La società colombiana e la comunità internazionale tengono i riflettori puntati sul nuovo presidente Gustavo Petro. Dopo essersi reso protagonista della prima vittoria di un partito di sinistra in Colombia alle elezioni presidenziali del 2022, lo aspetta la sfida di concretizzare le promesse della campagna elettorale. In particolare, elevate aspettative circondano l’implementazione del Pacto por la Paz Total (Patto per la Pace Totale), elemento chiave del suo programma.
Cosa significa “Pace totale”?
Il quattro novembre 2022 è entrata in vigore la Ley 2272/2022, con la quale il Congresso colombiano ha stabilito le linee guida per realizzare una “politica di pace” che agisca in contemporanea su più fronti.
Lo Stato mira in primo luogo ad ottenere la smobilitazione definitiva dei gruppi armati in attività nel Paese e di alcune organizzazioni criminali, assicurando alla giustizia i responsabili di crimini e favorendo la reintegrazione nel tessuto sociale degli ex guerriglieri. In secondo luogo, inoltre, vuole promuovere lo sviluppo dei territori maggiormente danneggiati dai conflitti tra istituzioni e guerriglie e dalle rivalità tra gruppi armati, oltre a garantire il diritto alla verità e alla giustizia delle vittime e a tracciare un cammino verso la riconciliazione all’interno della società civile.
Come ha spiegato il ministro degli Esteri e presidente della Comisión de Paz del senato Iván Cepeda in un’intervista, si tratta di un progetto ambizioso poiché “non solo implica un dialogo simultaneo con i gruppi armati illegali, ma richiede, in un certo senso, di abbandonare la logica seguita finora nei processi di pace in Colombia”. Il progetto di Petro, infatti, propone di realizzare negoziati contemporanei con più gruppi armati e di rendere vincolante il contenuto degli accordi anche per i governi successivi, i quali non potranno ostacolare la loro implementazione. Si tratta di una grossa novità rispetto all’approccio tenuto in precedenza, che prevedeva progetti di portata più ristretta, puntando a ottenere accordi definitivi con una singola organizzazione prima di aprire il dialogo con altre entità.
Un percorso delicato
Dato che la Colombia è il secondo paese al mondo per numero di gruppi armati presenti sul territorio nazionale, il progetto del presidente Petro presenta alcuni rischi.
Si teme, infatti, che l’avvio di negoziati con alcuni gruppi possa disincentivare la partecipazione al dialogo di organizzazioni nemiche o percepite come ideologicamente lontane. Ad esempio, in un articolo pubblicato online il cinque settembre 2022, l’Ejército de Liberación Nacional (ELN) ha inizialmente criticato il progetto di pace dell’amministrazione Petro, ritenendo che esso preveda un trattamento analogo sia per i membri di organizzazioni paramilitari guidate da un’ideologia politica sia per i gruppi di delinquenti comuni e i narcotrafficanti.
Questa parificazione viene percepita come offensiva da parte dei guerriglieri, poiché i criminali dediti al traffico di droga sono ritenuti autori di “violenze sistematiche per fini di lucro e accumulo di capitali”, senza alcuna giustificazione sul piano politico o ideologico.
Oltre a questo, alcune voci evidenziano che la previsione di benefici per i gruppi che partecipano al progetto di pace totale (ad esempio condanne con pene più lievi e reintegrazione nella società civile) potrebbe essere interpretata come una sorta di legittimazione dell’attività criminosa di gruppi che hanno insanguinato per decenni la Colombia. Forti dubbi circondano anche la previsione di riconoscere la dignità di partito politico a bande protagoniste di forme di lotta armata.
La rispresa dei negoziati con l’ELN
Il primo banco di prova del progetto del presidente Petro è la ripresa dei negoziati di pace con l’Ejército de Liberación Nacional (ELN). Si tratta di un gruppo paramilitare di estrema sinistra, fondato nel 1964 ed ispirato ai valori del comunismo cubano. L’organizzazione è fortemente radicata in zone povere e rurali del Paese, come le regioni del Chocó, Cauca, Sur de Bolívar, Arauca, Vichada e Norte de Santander. Tra i precedenti tentativi di giungere a un accordo per la smobilitazione dell’ELN, il più recente risale al giugno 2014, quando l’allora presidente Juan Manuel Santos aveva ottenuto un “cessate il fuoco” durato fino al gennaio 2018.
Le trattative successivamente riprese a Cuba, però, erano state interrotte dal presidente Iván Duque nel 2019, dopo che l’ELN aveva realizzato un attentato ai danni dell’Escuela de Cadetes General Santander di Bogotà, provocando ventidue morti e sessantotto feriti. In risposta all’atto, il presidente Duque aveva fatto emettere ordini di cattura per i vertici della guerriglia che facevano parte della delegazione elenista.
Il 20 agosto 2022, il presidente Petro ha annunciato il ritiro degli ordini di cattura e delle richieste di estradizione voluti da Duque, un gesto di distensione che ha permesso la ripresa del dialogo nell’autunno 2022.
Il contenuto delle trattative
Il primo round dei negoziati, conclusosi il 12 dicembre, si è tenuto in Venezuela presso il parco naturale Waraira Repano e ha permesso di raggiungere un accordo su alcune questioni preliminari, come l’identificazione di Paesi garanti in cui tenere le prossime fasi del dialogo.
I lavori riprenderanno il 13 febbraio in Messico e si svilupperanno secondo l’agenda di sei punti fissata dal governo Santos durante le precedenti trattative. In particolare, verranno trattate questioni relative al coinvolgimento della società civile nel processo di pace, di centrale importanza per i membri della guerriglia. Secondo l’ELN, infatti, non solo il popolo colombiano deve prendere parte ai negoziati per la pace, ma più in generale deve essere ripensato il suo coinvolgimento nel processo democratico. Per questo, assume fondamentale importanza l’obiettivo di elaborare progetti per il superamento dei problemi di povertà, esclusione sociale, corruzione e degrado.
Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, il presidente Petro ha assemblato una delegazione di negoziatori che rappresenta la società colombiana in tutte le sue sfumature. Essa include rappresentanti dei partiti di sinistra, attivisti per la tutela dell’ambiente e dei diritti umani, leader afrodiscendenti ed indigeni, considerati più vicini alla sua sensibilità politica, ma anche membri delle forze armate e del settore industriale.
In particolare, ha destato approvazione la nomina a delegato di José Félix Lafaurie, attuale presidente del sindacato dei ganaderos (allevatori), con alle spalle una carriera politica nella destra uribista. Questa scelta è stata comunque apprezzata, perché permette la rappresentanza di settori influenti nell’economia colombiana, nonostante siano lontani dalla corrente politica del mandatario.
Commentando la ripresa del dialogo con l’ELN in un’intervista per il quotidiano El Espectador, il capo della delegazione colombiana, Otty Patiño, ha dichiarato: “Ci hanno chiesto – e noi siamo d’accordo – di riconoscere che sono un’organizzazione politica che ha preso le armi. E questo è il punto di arrivo: che loro abbandonino le armi e continuino ad essere un’organizzazione politica”.
Punti di forza del dialogo
Secondo un’analisi condotta da La Silla Vacía, il contesto in cui si svolgono i negoziati con l’ELN è molto diverso da quello che si presentava ai tempi di Santos e Duque.
In anni recenti, infatti, il numero dei guerriglieri di questa organizzazione è calato drasticamente. Un report dell’istituto Indepaz stima che nel 2018 l’ELN contasse circa 5.000 membri. Secondo un articolo della CNN, tuttavia, nel 2021 tale numero è calato a circa 2.500 – 3.000 combattenti, la maggior parte dei quali si trova nelle aree di confine con il Venezuela.
E’ considerato positivo anche il fatto che la riapertura dei negoziati sia avvenuta in Venezuela, area in cui, secondo alcune fonti, l’ELN avrebbe stabilito forti legami con le istituzioni nazionali e avrebbe collocato alcuni vertici strategici, circostanze però smentite dal leader Pablo Beltrán.
Molto rilevante, inoltre, è il cambio di metodo nel negoziato rispetto a quello seguito all’epoca di Santos. Come spiegato dal ministro degli Esteri e presidente della Comisión de Paz del senato Iván Cepeda, infatti: “Durante il governo Santos c’erano molti temi non negoziabili nel dialogo con l’ELN. Per esempio, il modello economico e di sicurezza non poteva essere oggetto di discussione con le guerriglie; non poteva esserci implementazione parziale degli accordi prima del disarmo; e l’ELN doveva liberare tutti gli ostaggi prima ancora di sedersi al tavolo dei negoziati”. Il governo Petro, al contrario, propone un approccio più aperto e intende procedere a un’implementazione progressiva dei singoli punti dell’accordo mano a mano che vengono conclusi.
Una guerriglia con molte teste
La delegazione elenista partecipante ai negoziati annovera leader di rilievo nazionale, come Pablo Beltrán e Aureliano Carbonell, accanto a individui meno noti, a capo di fazioni regionali.
Questo aspetto è particolarmente rilevante perché, come evidenziato da La Silla Vacía, l’ELN presenta una struttura denominata federalismo asimmetrico. Ciò significa che all’interno dell’organizzazione sono presenti una pluralità di gruppi che, pur riconoscendosi in obiettivi e ideologie comuni che vengono concordate a livello centrale, operano in autonomia e non ricevono ordini ferrei da una direzione centrale.
Tuttavia, questa frammentazione interna può rappresentare un problema a livello di vincolatività degli accordi. Il 13 dicembre 2022, infatti, appena ventiquattr’ore dopo che i negoziatori avevano annunciato l’invio di aiuti umanitari nella regione del Chocó, un comando attivo in quella zona ha proclamato un paro armado indefinido (sciopero armato a tempo indeterminato). Il gruppo, denominato Frente de Guerra Occidental “Omar Gómez” ha imposto un coprifuoco per la popolazione e vietato gli spostamenti di merci e persone nell’area.
Questo gesto costituisce una rappresaglia per alcuni omicidi compiuti (con la possibile connivenza della polizia e dell’esercito di stanza nella zona) da un’organizzazione rivale, il Clan del Golfo, con la quale è in corso un conflitto per il controllo del fiume San Juan.
Nonostante la tensione si sia alleggerita in breve tempo, con la cessazione del paro armado il 20 dicembre e la proclamazione di un cessate il fuoco unilaterale da parte dell’ELN per il periodo delle festività natalizie (24 dicembre – 02 gennaio), è evidente la fragilità degli equilibri raggiunti. Durante i cinque giorni del paro, infatti, i 30.000 residenti dell’area coinvolta non hanno potuto circolare liberamente per via terrestre, fluviale e aerea, nonché ottenere l’approvvigionamento dei beni essenziali.
Inoltre, è stato dimostrato che gli interlocutori del governo nell’ambito dei negoziati non possono garantire un controllo capillare su tutti i gruppi di membri dell’ELN, i quali mantengono un forte controllo sul territorio.
Il negoziato con le guerriglie costituisce una sfida di fondamentale importanza per il governo di Petro e per il futuro della Colombia intera. Oltre ad aprire nuovi dialoghi, tuttavia, l’esecutivo dovrà prestare attenzione alla concretizzazione degli accordi già conclusi e vincolanti per il Paese, un’operazione delicata e complessa che richiede grande attenzione.
Fonti e approfondimenti
Andrés F. Aponte González, Luis Fernando Trejos Rosero, Charles Larratt-Smith, Las Negociaciones con el Eln: ¿Una Paz a la Vuelta de la Esquina?, La Silla Vacía, 01 agosto 2022
Aura María Saavedra Álvarez, Eln levantó el paro armado en Chocó y Valle, según ministro Alfonso Prada, El Tiempo, 21 dicembre 2022
CNN Español, ¿Qué es la “paz total” que propone Petro y qué grupos armados han mostrado interés en acogerse?, 27 ottobre 2022
Colombia Reports, Colombia’s illegal armed groups (maps), 03 ottobre 2021
El Espectador, Esta es la agenda de seis puntos que negociarán Gobierno Petro y Eln, 05 ottobre 2022
El Espectador, ¿Es posible la paz con el Eln? Los elementos determinantes del proceso, 17 novembre 2022
El Espectador, La esquiva paz con el ELN, 21 novembre 2022
Francesco Betrò, ELN e Colombia firmano la pace: gli ultimi guerrilleros si arrendono alla democrazia, Lo Spiegone, 21 settembre 2017
Gloria Castrillón Pulido, “El Eln puede ser el socio para el cambio”: Otty Patiño, negociador del Gobierno, El Espectador, 21 dicembre 2022
Infobae, El ELN anunció que levanta paro armado en Chocó, 20 dicembre 2022
Luis Fernando Trejos Rosero e Reynell Badillo Sarmiento, La Negociación de Paz con el Eln: Aciertos e Incertidumbres, La Silla Vacía, 26 novembre 2022
Santiago Carmona Caraballo, Diálogos de paz: los primeros acuerdos entre el Gobierno y el Eln, El Tiempo, 27 novembre 2022
Santiago Rodríguez Álvarez, La Negociación con el Eln: No Cambia la Agenda, Pero Sí Todo Lo Demás, La Silla Vacía, 05 ottobre 2022
Santiago Rodríguez Álvarez, Frente del Eln Decreta Paro Armado y Pone en Peligro Acuerdos con el Gobierno, La Silla Vacía, 13 dicembre 2022