Se alla politica statunitense come noi la conosciamo – fatta di spot elettorali, strategie di campagna complesse ed eserciti di staffers – dovessimo trovare un anno di nascita, molto probabilmente indicheremmo il 1860 e la campagna elettorale che portò alla vittoria di Abramo Lincoln. Questa presidenza ha sicuramente segnato la storia del Paese in molti ambiti: la secessione degli Stati del Sud e la conseguente guerra civile, la trasformazione industriale del Paese partita con il Nord-Est, il XIII emendamento, pietra miliare dei diritti civili. Ma la presidenza Lincoln ha anche cambiato il funzionamento stesso della politica.
Prima di Lincoln
Prima di Lincoln le elezioni presidenziali erano sempre state prerogativa dei notabili locali, con poco popolo e poca organizzazione. Le campagne elettorali si muovevano attraverso il Paese sui famosi treni elettorali volti ad andare a raccogliere il “sì” o il “no” di potentati locali. Un candidato a quel tempo non doveva arringare le folle, né tantomeno rappresentare valori o avere una propria narrazione. Le promesse erano le principali armi elettorali e i monopoli interni e i diritti di transito e commercio erano le merci di scambio da dare o togliere, guardando la mappa elettorale per capire quali elettori erano necessari e quali no.
Un gioco di geografia: questo erano le tornate elettorali statunitensi all’epoca e questo influenzava anche gli uffici di presidenza. I partiti non erano sviluppati e si dividevano principalmente lungo gli interessi delle classi sociali: i Democratici a quel tempo rappresentavano gli interessi schiavisti e agrari del Sud, mentre i Repubblicani gli interessi industriali del Nord. La schiavitù era uno dei temi centrali e anche all’interno delle fazioni stesse la questione era causa di divisioni. I Repubblicani di Lincoln si dividevano tra più o meno favorevoli all’abolizione, con le fazioni conservatrici più vicine alle istanze del Sud e le fazioni più radicali aperte anche al diritto di voto per la popolazione nera.
Ciò va ricordato perché evidenzia che nessuno dei partiti era lontanamente vicino alle capacità e agli staff tipiche dei partiti statunitensi dei giorni nostri. Quando i presidenti arrivavano alla Casa Bianca portavano spesso i propri gruppi territoriali nell’amministrazione. Esemplare in questo senso fu il caso di Martin Van Buren, originario di New York, eletto presidente alla Casa Bianca nel 1846. Nonostante fosse stato vicepresidente di Andrew Jackson – il quale si era circondato da uomini del Tennessee – Van Buren cambiò tutti i membri del suo gabinetto con suoi fedeli di New York. Gruppi politici e geografia caratterizzavano la politica USA prima di Lincoln.
Un cambio di mentalità
Il 1860 fu invece il segno di un cambio di mentalità, di una rivoluzione copernicana della politica statunitense apportata dal genio di Abramo Lincoln. Il futuro presidente, come racconta bene Doris Kearns Goodwin nel suo Team of Rivals, arrivava alle primarie repubblicane come un signor nessuno. Deputato dell’Illinois con due tentativi falliti di farsi eleggere senatore del suo Stato, si presentò alla corsa in mezzo a degli stalloni di razza della politica degli USA: Edward Bates, Salmon P. Chase e William H. Seward.
Tutti e tre nelle primarie partirono ampiamente favoriti rispetto a Lincoln. Seward era il rappresentante più vicino alle posizioni di Lincoln, ma godeva di due volte la popolarità di quest’ultimo. Aveva collegamenti importanti, era un uomo molto conosciuto nei salotti di Washington e aveva la capacità di parlare alla folla, cosa che Lincoln avrebbe imparato proprio da lui. Seward sapeva costruire una narrativa su di sé nonostante non fosse un uomo del popolo, ma soprattutto godeva di una intelligenza politica formidabile. Il suo punto debole era proprio la sua popolarità: così tanto amato da alcuni, ma così osteggiato da tutti gli altri. In un’epoca in cui sotterfugi e scambi di favori erano fondamentali, l’essere osteggiato era un limite insormontabile. Chase era invece l’uomo dei radicali. Era un convinto abolizionista, posizione che lo rendeva inviso a molti liberali e soprattutto ai conservatori, i quali volevano l’abolizione, ma con gradualità. Ultimo era Bates, rappresentante dei conservatori, un profilo forte ma allo stesso tempo divisivo, mai capace di raccogliere i consensi dei favorevoli all’abolizionismo immediato.
Il primo team personale
In questo quadro si inseriva Abramo Lincoln il quale, grazie a una profonda innovazione politica riuscì a vincere la convention. I candidati infatti erano soliti non partecipare di persona alla convention, che nel 1860 si svolgeva a Chicago. Qui Lincoln sfoderò la sua prima arma: uno staff. Solitamente i candidati venivano rappresentanti da amici o protetti, persone vicine ma senza particolari capacità. Abramo Lincoln invece sfruttò le proprie doti di gestione di risorse umane e di analisi della situazione e mandò i suoi collaboratori Leonard Swett, Ward Hill Lamon e David Davis. Tutti e tre erano abili negoziatori, conosciuti dagli altri candidati e dalle fonti di stampa, che riuscivano a gestire con molta più maestria rispetto agli altri rappresentanti. Per molti versi Lincoln, affidando ai tre precisi compiti, senza saperlo creò tre figure professionali: il portavoce, l’addetto stampa e il capo staff.
I tre furono in grado di portare enorme scompiglio nella convention e riuscirono a implementare una perfetta strategia di divide et impera. Chase fu il primo a lasciarsi corteggiare dagli uomini di Lincoln, accettando poi di appoggiarlo in cambio di un posto nel gabinetto. Convincere Bates fu più difficile date le idee abolizioniste di Lincoln, ma egli si dovette arrendere quando capì che il futuro presidente era preferibile a Seward per i suoi interessi. La fine delle speranze di Seward fu sancita dal passaggio di Bates sotto l’ala di Lincoln.
Il gabinetto di rivali
Se il suo team personale gli fece guadagnare la nomination, fu grazie alla sua opera di vetting (valutazione dei candidati in inglese) e di attrazione che formò il primo gabinetto politico della storia degli Stati Uniti. La regola sarebbe dovuta essere quella di mettere nel proprio gabinetto fedeli dell’Illinois, ma Lincoln si rese conto che il momento era cruciale: gli servivano gli uomini migliori per vincere le sfide che sapeva sarebbero arrivate. Capì che le persone adatte avevano corso contro di lui per la nomination e grazie al suo team riuscì a farle aggiungere alla sua causa.
Seward fu appuntato alla carica di segretario di Stato, dettando regole per il ruolo che tuttora vengono seguite come modello. Con la sua grande capacità di costruire relazioni garantì al Nord in tutta la guerra ottimi rapporti con i Paesi europei, riuscendo a limitare le influenze esterne che avrebbero potuto portare al Sud i rifornimenti necessari per la vittoria della guerra. Da ricordare il suo apporto a trovare i fatidici voti che permisero l’entrata in vigore del XIII emendamento.
Bates, nonostante la sua opposizione alla causa dell’abolizione, fu nominato da Lincoln Attorney General e giocò un ruolo cruciale nella legittimazione del presidente nell’epoca della guerra civile. Rinnovò le corti statunitensi e le ricostruì mettendo le basi del modello egalitario che tuttora vige negli Stati Uniti.
Chase fu nominato segretario alla Guerra. Oltre a contribuire in modo fondamentale alla causa dell’abolizione – anche attraverso uno dei suoi uomini più fidati, Thaddeus Stevens – creò un sistema di finanziamento del conflitto che permise al Nord di sconfiggere il Sud. Un sistema che poi sarà sfruttato dal suo successore Edwin McMasters Stanton per portare la guerra negli Stati del Sud annichilendo le armate del generale Lee.
Il team personale e il suo gabinetto di rivali cambiarono di fatto il volto della politica statunitense, ma Lincoln portò anche altre grandi innovazioni attraverso la sua incommensurabile capacità politica e strategica. Costruì per la prima volta una narrazione su di sé e con la sua arte oratoria trasformò la figura del politico da oratore di salotti ad arringatore di folle e di eserciti: memorabile in questo senso il discorso pronunciato a Gettysburg nel 1863. Se le sue azioni e le sue decisioni hanno inficiato il corso della storia , il suo genio ha cambiato la politica statunitense.
Fonti e approfondimenti
Doris Kearns Goodwin, Team of Rivals, Simon & Schuster, 2005, New York
Lincoln as the Visionary With His Eye on the Prize,
Michael Burlingame, The Campaign and Election of 1860, Miller Center
Grafica: Marta Bellavia – Instagram: illustrazioninutili_
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