conseguenze di questo divorzio sono però piuttosto preoccupanti per tutti i partners in gioco. Indubbiamente a rimetterci sarà innanzitutto il piano di ammodernamento militare che le Filippine hanno progettato con un ritmo piuttosto serrato.

Anche Trudeau, dal suo canto, ha però dimostrato di non saper gestire accordi commerciali di questo tipo con la dovuta cautela, inimicandosi internamente i sostenitori dei diritti umani e della linea dura nei confronti della vendita di armi in alcuni paesi del mondo. Dal suo canto, il governo di Duterte ha perso un’importante occasione a causa della vaghezza in merito all’utilizzo degli elicotteri e, dunque, generando più preoccupazioni del necessario. Nelle successive dichiarazioni di Lorenzana, infatti, pima che la tensione tra i leader montasse, è possibile rintracciare una linea più scaltra nel sottolineare una vasta gamma di utilizzi a cui sottoporre i nuovi elicotteri una volta concluso l’accordo. Tuttavia, Duterte ha preferito mantenere una posizione dura e concludere il negoziato.

 

Infine, vi è il concreto rischio che non solo il Canada, ma anche gli Stati Uniti e potenzialmente la maggior parte dei paesi occidentali saranno tagliati fuori da accordi di fornitura militare nel futuro. Come si diceva, le Filippine hanno già intessuto proficui accordi con la Corea del Sud, la Russia, la Cina e la Turchia e con ogni probabilità i negoziati proseguiranno in quella direzione.

Con il fallimento di questo accordo, è probabile che l’asse Russo-cinese si possa sostanzialmente rinforzare a scapito di un bilanciamento di rapporti tra Cina e Stati Uniti, ora più necessario che mai nella regione.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

https://www.theguardian.com/world/2018/feb/08/canada-combat-helicopters-philippines

http://abcnews.go.com/International/wireStory/duterte-orders-canadian-choppers-us-arms-purchases-stopped-52960053

http://www.cbc.ca/news/politics/philippines-helicopters-canada-1.4522238

http://ottawacitizen.com/news/national/defence-watch/philippines-to-boycott-canadian-u-s-military-equipment-canadian-helicopter-contract-to-be-cancelled

http://www.bbc.com/news/world-us-canada-42969362

http://www.bbc.com/news/world-asia-37901045

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