L’insano divario: perché parlare di sanità, genere e intersezionalità

Sanità” è diventata una parola chiave del nostro quotidiano. A livello semantico, è interessante pensare a come questa si riferisca sia al raggiungimento di una condizione di buona salute individuale e collettiva, che agli organismi e le istituzioni con il compito di assicurarsi che questa condizione venga raggiunta e mantenuta. “Sanità” e “salute”, quest’ultima definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia», sono intrinsecamente connesse. 

Negli ultimi anni in particolare, il ruolo che hanno i fattori sociali nel determinare la salute di singoli e gruppi è emerso come una questione centrale, ormai davanti agli occhi di tutte e tutti. In realtà, sono più di 15 anni che persone esperte nel settore affrontano questa tematica – in particolare dal 2005, anno in cui l’OMS ha istituito la Commissione sui determinanti sociali della salute per comprendere come le disuguaglianze sociali, create da dinamiche politiche, economiche e culturali, abbiano un impatto sulla salute della popolazione e sull’organizzazione dei sistemi sanitari

Oggi più che mai è chiaro come le disuguaglianze sociali siano molto spesso sinonimo di disuguaglianze sanitarie. Le persone e le fasce della popolazione che si trovano in una situazione di svantaggio sociale sistemico tendono ad avere condizioni di salute peggiori, e hanno maggiori difficoltà ad accedere e a navigare il sistema sanitario.

Il genere come determinante sociale della salute

Il genere è un determinante fondamentale della salute che provoca disuguaglianze sanitarie. Nel contesto italiano il genere viene spesso e purtroppo approcciato come un’invenzione di natura ideologica, piuttosto che come un costrutto sociale che è parte fondante della realtà in cui viviamo. Ma facciamo un passo indietro. 

Diverso dal sesso biologico, che categorizza gli individui sulla base dei loro genitali, il concetto di genere si riferisce a una serie di aspettative sociali e costrutti culturali. È importante sottolineare come diverse tradizioni fanno riferimento all’esistenza di tre o più categorie di genere all’interno delle loro società. Il sistema culturale che è diventato dominante in Europa è invece fondato sul riconoscimento esclusivo di due generi, quello maschile e quello femminile, per questo si parla di “binarismo di genere”.

È tramite la riproduzione di aspettative e costrutti che il genere determina la posizione e la condizione sociale degli individui. Per identità di genere si intende invece la percezione che le persone hanno di sé e come, indipendentemente dal loro sesso biologico, si identificano con uno o più generi.

 Guardare al genere come determinante sociale della salute non significa quindi concentrarsi su come le differenze fisiologiche tra sessi biologici portino a diversi rischi e oneri sanitari. Piuttosto, questo tipo di analisi fa luce su come una serie di strutture sociali collegate al genere influisca sulla salute individuale, determinando anche la possibilità  di accedere ai sistemi sanitari e la capacità di questi ultimi di rispondere a esigenze specifiche. Ma la realtà che viviamo è troppo complessa per essere navigata utilizzando un sestante monodimensionale. Per questo motivo, il genere va integrato con altri assi identitari per fornire una visione multidimensionale, o meglio intersezionale.

Un approccio intersezionale a questo insano divario

Cos’è un approccio intersezionale?

La consapevolezza dei limiti associati con l’analisi di questioni e problematiche da una singola prospettiva non è cosa scontata. Quando esiste, questa consapevolezza può tradursi in approcci più critici alla comprensione della realtà che ci circonda – e a risposte che sono in grado di cambiarla agendo su livelli più strutturali

È dagli anni ‘80 che, nell’ambito giuridico, accademico e dell’attivismo statunitense, si lavora per portare alla luce come, a livello individuale, il sovrapporsi di diverse identità e appartenenze sociali determini privilegi, oppressioni e ingiustizie. Una figura centrale di questo lavoro è stata Kimberlé Crenshaw, professoressa e attivista per i diritti sociali che ha coniato il concetto di intersezionalità

Questo concetto nasce quindi dal riconoscimento e dall’analisi di pratiche giuridiche discriminatorie a cui le donne nere statunitensi erano e sono sottoposte. Queste discriminazioni hanno origine nel sovrapporsi di dinamiche oppressive di potere, che sono determinate simultaneamente da genere, appartenenza etnica percepita e classe sociale. 

Approcci intersezionali sono stati poi adottati e applicati negli ambiti teorici, metodologici e pratici più disparati. Tra questi troviamo anche quello dei determinanti sociali della salute: basato sull’analisi delle dinamiche complesse e interconnesse che fanno emergere le disuguaglianze sanitarie, esso si presta ampiamente a una comprensione e a un’azione intersezionale. 

Perché è importante parlare di salute e genere?

Negli ultimi anni, nell’ambito accademico e tecnico è stata dedicata un’attenzione sempre maggiore a come il genere e altri assi identitari determinino la salute di donne cisgender, persone transgender e non binarie – portando a risultati molto spesso peggiori rispetto a quelle delle loro controparti cisgender di sesso maschile. 

Questa dinamica è visibile in particolare nel contesto delle sfide più importanti che la società globale si trova davanti. Se guardiamo ad esempio al caso della pandemia attuale, i dati suggeriscono che il Covid-19 generi più morti tra le persone di sesso maschile che tra quelle di sesso femminile. Nonostante ciò, la pandemia ha avuto effetti a cascata estremamente significativi sulla salute mondiale – colpendo maggiormente quegli individui che non si identificano con il genere maschile

In particolare, si è verificata una crescita diffusa della violenza di genere a scapito di persone non binarie e transgender, donne e ragazze. La pandemia che stiamo vivendo ha anche un impatto sproporzionatamente negativo sulla salute fisica e mentale delle donne, che spesso ricoprono ruoli professionali e sociali maggiormente esposti ai disagi derivanti dal virus. Questo è legato al fatto che, per motivi storici, economici e culturali profondamente connessi alla lettura sociale dei ruoli di genere, le donne sono sovrarappresentate rispetto agli uomini in professioni sanitarie, nei settori economici terziari e informali più colpiti dalla pandemia, e in posizioni di cura non retribuita all’interno dei nuclei familiari. 

Il genere, l’appartenenza etnica percepita, la classe sociale, l’età, l’abilità, e diversi altri assi identitari si sono sovrapposti, interagendo con il retaggio socio-politico e culturale che caratterizza le diverse nazioni del mondo nel determinare un impatto più forte per individui e gruppi che esistono nell’intersezione di queste caratteristiche.

Sanare le disuguaglianze per una società giusta e in salute

Tutto questo sovrapporsi e interagire di diversi meccanismi sociali di potere e oppressione non sono una novità. Piuttosto, rappresentano un leitmotiv che ha permesso e rinforzato la creazione di disuguaglianze sociali e sanitarie

Se per decenni la salute della popolazione è stata un obiettivo secondario, oggi più che mai ci confrontiamo con quanto essa sia un prerequisito fondamentale per prosperità e benessere. Ottenere l’uguaglianza in termini di salute è a sua volta un requisito indispensabile per avere una popolazione sana. Per questo motivo è fondamentale capire come distinguere e soprattutto contestare le strutture sociali esistenti che determinano disuguaglianze sistemiche, le quali a loro volta si traducono in disuguaglianze sanitarie. 

Fonti e approfondimenti

Akbar, A. (2021). POLITICS IN, OF, AND THROUGH THE LEGAL ACADEMY: AKBAR INTERVIEWS MATSUDA, PART 2.

Beesley, C. (2014). Intersectionality: A Tool For Analysis Of Social Divisions.

Caiola, C. (2014). Using an Intersectional Approach To Study the Impact of Social Determinants of Health for African-American Mothers Living with HIV.

Fehrenbacher, A. E. et al. (2020). Translating the theory of intersectionality into quantitative and mixed methods for empirical gender transformative research on health

Fulu, E. et al (2021). Feminist movements are key to public health equity.

International Institute for Environment and Development (2020). Addressing gendered and other inequalities will be central to COVID-19 recovery.

Jane Coaston (2019). The intersectionality wars.

Kimberlé Crenshaw: The urgency of intersectionality | TED Talk

Rai, S. S. et al. (2020). Intersectionality and health-related stigma: insights from experiences of people living with stigmatized health conditions in Indonesia.

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