Dizionario economico: inflazione, deflazione e stagflazione

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L’inflazione è verosimilmente la variabile economica più discussa e una tra le più “tangibili” e presenti nella vita di tutti i giorni, dato il suo impatto immediato sui prezzi. Allo stesso tempo, le cause e gli effetti dell’inflazione sono probabilmente tra i meno compresi, non solo tra il pubblico generale ma anche tra molti economisti e professionisti del settore.

Inflazione

Una descrizione dell’inflazione fedele al rasoio di Occam potrebbe essere la seguente: l’inflazione misura l’aumento dei prezzi su base annuale di una quantità fissa di prodotti. Ad esempio, l’inflazione è generalmente calcolata osservando il cambiamento di prezzo di un gruppo di prodotti (e servizi) di largo consumo su base annuale. Di solito, di questo gruppo di prodotti che forma l’Indice dei prezzi al consumo (Consumer Price Index o CPI), fanno parte il settore immobiliare, cibo e bevande, abbigliamento, trasporti, educazione e sanità. 

Questione spinosa rimane il peso di ognuno di questi elementi sul valore totale dell’inflazione, dato che le media pesata è calcolata pensando al cittadino “medio”, le cui abitudini di consumo non sono facilmente applicabili a ogni singolo abitante. Ad esempio, un individuo potrebbe trovarsi a spendere la maggior parte del suo salario in istruzione e sanità (e sarebbe quindi più impattato dall’inflazione di quel settore) mentre un altro potrebbe spendere proporzionalmente di più in cibo e bevande. Questo è solo uno dei tanti esempi di uno dei problemi e delle controversie riguardanti il calcolo del CPI. È chiaro quindi come spesso (ma non sempre) l’inflazione sia collegata alla quantità di moneta e alla velocità in circolazione, dato che la quantità di beni e servizi ha un prezzo in relazione alla sua scarsità relativa nell’economia, almeno in un’economia moderna di mercato.

Deflazione

Per deflazione invece si intende una diminuzione annuale dei prezzi, almeno in media e considerando i prodotti del paniere analizzato. La deflazione (o inflazione troppo bassa) più che l’inflazione è stata una delle condizioni più diffuse del mondo sviluppato per gli ultimi venti anni. Se sostenuta nel tempo, questa ha un effetto negativo sugli investimenti nell’economia reale e, quindi, sulla crescita, dato che gli incentivi a investire sono ridotti se i prezzi continuano a scendere nel tempo (poiché il valore monetario degli asset fissi cala nel tempo). Questo fenomeno deflattivo è legato all’invecchiamento demografico della popolazione (meno forza lavoro, meno spesa, meno mobilita’ e più individui in pensione) che spinge a ribasso i tassi di interesse. È importante infatti ricordare che i tassi di interesse nominali sono dati dal tasso di interesse reale sommato all’inflazione.

Un altro fattore che contribuisce a una bassa inflazione/deflazione nei Paesi industrializzati è la digitalizzazione dell’economia e la delocalizzazione della manifattura e dell’industria nei Paesi in via di sviluppo. La produzione a basso prezzo di beni di consumo permette di mantenere i prezzi molto più bassi nei Paesi sviluppati di quanto sarebbero altrimenti con produzione in loco, e lo stesso effetto si applica ai salari dei lavoratori nel settore primario e secondario (a causa della produzione spostata all’estero). Bassa crescita dei salari, beni di largo consumo a basso costo, digitalizzazione e meccanizzazione e invecchiamento della popolazione hanno garantito un lungo periodo di deflazione, soprattutto in Europa e in Giappone.

Inflazione e storia antica

Fin dall’avvento dell’uso della moneta, l’inflazione è stata un ospite fisso della storia umana. Per capire gli effetti dell’inflazione sulla società è interessante considerare alcuni esempi storici, che si sono riproposti puntualmente nel tempo. Alcuni storici ad esempio attribuiscono all’inflazione una delle cause della caduta dell’Impero Romano, le cui analogie con gli Stati Uniti di oggi non sono del tutto improbabili.

Avendo un esercito in constante crescita per controllare un territorio vastissimo per l’epoca, diversi imperatori dall’inizio dell’Impero in avanti diminuirono il contenuto di argento nelle monete dal 95% nel 117 d.C. al 50% nel 210 per pagare più soldati, effettivamente una forma di inflazione. Siccome più monete erano necessarie nel 210 d.C. per raggiungere la stessa quantità di argento del 117 per comprare la stessa quantità di beni (ancora il CPI), l’inflazione divenne effettivamente una tassa nascosta a discapito dei cittadini dell’Impero.

Durante l’epoca di Diocleziano (284-305), non bastando più l’argento in circolazione per le spese correnti, lo Stato passò a coniare monete di bronzo e così via, mentre il governo finanziava guerre e spesa pubblica tramite l’emissione di nuove forme di moneta – se vogliamo, una forma arcaica di Modern Monetary Theory – , prima d’oro, poi di argento, poi di bronzo e poi di stagno. L’eccessiva spesa risultò in un aumento generalizzato e repentino delle tasse da parte dello Stato per riottenere metalli preziosi presenti nelle monete, che per molti diede il colpo di grazia all’Impero Romano di Occidente. Lo shock fiscale portò infatti alla stagflazione, un fenomeno per il quale un’economia non cresce o è in recessione, unito a un’alta inflazione. L’alta inflazione unita alla poca crescita provocò diverse crisi economiche che culminarono con la fuga di molti funzionari e membri di classi agiate (in sostanza quelle che potevano permetterselo) da Occidente a Oriente, e contribuì al collasso dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C.

Inflazione e storia contemporanea

Passando ad esempi di inflazione più recenti, il più celebre è probabilmente il caso di John Law nella Francia di inizio Settecento. John Law, non a caso passato alla storia come “il padre dell’inflazione”, divenne Ministro delle Finanze francese (pur essendo scozzese) a seguito di un susseguirsi di eventi rocamboleschi che lo portarono in Francia alla corte del Duca d’Orléans (reggente di Re Luigi XV).

La Francia dell’epoca si trovava in condizioni economiche disastrose, avendo appena combattuto la Guerra di successione spagnola (1701-1714) e trovandosi quindi con un enorme buco di bilancio. Law, entrato nelle grazie del reggente, istituì un ingegnoso (o almeno così era sembrato all’inizio) sistema per ripagare i debiti dello Stato e risollevare l’economia francese. Il sistema consisteva nell’emissione di banconote (quelle che oggi chiameremmo azioni) legate al successo della Compagnia del Mississippi, una sorta di compagnia delle Indie francese che aveva diritto esclusivo allo sfruttamento dell’allora colonia della Louisiana. Le nuove banconote avrebbero preso il posto delle vecchie e avrebbero potuto, almeno in teoria, essere scambiate con argento dalla Banca Centrale francese.

La nuova moneta ebbe subito un successo economico e sociale importante, con effetti tangibili sull’aumento degli scambi commerciali e sulle finanze pubbliche. Il problema principale, all’inizio non notato dai più, era che le banconote erano accettate sulla base di possibili successi futuri della Compagnia del Mississippi e che non c’era un limite all’emissione da parte dello Stato. Law quindi iniziò a emettere un quantitativo sempre più elevato di banconote, senza però ottenere un corrispettivo equivalente di argento da tenere in deposito, effettivamente creando inflazione. Alla realizzazione di ciò che stava avvenendo, il pubblico francese tentò di vendere le azioni della Compagnia del Mississippi (che nel frattempo si era fusa direttamente con la Banca Centrale) per scoprire che non c’era abbastanza metallo prezioso per pagare tutti i detentori di banconote. Il collasso dell’economia che ne derivò mise le basi per diverse crisi future e discontento popolare che culminarono poi nella Rivoluzione Francese del 1789.

Sviluppi futuri

L’inflazione ha accompagnato la società fin da quando è stato abbandonato il baratto. La crisi provocata dal Covid-19 e i recenti dati sull’inflazione negli Stati Uniti (che registrano un +4.2% ad aprile 2021) hanno riacceso il dibattito sulla gestione dell’inflazione e sui suoi effetti sull’economia e la società. Come i governi risponderanno a una nuova ondata inflattiva in Occidente sarà determinante per plasmare le dinamiche geopolitiche globali sul medio e lungo termine.

 

Fonti e approfondimenti

Barbero, Alessandro, “La Bancarotta dello Stato: le cause della rivoluzione francese”, YouTube, 17/11/2019.

Ebeling, Richard M., “The Great French Inflation”, FEE, 01/07/2007.

Fernando, Jason, “Consumer Price Index (CPI)”, Investopedia, 12/05/2021.

Guida, Victoria, “Why big-spending Biden can shrug off GOP warnings of inflation”, POLITICO, 12/04/2021.

Holsen, Henry, “Biden officials are playing down the risk of inflation. Don’t believe them”, The Washington Post, 07/05/2021.

Library of Congress, John Law, 01/01/1940.

Murray, B., Curran, E., Chipman, K., “Inflation Rate 2021 and Shortages”, Bloomberg Businessweek, 17/05/2021.

Pede, Joseph R., “Inflation and the Fall of the Roman Empire”, Mises Institute, 19/10/2017.

Wines, Michael, “As Inflation Soars, Zimbabwe Economy Plunges”, The New York Times, 07/02/2007.

 

Editing a cura di Cecilia Coletti

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