Il diritto alla salute mentale

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@Leonard J Matthews - Flickr - CC BY 2.0

Il diritto alla salute è tra i diritti fondamentali nella vita delle persone, a prescindere da età, genere o contesto socio-economicoL’OMS stabilisce che la salute è uno stato complessivo di benessere fisico, mentale e sociale e non la mera assenza di malattie o infermità. In questo senso si riferisce anche alla salute mentale, come dichiarato a più riprese dalle Nazioni Unite.

Tutti nel corso della propria vita hanno bisogno di un ambiente che supporti la salute mentale e il benessere emotivo. Se tale supporto non risulta essere idoneo o viene a mancare, chiunque può diventare un utente dei servizi per la salute mentale. L’OMS ha infatti dichiarato che la diffusione del disagio psichico, nelle sue varie manifestazioni, è aumentato negli ultimi anni e ha colpito gran parte della popolazione

Il diritto alla salute mentale ha però una storia complessa, segnata da profonde violazioni dei diritti umani; ne è un esempio il ricorso alla lobotomia, praticata come cura medica fino a metà del ‘900. Per questo è importante capire cosa significa diritto alla salute mentale a livello internazionale, perché è così cruciale nelle nostre vite e quali sono le problematiche dell’approccio attuale.

Un percorso difficile

Per moltissimi anni, la salute mentale è stata ritenuta un problema di pochi individui, non rilevante per la società civile. I pazienti non erano considerati come persone e le cure erano particolarmente disumane e degradanti. A partire dalla metà degli anni ‘50, l’approccio divenne più umano grazie all’introduzione degli psicofarmaci, che avevano lo scopo di  attenuare i sintomi più gravi e rendere più gestibili i momenti di crisi. 

Nonostante l’approccio si sia evoluto, le persone affette da disturbi mentali sono ancora oggi oggetto di profonde discriminazioni. Il Consiglio dei Diritti Umani, nella Risoluzione 36 del 2013, ha riconosciuto che le persone con disabilità psicosociali e quelle con malattie mentali devono affrontare discriminazioni quotidiane: stigma, violenza, abuso, esclusione sociale, segregazione e molte altre. 

Cos’è il diritto alla salute mentale

Non ci può essere salute senza salute mentale. La salute mentale però può essere difficile da definire, essendo caratterizzata da diversi elementi e includendo sia soggetti con disabilità cognitiva che soggetti con malattie mentali. 

Secondo l’Alto Commissario per i diritti umani, la moderna concezione di salute mentale include uno stato di benessere emotivo/sociale buono e delle relazioni sane e non violente tra individui e gruppi, caratterizzate da fiducia reciproca, tolleranza e rispetto per la dignità di ogni persona.

Nel diritto internazionale vi sono numerosi documenti giuridicamente non vincolanti che riconoscono la salute mentale come diritto umano, tra cui la Dichiarazione sui diritti delle persone con ritardo mentale del 1971 e i Principi per la protezione delle persone con malattia mentale e il miglioramento dell’assistenza sanitaria mentale (MI Principles), adottati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1991.

Tuttavia, solo nel 2006 la comunità internazionale ha fornito un quadro più completo sul diritto alla salute mentale, con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). La CRPD è il primo strumento giuridicamente vincolante che stabilisce degli standard internazionali e impone obblighi precisi in capo agli Stati per la protezione di persone con disabilità, definendole un gruppo vulnerabile.

Obblighi degli Stati per tutelare il diritto alla salute mentale

Secondo l’OMS, i fattori determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali non derivano solamente da fattori endogeni dell’individuo – come la capacità personale di gestione dei propri pensieri ed emozioni – ma anche da fattori esogeni, quali il contesto culturale, sociale e politico. Per questo motivo, il ruolo degli Stati è essenziale per garantire lo standard di salute più alto possibile.

In quest’ottica, la CRPD stabilisce un quadro normativo guida per gli Stati che la ratificano, imponendo degli obblighi per la tutela della salute mentale. Prima di tutto, le Parti devono adottare delle politiche nazionali che rispettino i principi della Convenzione e siano inclusive per le persone affette da disturbi. Nell’applicare queste politiche, gli Stati devono adeguare le loro attività seguendo determinati principi fondamentali: l’uguaglianza, la non discriminazione, la dignità, la partecipazione effettiva e inclusiva nella società.

Lo Special Rapporteur per il diritto alla salute, un esperto designato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, sottolinea come sia necessario garantire alle persone con disturbo mentale e disabilità psicosociali l’autorità di influire nella pianificazione e attuazione di politiche, leggi e servizi riguardanti la salute mentale – come confermato dal Piano d’azione per la salute mentale 2013-2020 dell’OMS. Questo chiarisce che il diritto alla salute mentale non sancisce un mero obbligo dello Stato di curare il paziente. Mira invece a facilitare la partecipazione dell’individuo alla propria salute e permettergli così di esercitare la propria autonomia e in un certo senso, il proprio diritto all’autodeterminazione. 

Inoltre, dal momento che il diritto alla salute mentale rientra pienamente nel diritto alla salute, gli Stati hanno l’obbligo di allocare il più alto numero di risorse possibili per garantirne l’effettiva tutela. 

Lo stato attuale

Come si è visto, il diritto alla salute mentale è stato riconosciuto come tale solo in età moderna, ponendo attenzione su una questione che fino a poco tempo prima era del tutto ignorata dalla comunità internazionale. Essendo quindi un diritto per certi aspetti ‘nuovo’, gli Stati hanno incontrato molte difficoltà nel soddisfare gli standard imposti per la sua tutela e i problemi persistono ancora oggi. 

In primo luogo, sono pochi gli Stati che allocano dei fondi adeguati per la salute mentale. Infatti, a livello globale, si stima che meno del 7% dei budget sanitari sia destinato a questo scopo. Ciò si deve alla erronea distinzione compiuta dagli Stati tra il concetto di salute mentale e fisica, violando di fatto il diritto al più alto standard di salute possibile.

Anche l’OMS ha sottolineato la scarsità di risorse disponibili per far fronte ai bisogni in materia in vari Paesi. A livello mondiale, la spesa annua pro-capite per la salute mentale è inferiore ai 2 dollari e si arriva fino al limite minimo di 0,25 dollari  pro-capite nei Paesi a basso reddito. Inoltre, la maggior parte di questi fondi vengono allocati per strutture psichiatriche che hanno un approccio considerato oggi obsoleto e mediocre.

In secondo luogo, vi è una mancanza di attenzione politica alla questione, che determina discriminazioni molto gravi per le persone affette da questa disabilità. Un report dell’Alto Commissario per i diritti umani ha affermato che le persone con problemi mentali sperimentano tassi sproporzionatamente più alti di cattiva salute fisica, e hanno una ridotta aspettativa di vita rispetto alla popolazione generale. Lo stigma è uno dei fattori decisivi per garantire o meno l’assistenza di qualità e l’accesso all’intera gamma di servizi richiesti.

Il futuro della salute mentale

Nonostante siano molti i passi avanti a livello internazionale, la tutela della salute mentale resta ancora un tema raramente riconosciuto come importante. La sua salvaguardia deve avere un’attenzione maggiore da parte della società e degli Stati, per garantire agli individui le migliori cure possibili.

Ciò può essere realizzato, abbandonando un approccio passivo alle cure e investendo in politiche e programmi mirati a coinvolgere attivamente le persone affette da disturbi psicosociali e problemi mentali. Tuttavia, risulta difficile pensare che questo obiettivo potrà essere raggiunto a breve se gli Stati continueranno a separare la salute mentale da quella fisica e ad allocare poche risorse in tal senso.

 

Fonti e approfondimenti

OMS, “Mental Health Legislation & Human Rights”, 2003

Nazioni Unite, “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”, 6 dicembre 2006

United Nations Human Rights Office of the High Commissioner, “Consultation on Human Rights and mental health: Identifying strategies to promote human rights in mental health”, 2018

Lo Spiegone, “Il diritto alla salute come diritto umano”, 2020

J. Cameron, “Mental Health Law: International Legal Standards and Human Rights”, Legal Dialogue from Civil Society, 2017

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