Midterm Elections: la Florida, i Repubblicani e “l’effetto Trump”

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

L’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, lo sappiamo, ha avuto un effetto travolgente sulla politica americana. Prima ancora del voto vero e proprio, però, il tycoon si era rivelato una figura divisiva già durante le primarie dei Repubblicani, creando non pochi attriti nello stesso partito. L'”effetto Trump” sui conservatori non è mai venuto meno, e oggi emerge con forza nella corsa ai Midterm della Florida.

Il partito del Presidente è spaccato tra i suoi sostenitori e chi invece lo ritiene una figura inadatta a rappresentare il partito e il paese. Questa frattura si può intravedere anche in Florida guardando ai profili dei due membri di punta dei Repubblicani nel sunshine state: il candidato senatore Rick Scott e il candidato governatore DeSantis.

Infatti, uno è molto distante e si è opposto alle ultime decisioni della Casa Bianca, l’altro lo supporta e per certi versi lo ricorda. Agli elettori la spaccatura non è sfuggita, e mette una certa pressione sul voto del 6 novembre.

Rick Scott, il Governatore uscente

Rick Scott à un personaggio complesso, un imprenditore di successo solo successivamente entrato in politica. Dopo gli studi di Giurisprudenza e un periodo nella Marina, Scott è tra i cofondatori nel 1987 della Columbia Hospital Corporation, un’azienda sanitaria privata. A seguito di alcune fusioni aziendali il gruppo Columbia/HCA diventerà la maggiore company sanitaria del paese, ma dopo una sospetta frode al sistema Medicare, Scott sarà spinto a lasciarne la direzione nel 1997.

Dopo anni da venture capitalist, Scott correrà per la prima volta alle elezioni del 2010 come Governatore della Florida, trionfando sia alle primarie che poi al voto anche grazie ad una poderosa campagna elettorale da 75 milioni di dollari. L’operato di Scott come Governatore sarà molto apprezzato nel sunshine state, tanto che verrà riconfermato nel 2014.

Scaduto il limite di due mandati come Governatore, quindi, Rick Scott correrà per il ruolo di Senatore della Florida, sfidando quello attuale: il democratico Bill Nelson. Per farlo, ha investito buona parte del suo enorme patrimonio personale nella campagna elettorale, tanto che il suo budget al momento è quasi il quadruplo di quello dell’avversario.

Scott è una delle figure più liberiste all’interno dello schieramento conservatore e il candidato red è particolarmente attivo per quanto riguarda i temi della sanità, visto anche il suo trascorso personale. Nel 2009, ad esempio, ha fondato l’associazione Conservatives for Patients’ Rights (CPR), che fa attività di lobby per una riforma del sistema sanitario in base ai principi del libero mercato.

In generale fin dalla sua prima elezione Scott si è trovato in accordo con la linea del suo partito, ma ultimamente qualcosa è cambiato. Il candidato si è infatti contraddistinto nei suoi anni da Governatore anche per alcune posizioni che ha assunto in controtendenza rispetto ai repubblicani di Washington, culminate nella sua legge sul controllo delle armi.

All’inizio della sua carriera Scott si era fatto notare per una marcata posizione pro-armi, ma dopo il massacro di Parkland ha varato una riforma che rende più difficile e regolamentato il possesso delle armi. La decisione presa da Scott, ovviamente, aveva attirato critiche velenose da Trump e dai su fedelissimi, oltre che ovviamente con i gruppi come la NRA.

Il Governatore ha anche criticato alcuni aspetti della stretta di Trump contro gli immigrati irregolari, in particolare la separazione delle famiglie e il trattemento subìto dai minori. Scott è poi stato caustico nel commentare il tentativo di Trump di minimizzare il coinvolgimento di Mosca nelle elezioni Presidenziali, oltre che accusarlo di non aver fatto abbastanza rispetto al disastro naturale di Porto Rico.

Tutto questo ha allontanato Scott e il Presidente, che ha avuto un atteggiamento tiepido verso la campagna del candidato Senatore, senza arrivare all’ostruzionismo ma senza nemmeno fare mai un vero e proprio endorsement.

Ron DeSantis, il candidato Governatore

Ben diverso è invece il tenore della campagna elettorale di Ron DeSantis, che ricorda molto da vicino quella di Trump di due anni fa. Ai suoi comizi non è raro vedere tra gli altri i cartelloni “Trump 2020” o “Make America great again”, e l’atmosfera in generale è la stessa che si è sempre respirata ai raduni del tycoon.

Ron DeSantis è un ex deputato repubblicano, eletto per la prima volta nel 2012 in una circoscrizione vicina a Jacksonville. Il candidato dei conservatori sta scommettendo gran parte della sua carriera politica in questa corsa al governo della Florida; DeSantis si è infatti dimesso dalla Camera dei Rappresentati per dedicarsi completamente al tentativo di succedere a Rick Scott. Con quest’ultimo condivide parte della sua storia personale, venendo anche lui dagli studi di Giurisprudenza e da un’esperienza nella Marina.

DeSantis è però un personaggio ben diverso dal governatore uscente, nonstante condividano la piattaforma ideologica dei red. Entrambi sono liberisti, sostenitori di uno stato minimale in cui sono il mercato e le libertà individuali a ricevere la maggiore tutela. DeSantis ha però sempre votato seguendo l’agenda del presidente, contro le riforme di apertura del sistema sanitario e contro ogni regolamentazione delle armi da fuoco.

Il candidato red è quindi fortemente appoggiato da Trump, con cui condivide ben piú del modo di fare. Non sono rare le apparizioni di DeSantis in pubblico o sui media in cui difende l’operato della Casa Bianca, oltre che portare avanti le istanze più duramente conservatrici del suo partito. L’unica piccola divergenza con il Presidente è stata sull’entità della tragedia di Porto Rico, un tema caldo dei Midterm in Florida, ma per il resto DeSantis è uno dei maggiori sostenitori di Trump.

La sua sfida con il democratico Gillum é quindi, diversamente dalla corsa per il Senato, una battaglia tra le due correnti che hanno scosso i Democratici e i Repubblicani nel momento delle primarie della corsa Presidenziale. Da un lato un progressista socialista appoggiato da figure come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, dall’altro un conservatore della nuova generazione vicino a Trump.

Testa a testa ci sono quindi le correnti che sfidano l’establishment interno dei rispettivi partiti. Nel caso dei Repubblicani questa situazione è però più particolare, visto che Trump, nonostante abbia rapporti freddi con alcune aree del suo partito, è estremamente popolare tra l’elettorato della Florida. Per capire quanto il presidente sia in grado di influire sulle elezioni nel sunshine state basti pensare al ruolo che ha avuto nella vittoria alle primarie di DeSantis.

Nel duello con Putnam per la nomina a candidato Governatore, DeSantis era in sostanziale parità di consensi con lo sfidante, almeno fino all’endorsement ufficiale di Trump. L’appoggio esplicito ricevuto dal Presidente ha aumentato immediatamente la sua popolarità tra gli elettori conservatori, oltre che mettere in difficoltà lo stesso Putnam, che non poteva minimizzare questa “benedizione” senza mettersi contro lo stesso Trump.

L’endorsement del Presidente, però, ha anche impedito a DeSantis di collaborare con Rick Scott, visto l’attrito di questo con la Casa Bianca. Il risultato è che le campagne elettorali dei due procedono parallele, in un clima surreale in cui due esponenti dello stesso partito (che dovrebbero fare la “staffetta” per la stessa carica) non comunicano e nemmeno citano il nome l’uno dell’altro.

 

L’effetto Trump

I due candidati incarnano il dilemma vissuto oggi dall’intero Partito Repubblicano: supportare la figura del suo attuale leader o prendere le distanze da essa. È proprio questo l'”effetto Trump”, e sta scavando un solco profondo sia nella base che tra i membri del Good Old Party.

Il Presidente ha quindi involontariamente allontanato i due candidati di punta dei repubblicani in Florida. Scott vuole distanziarsi da Trump, ma nel farlo non puó che allontanarsi anche da un suo grande sostenitore come DeSantis, motivo per cui al momento le loro due campagne elettorali non possono beneficiare dalla collaborazione dei due.

Questa incomunicabilità getta un’ombra su due delle sfide più importanti a cui sono chiamati i Repubblicani in queste elezioni di Midterm. La sconfitta di DeSantis rappresenterebbe la perdita di una roccaforte rossa dopo vent’anni, tra l’altro a favore di un democratico che per il suo profilo di sinistra è particolarmente inviso ai conservatori. La vittoria di Scott rappresenterebbe invece un enorme ostacolo (se non la pietra tombale) per la “Blue Wave”, il tentativo dei Democrtici di vincere la maggioranza del congresso.

Questa sfida elettorale è però importante per i Repubblicani anche dal fronte interno. La Florida si è mostrata particolarmente a favorevole Trump nella sua corsa alle primarie del partito conservatore, quindi dagli effetti del suo coinvolgimento nella campagna elettorale si potrà avere un’idea anche dell’atteggiamento dell”elettorato conservatore del sunshine state nei suoi confronti.

L’effetto Trump premierà DeSantis?
Penalizzerá Scott?
Oppure penalizzerà entrambi impedendogli di cooperare?

La verità è che nonostante tutto la Florida è sempre un terreno elettorale estremamente incerto, quindi ogni previsione è piuttosto una scommessa. Solo i numeri daranno una misura dell’effetto Trump, e un riscontro prezioso su come i conservatori dovranno gestire le loro attività in Florida nei prossimo anni.

 

Fonti e Approfondimenti

https://www.washingtonpost.com/national/florida-republicans-split-on-trump-scott-wants-distance-desantis-a-hug/2018/10/01/d4cb41d4-c337-11e8-97a5-ab1e46bb3bc7_story.html

https://www.orlandosentinel.com/news/politics/political-pulse/os-mason-dixon-gillum-desantis-20181002-story.html

https://www.politico.com/story/2018/09/10/rick-scott-trump-florida-813698

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