Mosaico: I meme, l’evolvere di un linguaggio culturale nella società digitale

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Nel corso del decennio 2000-2010, la cultura digitale ha visto l’ascesa di un fenomeno sorprendentemente espressivo: il meme. La parola, introdotta per la prima volta nel 1976 dal biologo Richard Dawkins, era originariamente intesa come l’equivalente culturale del gene – un’idea o concetto destinato a replicarsi nella cultura umana. 

Dagli “smileys” del 1982 ai più recenti “Advice Animals”, il meme si è trasformato da un’idea astratta in una miriade di forme espressive. Piattaforme come 4chan (poi 8chan, oggi 8kunchan) e Reddit sono state la rampa di lancio per molti meme, oltre ad aver alimentato spesso dinamiche di anonimato. Il meme infatti, per sua definizione, ha sfidato la nozione tradizionale dell’autore.

I meme hanno anche un impatto reale nel mondo fisico, influenzando ad esempio la sfera politica: Donald Trump ha fatto ampiamente uso di questo strumento comunicativo durante la sua campagna per le primarie statunitensi del 2016. 

Dai LOLCats ai rage comics, il processo evolutivo

A partire dagli anni Novanta, Photoshop ha iniziato un processo di evoluzione per diventare più accessibile al consumatore medio. Ha introdotto varie funzionalità, che permettono tra il resto di comporre immagini multiple, aggiungere testo a un’immagine, salvare le immagini con una qualità adatta per la condivisione sul web, contribuendo alla crescente produzione di meme.

Dalla seconda metà del primo decennio del 2000, la cultura dei meme online si è evoluta, adottando stili comunicativi sempre diversi. Tra i primi meme, ricordiamo gli Advice Animals e i LOLCats. 

In seguito, hanno fatto il loro ingresso nel panorama memetico i Macro. In questi meme, l’umorismo non è affidato solo al testo, ma viene anche suggerito dall’immagine di sfondo. Questi generi di umorismo visivo condividono sicuramente il linguaggio fumettistico, legando testo e disegno in modo imprescindibile. 

L’ultima tappa nel percorso evolutivo dei meme non moderni è quella dei Rage Comics, veri e propri fumetti che vedono come protagonisti dei personaggi stereotipicamente fissi nelle loro caratteristiche.

Un punto fondamentale di questo tipo di meme è il cosiddetto fattore relatable, il grado in cui ci immedesimiamo in ciò che viene narrato nelle vignette. Questa è la chiave che rende i meme così affascinanti agli occhi degli utenti del web: riescono a far identificare chi li guarda, traendo spunto dal mondo reale e facendo scoprire alle persone che alcune esperienze sono comuni anche a chi viene dall’altra parte del mondo.

I meme moderni

A partire dal 2015-2017, le immagini Macro con testo in font Impact si sono evolute verso una grafica con testo in Helvetica minuscolo sopra la foto. Questa tendenza è cambiata ulteriormente, con il testo che veniva posizionato in modo caotico sull’immagine, influenzato dalle estetiche vapor wave e weird Facebook. 

Da quel momento, la definizione e la struttura dei meme sono diventate sempre più astratte e variegate. Questo include esempi, come i dank meme,  che ironizzano sul vecchio stile di creazione dei meme, meme modificati via Photoshop in modi unici, e meme basati su tweet. Esiste anche un crescente umorismo “nonsense”, spesso presentato con stili di font diversi e intenzionalmente retrò. La creazione di meme oggi trascende i limiti convenzionali, offrendo una libertà espressiva praticamente illimitata. 

Il ruolo sociale e politico dei meme 

Nel tempo, sono stati effettuati studi che esplorano l’impatto dei meme sulla nostra percezione del mondo, il loro linguaggio ambiguo e il loro potenziale propagandistico. Siti come KnowYourMeme sono divenuti essenziali per lo studio e l’archivio di questi fenomeni digitali.

Alcune caratteristiche intrinseche dei meme li rendono potenzialmente problematici: a differenza della saggistica, dove l’autore e le fonti sono fondamentali, nei meme non c’è chiarezza sull’autore, il che li può rendere inaffidabili. Inoltre i meme, per loro natura, semplificano e decontestualizzano le informazioni. Ciò può portare a una rappresentazione inadeguata o distorta di eventi storici complessi.

Al tempo stesso, la semplificazione dei meme può essere sfruttata per manipolare o distorcere i fatti, soprattutto in contesti politici o ideologici.

Infine, quella che è forse la caratteristica principale del meme, l’ironia, può essere usata in modo rischioso. Meme che trattano determinate questioni sociali possono sostenere la narrazione dominante, a discapito delle minoranze.

I meme sono un mezzo dell’estrema destra, ma non solo 

Degli studi realizzati in Germania e negli Stati Uniti hanno dimostrato che l’estrema destra avrebbe utilizzato la comunicazione memetica per riproporre la propria ideologia, rendendo il fascismo, il razzismo e la supremazia bianca più accettabili per un pubblico più ampio.

Utilizzando riferimenti culturali noti, l’estrema destra riesce a rendere il proprio messaggio più accessibile, sfruttando l’ironia per minimizzare le accuse di razzismo ed estremismo. Successivamente all’elezione di Trump nelle primarie statunitensi del 2016, sono uscite dichiarazioni come «Abbiamo eletto un meme come presidente»; la subcultura internet di 4chan aveva incredibilmente influenzato la conversazione principale delle elezioni. 4chan era la piattaforma che ha creato il meme Pepe the Frog, associato ai sostenitori suprematisti bianchi di Trump.

Guardare i meme online, o crearne, è una pratica partecipativa che introduce informazioni culturali e narrazioni parziali all’interno dei conflitti ideologici; la capacità di conservare e diffondere messaggi chiave rende i meme online un mezzo particolarmente attraente per l’estrema destra. 

Tuttavia, i meme rimangono un mezzo di comunicazione democratico nella sua diffusione e mutazione, perché si basano sulla partecipazione. I meme non sono utilizzati solo dalle comunità politiche di estrema destra: si tratta di un mezzo usato anche da pagine e da gruppi più orientati a sinistra (nonostante il virale The Left Can’t Meme).

Mentre i meme possono sembrare semplici pezzi di intrattenimento digitale, rappresentano in realtà dei prismi attraverso i quali si riflettono le tensioni culturali, sociali e politiche del nostro tempo. Capire i meme significa quindi decifrare una parte della nostra identità collettiva digitale, un passo essenziale per navigare consapevolmente nell’era dell’informazione.

 

Fonti e approfondimenti

Bogerts, Lisa, Fielitz, Maik, “Do You Want Meme War?” Understanding the Visual Memes of the German Far Right, Post-Digital Cultures of the Far Right, 2018.

Bustreo, Giorgia, Meme Marketing: un insight all’interno del fenomeno di digital marketing del decennio attraverso l’analisi di casi studio specifici, Università degli Studi di Padova, 2021/2022.

Dawkins, Richard, Il gene egoista (The Selfish Gene), 1976.

Di Lucente, Chiara, “Come nascono e come si diffondono i meme? Un nuovo studio cerca di dare la risposta”, Wired, 29/04/2022.

Lolli, Alessandro, “La guerra dei meme: fenomenologia di uno scherzo infinito”, Effequ, 2020.

Ohlheiser, Abby, “‘We actually elected a meme as president’: How 4chan celebrated Trump’s victory”, The Washington Post, 2016.

 

Editing a cura di Elena Noventa