Road to referendum: al voto per il taglio del numero dei parlamentari 

referendum costituzionale per il taglio del numero dei parlamentari
Grafica: Lo Spiegone

Domenica 20 e lunedì 21 settembre si terrà il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. Inizialmente previsto per il 29 marzo, è stato poi rinviato a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Sebbene il quesito sottoposto sia rimasto lo stesso, le circostanze in cui il voto avverrà saranno diverse. Le giornate elettorali saranno, infatti, due e non una, in deroga all’art.1 comma 399 L.147/2013, e si verrà a creare una sovrapposizione con le elezioni regionali, previste in sette Regioni, e le amministrative in oltre mille Comuni, tanto da parlare di “election day“. 

Il quesito del referendum costituzionale

Si tratta di un referendum costituzionale confermativo, ovvero i cittadini saranno chiamati attraverso l’espressione di un “sì” o “no” ad accettare o meno la modifica costituzionale approvata da Camera e Senato. 

L’art. 138 della Costituzione disciplina, infatti, l’iter di riforma del testo costituzionale, ovvero il processo legislativo per l’approvazione delle leggi costituzionali. Esso prevede, al secondo comma, che entro tre mesi dalla pubblicazione della legge nella Gazzetta ufficiale un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali possano chiedere di procedere al referendum popolare.

In questo caso la L. 240 del 12 ottobre 2019 è stata approvata dal Senato, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti e dalla Camera, sempre in seconda votazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. Non essendo stata votata in entrambe le Camere da una maggioranza dei due terzi, è stato possibile chiedere il referendum con il deposito in Cassazione di 71 firme di senatori, superando le 64 necessarie. 

Per questo tipo di referendum non è previsto alcun quorum di validità del 50%+1 degli aventi diritto al voto, a differenza di quanto previsto per il referendum abrogativo.

Il quesito sottoposto agli elettori recita così:

Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?

Quesito referendum costituzionale (fonte: https://dait.interno.gov.it)

A essere modificati sono gli articoli 56, 57 e 59 che includono disposizioni riguardanti il Parlamento. In particolare, le modifiche vanno a incidere sul numero dei parlamentari eletti. Il numero dei deputati viene ridotto da 630 a 400, dei quali gli eletti nella circoscrizione Estero saranno 8 e non più 12.

I senatori, attualmente 315, diventerebbero 200, di cui 4 eletti nella circoscrizione Estero invece dei 6 attuali. Essendo il Senato eletto su base regionale, ciascuna Regione o Provincia autonoma eleggerà almeno 3 senatori e non più 7 come previsto dal testo vigente. Resta confermata la disposizione che prevede due eletti per il Molise e uno per la Valle d’Aosta. Complessivamente, quindi, il numero dei parlamentari scenderebbe da 945 a 600.

Infine, con la modifica dell’art. 59, il numero massimo dei senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica non potrà essere superiore a cinque. 

Le ragioni del “sì”

Le principali motivazioni a sostegno del “sì” sono collegate al risparmio economico per la spesa pubblica derivante dal taglio dei parlamentari e dalla maggiore efficienza delle istituzioni che ne deriverebbe. In particolare, a sostegno della riforma, è stato denunciato l’attuale malfunzionamento delle due Camere.

Secondo il costituzionalista Ugo De Siervo, l’alto numero dei parlamentari sarebbe storicamente da collegare all’esigenza di “creare una rete fitta di rappresentanti politici”, una necessità non più attuale, data la governance sviluppata su più livelli che vanno da quello regionale a quello sovranazionale. Questo aspetto della contemporaneità garantisce, infatti, diversi luoghi di rappresentanza degli elettori. 

A tal proposito, i sostenitori del “sì” propongono anche confronti con i parlamenti nazionali di altri Paesi europei, nei quali il numero di eletti risulta inferiore rispetto al caso dell’Italia.

A chi critica il fatto che si tratti di una riforma non strutturata, coloro che sostengono il “sì” rispondono che si tratta di un primo passo di un più ampio progetto di modifica che dovrà inevitabilmente seguire. Si tratta, in questo caso, di una modifica puntuale che avrà però ricadute su numerosi altri aspetti del sistema parlamentare sui quali si dovrà intervenire.

Le ragioni del “no”

Dall’altro lato, gli oppositori della riforma invitano a votare “no” al quesito posto, ovvero a rifiutare la modifica costituzionale introdotta e lasciare il testo costituzionale allo stato attuale. 

Le principali tesi a sostegno del “no” riguardano lo svilimento del ruolo del Parlamento che ne deriverebbe e la riduzione della rappresentatività. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, si sostiene che soprattutto alcuni territori rimarrebbero sottorappresentati, essendo il Senato eletto su base regionale. Dal punto di vista delle forze politiche, invece,  sarebbero i partiti minori a rischiare di non avere rappresentanti in Parlamento.

L’ex procuratore Armando Spataro, intervistato su La Repubblica, ha sottolineato come serva una “maggiore qualità, non minore quantità degli eletti”. Ha evidenziato, infatti, come la riforma si focalizzi sulla “riduzione secca del numero dei parlamentari”. La puntualità, il limite della riforma portata avanti non convince, infatti, i sostenitori del “no”, per i quali è necessario un cambiamento più ampio e strutturato che giunga anche al superamento del bicameralismo paritario. Ad oggi, sono state proposte tante e confuse idee sui passi da seguire dopo l’approvazione di tale riforma.

La tesi di un forte risparmio per la spesa pubblica che deriverebbe dal taglio del numero dei parlamentari non è sostenuta da molti economisti. L’Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli ha, infatti, calcolato un risparmio di 57 milioni di euro l’anno, ovvero lo 0,007% della spesa pubblica.

Le forze politiche in campo

La legge costituzionale, che introduce le modifiche di cui sopra, è stata votata da maggioranze molto ampie nelle due Camere, raggiungendo i due terzi nella Camera dei deputati. Tale appoggio ha visto una convergenza di forze politiche della maggioranza e dell’opposizione. Il taglio del numero dei parlamentari è stato sostenuto dai partiti maggiori come il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Leu, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. 

Il principale partito schierato per il “no”, fin dalla votazione in aula, è +Europa di Emma Bonino. Tuttavia, le ragioni per opporsi a tale riforma sono sostenute da numerosi costituzionalisti e da molte forze extraparlamentari che hanno costituito comitati in vista del voto.

Inoltre, l’opposizione a questa riforma appare trasversale e interna ai vari partiti, molti esponenti dei quali hanno dichiarato di distaccarsi dalla posizione espressa dal proprio partito. A tal proposito, infatti, ben 71 membri del Senato, aula nella quale non si era raggiunta la maggioranza dei due terzi, hanno presentato le firme per proporre il referendum costituzionale.

Il progetto de Lo Spiegone

Considerato l’importante appuntamento elettorale che ci attende, noi de Lo Spiegone abbiamo ritenuto doveroso riflettere sulle tematiche politiche e normative che direttamente o più indirettamente si ricollegano alla riforma approvata in Parlamento e sulla quale noi cittadini saremo chiamati a esprimerci.

Da qui ai giorni delle votazioni andremo, quindi, ad approfondire concetti e questioni spesso citati nel dibattito politico e pre-elettorale, ma non definiti in maniera chiara. Andremo ad analizzare il concetto di rappresentanza, ovvero il rapporto esistente tra eletti ed elettori e sarà, quindi, necessaria una riflessione sulle funzioni svolte attualmente dal Parlamento, interrogandoci sulle eventuali modifiche che andrebbero apportate. Infine, un confronto con gli altri Paesi europei e con i loro sistemi parlamentari appare doveroso in quanto direttamente citato da chi ha sostenuto questa riforma.

Sebbene si tratti di un quesito semplice e di una modifica specifica riguardante il numero dei parlamentari, le riflessioni e le analisi sulle conseguenze più strutturali di tale riforma costituzionale sono numerose. Tra due settimane i cittadini italiani saranno chiamati per esprimersi su una modifica del testo della Costituzione che segnerà in maniera più generale l’assetto istituzionale. Per questo motivo, occorre soffermarsi sugli argomenti trattati e dare spazio alle posizioni espresse e alle ragioni del “sì” e del “no”.

Fonti e approfondimenti

E. Frattola, Quanto si risparmia davvero con il taglio del numero dei parlamentari?Osservatorio conti pubblici italiani, 24/07/2019.

A. Masera, Perché l’Election Day prevede anche il referendum costituzionale?, La Stampa,  02/09/2020.

L. Milella, Referendum, De Siervo: “Non serve più un Parlamento così ampio, La Repubblica, 26/08/2020.

L. Milella, Referendum, Sparato: “Tagliare gli eletti è solo pubblicità ingannevole”, La Repubblica, 26/08/2020.

E. Mingori, Referendum, il costituzionalista Clementi a TPI: “Tagliare il numero dei parlamentari non basta: vi spiego perché”, 26/08/2020.

Ministero dell’Interno, Speciale Referendum costituzionale.

Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Riduzione del numero dei parlamentari. Il testo di legge costituzionale e il referendum ex art.138 della Costituzione, 19/08/2020.

L. Serafini, Tagli dei parlamentari, il costituzionalista Ceccanti a TPI: “Chi votò Sì alla riforma Renzi dovrebbe rifarlo oggi. Ma preferisce attaccare il M5s” TPI, 26/08/2020.

L. Violante, Referendum. Sei motivi per votare No, La Repubblica, 26/08/2020.

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