Il progetto Democrazia diseguale parte dalle basi tracciate dal precedente, Sogno iniquo, attraverso il quale abbiamo approfondito il tema delle disuguaglianze negli USA, cercando di capire quali sono le radici di questo sbilanciamento e come questo influenzi e renda illusorio il cosiddetto “sogno americano”.
Democrazia diseguale si propone di inquadrare le disuguaglianze economiche e sociali sullo sfondo della condizione politica attuale della democrazia statunitense, per provare a comprenderne le sue distorsioni e difficoltà.
Nulla di nuovo, purtroppo
Il gruppo di ricerca sulla disuguaglianza e la democrazia negli Stati Uniti dell’American Political Science Association, scrive in un report del 2004: «La parità di voce politica e un governo democraticamente reattivo sono ideali statunitensi ampiamente condivisi. In effetti, gli Stati Uniti promuovono vigorosamente la democrazia all’estero. Ma cosa sta succedendo alla democrazia in casa nostra?».
Questo lavoro di ricerca data 2004: un anno dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli USA, motivata, tra l’altro, anche dalla volontà di esportare la democrazia nel Paese e quattro anni prima della crisi finanziaria del 2008, le cui cause più profonde sono da ricercare nell’aumento delle disuguaglianze avvenuto nel trentennio precedente all’inizio della Grande Recessione.
Le autrici e gli autori del report evidenziavano già allora, tuttavia, come le disparità di reddito, di ricchezza e di accesso alle opportunità stavano crescendo più nettamente negli Stati Uniti che in molti altri Paesi. Il progresso verso la realizzazione degli ideali statunitensi di democrazia avrebbe potuto arrestarsi e in alcuni ambiti essere invertito.
Record negativo
La distribuzione della ricchezza e delle risorse negli Stati Uniti è stata estremamente diseguale negli ultimi decenni. La quota di ricchezza nazionale posseduta dall’1% della popolazione è aumentata infatti, da meno del 25% della fine degli anni Settanta, a circa il 45% degli ultimi due anni.
Secondo la misura del coefficiente Gini per il reddito, gli Stati Uniti presentano il più alto livello di disuguaglianza tra tutti i Paesi sviluppati. Sebbene queste disparità esistessero già prima della pandemia COVID-19, la crisi sanitaria globale ha poi esacerbato la differenza socio-economica nel Paese e ha contribuito a innescare nuove preoccupazioni, individuali e comuni.
Di pari passo con la crescita del divario economico e sociale, anche l’accesso ai diritti e quindi il confronto democratico nel Paese hanno mostrato una dura recessione e estrema polarizzazione politica, di cui l’attacco del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill e la cancellazione della sentenza Roe vs Wade che garantiva il diritto di aborto, costituiscono forse gli esempi più immediati.
Il progetto
Democrazia diseguale vuole narrare e farci riflettere sulla condizione attuale della società e della democrazia negli Stati Uniti. Le direttrici da cui è articolato il progetto sono tre: economica, democratica e sociale. Ogni articolo è all’interno di una queste tre aree e ne descrive un tema: dalla crisi legata agli affitti e al diritto alla casa, alla situazione del diritto all’aborto. Dall’affermazione dell’autoritarismo nel Paese, alla persistente crisi da consumo di oppioidi.
Il sogno americano – la possibilità di salire la scala economica e di ottenere più di quanto abbiano fatto i propri genitori – è sempre meno una realtà per le giovani e i giovani statunitensi, almeno negli ultimi venti anni. Secondo gli autori della ricerca The Equality of opportunity project, guidata dal professor Raj Chetty di Harvard, sono due le ragioni principali per cui i giovani di oggi hanno difficoltà rispetto ai loro genitori. In primo luogo, l’espansione del prodotto interno lordo è rallentata rispetto agli anni Cinquanta, quando la crescita era spesso superiore al 5% a trimestre. Ciò significa che la torta economica sta crescendo a un ritmo più lento di un tempo, con la conseguenza che c’è meno da distribuire.
In secondo luogo, la distribuzione di questa crescita è più disuguale e i benefici sono maggiori per coloro che si trovano nelle prime fasce di reddito, mentre coloro che si trovano in fondo non sono in grado di avanzare e raggiungere la stessa quota di un tempo. L’ascensore sociale è bloccato e la classe politica che per prima beneficia del sistema che ha contribuito a creare la sua ricchezza ha pochi incentivi nel ripararlo.
Più di un quarto dei miliardari del mondo vive negli Stati Uniti e si trova in posizioni di potere politico o finanziario. È immediata e rappresentativa in questo senso, l’immagine dell’ex presidente Donald Trump.
Anche per questo tra il 2010 e il 2011 negli Stati Uniti nacque il movimento Occupy Wall Street: per mettere a nudo la contraddizione per cui, mentre la democrazia è il governo della maggioranza, negli ultimi decenni la maggioranza sociale ha iniziato a contare sempre meno.
Quale democrazia?
La forma di governo democratico non implica una società socialista, non ha certo mai proposto l’abolizione dei mezzi di produzione o non pone a condizione lo sviluppo di un’economia basata sulla proprietà statale delle aziende. La democrazia ha invece trovato più coerente l’argomento della redistribuzione della ricchezza mediante tassazione progressiva.
Chi ha di più, paga di più e tutte e tutti, o almeno una piena maggioranza, devono poter avere le condizioni sociali e materiali affinché le loro differenze economiche non incidano sul loro potere politico.
Negli Stati Uniti in modo particolare, attraverso la retorica della meritocrazia, il disagio collettivo derivante da diseguaglianze di condizione e di opportunità, viene tradotto in una questione individuale. Se non riesco, la responsabilità è solo mia. Quello che il singolo può percepire come un fallimento è vissuto inoltre, in modo solitario, al di fuori di quel contesto sociale che lo inquadra come perdente e che non riconosce dunque il problema come collettivo, di tutta la società, ma come colpa individuale.
Lo storico statunitense Christopher Lasch scrive che l’esito di questa impostazione non è quello di una società più competitiva, ma di una società profondamente divisa tra una maggioranza di individui infelici e disillusi dalla vita pubblica e di una minoranza che invece, accumula ricchezza e potere.
Fonti e approfondimenti
Hu E., How COVID-19 Has Magnified Pre Existing Inequalities in the US, Global Development Policy Center, 10/03/2022.
Lasch C., La rivolta delle élites. Il tradimento della democrazia, Neri Pozza edizioni, 2017.
Levitsky S. e Ziblatt D., How democracies die. What history reveals about our future, Penguin Random House books, 2018.
Semuels A., Severe Inequality Is Incompatible With the American Dream, The Atlantic, 10/12/2016.
Task Force on Inequality and American Democracy, American Democracy in an Age of Rising Inequality, American Political Science Association, 2004.
Taylor A., What is Democracy?, National film board of Canada, giugno 2018.
Urbinati N., Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo, Gianfranco Laterza edizioni, aprile 2020.
Editing a cura di Matilde Mosca