Sono passati 160 anni da quando, il primo gennaio 1863, il presidente statunitense Abraham Lincoln emanò con decreto presidenziale il cosiddetto “proclama di Emancipazione”. L’ordine esecutivo venne promulgato durante la Guerra civile americana, ovvero lo scontro tra gli Stati del nord, unionisti e dove la schiavitù era già stata abolita, e quelli del sud, secessionisti. Con un colpo di mano, Lincoln legislò sulla questione della schiavitù degli afroamericani negli Stati Uniti e proclamò, dunque, la liberazione dei 3,5 milioni di schiavi allora presenti negli Stati del sud.
Il contesto: la schiavitù negli Stati Uniti
L’ordine esecutivo di Lincoln avvenne alla metà di un periodo di ostilità tra unione (il Nord) e confederazione (il Sud), che si protraeva dall’aprile del 1861. Il proclama, per diventare realmente effettivo non solo su carta, ma anche nei fatti, avrebbe dovuto attendere la fine del conflitto, che sarebbe arrivata solo nel maggio 1865.
La serie di eventi che culminò nello scoppio della guerra civile e nella successiva abolizione della schiavitù, tramite la vittoria dell’unione e l’imposizione della liberazione degli afroamericani, fu il risultato di un conflitto che fino al 1861 era stato aspramente combattuto in campo politico e legale tra il Nord e il Sud statunitense. I territori dove ancora vigeva la schiavitù, ovvero quelli al di sotto del confine invisibile del 36°30’ parallelo, stabilito con il cosiddetto Compromesso del Missouri del 1820, erano da tempo in conflitto con quelli del Nord proprio su questo tema. Questi ultimi erano infatti più industrializzati e il movimento abolizionista vi aveva attecchito con più successo.
La tensione era cresciuta progressivamente nella prima metà dell’Ottocento, a tratti risolta da temporanei compromessi come il già citato Compromesso del Missouri, atto a bilanciare gli interessi delle due fazioni. Con questo compromesso, l’ingresso del Missouri come Stato pro-schiavitù nella Federazione statunitense fu permesso, a patto della proibizione della schiavitù a nord del 36esimo parallelo. Di nota fu anche il Fugitive Slave Act del 1850, attraverso il quale il Sud riuscì a negoziare con il Nord la provisione per cui gli schiavi che fossero riusciti a fuggire verso territori liberi non avrebbero cessato di essere in condizione di schiavitù, aprendo alla possibilità della loro ricattura e privandoli dell’opportunità di raggiungere la libertà.
Tutti questi compromessi però non misero mai a tacere la questione, anzi. La polarizzazione politica e nell’opinione pubblica crebbe sempre di più su una questione che acquistò una caratura anche etica e morale per gli abolizionisti del Nord.
Verso la guerra civile: Dred Scott v. Sandford (1856)
Uno dei punti chiave che accelerò l’escalation fu senza dubbio la decisione della Corte Suprema del 1856, Dred Scott v. Sandford, non a caso proprio sul tema della schiavitù. Dred Scott era uno schiavo afroamericano che fu portato dai suoi proprietari dal Missouri all’Illinois (dove la schiavitù era illegale), e poi di nuovo in Missouri. Scott decise quindi di fare causa, essendo stato per anni in un territorio libero, dove la condizione di schiavitù era illegale. Questo avrebbe dovuto automaticamente conferirgli la libertà ma ciononostante, in una sentenza da molti ricordata come tra le peggiori della storia statunitense, la Corte Suprema respinse il ricorso di Dred Scott, sostenendo di fatto che i diritti di cittadinanza non si estendessero in alcun modo agli afroamericani sul suolo nordamericano.
La decisione infiammò ancora di più gli animi sulla questione della schiavitù e, soprattutto, sbarrò la strada a qualsiasi possibilità di trovare una soluzione politica o giudiziaria al conflitto. La tensione esplose nuovamente quando Abraham Lincoln, oppositore della schiavitù, vinse le elezioni presidenziali del 1860: in risposta a questa vittoria, 7 Stati del Sud – che sarebbero poi cresciuti a 13 – scelsero la strada della secessione dagli Stati Uniti, dando vita alla confederazione e aprendo la strada della guerra.
La guerra e l’abolizione della schiavitù
Il proclama di Emancipazione arrivò quando l’unione aveva già riconquistato il controllo di 3 dei 13 Stati secessionisti, e fu un atto politico fondamentale. Lincoln mise nero su bianco la volontà di, una volta ristabilito il controllo su tutti i territori, eliminare completamente la pratica della schiavitù dal suolo statunitense. All’inizio della guerra Lincoln era stato cauto sull’affrontare la questione della schiavitù e della liberazione degli schiavi, timoroso di inimicarsi i conservatori del Nord. Grazie al proclama, riuscì a spingere molti afroamericani ad arruolarsi tra le file dell’esercito unionista: alla fine della guerra, erano più 180.000 infatti i soldati neri unitisi alla causa.
La vittoria dell’unione arrivò poi nel maggio 1865 e, con essa, il 13° e il 14° emendamento della costituzione degli Stati Uniti, come naturale prosecuzione di ciò che il proclama del 1863 già aveva statuito. Cominciò dunque l’epoca della cosiddetta “ricostruzione”, in cui il Nord mantenne un controllo – anche militare, ove necessario – nei territori ex-confederati per salvaguardare l’ordine e assicurare l’applicazione delle leggi.
Con il 13° emendamento, gli USA probirono in tutta la federazione la pratica della schiavitù e della servitù forzata, pur se con la nota eccezione – che sussiste tutt’oggi in diversi Stati – della possibilità di mantenere la provisione, de facto, per le persone incarcerate. Il 14° emendamento, diventato effettivo dal 1868 invece, stabilì il diritto di cittadinanza per gli afroamericani negli Stati Uniti, nonché il diritto di tutti i cittadini di un uguale trattamento di fronte alla Legge e di ricevere un giusto processo. L’ultimo passo di questo processo si ebbe poi nel 1870, quando il 15° emendamento stabilì il diritto degli afroamericani, pur se solo per gli uomini, di votare.
L’Era della ricostruzione ebbe però durata breve, soprattutto a causa della resistenza – spesso violenta – di un Sud che non accettava né la dominazione del Nord, né il nuovo ordine sociale dove gli afroamericani erano considerati cittadini alla pari e liberi. Già nel 1877 le conquiste a cui il proclama di Emancipazione aveva aperto la strada si interruppero, quando i Democratici – allora il partito pro-schiavitù – negoziarono il riconoscimento dell’elezione del repubblicano Hayes come presidente in cambio del ritiro delle truppe federali dal Sud. Ciò portò alla costruzione di un nuovo ordine sociale, il segregazionismo, che solo nel 1965 avrebbe visto il suo tramonto.
Fonti e approfondimenti
Encyclopedia Britannica, “Causes and Effects of the American Civil War“.
Dred Scott v. Sandford, 60 U.S. (19 How.) 393 (1856).
History.com, “Reconstruction – Civil War End, Changes & Act of 1867”.
Editing a cura di Matilde Mosca