Che la crisi del costo della vita abbia raggiunto nuovi picchi negli ultimi anni è una realtà innegabile ovunque. Negli Stati Uniti in particolare, l’intreccio di diverse condizioni critiche a livello economico ha creato una situazione ancora più precaria che in altri Paesi. Bolle economiche quali l’aumento degli affitti, l’alta inflazione, la crisi del debito si sono sovrapposte a condizioni strutturali quali le forti disuguaglianze economiche che continuano ad allargarsi nel Paese nordamericano.
Tra le particolari sfere demografiche e sociali più toccate da questi processi, una delle più rilevanti è senza dubbio quella delle giovani generazioni. Con la prospettiva dei primi a essere più poveri e precari dei loro genitori, millennials e zoomers si trovano schiacciati tra più pareti che stanno seriamente compromettendo la loro possibilità di costruire un futuro stabile e, se non prospero, quantomeno sostenibile dal punto di vista finanziario. Dei tanti, due sono in particolare i fattori che stanno affossando le prospettive di benessere delle nuove generazioni negli USA: la crescita del debito studentesco, ormai a livelli vertiginosi e l’inaccessibilità del mercato immobiliare.
Una questione generazionale
Per afferrare la magnitudine del cambiamento avvenuto negli USA negli ultimi decenni, un paragone tra il costo della vita per la generazione dei cosiddetti baby boomers e quelle odierne può offrire un utile metro di paragone.
Tra il 1970 a oggi, gli stipendi non sono rimasti uguali, ovviamente: secondo le stime, c’è stata una crescita dei salari del 67%. Il problema, però, è che l’incremento continua a non essere abbastanza per far fronte alla ben più vertiginosa crescita del costo della vita. Il valore mediano di una casa, che nel 1960 era solo di 11.900$, è schizzato alle stelle raggiungendo nel 2018, secondo la società immobiliare Zillow, la somma di 210.200$: quasi venti volte in più rispetto a sessanta anni fa. Lo stesso vale per l’istruzione terziaria: se frequentare un’università come Harvard nel 1960 richiedeva circa 1.000$ l’anno, nel 2018 il prezzo era di 46.340$, senza contare l’addizionale costo di una stanza.
La crescita dei salari non ha mai tenuto il passo con questa esplosione del costo della vita, con conseguente erosione dei risparmi delle famiglie statunitensi e il loro progressivo indebitamento: un processo che è stato chiave nel dare vita alla crisi economica del 2008. Nonostante il campanello d’allarme del 2008, però, la rotta non è mai stata invertita e la situazione è sempre peggiorata, ampliando la forbice di disuguaglianze dove la componente generazionale è sempre più prominente. Secondo il New York Times, tra il 1989 e il 2019, mentre la ricchezza delle persone con più di 65 anni è cresciuta più del 70%, quella delle generazioni più giovani è diminuita dal 13% al 19%. Una differenza abissale e, a lungo termine, insostenibile.
Debito studentesco, mobilità ascendente e alloggi
Secondo Forbes, ad oggi il debito studentesco totale della popolazione statunitense ammonta a 1,75 trilioni di dollari. Per comprendere la magnitudine del problema, basti pensare che eguaglia, dollaro più, dollaro meno, il PIL della Russia.
Le ricadute della questione sono molteplici. Permettersi l’accesso all’università è sempre più difficile e, anche a causa dei frequenti tagli di budget delle università pubbliche, sempre più sotto finanziate e in difficoltà, a risentirne sono gli studenti più indigenti. Mentre l’istruzione terziaria diventa un bene di lusso, ottenere una borsa di studio è sempre più un miraggio e il risultato è che il sistema universitario degli USA sta piano piano perdendo il contatto con le fasce meno abbienti della popolazione. E, ovviamente, questo ha effetti pesanti sul potere delle università di essere motori di mobilità sociale ascendente e di appianamento delle disuguaglianze.
Meno possibilità di frequentare l’università significa, ovviamente, avere l’accesso sbarrato a lavori più qualificati, che paghino meglio e offrano più stabilità. Ma anche per chi conclude con successo un percorso universitario, il peso del debito è spesso insostenibile e rende la gestione delle finanze personali impossibili: le stime dicono che le rate mensili medie per una triennale o una magistrale oscillano tra i 450$ e i 700$. Costi che forse sarebbero sostenibili, se non fosse che si sommano ad altri quali l’affitto che, attualmente, sta raggiungendo livelli esorbitanti: se in tutto il Paese il costo mediano di un appartamento con due camere da letto è di quasi 2000$, in una grande città come New York, dove, ovviamente, la concentrazione di possibilità lavorative è più alta, il prezzo mediano schizza a quasi 4000$. E se si vuole acquistare una casa, il prezzo medio di vendita nel primo trimestre del 2023 è stato di ben 516.500$, secondo la Federal Reserve Bank of St. Louis, quando nel pre-pandemia era di 383.000$.
Non sorprende, quindi, che la percentuale di persone under 35 con case di proprietà sia estremamente distante da quella delle altre fasce di popolazione. Meno del 40% degli under 35 statunitensi possiede la propria casa, a fronte di una media nazionale del 65% circa, secondo il censimento USA. La situazione degli affitti è altrettanto catastrofica, con più di un quarto degli affittuari statunitensi che dichiara di spendere più di un terzo dei propri redditi per poter pagare la propria abitazione – cifra che sale al 40% quando si restringe il campo alle sole grandi città. Non è un caso, d’altronde, che molti statunitensi siano costretti a fare più di un lavoro per mantenere le proprie famiglie, o a vivere con coinquilini per dividere i costi esorbitanti dell’affitto.
Una questione politica
Ignorare il problema significa accettare, a lungo termine, un impatto distruttivo sulle disuguaglianze socioeconomiche, sul benessere della popolazione, nonché sull’economia statunitense a tutto tondo. E per questo il tema ha, negli ultimi anni, attratto sempre più attenzione da parte dei politici statunitensi, soprattutto nell’ala sinistra del Partito democratico. Con Bernie Sanders in testa, diversi suoi esponenti hanno fatto dell’abolizione del debito studentesco un punto cardine dei propri programmi, assieme a proposte di riforme atte ad abbattere il costo dell’università, degli affitti e in generale della vita negli USA.
Parte di questa pressione ha avuto risultati, sebbene scarsi. Con l’esplosione della pandemia da COVID-19 nel 2020, il governo aveva sospeso per diverso tempo le rate per ripagare i debiti, con l’obiettivo di offrire sollievo alle finanze degli statunitensi in estrema difficoltà durante i primi lockdown. Successivamente, l’amministrazione Biden ha messo in campo un piano di riduzione del debito studentesco, offrendone la cancellazione fino a somme di 20,000$ per debitore, seppure con l’ombra di una possibile sentenza della Corte Suprema che, in futuro, potrebbe cancellare questa provisione.
Qualcosa si muove, dunque. Il problema però non può essere affrontato con misure così circoscritte, seppur positive. La crisi a cui si trovano davanti gli statunitensi, soprattutto giovani, è strutturale e pervasiva e probabilmente richiederà regolamentazioni forti al mercato immobiliare e al costo dell’istruzione e della vita, nonché sforzi per innalzare il livello dei salari. La decisione di mobilitarsi per appianare le disuguaglianze in maniera decisa potrà aspettare fino a un certo punto e, in una situazione di crisi come questa, probabilmente porterà con sé costi politici elevati.
Fonti e approfondimenti
Hanson, Melanie, “Average Student Loan Payment”, EducationData.org, 30/05/23.
Hurley, Lawrence, “Biden’s Student Debt Plan Hangs in Balance as Major Supreme Court Rulings Loom”, NBC News, 29/05/23.
Kamin, Debra, “More Than 1 in 4 American Homeowners Is ‘House Poor”, The New York Times, 30/05/23.
Krupnick, Matt, “Universities That Are Engines of Social Mobility Are Getting More Expensive”, The Hechinger Report, 17/01/20.
Leckie, Jon, “A Monthly Look at Rent Price Trends across the United States”, Rent. Research. 17/05/23.
Leonhardt, David, “A Poorer Generation”, The New York Times, 30/08/22.
Martin, Emmie, “Here’s How Much More Expensive It Is for You to Go to College than It Was for Your Parents”, CNBC, 29/11/17.
Editing a cura di Matilde Mosca