In Francia inizia la corsa verso le elezioni presidenziali, con gli elettori chiamati al voto il prossimo 10 aprile per il primo turno elettorale e per un eventuale ballottaggio il 24 aprile. Il Paese va ai seggi alla conclusione del primo mandato presidenziale di Emmanuel Macron, il giovane leader del partito liberale e centrista La République En Marche!, eletto nel 2017 alla guida del Paese.
Gli ultimi anni in Francia sono stati caratterizzati da una stagione complessa segnata da avvenimenti sociali, sfide economiche e trasformazioni politiche di grande importanza, nonché dalla pandemia da Covid-19 che ha segnato profondamente il Paese come l’intera Europa.
I colpi di coda della stagione terroristica jihadista, esplosa sotto la presidenza di Hollande, nuovi fronti interni come la mobilitazione dei Gilet Jaunes e un ripresentarsi di nuove crisi migratorie hanno tenuto impegnato il presidente Macron e i due governi in carica sotto la sua presidenza. Édouard Philippe prima e Jean Castex poi hanno, infatti, dovuto fronteggiare tali fenomeni, mantenendo in parallelo l’impegno a governare il Paese nel periodo delle riforme interne volute dal presidente Macron.
Come si vota per le presidenziali?
La forma di governo della Repubblica francese è il semi-presidenzialismo, una formula che prevede la condivisione del potere esecutivo tra il presidente della Repubblica e il primo ministro. Dal 1962 il presidente della Repubblica è eletto direttamente dal voto popolare, motivo per cui le elezioni presidenziali in Francia, che si ripetono ogni cinque anni, sono le più attese.
Del sistema elettorale francese, di come si voti per il presidente della Repubblica e per il rinnovo del Parlamento, avevamo già avuto modo di parlare qui.
Il clima politico francese all’alba delle elezioni
Il fattore più visibile e determinante in questa elezione presidenziale è lo spostamento dell’elettorato francese sempre di più verso destra. Oltre che nei sondaggi relativi ai candidati, tale constatazione è avallata da rilevazioni periodiche che dimostrano come oggi il 37% degli elettori si riconosca in quella tendenza politica (un aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2017) mentre solamente il 20% si dichiara di sinistra (il 5% in meno rispetto a cinque anni fa). Non stupisce, quindi, che la bussola politica dello stesso Macron sin dal 2015 si sia man mano spostata verso destra. La sua esperienza politica ha visto la sua partecipazione come ministro nel governo socialista guidato da Manuel Valls fino a diventare leader di un partito, ormai a tutti gli effetti, di centrodestra, il movimento La République En Marche!, appunto.
Tali mutamenti sono sintomatici di uno scollamento fra la sinistra francese, in primis il Parti Socialiste che rappresentava fino a pochi anni fa uno dei due poli (assieme ai Republicans) e le classi lavoratrici. I primi, infatti, possono contare su un elettorato composto dagli abitanti dei grandi centri e provenienti dal settore pubblico. Le seconde, nel frattempo, sembrano orientate verso il blocco di destra, con il 33% degli elettori delle classi più povere a favore di Marine Le Pen, contro un 3% a sostegno di Anne Hidalgo, candidata del Partito Socialista.
In una Francia alle prese con gli alti numeri della quarta ondata della pandemia da Covid-19, che limiterà le grandi manifestazioni dei dibattiti pubblici, e alla guida del Consiglio dell’Unione europea, di cui detiene la presidenza di turno fino al 30 giugno, i principali candidati alla guida del Paese sono sette.
I candidati e gli schieramenti in campo per le presidenziali 2022
La frammentazione delle candidature rappresenta un primo fattore di rischio per lo schieramento delle sinistre francesi. Tra i candidati vi è l’attuale sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, candidata del Partito Socialista, attualmente data al 3%. Alla guida del movimento France Insoumise vi è Jean Luc Mélenchon, già candidato nel 2017. Attualmente stimato al 10%, nel 2017 ottenne il 19,6%, non arrivando al secondo turno. Per i Verdi il candidato è Yannick Jadot, attualmente europarlamentare. Il suo sostegno elettorale è del 5%. Questi tre candidati si presentano, quindi, divisi, e raccolgono complessivamente il 18% delle preferenze nei sondaggi pre-elettorali. Nessuno di loro sembra pronto a guidare un fronte unico, nonostante la proposta da parte di 130.000 attivisti di tenere delle primarie civiche (primaire populaire) a fine gennaio 2022. La consultazione, non vincolante, non ha trovato il supporto sperato tra i candidati della sinistra. Dall’esito delle primaire populaire potrebbe emergere poi una nuova candidatura: Christiane Taubira (ex ministra della Giustizia nei governi Ayrault e Valls I e II). A seconda degli esiti della consultazione che si terrà dal 27 al 30 gennaio si potrebbero avere due risultati: da un lato un ricompattamento delle sinistre, o di parte di queste, intorno alla figura emergente dalle primarie, dall’altro un’ulteriore frammentazione del campo della gauche, ipotesi per ora ben più realistica tra le due.
Non meno complessa è la situazione nella droite francese. Se Marine Le Pen, alla guida del Rassemblement National (data al 17% nei sondaggi) è ben nota ai più, anche per aver sfidato al secondo turno Macron nel 2017, gli altri candidati sono meno conosciuti ma piuttosto interessanti. Tra gli altri, ha fatto parlare molto di sé Éric Zemmour, esponente dell’estrema destra francese, dato al 13%. Vi è poi Valérie Pécresse, dal 2015 presidente della regione Île-de-France, data dai sondaggi al 16%.
Stando ai sondaggi, sembra che l’attuale presidente Emmanuel Macron sia dato per favorito al 25%. Se tale percentuale dovesse essere confermata, portando l’attuale presidente a superare il primo turno, potrebbe trovarsi ad affrontare al secondo turno una candidata di destra. Al momento le sfide ipotizzate sono, infatti, due. La prima ipotesi riproporrebbe il confronto già visto tra Macron e Le Pen nel 2017, dando il primo al 56% contro un 44% della seconda. Nel 2017 Macron aveva ottenuto la vittoria con il 66,1%. La diminuzione dei consensi dimostrerebbe, quindi, un avvicinamento tra i due candidati. Una seconda ipotesi riguarda invece il confronto tra Macron e Valérie Pécresse. La distanza tra i due sarebbe ancor più ridotta, essendo dati dai sondaggi al 53% contro il 47%.
Se la narrazione politica di Macron nel 2017 era incentrata sul superamento tra destra e sinistra, l’esperienza degli ultimi anni dimostra come le sue scelte politiche e di governo lo collochino nel campo liberal-conservatore. Mentre parte del suo elettorato si colloca tra le file dei socialdemocratici e dei centristi-riformisti, il vero nucleo è quindi negli elettori di centro destra. Macron è consapevole di questa tendenza e spera pertanto di non doversi confrontare con chi rappresenta proprio quella fazione politica, ovvero Valérie Pécresse. Nel miglior scenario possibile per il presidente Macron vi sarebbe una replica del ballottaggio del 2017, che permetterebbe a Macron di presentarsi come “bastione” contro l’estrema destra di Le Pen o di Zemmour.
A circa tre mesi dal primo turno, la sfida elettorale francese è, quindi, tutt’altro che segnata. Tanti sono i nomi e le posizioni di candidati e candidate, dove la scena politica appare frammentata e al clima politico precedentemente descritto si aggiungono fattori di crisi sanitaria ed economica che influenzeranno il risultato finale.
Fonti e approfondimenti
Fondation IFRAP, Comparateur de programmes, Présidentielle 2022.
Hall Ben, France is heading to the right even if Emmanuel Macron wins, Financial Times, 29/12/2021.
Ipsos, Présidentielle 2022 : le point à 4 mois du scrutin.
The Economist, The French left faces disaster in April’s presidential election, 15/01/2022.
The Guardian, The Guardian view on French progressives: divided they fall, 17/01/2022.
Politico.eu, French elections 2020.
Editing a cura di Francesco Bertoldi