Chi è Jean-Luc Mélenchon

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Fino a poco tempo fa l’esito delle elezioni francesi sembrava diventare sempre più scontato. In particolare gli investitori erano pronti a correre il rischio di un ballottaggio MacronLe Pen sicuri della vittoria del candidato centrista, data come netta dalla maggior parte dei sondaggi. Da qualche settimana le preoccupazioni e le incertezze sono tornate sullo scenario delle presidenziali francesi. Di nuovo queste elezioni sono caratterizzate dall’imprevedibilità data da 4 candidati ancora in corsa, un partito storico come il PS fuori dai giochi e circa il 35% degli elettori ancora indecisi. Un nuovo scenario è venuto alla luce con la “vittoria” nei dibattiti televisivi di Jean Luc Melenchon, che grazie alla debolezza di Hamon e dei socialisti ha guadagnato mano a mano il quarto posto nella corsa alle presidenziali, corsa che non sembra fermarsi per il candidato della sinistra radicale.

Attualmente Melenchon è al 18-19% a soli 6 punti percentuali da Macron che si attesta al primo posto seguito da Le Pen e Fillon, il quale ha un 1,5% di distacco dal candidato della gauche. A cinque giorni dal primo turno basterebbe davvero poco a mandare in fumo le previsioni consolidate da mesi e a mettere in atto la “nightmare option” di un ballottaggio Melenchon-Le Pen. Nel quale il primo vincerebbe con il 63%.

Come ha fatto ad arrivare fin qui Melenchon? Perché non solo i candidati temono che continui a crescere?

Melenchon entra nel partito socialista nel 1976 e diviene consigliere comunale di Massy nel 1983, la sua carriera politica lo porta a diventare senatore nel dipartimento di Esonne e a ruoli ministeriali nel governo di coabitazione di Lionel Jospin.

Rimane nel partito fino al 2008, quando nel congresso di Reims annuncia la sua decisione di uscire e fondare insieme a Marc Dolez il “Parti de gauche”, partito della sinistra.

Alla guida del partito, Melenchon partecipa alla coalizione del Fronte della Sinistra durante le elezioni europee del 2009, divenendo europarlamentare e venendo rieletto nel 2014. La sua fama politica cresce e si consolida in Francia già precedentemente alle elezioni del 2012, due anni prima prende parte alle manifestazioni contro la riforma del sistema pensionistico, apparendo spesso sui media francesi. Alle presidenziali del 2012 arriva quarto con l’11% dei voti. Melenchon si è candidato alle presidenziali del 2017, con l’appoggio di un movimento, “La Francia ribelle”, presentando la sua candidatura come “al di fuori del mondo dei partiti”.

Melenchon usa un linguaggio diretto e coinvolgente, con il quale promuove il suo programma. Macron per lui è un candidato di destra. Il suo antagonismo verso i socialisti si è spinto fino ad ammettere la morte ideologica del partito, fondato su un principio per il quale le riforme sostituiscono la rivoluzione. Il candidato si sente molto vicino ai principi che reggono il partito spagnolo Podemos.

Oltre alla morte dei socialisti, Melenchon parla della morte dell’Europa, di quell’Europa idilliaca narrata per anni dai politici. Ad oggi l’UE rappresenta la tirannia delle banche e per uscire da questa tirannia propone un piano economico che cerchi di riscattare “il protezionismo nazionale” dagli interessi di Bruxelles.

Il mondo dell’industria e la destra pro-Fillon si scagliano sul suo programma politico arrivando a definirlo “Chavista”, aggettivo che Melenchon ha subito accolto e adottato. La sinistra moderata e lo stesso presidente uscente Hollande parlano di pericolo populista riferendosi indiscriminatamente sia a Melenchon che a Le Pen. Il candidato indipendente e centrista Macron, che ha più da perdere nel confronto con Melenchon mette in dubbio la reale applicabilità del programma e fa notare che l’avversario di sinistra è in politica dal 1987, “quando io ero ancora a scuola“.

Tra le proposte del candidato ci sono:

  • Rinegoziazione della la permanenza francese nell’UE e revisione dei trattati per un’unione più sociale ed ecologica. Lo spettro dell’uscita della Francia è solo un piano b per fare pressione.
  • Abbassamento dell’ età pensionabile a 60 anni, e riduzione dell’orario di lavoro.
  • Patrimoniale molto forte sui grandi redditi.
  • Abbandono da parte della Francia del nucleare come fonte di energia primaria.
  • Francia aperta ai migranti, ma con una maggiore attenzione alle domande d’asilo e il diritto di voto per i migranti alle elezioni locali.

Il successo di Melenchon in fasce d’età che vanno dai 18 ai 24 anni è cresciuto dal 12% al 44% in un mese. Tra i 25 e i 34 anni si è duplicato arrivando al 27%. Gli analisti affermano che Melenchon è attualmente all’apice della sua campagna, in un momento in cui i socialisti stanno soccombendo e Fillon si sta arenando. Il politologo Pascal Perrineau lo ha definito “un animale da campagna elettorale”.

L’arrivo improvviso di Melenchon è stato talmente rapido e talmente importante che tutti i media, tutti gli investitori, ma soprattutto tutti gli altri candidati, hanno iniziato a ricalibrare le loro dichiarazioni e le loro strategie anche in funzione anti Melenchon.

L’ascesa, come abbiamo detto, è iniziata con il collasso dei socialisti. Questi ,con il passare delle settimane, sono apparsi una imitazione pallida e poco credibile del candidato della “France Insoumise. Sebbene alcune proposte e promesse di Hamon fossero simili a quelle di Melenchon, questo ha raccolto più fiducia dello sfidante. Le tematiche sociali come la riduzione dell’orario di lavoro, abbassamento dell’età pensionabile, tassazione maggiore sui più ricchi e nuove assunzioni nella pubblica amministrazione sono stati i termini dello scontro Hamon-Melenchon.

La Francia ha il 10% di disoccupazione, un tasso fittizio di occupazione giovanile mascherato dai diversi lavori part-time per i giovani, un mercato del lavoro congelato e un tasso di disuguaglianza in costante aumento. In un contesto simile il messaggio di Melenchon non può che amplificarsi. I suoi 70’000 supporters della campagna elettorale rappresentano un fervore politico che altri candidati non hanno saputo costruire, solo Le Pen riesce a mobilitare tali cifre. La composizione di questi sostenitori è distinguibilmente raziale, da un lato molta diversità per Melenchon, dall’altro una platea di bianchi e francesi per Le Pen.

Le perplessità circa una vittoria di Le Pen e Melenchon sono controbilanciate dal fatto che in molti credono oramai che i candidati radicali, qualora raggiungessero l’Eliseo, saranno meno radicali rispetto alla loro campagna elettorale. Questa convinzione è avvalorata dal fatto che sia Le Pen che Melenchon, così come anche Macron, o non hanno un partito di riferimento o non hanno una potenziale maggioranza parlamentare. Non sarebbe così facile per i candidati portare avanti i loro programmi, soprattutto in un sistema come quello francese in cui, nonostante l’ultimo decennio di rafforzamento presidenziale, il parlamento conta ancora qualcosa soprattutto nei casi di coabitazione.

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.agi.it/estero/2017/04/13/news/melenchon_elezioni_francesi_marine_le_pen-1681596/

http://www.economist.com/blogs/buttonwood/2017/04/nightmare-option

http://www.reuters.com/article/us-france-election-idUSKBN17I0PV

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