Ricorda 1969: le August Riots

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Il 1969 è da molti ricordato come l’inizio dei Troubles, il conflitto che per quasi trent’anni ha insanguinato l’Irlanda del Nord. Nelle August riots (“rivolte di agosto”), scoppiate tra il 12 e il 17 agosto a Derry, Belfast e altre città, riemerse con forza la violenza tra comunità sopita dagli anni Venti, quando la Repubblica d’Irlanda si era affrancata dal dominio britannico.

Le origini

Per capire le origini delle August riots, bisogna parlare delle condizioni di vita della popolazione cattolica in Irlanda del Nord. Questa era vittima di una sistematica discriminazione istituzionale, nell’impiego, negli alloggi e nei diritti politici. Tramite un’astuto gerrymandering che favoriva gli unionisti protestanti, gli elettori cattolici erano svantaggiati nella rappresentanza politica a livello locale.

In risposta a questa situazione, era emerso un movimento per i diritti civili che chiedeva parità di trattamento per la popolazione cattolica. Tra le organizzazioni più attive c’era il Derry Housing Action Committee (DHAC), fondato proprio a Derry, che faceva campagna contro le discriminazioni abitative. Il governo nord-irlandese rispose inviando le forze speciali (Royal Ulster Constabulary, RUC) ma fece anche alcune concessioni. Queste, invece di calmare le acque, avevano fomentato le ostilità: per i cattolici, non erano sufficienti; per i protestanti, erano eccessive.

Lo scoppio delle August riots

I primi scontri tra dimostranti e forze di polizia avvennero tra l’estate e l’autunno del 1968 e si fecero più frequenti nei mesi successivi. Il 5 ottobre 1968, il ministro degli Interni nord-irlandese proibì una marcia per i diritti civili organizzata da un comitato ad hoc che includeva, tra gli altri, il DHAC e il Partito Laburista. Il comitato organizzativo decise di scendere ugualmente in piazza; le forze speciali del RUC attaccarono la folla disarmata, ferendo almeno 100 manifestanti. Gli eventi rafforzarono nella popolazione cattolica l’impressione che le forze di polizia nord-irlandesi non fossero neutrali. In questo contesto si svolgono gli eventi delle August riots.

Il 12 agosto 1969, a Derry sfilava la parata degli Apprentice Boys of Derry, per celebrare la vittoria nell’assedio di Derry del 1689, quando i protestanti difesero con successo la città dal re (cattolico) deposto Giacomo II. La commemorazione dell’evento era vista come un vero e proprio sfregio dai cattolici: la tensione, pertanto, era già alta.

La violenza esplose quando il corteo passò vicino al quartiere cattolico di Bogside. La polizia agì per ristabilire l’ordine, mentre i residenti lanciavano sassi sulla parata. Le forze dell’ordine tentarono poi di forzare le barricate ed entrare a Bogside, ma furono respinte. Lo scontro si trasformò in una vera e propria battaglia di strada, con pietre e bombe incendiarie; la RUC, per la prima volta, utilizzò gas lacrimogeni sui manifestanti, per poi passare alle armi da fuoco.

Nei due giorni che seguirono, l’intera comunità di Bogside si mobilitò per la battaglia e il governo di Belfast schierò le forze speciali dell’Ulster Special Constabulary (USC). La USC, composta prevalentemente da protestanti, era già ben nota ai cattolici: fondata nel 1920, prima della divisione dell’Irlanda, era stata protagonista di scontri sanguinosi con i nazionalisti.

L’intervento militare: Operation Banner

Il 13 agosto, il Taoiseach (primo ministro) irlandese Jack Lynch condannò le violenze della polizia sui manifestanti e invocò l’invio dei caschi blu ONU a Derry. Annunciò inoltre l’invio di truppe al confine per allestire ospedali da campo. Questa notizia gettò gli unionisti nel panico, per il timore che l’esercito irlandese avrebbe attaccato, ed esaltò i nazionalisti, che speravano nell’arrivo dei rinforzi.  Nel frattempo, in risposta agli eventi di Derry, i nazionalisti organizzarono manifestazioni a Belfast e in altre città.

Il 14 agosto, il primo ministro nord-irlandese James Chichester-Clark chiese al governo centrale di inviare l’esercito. Harold Wilson acconsentì all’invio di 300 soldati per un’“operazione limitata”, volta a separare protestanti e cattolici e riportare l’ordine. Si trattava del primo intervento militare diretto dai tempi della partition, la divisione dell’Irlanda avvenuta nel 1921.

Anche per questo motivo, fu una decisione carica di conseguenze. L’intervento temporaneo, infatti, si trasformò ben presto in un’operazione militare permanente, quando divenne chiaro che le violenze non si sarebbero fermate. L’Operation Banner coinvolse fino a 21.000 soldati negli anni Settanta, il periodo più caldo del conflitto. Si concluse solo nel 2007, dopo che l’Irish Republican Army (IRA) depose ufficialmente le armi.

La comunità cattolica, che aveva inizialmente celebrato l’arrivo dell’esercito come forza neutrale, diventò progressivamente ostile. Contribuirono a ciò diversi episodi controversi, come il Bloody Sunday del 1972, quando l’esercito sparò sulla folla di manifestanti, uccidendone 13. Da misura di polizia, Operation Banner si trasformò rapidamente in una guerra contro le forze repubblicane, e in particolare l’IRA. Delle 307 persone uccise dall’esercito nel corso del conflitto, tuttavia, più della metà erano civili disarmati.

Il bilancio finale delle August riots, che si conclusero il 17 agosto, è di 8 morti e almeno 133 feriti. 1.820 famiglie, soprattutto cattoliche, dovettero abbandonare le proprie case per sfuggire alle violenze e trovarono rifugio in campi allestiti nella repubblica irlandese.

La responsabilità degli eventi

Il 17 agosto, in conferenza stampa, Chichester-Clark attribuì la responsabilità delle violenze a dei gruppi isolati di estremisti repubblicani che non accettavano l’autorità del governo. Più tardi indicò anche l’IRA tra i colpevoli, nonostante a quell’epoca fosse praticamente inattiva. Il primo ministro nord-irlandese evidenziò che il governo si stava impegnando a portare avanti le riforme richieste dai cattolici senza alcun indugio, e che pertanto le azioni dei gruppi per i diritti civili erano ingiustificate.

Negli anni successivi, nuove indagini e testimonianze hanno rivelato un quadro più complesso. Innanzitutto, la discriminazione subita dai cattolici era reale e riconosciuta nel Cameron reportuna relazione del governo britannico pubblicata nel settembre 1969. Dal canto loro, gli unionisti conservavano la memoria storica della rivoluzione irlandese (1916-23), nel corso della quale avevano subito violenze e saccheggi. Temevano che l’acquisizione di potere politico ed economico da parte della popolazione cattolica avrebbe messo in pericolo la loro identità e le loro proprietà.

Il movimento repubblicano-cattolico raccoglieva al suo interno molte istanze diverse – dai movimenti per i diritti civili, che si definivano apolitici, a forze decisamente politicizzate, come la futura IRA. I gruppi armati di “volontari” unionisti compivano violenze sistematiche sulla popolazione e davano alle fiamme abitazioni e negozi, nel silenzio – o nella complicità – delle autorità e delle forze di sicurezza.

Il ruolo dell’esercito

Il coinvolgimento dell’esercito britannico, per certi versi, complicò il quadro. Da quel momento, il governo centrale diventò, suo malgrado, parte attiva in un conflitto politico e comunitario, che assunse anche i tratti di lotta contro l’occupazione. Il ruolo politico e militare di Londra – e dell’esercito – nei Troubles non è mai stato totalmente chiarito.
Negli anni Duemila, diverse commissioni d’inchiesta hanno portato alla luce insabbiamenti attuati dal governo nord-irlandese con l’avallo di Londra, per proteggere le forze di polizia o le milizie protestanti. Per quanto riguarda la strage del Bloody Sunday, i colpevoli non sono stati ancora individuati. Solo nel marzo 2019 la procura ha accusato un militare, noto come “Soldato F”, di duplice omicidio: dopo più di cinquant’anni, è l’unico indagato in una strage senza nomi.

L’operazione Banner è riconosciuta come un fallimento di strategia politica e militare, soprattutto fino al 1976. Le sue azioni spesso brutali la screditarono agli occhi della popolazione cattolica ed esposero il ministero della Difesa a una lunga serie di cause civili. Si sa che, al 1975, il governo erogò 410 risarcimenti in via extragiudiziaria, per evitare di perdere la causa in tribunale.
In una situazione di completo caos politico e militare, il governo di Londra impose la direct rule nel 1972 e operò una “vietnamizzazione” del conflitto, riconsegnando la responsabilità e i poteri di polizia nelle mani delle forze nord-irlandesi e attribuendo all’esercito un ruolo di supporto.

L’eredità delle August riots

Tra gli anni Settanta e il 2005, i Troubles hanno causato quasi 4.000 morti e hanno traumatizzato intere generazioni nate e cresciute sull’isola irlandese. Alla luce di questi numeri, gli eventi del 1969 sembrano passare in secondo piano. I dati, però, mostrano una realtà ben differente.

Gli eventi del 1969 produssero un’impressione profonda sui cittadini, risvegliando il timore delle violenze settarie e riaccendendo tensioni sopite dagli anni Venti. Con 17 morti, il 1969 fu l’anno più cruento dal 1935: un record che sarebbe stato infranto ben presto. Il conflitto si evolse rapidamente: lo studioso Robert McKeown conta 26 morti nel 1970 e ben 496 nel 1971, l’anno più violento fino a oggi.

Le August riots sono il punto di rottura in una situazione già molto instabile, e non per le differenze religiose. Disuguaglianze economiche e sociali, tensioni politiche e territoriali accumulate per decenni esplosero nellagosto 1969, ponendo in discussione l’identità del popolo nord-irlandese e il suo posto nel Regno Unito.
Proprio nel 1969 i residenti di Short Strand, a East Belfast, erigono le prime barriere per difendersi dagli unionisti. Le Peace Lines, muri che solcano Belfast, Derry e altre città, separano fisicamente le due comunità e sono il simbolo più evidente di un conflitto sopito, ma ancora ben presente nella vita quotidiana.

Fonti e approfondimenti

Melaugh, Martin, “The Derry march – Main events of the day“, CAIN.

Cameron Commission. 1969. “Disturbances in Northern Ireland. Report of the Commission appointed by the Governor of Northern Ireland“. CAIN.

Hanley, Brian. 2009. “1969: the North erupts“. History Ireland. 4 (17).

Gillespie, Gordon. 2009. “How the crisis unfolded 1969“. History Ireland. 4 (17): 16-19.

NI police colluded with killers“, BBC news, 22/01/2007.

Chichester-Clark, Major. 1969. “Northern Ireland Prime Minister’s speech on 17 August 1969“. WikiSource.

Roy, David. “Historian Michael McCann on setting the record straight about 1969 Belfast riots with Burnt Out: How The Troubles Began“, The Irish News, 14/02/2019.

Timeline of the Northern Ireland Troubles & List of those Murdered in 1969“, Belfast Child, 22/07/2015.

In pictures: Derry in 1969“, BBC News, 20/10/2014.

Coleman, Marie. “The historical basis for unionist fears of a united Ireland“, Queen’s Policy Engagement, 19/07/2019.

Bennett, Huw. 2013. “‘Smoke Without Fire’?Allegations Against theBritish Army in NorthernIreland, 1972–5“. Twentieth Century British History. 24 (2): 275-304.

Copertina: © Joseph Mischyshyn (cc-by-sa/2.0)

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