Il Sinn Féin è cambiato, per questo ha vinto in Irlanda del Nord

Sinn Féin_LoSpiegone
Flickr - CC BY 2.0

Lo scorso 5 maggio, in Irlanda del Nord, si sono tenute le elezioni per rinnovare l’Assemblea di Stormont, il Parlamento nazionale dell’Irlanda del Nord. Il risultato ottenuto è di importanza storica: per la prima volta, il partito nazionalista Sinn Féin (SF) si è affermato come il più votato dagli elettori

La vittoria dei nazionalisti potrebbe far pensare a uno sconvolgimento dell’equilibrio politico, soprattutto se si considera che Sinn Féin è un partito storicamente a favore della riunificazione dell’Irlanda del Nord con l’Eire. Probabilmente non ci saranno importanti stravolgimenti, almeno non nell’imminente futuro e comunque non legati a una battaglia per l’indipendenza nordirlandese dal Regno Unito. Parte del successo dei nazionalisti, infatti, è dovuta a un processo di modernizzazione del partito, che ha portato anche a un ridimensionamento delle sue idee fondanti. 

La crisi politica e la protesta del DUP contro il Protocollo

La crisi politica che ha portato al voto si è ufficialmente aperta lo scorso febbraio 2022, quando il Primo ministro unionista Paul Givan si è dimesso in segno di protesta contro l’adozione del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Il Democratic Unionist Party, di cui Givan è esponente, è aspramente contrario al Protocollo che regola i rapporti commerciali tra Belfast e Bruxelles nell’epoca post Brexit. Secondo i vertici del DUP il Protocollo, che di fatto mantiene l’Irlanda del Nord nel mercato unico e nell’unione doganale europea, isolerebbe Belfast dal resto del Regno Unito. 

Per questo motivo, il partito unionista ha dichiarato di non essere intenzionato a prendere parte a un nuovo esecutivo finché Londra non riuscirà a ottenere la riapertura dei negoziati sul Protocollo.

Il risultato del voto

Il voto del 5 maggio ha fatto registrare un risultato previsto dai sondaggi e, allo stesso tempo, molto importante. L’assemblea nordirlandese è composta da 90 seggi, 27 dei quali sono stati conquistati da Sinn Féin. Il DUP si è invece fermato a 25, ottenendone tre in meno rispetto alle elezioni del 2017. Per quanto riguarda le altre forze politiche l’Alliance Party (principale partito del blocco dei non allineati) ha ottenuto 17 seggi, l’Ulster Unionist Party 9, il Social Democratic & Labour Party (del blocco dei nazionalisti) soltanto 8. I restanti quattro seggi sono stati conquistati da partiti minoritari.

Il sistema elettorale nordirlandese è caratterizzato dal “voto singolo trasferibile”.  Oltre al numero dei seggi conquistati, può quindi essere utile analizzare i risultati tenendo in considerazione le “prime preferenze” ottenute da ciascun partito. Sinn Féin ha raggiunto il 29% delle prime preferenze, mantenendosi stabile rispetto al risultato del 2017. Situazione completamente diversa per il DUP che, fermatosi al 21,3%, ottiene il 6,7% in meno rispetto alla passata tornata elettorale. Gli altri risultati da evidenziare sono quelli dell’Alliance Party (13,5%, +4,5% rispetto al 2017) e del Traditional Unionist Voice (7,6%, +5,1%). 

Il nuovo volto di Sinn Féin

Il risultato ottenuto da Sinn Féin è da considerarsi storico. Fin dal 1921, anno della nascita dell’Irlanda del Nord, gli unionisti hanno rappresentato la maggioranza del Paese ed è sempre stato loro diritto nominare il Primo ministro. Dopo più di cento anni sarà un partito nazionalista, repubblicano e sostenitore della riunificazione con l’Irlanda, ad avere la possibilità di guidare il governo.

Il successo di Sinn Féin è dovuto a tanti motivi diversi. Il più importante, però, è legato al processo di modernizzazione avviato dai vertici del partito negli ultimi anni. La forza nazionalista si è impegnata per prendere sempre di più le distanze dalle controverse posizioni del passato, come il legame con l’IRA durante gli anni dei Troubles

In questi termini, molto importante è stato il ricambio generazionale avvenuto nella classe dirigente del partito. Molti dei nuovi volti di Sinn Féin negli anni di maggior tensione in Irlanda del Nord erano ancora troppo giovani e nessuno di loro ricopriva ruoli di spicco nel mondo della politica prima del Good Friday Agreement, accordo raggiunto nel 1998 che pose fine alle violenze tra nazionalisti e unionisti. 

Tra i nuovi protagonisti, spicca la figura di Michelle O’Neill, deputy prime minister del governo Givan e principale candidata a diventare la nuova Prima ministra. Negli ultimi anni O’Neill, cresciuta in un ambiente familiare legato all’IRA, ha dimostrato di voler rompere con il passato, iniziando a riconoscere gli errori commessi preservando le idee fondanti del partito. 

La campagna elettorale di Sinn Féin

La stessa campagna elettorale che ha preceduto le elezioni è stata un esempio di come Sinn Féin stia cambiando. Protagoniste del manifesto del partito sono state quelle politiche che nel Regno Unito vengono definite bread and butter, ovvero tutti quegli aspetti che toccano da vicino la vita dei cittadini. Molti elettori hanno votato Sinn Féin per le loro politiche – prettamente socialiste – sulla disoccupazione, la sanità, la questione abitativa e non per la particolare intenzione di avviare un processo di indipendenza dal Regno Unito.

Coscienti della grande possibilità di diventare i più votati, i leader di Sinn Féin hanno anche svolto una campagna elettorale molto cauta per cercare di ridurre al minimo i rischi di scivoloni che avrebbero potuto mettere in difficoltà o in cattiva luce il partito. 

Il miraggio di un’Irlanda unita

Se è vero che Sinn Féin ha vinto le elezioni grazie al suo nuovo volto e alla sua campagna elettorale vicina ai cittadini, non si può negare che una vittoria dei nazionalisti abbia un significato simbolico estremamente importante per l’Irlanda del Nord. La stessa O’Neill ha dichiarato in più occasioni che l’indipendenza dal Regno Unito e la conseguente riunificazione con l’Irlanda non è una priorità di Sinn Féin, per il momento, come non lo è per la maggioranza della popolazione. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Institute of Irish Studies-University of Liverpool, infatti, soltanto il 30% della popolazione nordirlandese sarebbe a favore di una riunificazione dell’Irlanda.

Tuttavia, Sinn Féin resta un partito nazionalista che ambisce alla riunificazione dell’Irlanda; l’eventualità che in futuro si inizi a parlare seriamente di un referendum a riguardo non può essere esclusa. I prossimi mesi saranno cruciali anche per comprendere questo aspetto, prima però bisognerà capire se a Sinn Féin verrà effettivamente data la possibilità di governare.

La governabilità in bilico

La particolare organizzazione istituzionale nordirlandese –  che prevede la formazione di un governo sulla base di una coalizione obbligatoria tra unionisti e nazionalisti – potrebbe, infatti, risentire della presa di posizione del DUP, determinato a ostacolare qualsiasi tentativo di governo in segno di protesta per il Protocollo.

Se il DUP rimanesse sulle sue posizioni e decidesse quindi di non nominare un deputy prime minister da affiancare al Primo ministro nominato da Sinn Féin, la governabilità del Paese verrebbe totalmente compromessa. Il Good Friday Agreement, infatti, impedisce a un Primo ministro di governare senza essere affiancato dal deputy prime minister nominato dal blocco opposto. 

Nell’immediato futuro di Michelle O’Neill si prospettano dure trattative per cercare un accordo, che al momento sembra molto difficile da raggiungere, con il DUP . I partiti hanno 24 settimane per presentare un esecutivo all’assemblea: qualora un governo non dovesse essere formato entro questo termine, si tornerebbe al voto entro 12 settimane. Non è da escludere la possibilità che la crisi non venga risolta e che i cittadini nordirlandesi possano tornare al voto entro la fine del 2022

 

 

Fonti e approfondimenti

O’Toole, Fintan, “Sinn Féin’s victory won’t bring a united Ireland right away – but it’s getting closer”, The Guardian, 09/05/2022.

Carroll, Rory, O’Carroll, Lisa, Helm, Toby, “Sinn Féin assembly victory fuels debate on future of union”, The Guardian, 07/05/2022.

Carroll, Rory, “Michelle O’Neill: centre stage for Sinn Féin’s prospective first minister”, The Guardian, 07/05/2022.

Carroll, Rory, “Sinn Féin echoes Labour in 1997 with softly-softly Stormont campaign”, The Guardian, 03/05/2022.

BBC, “Northern Ireland Assembly Election Results 2022, (consultato il 12/05/2022).

Learmonth, Andrew, “One third of Northern Irish voters would back united Ireland”, The Herald, 05/04/2022.

 

 

Editng a cura di Carolina Venco

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