Elezioni presidenziali e legislative: come si vota in Francia?

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Le elezioni presidenziali in Francia sono ormai alle porte e tutto il mondo si chiede chi sarà il nuovo presidente della V Repubblica. A queste seguirà, dopo un molto probabile secondo turno, previsto il 7 maggio, una nuova tornata elettorale per la composizione dell’Assemblea Nazionale.

La Francia è una repubblica semi-presidenziale, in cui il potere esecutivo è in mano a due organi, il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro. Il Presidente viene eletto con un sistema diretto dal 1962, mentre il Primo Ministro viene nominato dal Presidente ed è il rappresentante del partito che ha ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento.

La costituzione francese prevede, all’art. 34, che sia la legge a disciplinare il sistema elettorale, mentre alla legge organica, la quale è di grado maggiore alla legge comune nella gerarchia delle fonti, viene rimandato il compito di chiarire le varie questioni riguardanti il Parlamento, come il numero dei parlamentari (il quale è in realtà già previsto dall’art. 24) e le loro condizioni di eleggibilità e ineleggibilità.

Il sistema elettorale che stiamo per analizzare è stato in grado di creare una bipolarizzazione del panorama partitico, di cui sono state protagoniste due grandi coalizioni, una di sinistra, socialista, e una di destra, repubblicana. Le prospettive per le presidenziali di quest’anno che vedono Emmanuel Macron e Marine Le Pen in testa, più o meno a parità di voti, seguiti da Francois Fillon, Jean-Luc Mélenchon, e poi dal candidato socialista Benoît Hamon, dimostrano che il bipolarismo francese sta svanendo, che i maggiori partiti che hanno fatto la storia della V Repubblica stanno perdendo consensi, così come nel resto d’Europa.

Le Elezioni presidenziali

Il Presidente della Repubblica francese, come stabilisce l’art. 7 della Costituzione, è eletto a maggioranza assoluta dei voti espressi. Se tale maggioranza non viene conseguita al primo scrutinio, si procede ad una nuova votazione, nel quattordicesimo giorno seguente. Possono presentarsi solo i due candidati i quali, a parte un eventuale ritiro, abbiano ottenuto più voti al primo turno“. Il secondo turno non è necessario se uno dei candidati riceve il 50% più uno dei voti espressi. Nel secondo turno al candidato basta ottenere la maggioranza relativa, cioè almeno un voto più dell’avversario, per essere eletto presidente. Fino ad oggi nessun candidato alla presidenza è mai riuscito a farsi eleggere al primo turno.

Il mandato presidenziale è stato ridotto da 7 a 5 anni, con una riforma costituzionale sottoposta a referendum, nel 2000. In questo modo è stato possibile diminuire considerevolmente le possibilità che ci si trovi in una situazione di coabitazione, la quale si ha quando il Presidente e il Primo Ministro sono i rappresentanti di due coalizioni politiche diverse, facendo venire meno il fatto maggioritario, cioè la concordanza tra la maggioranza parlamentare e quella presidenziale.

Nella storia della V Repubblica, tre sono stati gli esempi di coabitazione:  tra il 1986 e il 1988, quando il Primo Ministro era Jaques Chirac, leader del MPR e il Presidente era il socialista Francois Mitterand; tra il 1993 e il 1995, quando Mitterand era ancora presidente e Edouard Balladur, dell’opposizione, era Primo Ministro; tra il 1997 e il 2002, Chirac era ora il Presidente e Jospin Period, socialista, Primo Ministro.

Fino alla revisione costituzionale del 2008, non c’era un limite ai mandati che il presidente potesse ricoprire, ma ora non può essere eletto più di due volte consecutive.

Il presidente è la figura portante dell’ordinamento francese e ciò è dimostrato dalla vastità dei poteri che possiede, elencati nella parte II della Costituzione. Egli è tenuto a  presiedere il Consiglio dei Ministri, promulga le leggi già approvate dal Parlamento e può chiederne la modifica, “sentiti il Primo Ministro e i Presidenti delle essemblee, può sciogliere l’Assemblea Nazionale”, è il capo delle forze armate e può attribuirsi poteri eccezionali in caso di minacce “gravi e immediate” all’ordinamento.

Tali sue prerogative hanno spinto molti studiosi ad accusare il sistema francese di ultrapresidenzialismo. Alle accuse la Francia ha risposto con la riforma costituzionale del 2008, la quale si proponeva di «rafforzare il ruolo del Parlamento, rinnovare le modalità di esercizio del potere esecutivo e a garantire ai cittadini nuovi diritti».

La cronistoria delle presidenziali in Francia durante il periodo della V Repubblica, evidenzia l’alta probabilità della rielezione di un candidato per il secondo mandato, così è stato per De Gaulle, Mitterand e Chirac, a cui segue la vittoria del candidato dell’opposizione. La ricorrenza degli stessi risultati però è già stata interrotta: dopo un doppio mandato di Chirac si è assistito all’elezione di un nuovo esponente della destra, Sarkozy, seguito da Hollande, socialista, nel 2012.

Il Parlamento

Il Parlamento francese è composto da due camere, l’Assemblea Nazionale e il Senato. I deputati e i senatori vengono eletti seguendo procedure diverse e mentre il sistema di elezione per i deputati è diretto, quello per i senatori è di secondo grado.

L’Assemblea Nazionale

Il mandato legislativo ha una durata di 5 anni, analoga al tempo in carica del presidente della Repubblica. I deputati vengono eletti con un sistema maggioritario a doppio turno: i candidati dei 577 collegi uninominali, possono aggiudicarsi il seggio ottenendo la maggioranza assoluta dei voti, che deve essere rappresentata dai voti di almeno un quarto degli iscritti. Se ciò non accade, si procede al secondo turno, da effettuarsi, una settimana dopo. Al secondo turno passano solo i rappresentanti che sono stati voltati da più del 12,5% degli elettori iscritti, i quali hanno ora bisogno soltanto della maggioranza relativa per conquistare il seggio.

Questo sistema ha ricevuto nella storia parecchie critiche, in quanto non garantisce che un partito che si aggiudica una grande quantità di voti a livello nazionale, sia rappresentato in modo proporzionale all’interno dell’Assemblea, in quanto per ottenere la rappresentanza è necessario vincere il seggio. Le procedure vigenti agevolano l’elezione dei deputati che rappresentano partiti o colazioni ber radicate nel territorio e i grandi attori politici, i socialisti e i repubblicani.

Un problema abbastanza sentito in Francia è quello della ripartizione delle circoscrizioni elettorali. Ad oggi, dal 2009, ne sono presenti 577 (lo stesso numero dei seggi all’Assemblea Nazionale), delle quali 566 sono per i territori metropolitani, la Nuova Caledonia e le collettività d’oltremare e 11 per i francesi all’estero. Questa ripartizione porta ad un forte sbilanciamento numerico nella composizione elettorale delle varie circoscrizioni, al quale si è cercato di provvedere con un limite per lo scostamento di popolosità fissato al 20% della media dipartimentale.

Quando si vota per le presidenziali, lo si fa con un collegio unico, ciò significa che il vincitore viene eletto sommando i voti che ha ottenuto a livello nazionale (a differenza di come avviene negli Stati Uniti per l’elezione del Presidente che deve invece aggiudicarsi la vittoria nei vari stati). Quando invece si vota per l’elezione dei deputati, come già spiegato, si sceglie un rappresentante per ogni circoscrizione, creando meccanismi di favoritismo per alcuni tipi di partito.

In questi ultimi giorni che precedono le elezioni presidenziali, visti gli esiti dei sondaggi, risulta molto probabile che Marine Le Pen ed Emmanuel Macron saranno i due candidati per il secondo turno del 7 maggio e, a prescindere da chi di loro vincerà, sarà un partito diverso da quelli del bipolarismo storico francese ad avere la presidenza. Il problema che potrebbe delinearsi in questa situazione è che non essendo partiti radicati sul territorio e non avendo una forte e fedele base elettorale, i voti che otterranno alle elezioni per i deputati dell’Assemblea Nazionale, calcolati con un sistema maggioritario uninominale su base circoscrizionale, non saranno sufficienti a garantire la maggioranza. Tale avvenimento andrebbe a creare un periodo di coabitazione, nonostante la prossimità temporale delle due elezioni.

Il Senato

I 348 senatori sono eletti indirettamente e ne vengono sostituiti la metà ogni tre anni, così che il mandato di ognuno sia di sei anni.

I cittadini sono chiamati a scegliere 148 000 elettori scelti tra i deputati, i consiglieri regionali, i consiglieri generali e i delegati dei consiglieri municipali, così che siano rappresentazione delle realtà locali, i quali dovranno eleggere i senatori. Se il dipartimento deve eleggere al massimo 3 senatori si utilizza un maggioritario a due turni come quello per i deputati, se i senatori da eleggere sono almeno 4, si utilizza un sistema proporzionale.

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.elysee.fr/la-presidence/les-presidents-de-la-republique-depuis-1848/

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-04-09/sondaggi-presidenziali-avanza-melenchon-populista-sinistra-194016.shtml?uuid=AEfKNR2

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