Entro 7 anni, fame e malnutrizione non dovrebbero più rappresentare un problema globale, secondo l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2 “Zero Fame” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tuttavia, il mondo si sta muovendo in direzione decisamente opposta.
Food security e food safety: due facce della stessa medaglia
Con il termine food security, letteralmente sicurezza alimentare, si indica la possibilità per tutti di accedere a cibo sufficiente per una vita sana e attiva. Questa definizione, coniata per la prima volta durante il World Food Summit (il forum annuale dalle Nazioni Unite in cui si discutono le principali tematiche ed emergenze in ambito alimentare) del 1996, pone l’accento non solo sulle modalità di redistribuzione del cibo nel mondo, ma anche sulla qualità del cibo; ed è proprio per questo motivo che questo tema interessa in maniera trasversale sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo.
Contrariamente, si parla di una condizione di food insecurity, o insicurezza alimentare, ogni qualvolta che un individuo non ha accesso regolare, nell’immediato o nel futuro, a cibo sufficientemente sano e nutriente da garantirne uno sviluppo considerato adeguato.
Per capire cosa determini la food security è fondamentale guardare a quattro elementi. Il primo aspetto è la disponibilità materiale di cibo, a sua volta derivante dai livelli di produzione, di scorte e dalla differenza netta tra importazioni ed esportazioni. Altri aspetti ugualmente cruciali da tenere in considerazione sono la possibilità di accedere al cibo dal punto di vista fisico ed economico e l’utilizzo che viene fatto del cibo, vale a dire il nutrimento che se ne trae. Infine, non meno rilevante è la stabilità di queste tre dimensioni nel tempo. Infatti, una quantità considerata adeguata di cibo può scongiurare il rischio di insicurezza alimentare solo se assunta regolarmente nel tempo.
Un’altra parola chiave da mettere a fuoco parlando di food insecurity è denutrizione, che, come una sorta di sottoinsieme, rappresenta il gruppo di individui nelle condizioni di insicurezza alimentare e indigenza più gravi. La denutrizione è legata al concetto di fame, definita dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) come la sensazione fisica di dolore causata da un consumo insufficiente di calorie rispetto al proprio fabbisogno. Mentre la food insecurity si misura con il Food insecurity experience scale (FIES), un indicatore che varia in base al livello di gravità, la denutrizione si misura con il Prevalence of undernourishment indicator (PoU), che stima il livello di denutrizione nel mondo.
Food security non è neanche sinonimo di food safety. Sebbene anche questo traducibile in italiano con l’espressione «sicurezza alimentare», questo concetto indica la disciplina scientifica che si occupa di gestire, preparare e conservare il cibo secondo le norme igienico-sanitarie al fine di prevenire la diffusione di malattie di origine alimentare. Quindi, attraverso la food safety si contribuisce alla produzione e distribuzione di alimenti in grado di favorire lo sviluppo sano e armonico dell’individuo. Per questo motivo, food security e food safety sono due facce della stessa medaglia: per garantire agli individui la possibilità di accedere a cibo sufficiente e di qualità per una vita sana, è necessario che il cibo sia di qualità.
Food insecurity in numeri
I livelli di food insecurity e denutrizione nel mondo tra il 2022 e il 2023 hanno raggiunto il loro picco più alto in assoluto. L’ultimo rapporto del Programma alimentare mondiale (WFP) sulle crisi alimentari ha sottolineato che nel 2022 258 milioni di persone in 58 Paesi si trovavano in condizione di insicurezza alimentare acuta o denutrizione, con un aumento significativo rispetto al 2021, quando a soffrire di food insecurity e denutrizione erano 193 milioni di persone in 53 Paesi.
Nel suo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e la nutrizione nel mondo 2022, la FAO ha evidenziato che l’indicatore che rileva i livelli di denutrizione nel mondo (PoU) è schizzato dall’8% del 2019 al 9.3% del 2020 fino a raggiungere il 9.8% nel 2021. Vale a dire che mentre nel 2020 le persone affette da una condizione di insicurezza alimentare a vari livelli d’intensità erano meno di 680 milioni, queste nel 2021 erano diventate quasi 830 milioni. Ciò che rende poi questo dato particolarmente preoccupante è che i livelli di food insecurity mantenevano un andamento stabile dal 2015. Il continente che soffre maggiormente gli effetti dell’insicurezza alimentare è l’Africa, dove il 20% della popolazione vive in condizioni di food insecurity, seguito dal 9.1% dell’Asia e dall’8.6% dell’America Latina e dei Caraibi.
Il deterioramento della sicurezza alimentare ha acuito anche il gender gap. Nel 2020 le donne sono state esposte ai livelli di insicurezza alimentare più gravi e vicini alla denutrizione 10 volte in più degli uomini, mentre l’anno precedente ciò era avvenuto “solo” 6 volte in più.
Di chi è la colpa?
I principali responsabili dei recenti e vertiginosi aumenti dei livelli di food insecurity e denutrizione sono i conflitti, le condizioni ambientali e climatiche estreme e gli shock economici. I diversi ritmi e velocità di crescita economica tra i Paesi e le regioni del mondo, insieme ai gap strutturali nella distribuzione del reddito, l’instabilità dei mercati, l’aumento della popolazione e del tasso di urbanizzazione, hanno poi contribuito ad amplificare gli effetti negativi di questi questi fattori sulla sicurezza alimentare.
A partire dal 2019-2020, stiamo assistendo alla compresenza e sovrapposizione delle tre principali cause dell’insicurezza alimentare ed è per questo motivo che la situazione si è deteriorata rapidamente. Negli ultimi 5 anni, i fenomeni climatici estremi e le irregolarità del ciclo dell’acqua si sono intensificati ed estesi anche ad aree che non erano mai state considerate come vulnerabili prima d’ora. In parallelo, si sono inseriti gli effetti economici della pandemia da Covid-19, che ha colpito spesso in misura maggiore i Paesi con una sicurezza alimentare già particolarmente precaria. Questa già faticosa ripresa economica è stata poi ulteriormente affossata dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari dovuto alla guerra in Ucraina. Russia e Ucraina sono due dei maggiori produttori ed esportatori mondiali di cereali, fertilizzanti ed energia. Di conseguenza, il conflitto ha minato la possibilità per molti Paesi di approvvigionarsi dagli importatori diretti e ha complicato la produzione domestica di beni.
In uno scenario globale già fortemente diseguale prima della pandemia e della guerra in Ucraina, con 1 miliardo di persone che soffrivano di obesità e 800 milioni di persone che soffrivano di denutrizione, i cambiamenti climatici, economici e sociali degli ultimi anni sono stati un vero e proprio detonatore per l’insicurezza alimentare.
Invertire la rotta
Secondo le proiezioni della Banca Mondiale, non stiamo minimamente tenendo il giusto passo per raggiungere l’Obiettivo “Fame Zero” entro il 2030 e, nonostante alcuni progressi, neanche la maggior parte degli altri obiettivi nutrizionali globali. Al contrario, si prevede che lo stato di food insecurity delle fasce più vulnerabili della popolazione mondiale peggiori ulteriormente nei prossimi anni.
Per questo motivo, e alla luce del fatto che la food security passa necessariamente attraverso dinamiche globalizzate di importazione ed esportazione, visto che non esistono Paesi in grado di garantirla tramite la propria produzione domestica, il problema della sicurezza alimentare deve essere affrontato a livello globale.
Negli ultimi decenni, gli aiuti alimentari e umanitari di emergenza hanno rappresentato la risposta per eccellenza di governi e organizzazioni internazionali alle crisi alimentari. Tuttavia, allo stato attuale, una risposta emergenziale alle specifiche situazioni di criticità non è più sufficiente, soprattutto se si considera la sovrapposizione di shock che si è verificata a partire dal 2019-2020 e si guardano le proiezioni secondo le quali la popolazione mondiale aumenterà del 60% entro il 2050. Di fronte a un’emergenza globale e continua, è necessario sviluppare risposte strutturali, permanenti, sostenibili e guidate da forti evidenze scientifiche sull’impatto delle politiche e degli strumenti di governance globale e nazionale, e adottare un approccio sistemico sostenibile di lungo periodo, che renda gli individui e le comunità resilienti alla crisi alimentare.
Fonti e approfondimenti
FAO (2003) Trade Reforms and Food Security. www.fao.org/3/y4671e/y4671e06.htm.
FAO (2022) , The State of Food Security and Nutrition in the World. www.fao.org/documents/card/en/c/cc0639en.
FAO (2023) What is Food security? What is Food Security? There are Four Dimensions (worldbank.org).
FAO (2023) Hunger and Food Insecurity. www.fao.org/3/y4671e/y4671e06.htm.
IFRPI (2023) Rethinking Food Crises Responses. ebrary.ifpri.org/utils/getfile/collection/p15738coll2/id/136619/filename/136836.pdf.
WFP (2023), Global Report on Food Crises. www.fsinplatform.org/global-report-food-crises-2023.
World Bank (2022), Food. www.un.org/en/global-issues/food.
Editing a cura di Beatrice Cupitò