Nei prossimi mesi, il Messico potrebbe diventare il secondo Paese dell’America latina a legalizzare la cannabis a scopo ricreativo. Con una popolazione di quasi 130 milioni di abitanti, sarebbe il più grande Paese al mondo a prendere tale decisione.
Alla base del progetto di legge ci sono motivazioni economiche, ma anche politiche: in molti vedono in questa riforma la possibilità di sottrarre un intero settore al controllo della criminalità organizzata, nel tentativo di promuovere un approccio alternativo alla guerra alla droga.
Come siamo arrivati a questo punto?
A marzo 2021, la Camera dei Deputati del Messico ha approvato un disegno di legge che prevede la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo. Tale progetto, al momento non ancora approvato dal Senato, prevede la possibilità per i maggiorenni di portare con sé fino a 28 grammi di cannabis, invece dei 5 attualmente consentiti, e – con un’apposita licenza – di coltivare fino a 8 piante nella propria abitazione per uso personale. Il disegno di legge include anche l’introduzione di licenze per la coltivazione e la vendita del raccolto sul mercato.
La legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo è un tema che è stato discusso a lungo negli ultimi anni. Nel 2017, il Messico ha legalizzato l’utilizzo medico della cannabis. Pochi mesi dopo, nel 2019, la Corte suprema messicana ha dichiarato incostituzionale l’attuale norma che proibisce il consumo ricreativo di marijuana e ha invitato il Parlamento messicano a riformare la norma vigente.
L’approvazione della legge da parte del Senato, che fino a poche settimane fa sembrava scontata, si è però rivelata più complessa del previsto a causa dello scetticismo di diversi senatori. Proprio per questo motivo era stata richiesta alla Corte suprema una proroga del termine per l’approvazione della legge. Tale proroga è però scaduta il 30 aprile senza che il Senato prendesse una decisione. La questione dovrà quindi essere ripresa a partire da settembre, quando si insedierà al Parlamento la nuova legislatura.
I dubbi di alcune forze politiche e della popolazione
I dubbi tra i senatori sono nati in seno allo stesso partito di governo che aveva inizialmente supportato l’iniziativa, il Movimiento Regeneración Nacional. Alcuni dei suoi membri hanno criticato alcune decisioni dei deputati, sostenendo che la legge, per come è stata strutturata dalla Camera, non avrà un impatto significativo.
La legge approvata dai deputati conserva alcuni elementi di rigidità nei confronti di chi consuma la cannabis: coloro che venissero trovati in possesso di più di 28 g di marijuana, potrebbero affrontare una multa di un massimo di 22.000 dollari o fino a tre anni di reclusione, sulla base della quantità posseduta.
Gli attivisti a favore della legalizzazione hanno sostenuto che il mantenimento di questa logica, che criminalizza coloro che consumano marijuana, farà sì che la riforma si riveli un fallimento e che non vada a eliminare quel legame che esiste attualmente tra consumo della cannabis, da un lato, e criminalità e violenza, dall’altro.
Se da una parte ci sono quindi una serie di attori favorevoli a una legge meno restrittiva, l’opinione pubblica rimane molto divisa su questo tema. Secondo l’indagine condotta da El Financiero a luglio del 2020, solamente il 38% della popolazione messicana si dichiara a favore di una legge che permetta l’uso della cannabis, mentre il 58% si dichiara in disaccordo.
Alcune forze politiche hanno cavalcato questo scetticismo pubblico, dichiarando a più riprese che un cambiamento di questo tipo non avrà l’effetto sperato né da un punto di vista economico, né dal punto di vista della sicurezza.
L’impatto sulla sicurezza
In realtà, anche molti studiosi hanno dubbi riguardo ai possibili effetti di questa riforma. Falko Ernst, analista dell’International Crisis Group, intervistato dal New York Times, ha sostenuto che la misura non avrà un impatto importante sulla lotta alla droga. La legalizzazione della cannabis portata avanti in alcune zone degli Stati Uniti ha fatto sì che la marijuana perdesse di importanza per il narcotraffico rispetto ad altre sostanze più redditizie. I narcotrafficanti messicani, che hanno come mercato principale gli Stati Uniti, raramente trattano la cannabis e pertanto la legalizzazione di tale settore avrebbe un impatto minimo sulla lotta al crimine organizzato.
Secondo Ernst, non è nemmeno chiaro se e quanto la legge porterà beneficio ai contadini messicani, che da decenni coltivano marijuana e che spesso finiscono per divenire ostaggio dei conflitti tra i gruppi di narcotrafficanti. La riforma da sola potrebbe non avere un impatto significativo, senza ulteriori politiche statali per affrontare il crimine organizzato.
Anche alcuni dei sostenitori della legalizzazione della marijuana in effetti riconoscono questo punto, ma rivendicano il valore simbolico della misura: l’obiettivo è quello di mandare un forte segnale in favore di una conclusione definitiva della guerra alla droga, che ha provocato decine di migliaia di vittime innocenti.
L’impatto sull’economia
Decisamente più importante è il potenziale impatto economico di questa riforma: la possibile apertura di un mercato della cannabis ha già suscitato l’interesse di investitori internazionali e imprenditori locali. Secondo alcuni di questi, la legalizzazione della cannabis potrebbe creare decine di migliaia di posti di lavoro, milioni di dollari di profitto per le imprese e nuove importanti entrate fiscali per lo Stato.
Questo tipo di fervore preoccupa però gli attivisti a favore della legalizzazione della cannabis. Temono che la legge possa favorire le grandi corporazioni internazionali: sarebbe particolarmente problematico ottenere una “licenza integrale” che darebbe a tali aziende l’accesso all’intera catena produttiva, favorendo così un processo di verticalizzazione e oligopolizzazione ed escludendo dal mercato i piccoli produttori.
Inoltre, i severi requisiti per ottenere le licenze potrebbero far lievitare i prezzi del prodotto finale, favorendo così la nascita di un mercato nero. Questo problema è particolarmente importante perché il Messico non ha al momento le risorse per sradicare le coltivazioni illegali di marijuana.
In una dettagliata analisi del mercato nero di cannabis degli Stati Uniti, la studiosa Vanda Felbab-Brown ha suggerito che se anche governi ricchi e capaci di investire molte risorse nella lotta alle coltivazioni illegali, come quello della California, non sono stati in grado di risolvere tale problema, è improbabile che possa riuscirci il Messico.
La questione dei diritti umani
Se da una prima analisi gli effetti della legalizzazione della cannabis non sembrano del tutto chiari, uno degli elementi che potrebbe rivelarsi fondamentale è il ruolo che avrebbe questa riforma sulla tutela dei diritti umani. Human Rights Watch ha recentemente sostenuto che il Messico dovrebbe emendare la proposta di legge attuale, decriminalizzando completamente il consumo di marijuana.
Secondo la versione attuale del disegno di legge, la polizia avrà il diritto di trattenere fino a 48 ore chiunque sia sospettato di possedere più di 28 grammi di marijuana. Inoltre, per ottenere una licenza per coltivare legalmente la cannabis in casa, i cittadini dovranno permettere ai funzionari del governo di ispezionare le loro case.
Secondo Human Rights Watch, la polizia messicana spesso si macchia di abusi o ricatti. Secondo uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia (INEGI) nel 2016, quasi due terzi delle persone trattenute in Messico sono state picchiate durante l’arresto, con più di un terzo soffocato o sottoposto a waterboarding. Un quinto ha ricevuto scosse elettriche. Questo elemento incentiverà chi è interessato a coltivare e a consumare cannabis a farlo illegalmente, in modo da non doversi relazionare con le forze dell’ordine.
Inoltre, secondo l’INEGI, nel 2019 erano circa 10.000 i detenuti che stavano scontando una pena nelle carceri messicane per semplice possesso di droga. Il disegno di legge per la legalizzazione della cannabis prevede che con l’eventuale approvazione di questa riforma i funzionari delle prigioni rilascino automaticamente chiunque sia stato condannato per un reato depenalizzato dalla nuova legge. Questo elemento è molto importante in quanto spesso nelle prigioni messicane non vengono rispettati i diritti umani.
Il resto dell’America latina
La decisione che prenderà il Messico potrebbe essere un importante segnale per i Paesi della regione, dove diversi movimenti sono nati negli ultimi anni per chiedere a gran voce la depenalizzazione del consumo della marijuana.
In varie zone della regione, i primi cambiamenti sono già in atto. Sono diversi i Paesi che negli ultimi anni hanno legalizzato l’uso della cannabis per motivi medici: si tratta di Paraguay, Perù, Cile, Colombia, Ecuador, Argentina e Puerto Rico. In Paesi come Bolivia, Cuba, Venezuela e nei Paesi dell’America centrale il consumo di marijuana rimane invece illegale in ogni caso. In Brasile la legge attuale punisce il possesso e il consumo. Dal 2015 la Corte suprema brasiliana sta discutendo la depenalizzazione del consumo personale, ma finora non ha raggiunto una conclusione.
Una eventuale approvazione del disegno di legge messicano potrebbe dare un nuovo impulso ai movimenti che in questi Paesi chiedono la liberalizzazione del consumo della cannabis, soprattutto in quei Paesi che, avendo già regolamento gli utilizzi medici della marijuana, potrebbero intavolare una discussione sul suo utilizzo a scopo ricreativo.
Come dimostra il caso uruguayano, eventuali riforme di questo tipo non saranno fondamentali nella lotta al narcotraffico. In Uruguay, infatti, dove la cannabis a scopo ricreativo è stata legalizzata nel 2013, gli effetti di tale riforma sul narcotraffico sono stati minimi. Non è nemmeno detto che questo processo possa essere in grado di generare nuovi importanti risultati economici, soprattutto per quei Paesi, come il Messico, dove la capacità statale di prevenire l’emergere di un mercato nero è limitata.
Tuttavia, è importante sottolineare come una legalizzazione del consumo della cannabis, se unita a una opportuna depenalizzazione, potrebbe avere un effetto molto positivo dal punto di vista della tutela dei diritti umani. Nel caso dell’Uruguay, si è registrata infatti un’importante riduzione dei reati legati al possesso di droga, proprio grazie alla depenalizzazione del consumo personale.
Un processo regionale di legalizzazione della marijuana potrebbe quindi essere efficace per sottrarre chi consuma cannabis ai ricatti e alle ingerenze delle autorità e per alleggerire la situazione nelle carceri nazionali, dove sono molti i detenuti per il consumo di droghe leggere. Da anni, infatti, Human Rights Watch invita i governi delle Americhe a rivalutare le loro politiche sulle droghe, proprio a causa degli alti costi sui diritti umani della “guerra alla droga” globale.
Fonti e approfondimenti
Alejandro Moreno, El 58% de los mexicanos está en contra de legalizar la mariguana, El Financiero, 24/11/2020.
Francesco Betrò, Canabis Protectio: il modello uruguayano, Lo Spiegone, 15/12/2020.
Gabriela Frías, México debate la posible despenalización de la marihuana entre controversia y oposición, CNN, 19/11/2020.
Karol Suárez, La lucha por legalizar el cannabis en México: ¿qué está en juego?, CNN, 31/03/2021.
Mara Echeverría, Los claroscuros de aplazar la legalización del cannabis en México, Expansión México, 16/04/2021.
María Paula Aristizábal Bedoya, Así avanza la regulación del cannabis en los países de América Latina, Colombia el más atractivo, La República, 16/12/19.
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Maya Averbuch, Mexico Cannabis Legalization Hits Unexpected Snag in Senate, Bloomberg, 08/04/2021.
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Redazione, América Latina, referente en legalización de marihuana, El País, 07/01/2018.
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Redazione, Diversas marchas piden en Latinoamérica la legalización de la Marihuana, DW, 07/05/2017.
Redazione, La Camera bassa del Messico ha approvato un disegno di legge per legalizzare la cannabis a scopo ricreativo, Il post, 03/11/2021.
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Vanda Felbab-Brown, Will cannabis legalization reduce crime in Mexico? Has it in the US?, Brookings, 26/04/2021.
Editing a cura di Giulia Lamponi