Negli ultimi anni, la Suprema Corte de Justicia de la Nación (SCJN), la massima autorità della magistratura federale del Messico, ha svolto un ruolo che è stato definito da alcuni progressista. Nel 2019 la SCJN ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva la penalizzazione del consumo di marijuana e nelle ultime settimane si espressa contro due leggi che rendono l’aborto un reato penale.
Non è la prima volta che una decisione della SCJN ha un peso di questo rilievo per la società. Per esempio, nel 2015, la Corte ha stabilito che fosse incostituzionale la norma che impediva i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ad oggi il matrimonio egualitario non è ancora stato legalizzato a livello federale, ma è legale in diversi Stati del Messico: la decisione della SCJN del 2015 è di fondamentale importanza in quanto fa sì che i giudici di tutti gli Stati siano formalmente obbligati a riconoscere i matrimoni celebrati negli Stati messicani che prevedono tale unione.
Le decisioni prese della SCJN non hanno un ruolo legislativo: non è sufficiente che la Corte dichiari una norma incostituzionale affinché, per esempio, l’aborto diventi legale. Tuttavia, tale organo – nel dichiarare che una certa legge lede i diritti dei cittadini messicani, violando la Costituzione – ha un importante potere simbolico, oltre al diritto formale di poter invitare il potere esecutivo e quello legislativo a riformulare tali norme.
Il funzionamento della Suprema Corte de Justicia de la Nación
Sulla base della Costituzione messicana, la magistratura federale è custode della Costituzione, protegge i diritti fondamentali dei cittadini e risolve le controversie, rispettando la divisione dei poteri prevista dallo Stato di diritto.
La SCJN, in quanto massimo organo della magistratura federale, ha quindi come compito principale la difesa delle regole stabilite dalla Costituzione messicana. È inoltre responsabile del mantenimento dell’equilibrio tra i diversi rami e sfere di governo e può risolvere, in modo definitivo, le questioni che sono di grande importanza per la società. In virtù di questo, non è possibile esercitare un ricorso legale contro le sue risoluzioni.
La Corte è composta da undici giudici, chiamati ministros. I ministri sono nominati dalla Camera dei Senatori, sulla base di una proposta del Presidente messicano e rimangono in carica per quindici anni.
Il Messico verso la legalizzazione dell’aborto?
Lo scorso settembre, la SCJN ha preso due storiche decisioni. La Corte ha dichiarato incostituzionale una sezione del codice penale dello Stato di Coahuila che criminalizza l’aborto e due giorni dopo si è nuovamente espressa contro una norma prevista dallo Stato di Sinaloa che prevede la protezione del diritto alla vita a partire dal concepimento.
Tali provvedimenti risultano particolarmente duri in quanto costringono le donne accusate di aver praticato un aborto a sostenere un processo penale. Oggi in Messico, a seconda dello Stato, le sanzioni per l’aborto possono variare da 15 giorni a sei anni di prigione. Solamente nel 2021, nel Paese sono già stati aperte diverse centinaia di fascicoli d’indagine per aborto, secondo la Segreteria del Sistema Nazionale di Pubblica Sicurezza.
Secondo alcune stime riportate da “El País”, potrebbero però essere circa un milione gli aborti clandestini eseguiti ogni anno in Messico, dei quali almeno un terzo si conclude con una serie di complicazioni mediche.
Le decisioni prese della SCJN significano, in primo luogo, che i due Stati coinvolti dovranno riformare le loro leggi. Inoltre, anche se per il momento le risoluzioni non impediscono che una persona venga denunciata, esse creano un precedente che dovrà essere tenuto in considerazione da qualsiasi giudice del Paese. Questi cambiamenti stabiliscono poi delle prime linee guida che dovranno essere seguite in futuro dagli altri 20 Stati del Paese che proteggono il “diritto alla vita”.
Infine, nelle sue decisioni, la SCJN ha indicato che è necessario che lo Stato fornisca «la garanzia che le donne incinte che lo decidano, possano interrompere la loro gravidanza nelle istituzioni sanitarie pubbliche in modo accessibile, gratuito, confidenziale, sicuro, rapido e non discriminatorio».
Il Messico verso la legalizzazione dell’aborto?
Poche settimane dopo essersi espressa con tale forza a favore del diritto all’aborto, la SCJN ha comunque riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario, pur sostenendo che tale misura non deve entrare in conflitto con i diritti sessuali e riproduttivi o essere motivo di discriminazione contro donne e minoranze.
Il Presidente della SCJN, Arturo Zaldívar, si è espresso duramente contro questa decisione, sostenendo che la Corte avrebbe ricevuto una serie di pressioni da parte di gruppi conservatori e religiosi per il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza illimitata.
L’ambiguo ruolo del Presidente della SCJN
Il ruolo di Arturo Zaldívar è estremamente criptico e potrebbe tradire una serie di ambizioni politiche. Egli è infatti un membro della corte dal 2009, quando è stato nominato dall’allora Presidente Felipe Calderón, espressione del PAN, un partito tradizionalmente conservatore e legato agli ambienti cattolici messicani.
Nel 2019, Zaldívar è stato nominato Presidente della SCJN per il mandato 2019-2022 e si è impegnato a rinnovare il sistema giudiziario messicano, avvicinandolo ai bisogni del popolo. La sua elezione è però stata duramente criticata da molti a causa della sua presunta amicizia con il Presidente messicano López Obrador.
Secondo alcune analisi, questa vicinanza tra i due è stata molto utile ad AMLO, soprattutto perché spesso negli ultimi anni l’opposizione ha scelto di fare appello alla SCJN per osteggiare le politiche del Presidente messicano. Dall’inizio del suo mandato, più di una dozzina di provvedimenti promossi da López Obrador sono stati contestati davanti a tale Corte, che non è però arrivata a una decisione definitiva riguardo a tali temi.
«C’è un ampio margine di discrezione all’interno della Corte nel definire la priorità dell’agenda, che è nelle mani del Presidente. Ma è anche vero che questo è sempre accaduto. Solo che ora è stata esacerbata perché ci sono molte politiche sotto l’esame del tribunale» ha spiegato l’avvocato Jorge Peniche, co-direttore dell’organizzazione Transitional Justice in Mexico. Anche per Julio Ríos, professore dell’ITAM ed esperto dell’intersezione tra politica e diritto, «è noto che durante il mandato di Zaldívar i grandi casi di cui è stata accusata la Quarta Trasformazione non sono stati (…) discussi. Sembra che ci sia l’intenzione di ritardare queste questioni».
L’agenda progressista (o politica) di Arturo Zaldívar
Per quanto apparentemente strumentale ad AMLO, è però anche vero che la dura posizione portata avanti da Zaldívar su temi quali l’aborto e l’obiezione di coscienza contrasta con l’orientamento del Presidente messicano. López Obrador si è infatti mostrato riluttante a parlare apertamente di aborto e uso di marijuana. Di fronte alle decisioni prese dalla SCJN riguardo all’aborto il Presidente ha sostenuto di non voler dare una sua opinione: «Abbiamo agito (…) con prudenza, in modo rispettoso, perché queste sono questioni molto controverse, polemiche e non vogliamo incoraggiare alcuno scontro».
Questa differenza di vedute tra AMLO e Zaldívar potrebbe essere interpretata come una semplice differenza ideologica o alla luce di una serie di costrizioni politiche vissute da López Obrador (che d’altronde è sostenuto anche da gruppi di cristiani ed evangelici), ma è anche vero che nelle ultime settimane l’attrito tra i due è sembrato crescere.
Secondo il progetto di AMLO, infatti, Zaldívar avrebbe dovuto impegnarsi per estendere il suo mandato da quattro a sei anni, cosa che avrebbe richiesto una modifica della Costituzione. López Obrador era, in effetti, anche riuscito a far approvare tale cambiamento al Congresso e aveva iniziato una dura campagna mediatica volta a convincere la cittadinanza di tale bisogno e facendo delle pressioni sui singoli membri della Corte affinché tale cambiamento venisse portato a termine.
Tuttavia, a causa della dura reazione dei membri della SCJN e delle fortissimi critiche da parte di una serie di esperti oltre che dai rappresentanti della società civile, è stato Zaldívar a scegliere di non discutere in seno alla Corte tale proposta, annunciando che terminerà le sue funzioni di presidente della SCJN regolarmente nel 2022. Secondo alcuni giornali, il motivo di tale decisione è stata la paura di Zaldívar di pagare un alto prezzo politico.
Si può quindi definire la SCJN progressista?
Secondo l’inchiesta portata avanti da “El Confidencial”, gli esperti che hanno tentato di rispondere a questa domanda sono in disaccordo nel valutare alcune delle decisioni prese dalla Corte negli ultimi anni. Se, per alcuni, esse sono l’espressione dell’ideologia dei membri stessi della SCJN – e soprattutto di Arturo Zaldívar – per altri siamo di fronte a un più ampio cambiamento del sistema giudiziario, grazie a una nuova generazione di avvocati, attivisti e giudici. È inoltre importante sottolineare che la Corte non si è ancora espressa su una serie di temi riguardanti la militarizzazione dello Stato, cosa che per alcuni rende meno credibile l’impegno in difesa dei diritti umani.
Sebbene il partito di AMLO in campagna elettorale si sia dichiarato contrario alla presenza militare nelle strade, dal suo arrivo al potere il ruolo dell’esercito è cresciuto. Il governo ha affidato ai militari la costruzione di infrastrutture chiave e il controllo delle dogane e ne ha aumentato il ruolo nei compiti di pubblica sicurezza.
Secondo Alejandro Madrazo Lajous, specialista del Centro de Investigación y Docencia Económicas, solamente così la SCJN potrebbe dimostrare il suo progressismo: «Stiamo assistendo a una serie di sentenze progressiste (…) e questa è una buona notizia. Da lì a chiamare la Corte progressista c’è ancora molta strada da fare. Il metro per misurare se questo è veramente un cambiamento nella Corte Suprema o se è un cambiamento in certe specifiche e limitate agende, sarà quando la Corte Suprema arriverà a risolvere il più grave problema costituzionale che il Messico ha oggi, che è la militarizzazione del suo governo civile.»
Fonti e approfondimenti
Alejandro Hernández, Marihuana legal, aborto libre: en México, la transformación progresista no viene de AMLO, El Confidencial, 16/09/2021.
Almudena Barragán, La Suprema Corte determina que la objeción de conciencia no interfiera con los derechos reproductivos de las mujeres, El País, 20/09/2021.
Andrea Colombo, La presidenza AMLO: tra successi e fallimenti del neoprogresismo, Lo Spiegone, 01/02/2021.
Carlos Loret de Mola A., Opinión: AMLO es un conservador disfrazado de liberal, The Washington Post, 12/09/2021.
David Marcial Pérez, Arturo Zaldívar pone en marcha el caso sobre la extensión de su mandato en la Suprema Corte, El País, 14/06/2021.
David Marcial Peréz, La Suprema Corte acumula más de una decena de casos pendientes sobre las reformas de López Obrador, El País, 29/04/2021.
Hugo A. Concha Cantú, Peligroso que Arturo Zaldívar se quede otros 2 años como presidente de la SCJN, Expansión Política, 24/04/2021.
Redazione, México despenaliza el aborto por unanimidad en la Suprema Corte, El Confidencial, 16/09/2021.
Sonia Corona, El ‘no’ de Zaldívar a ampliar su mandato: 15 minutos que cierran cuatro meses de dudas sobre la Corte, El País, 07/08/2021.
Suprema Corte de Justicia de la Nación, Ley Orgánica del Poder Judicial de la Federación.
Suprema Corte de Justicia de la Nación, ¿Qué es la Suprema Corte de Justicia de la Nación?.
Editing a cura di Beatrice Cupitò
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