Li Qiaochu, una voce femminista per la giustizia sociale in Cina

Li Qiaochu
Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Bussano forte alla porta, è passata la mezzanotte, Li Qiaochu esita ad aprire essendo sola in casa. È la notte tra il 15 e il 16 febbraio 2020, Li sta per mettersi a letto dopo la sua giornata come volontaria nel distretto di Changping, a Pechino, dove offre il suo contributo per contrastare la pandemia da Covid-19. Non sentiva il suo compagno, Xu Zhiyong, da almeno otto ore – un suo collega riporta che forse l’hanno arrestato. È l’inizio di un triste capitolo di repressione che terminerà con la condanna di entrambi a diversi anni di carcere.   

Accusa per incitamento alla sovversione al potere statale

Gli uomini alla porta urlano che si tratta di un’ispezione per motivi sanitari, in piena emergenza è prassi. Ma questa volta la sicurezza sanitaria c’entra ben poco: gli uomini in bianco sono poliziotti venuti ad arrestare Li con l’accusa di “incitamento alla sovversione del potere statale”. Nella Repubblica Popolare Cinese è un’accusa gravissima, punibile persino con la pena di morte

Li Qiaochu viene sottoposta a lunghissimi interrogatori, detenuta presso il “Centro di sorveglianza residenziale” in una stanza insonorizzata con una piccola finestrella. Le regole del centro sono ferree anche sulla posizione da adottare per dormire: pancia verso l’alto e mani lungo i fianchi per un maggiore controllo. Viene rilasciata dopo qualche mese, il 19 giugno 2020 per poi essere arrestata ufficialmente il 14 marzo 2021. Il processo vero e proprio comincerà soltanto nel 2023 e avrà il suo verdetto ufficiale  l’anno successivo  con la condanna definitiva di Li Qiaochu a tre anni di detenzione e la privazione dei diritti politici per due anni, compreso quello di pubblicazione. 

Li Qiaochu e l’attivismo per i diritti umani

Li Qiaochu, nata a Yining (Xinjiang) nel 1991, è una femminista e attivista cinese.  Si dedica in particolare ai temi della giustizia sociale, militando per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, delle persone migranti, delle donne e degli attivisti e delle attiviste in Cina. 

Laureata alla Renmin University in Labor and Personnel Studies and Social Security, consegue poi la laurea magistrale in Public Management e Public Policy all’Università di York (Regno Unito). Diventa assistente di ricerca presso la Qinghua University nel Dipartimento di Sociologia, lavorando principalmente su temi legati alle condizioni dei lavoratori migranti (mingong 民工) e la società civile nella Cina contemporanea. Sin da studentessa si impegna per la tutela dei diritti dei lavoratori. Durante gli studi universitari, insegna presso una scuola per i figli dei  migranti, dove approfondisce la sua ricerca intervistando i mingong

Una delle più eclatanti azioni in difesa dei diritti di questi ultimi risale al 2017, in seguito a uno sgombero forzato da parte delle autorità di Pechino nel quartiere di Daixing. Il pretesto è lo scoppio di un incendio in un palazzo  che causa 19 morti. L’edificio è abitato prevalentemente da lavoratori migranti provenienti dalle zone rurali e più povere della Cina. Li Qiaochu con altri volontari attraverso la diffusione di informazioni sull’accaduto e cercando alloggi con prezzi accessibili.

Il suo impegno si declina anche nel sostegno ai movimenti di protesta nazionali come il “996” contro l’eccessivo sfruttamento dei lavoratori (orario 9-21, 6 giorni su 7). Supporta il movimento #MeToo con la stesura di articoli, report, e pubblicazioni online. Inoltre, affianca il compagno Xu Zhiyong, noto attivista e avvocato per i diritti umani, nella diffusione online di articoli sul movimento cinese per i diritti civili. 

Un impegno per la giustizia sociale

Neanche la diagnosi di depressione nel 2019 frena il suo attivismo. Al contrario, è proprio in questi anni che incrementa la sua attività di supporto alla giustizia sociale. Ad esempio, dallo scoppio della pandemia Li Qiaochu si impegna online e offline per aiutare le persone in difficoltà, nella distribuzione di mascherine e anche nel sostegno alle donne in gravidanza infette da Covid-19. Una delle sue principali preoccupazioni è la prevenzione della violenza di genere all’interno degli ospedali improvvisati a causa dell’imperversare della pandemia. 

L’impegno civile porta gli agenti della pubblica sicurezza a sorvegliare ogni suo movimento, con appostamenti davanti casa sua, seguendola a lavoro e violando ogni diritto sulla privacy e libertà di movimento. Il 26 dicembre del 2019, il cosiddetto “raduno di Xiamen 12.26″, aggrava ulteriormente la sua posizione agli occhi del governo. Nella provincia del Fujian, diversi attivisti si riuniscono per discutere dello stato di diritto e delle riforme in Cina: il suo compagno Xu Zhiyong e altri attivisti sono perseguitati, arrestati o scomparsi. In seguito alle rappresaglie dell’autorità, Li Qiaochu avvia una campagna online per denunciare l’accaduto e supportare il compagno e tutte le persone coinvolte. 

Nel 2020 è messa sotto sorveglianza, sia per l’appoggio mostrato al compagno e i suoi scritti, sia perché è entrata a far parte di una squadra di volontari che fornisce mascherine gratuite agli operatori sanitari e aiuta le donne vittime di violenza. È detenuta per quattro mesi, privata inizialmente dei farmaci necessari per i problemi di salute legati alla depressione e patologie tiroidee, poi affiancata dalla figura di uno psicologo. Dopo il suo rilascio nel giugno 2020, pubblica online una testimonianza sulle condizioni dei centri di detenzione, sulle torture subite e sulla scarsa qualità del cibo, oltre a esprimere solidarietà agli attivisti e attiviste detenuti. 

L’iter verso la sentenza definitiva

Il 26 novembre 2020 viene citata in giudizio dall’Ufficio della Pubblica Sicurezza di Pechino per “violazione delle norme sulla cauzione e rivelazione di informazioni sul caso” e sottoposta a una detenzione “soft”, con la richiesta ai genitori di tenerla sotto sorveglianza. Scontata la pena, Li Qiaochu denuncia formalmente, sui social media, l’Ufficio della Pubblica Sicurezza per un comportamento illegale. 

Nel 2021 prima viene detenuta a Pechino, poi trasferita nella provincia dello Shandong a Linyi, dove viene arrestata ufficialmente il 14 Marzo 2021. Nell’atto di accusa, il procuratore dichiara che Li Qiaochu “ha una relazione sentimentale con Xu Zhiyong ed è profondamente influenzata dall’ideologia di sovversione del potere statale di Xu Zhiyong“. Sostiene inoltre che, nel settembre 2019, sotto le istruzioni di Xu Zhiyong, ha costruito un blog personale per il compagno, caricando un gran numero di articoli scritti da Xu che sostengono la sovversione del potere statale”.

Il processo vero e proprio comincia soltanto il 19 dicembre 2023. Si svolge  a porte chiuse per motivi dettati dal coinvolgimento di segreti di Stato. Il 4 febbraio 2024, il Tribunale Municipale Intermedio del Popolo di Linyi condanna Li Qiaochu per “incitamento alla sovversione del potere statale” a tre anni e otto mesi di prigione, seguiti da due anni di “privazione dei diritti politici”.  

Repressione e diritti umani in Cina

Nella Repubblica Popolare Cinese la minaccia nei confronti della stabilità dello status quo è spesso motivo di repressione da parte delle autorità di Pechino. Sotto la leadership di Xi Jinping le repressioni contro persone dissidenti e attiviste sono aumentate: esemplare è la campagna del 2015 definita come “repressione del 709” che ha visto l’arresto di numerosi avvocati e attivisti per i diritti umani. La campagna di arresti coincideva con la nuova riforma del sistema giudiziario cinese, evolutosi nel “Piano della costruzione di una Cina stato di diritto 2020-2025”, dove si prevede un maggiore controllo da parte del sistema Partito-Stato sugli organi giudiziari. 

Nonostante la Cina sia un contesto ostile in materia di diritti umani, si incontrano forme di resistenza attive da della popolazione cinese che non si arrende agli ostacoli e le persecuzioni imposte dalle autorità di Pechino. Li Qiaochu rappresenta soltanto uno dei tanti esempi di chi non accetta passivamente ingiustizie sociali e repressione.  

 

Fonti e riferimenti

Amnesty International. China: Activist Li Qiaochu unjustly convicted ‘for speaking out about torture’ 

Angeli Datt, Xu Zhiyong and the Mighty Pen , The Diplomat, 10 April 2023

FreeLiqiaochu李翘楚, Facebook 

Frontline Defenders, Li Qiaochu (李翘楚) 

Frontlines Defenders, Woman human rights defender Li Qiaochu sentenced to three years and eight months in prison, last update February 2024 

Huang Xueqing, 女性抗争者李翘楚: “我有英雄情结,但我幻想的英雄是我自己”, 18 December 2020

Il Post, I quartieri di Pechino sgomberati e demoliti, 10 Dicembre 2017

Li Qiaochu, “Inciting Subversion by Association: 120 Days in Detention”, Made in China Journal, 23 December 2020

William Yang, “Activists Condemn China’s Jailing of Feminist, Increased Crackdown on Dissent, The Voice of America, 8 February 2024