Brexit is in the Eire: la questione del confine nord-irlandese

A pochi mesi dall’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Unione Europea, la questione del confine irlandese rimane una delle note dolenti delle negoziazioni. Trovare una soluzione condivisa che preservi gli Accordi del Venerdì Santo sembra essere molto più difficile del previsto, nonostante entrambe le parti concordino sul fatto che un confine rigido sia da evitare ad ogni costo.

Non solo un confine

Per capire le origini e la rilevanza della questione riguardante il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda è necessario fare un passo indietro. Bisogna infatti tornare al Government of Ireland Act del 1921, quando l’isola irlandese è stata ripartita in Irlanda del Nord, parte del Regno Unito, e Repubblica d’Irlanda, che dal 1801 faceva parte del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e che finalmente diventava indipendente. Con la partizione veniva dunque identificato un confine che divideva nettamente le due parti, non solo dal punto di vista geografico, ma anche politico e identitario.

Infatti, è da qui che iniziano le tensioni tra le due comunità che animano l’Irlanda del Nord e che sostengono una posizione diametralmente opposta riguardo al significato del confine. Da una parte si trovano gli unionisti, ovvero la popolazione discendente dai primi insediamenti britannici nell’isola irlandese di inizio Seicento. Essi, in maggioranza protestanti, concepiscono l’Irlanda del Nord come parte integrante del Regno Unito e nella loro visione il confine era ciò che definiva la loro appartenenza politica all’Unione. Dall’altra parte, invece, si contrappongono i nazionalisti, di origine irlandese e prevalentemente cattolici, che invece percepiscono il confine come un ostacolo alla realizzazione del loro obiettivo politico di lungo periodo: la riunificazione dell’isola irlandese sotto un unico Stato repubblicano. Il confine ha quindi sempre definito l’identità e lo status costituzionale dell’Irlanda del Nord, oltre che l’elemento di divisione tra le due comunità.

Gli anni dei cosiddetti “The Troubles” (1968-1998) hanno portato all’estremo lo scontro tra unionisti e nazionalisti. Lo scoppio di un conflitto armato che ha assunto caratteri particolarmente violenti ha riportato l’Irlanda del Nord tra le priorità del governo di Londra, il quale si è visto costretto nel 1972 a re-instaurare il controllo diretto sul territorio. Una delle cause scatenanti era la perenne esclusione e discriminazione a livello sociale e istituzionale della popolazione cattolica. Eppure non era una “guerra di religione” tra protestanti e cattolici, ma appunto uno scontro che aveva le sue radici nella diversa concezione dell’Irlanda del Nord e, quindi, del confine.

Un primo punto di svolta, fondamentale nel processo di risoluzione del conflitto, fu nel 1973, quando la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito fecero ufficialmente il loro ingresso nell’Unione Europea. L’adesione dei due Paesi all’UE, infatti, ha offerto numerosi benefici ai fini della risoluzione della disputa nel medio-lungo periodo. Innanzitutto, questo ha introdotto un nuovo forum politico, ovvero il Parlamento Europeo, in cui poter portare le questioni interne all’Irlanda del Nord. Ciò ha fatto sì che la discussione si svolgesse in un contesto più ampio e democratico, in cui unionisti e nazionalisti potessero confrontarsi anche alla presenza di europarlamentari di altri Stati Membri, tra cui ovviamente MEPs britannici e irlandesi.

Soprattutto, l’ingresso nell’Unione ha offerto una soluzione di compromesso rispetto proprio al confine che si è rivelata fondamentale per la tenuta della pace dopo la firma degli Accordi del Venerdì Santo nel 1998. Infatti, l’appartenenza dei due Paesi all’UE ha portato alla scomparsa di un confine rigido tra Irlanda del Nord e Irlanda, prima costituito da posti di blocco e controlli serrati. In quanto entrambi Stati Membri dell’Unione, vigeva il libero scambio di persone, beni, servizi e capitali, creando una specie di limbo in cui il confine al tempo stesso c’era e non c’era, a seconda del punto di vista.

Nonostante l’instabilità del governo di Stormont, fino al referendum del 2016 la situazione in Irlanda del Nord si è mantenuta pacifica, gli scambi commerciali tra Irlanda del Nord (e quindi Regno Unito) e Repubblica d’Irlanda sono stati consistenti e i fondi europei PEACE per la riconciliazione in Irlanda nel Nord sono stati cruciali per la ripresa della vita politica e sociale della piccola nazione. Il sentimento generale era quello per cui appartenere all’Unione Europea era essenziale per mantenere la pace e per continuare a godere dei benefici economici e politici che derivano dalla membership. Sarà anche per questo che in Irlanda del Nord, il 23 giugno 2016, ha vinto il remain con il 56% dei voti.

Sin dal principio una delle preoccupazioni maggiori era come preservare i termini degli Accordi di Belfast e quindi la pace, poiché si temeva che il ritorno a un confine rigido potesse far piombare l’Irlanda del Nord in uno stato di caos e di potenziali nuove violenze. La questione del confine, quindi, tornava in primo piano nel dibattito politico.

Le soluzioni proposte

Le parti coinvolte nelle negoziazioni, ovvero il Regno Unito e Unione Europea, hanno concordato fin da subito che non era possibile tornare a un confine rigido, fatto di checkpoints, controlli doganali e telecamere di sicurezza, perché questo avrebbe potuto riaprire vecchie ferite. Eppure, le due parti hanno fatto molta fatica a trovare una soluzione condivisa per evitare un hard border.

Da un lato, l’Unione Europea proponeva che, se non fosse stato raggiunto nessun accordo con il Regno Unito, si istituisse una common regulatory area che coinvolgesse l’intera isola irlandese, di fatto mantenendo l’Irlanda del Nord nell’Unione Doganale. A tale proposta, però, Theresa May ha reagito molto duramente, affermando che era un’ipotesi inaccettabile per qualsiasi Primo Ministro inglese, in quanto avrebbe significato minare l’integrità costituzionale (e territoriale) del Regno Unito, separando l’Irlanda del Nord dal resto del Paese. Inoltre, questa soluzione non sarebbe stata mai accettata dagli unionisti del Democratic Unionist Party (DUP), che non potrebbero tollerare di essere separati dal Regno Unito e che vedrebbero tale atto come una concessione ai nazionalisti. Non bisogna dimenticare, inoltre, che i dieci parlamentari del DUP reggono il governo May a Westminster e quindi il Primo Ministro inglese deve prestare molta attenzione a non scontentare i propri alleati.

Dall’altro lato, la proposta britannica è quella contenuta nel suo Chequers plan, la quale prevedrebbe l’istituzione di un “Regolamento comune” (common rulebook) per quanto riguarda il libero scambio di beni alimentari e manifatturieri tra UK e UE, senza alcuna necessità di controlli al confine. Le dichiarazioni doganali e i controlli in materia di IVA sarebbero stati svolti elettronicamente, così da evitare anche in questo il bisogno di un confine fisico. Tuttavia, l’UE ha respinto il Chequers plan e quindi anche questa soluzione, in particolare perché comporterebbe beneficiare del mercato unico senza assumersene gli oneri.

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In piena impasse, UE e UK sono riusciti a trovarsi concordi sul cosiddetto backstop plan, inteso come una rete di sicurezza per proteggere il confine se nessun accordo verrà raggiunto entro la fine del periodo transitorio, prevista per il 31 dicembre 2020. Anche in questo caso, però, le due parti non concordano sulla forma da dare a questa rete di sicurezza, andando a creare un nuovo stallo. L’Unione Europea si mantiene sulla posizione per cui l’Irlanda del Nord dovrebbe rimanere allineata con le norme commerciali comunitarie, così da evitare la necessità del confine. Il Regno Unito, dal canto suo, continua a sostenere che questa soluzione andrebbe a creare un confine nel mare irlandese, distruggendo l’integrità della propria Unione. La proposta britannica è quella di mantenere l’intero Regno Unito nell’Unione doganale per un periodo limitato (ma non definito) dopo il 2020. Ovviamente, l’UE ha rifiutato questa ipotesi per gli stessi motivi menzionati precedentemente.

In generale, il backstop plan è inteso al tempo stesso come uno strumento che faccia da “assicurazione” all’Unione Europea e come una sorta di “ultima spiaggia” preferibilmente a cui non dover mai ricorrere, poiché si auspica che si raggiungerà un accordo entro la fine del periodo transitorio. Per questo motivo, una delle proposte è quella di estendere tale periodo, in modo tale da dare più tempo alle parti per trovare una soluzione condivisa e definitiva riguardante il confine. Allo stato attuale, pare che Bruxelles stia considerando di venire incontro alle proposte di Londra per cercare di chiudere un accordo, anche se i contenuti rimangono ancora molto vaghi e incerti. L’unica cosa su cui si rimane saldi è che un confine è da evitare ad ogni costo.

Non va infine dimenticato che, secondo gli Accordi del Venerdì Santo, i cittadini dell’Irlanda del Nord sono liberi di tenere un referendum per esprimersi sul proprio futuro e quindi, eventualmente, riunificarsi con la Repubblica d’Irlanda. Nonostante gli unionisti sottovalutino questo scenario, molti analisti dicono che l’ipotesi di un referendum sulla riunificazione non sia mai stato così vicino, andando ad aggiungere un ulteriore elemento di incertezza sul destino dell’Irlanda del Nord.

Fonti e Approfondimenti

https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-politics-44615404

https://www.nytimes.com/2018/10/15/world/europe/northern-ireland-brexit-border.html

https://www.nytimes.com/2017/08/16/world/europe/uk-ireland-brexit-border-trade.html?module=inline

https://www.theguardian.com/politics/2018/oct/22/theresa-may-brexit-eu-final-deal-backstop

https://uk.reuters.com/article/uk-britain-eu-jigsaw/eu-eyes-brexit-customs-deal-to-break-irish-deadlock-sources-idUKKCN1MW275

https://www.bbc.com/news/uk-politics-45882360

https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-45873434

https://www.bbc.com/news/uk-politics-45871254

https://www.bbc.com/news/av/uk-politics-45890445/pmqs-corbyn-and-may-on-post-brexit-chequers-trade-deal

https://www.bbc.com/news/uk-politics-32810887

https://www.bbc.com/news/uk-politics-42277040

https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-42281324

https://www.bbc.com/news/uk-43470987

https://www.bbc.com/news/uk-politics-43224785

https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-45926828

https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-45864218

https://www.irishtimes.com/news/world/brexit/brexit-the-facts

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