Teorie del complotto: i casi QAnon e BlueAnon

Da anni le teorie del complotto sono diffuse negli Stati Uniti. Teorie che varcano i confini nazionali per attecchire anche in altri Paesi, nel territorio europeo specialmente. Ma cosa sono queste teorie?

Le teorie del complotto sono essenzialmente disinformazione sparsa sul web e i social media (ma non solo) da individui o gruppi per spiegare determinati eventi. Queste teorie non si basano tanto su fatti oggettivi, ma su frammenti di informazioni spesso vagamente collegati.

QAnon, prototipo del cospirazionismo

QAnon, nato nel 2017, è forse il più grande esempio di questo discorso. Negli ultimi anni è assurto a fenomeno di significative proporzioni, con la promozione di idee legate al cosiddetto “deep state” (lo stato profondo), un’entità che controlla in ogni modo illecito il governo statunitense. Il termine deep state ha raggiunto ulteriore fama grazie a Donald Trump, il quale lo ha spesso rilanciato in comizi, interviste e sui suoi canali social. 

QAnon è quindi una teoria del complotto che rilancia l’idea di una “cabala” di democratici, celebrità di Hollywood e miliardari capace di gestire il mondo mentre si dedica alla pedofilia, al traffico di esseri umani e a una serie di riti demoniaci. Per esempio, alla raccolta dell’adrenocromo, direttamente dal sangue dei bambini abusati per ingerirlo allo scopo di prolungare la vita. 

I seguaci di QAnon credono che Donald Trump stia conducendo una battaglia segreta contro questa cabala e i suoi collaboratori dello “stato profondo” per smascherare chi ne fa parte e sconfiggerli. Il termine cabala lascia intendere anche una chiara venatura antisemita, rifacendosi direttamente ai ben noti e “falsi” Protocolli dei Savi di Sion.

I fili narrativi e il Pizzagate

Molti fili narrativi di QAnon, tutti inverosimili e privi di prove, comprendono e legano sottotrame che si concentrano su John F. Kennedy, la famiglia Rothschild, Hillary Clinton, Barack Obama, George Soros, Bill Gates, Tom Hanks, Oprah Winfrey e Papa Francesco. Solo per citare alcuni tra i personaggi più famosi. 

Ma lo stesso QAnon si potrebbe dire che è uno spinoff, che ha poi avuto la meglio sull’originale. L’antecedente di QAnon è il Pizzagate, diventato virale nel 2016. Il Pizzagate riguarda l’idea infondata che i riferimenti al cibo e a una popolare pizzeria di Washington DC nelle e-mail rubate del responsabile della campagna di Hillary Clinton John Podesta fossero in realtà un codice segreto per un giro di traffico di bambini. La teoria ha scatenato gravi molestie nei confronti del ristorante e dei suoi dipendenti, culminate in una sparatoria nel dicembre 2016 da parte di un uomo che si era recato al ristorante credendo che ci fossero bambini bisognosi di aiuto.

Fra gli “assaltatori” di Capitol Hill, in seguito alla sconfitta di Trump alle elezioni del 2020, molti sono stati trovati vicini alla diffusione di queste teorie sui social media o nell’essere dei semplici follower, legati a quel mondo. 

Dominion e le macchine per votare

Tra le maggiori teorie cospirative, questo mondo ancora non crede che la vittoria di Biden sia stata legittima e che le elezioni siano state rubate. 

Spicca ad esempio il caso delle macchine Dominion, le quali sarebbero state manomesse per truccare le elezioni e portare voti da Trump a Biden. Dominion ha raggiunto un accordo da 787,5 milioni di dollari con Fox News l’anno scorso, dopo che la rete di carattere conservatrice aveva ripetutamente rilanciato fake news secondo cui le macchine dell’azienda erano state utilizzate per portare Biden alla Casa Bianca. 

L’accordo ha evitato un processo che avrebbe portato alla diffusione di prove imbarazzanti sul ruolo della Fox nell’amplificare falsità e teorie senza alcuna prova contro Dominion. Tuttavia, altri procedimenti legali sono ancora in corso e vengono utilizzati per rilanciare la narrazione complottista.

Social media e complotti

Le piattaforme social sono il principale canale di diffusione di tali “argomenti”. I seguaci entrano in queste bolle social che fungono da vere e proprie camere d’eco, dove attingono per rafforzare le loro convinzioni e contribuire a spargerle.

Apice di queste teorie lo troviamo tuttavia durante la pandemia di COVID-19. In quei mesi e anni una pletora di teorie del complotto sono sorte su praticamente qualsiasi argomento, dall’origine del virus allo sviluppo, la vendita e la sicurezza dei vaccini. Dopo la fine della pandemia, molte teorie sono state sviluppate e spostate verso la crisi climatica.

A un primo sguardo quindi, si capisce bene come queste teorie possano essere facilmente associate al mondo dell’estrema destra. Tuttavia, anche in settori legati al mondo liberal o della sinistra a stelle e strisce, il fenomeno appare in crescita. 

Il nuovo social Threads di Meta, che controlla anche Facebook, è diventato infatti un focolaio di contenuti cospirativi di “BlueAnon”, dimostrando che le teorie del complotto non sono confinate a un singolo spettro politico. Ma anche X (ex Twitter) è tutt’altro che immune.

Il caso BlueAnon

In seguito all’attentato contro Donald Trump, sono stati immediatamente diffusi diversi hashtag: #staged, #fakeassassination e #stagedshooting. Tutti per contestare la verità dei fatti, dando vita a scetticismi e teorie del complotto secondo cui sia stato tutto preparato ad arte per favorire la campagna elettorale dell’ex presidente. Anche personalità e commentatori vicini alla destra hanno rilanciato teorie del complotto riguardo l’accaduto.

BlueAnon appare quindi essere il contraltare liberale al conservatorismo di QAnon. Il termine inizialmente coniato dagli utenti conservatori dei social media nel 2021 per deridere la copertura mediatica (secondo loro esagerata) riguardo l’interferenza della Russia nelle elezioni del 2016, è stato da allora utilizzato per descrivere cospirazioni e negazionismo particolarmente stravaganti da parte dei sostenitori di Biden. Esperti e commentatori dicono che stanno assistendo a un grande aumento anche su questo versante dello spettro politico.

In occasione del dibattito fra Biden e Trump di un mese fa, il termine ha assunto un nuovo significato. Sostenitori di Biden hanno affermato che il presidente era stato segretamente drogato prima del dibattito, nonostante lo stesso presidente abbia dato la colpa della sua scarsa performance al jet lag e a un brutto raffreddore. 

Hanno lanciato la teoria del complotto secondo cui l’attore George Clooney, sostenitore di Biden, avrebbe scritto un successivo editoriale sul New York Times chiedendo al presidente di ritirarsi dalla corsa come parte di un elaborato complotto vendicativo ispirato dal sostegno di Biden a Israele riguardo i fatti di Gaza. Hanno anche affermato, senza prove, che ABC News abbia falsificato l’audio di Biden per farlo sembrare malato durante un’intervista andata in onda in prima serata il 5 luglio, con la quale il presidente sperava di ripristinare fiducia nell’elettorato riguardo il suo stato di salute.

Complotti ed elezioni 

Queste teorie influenzano gli elettori e spostano realmente dei voti? Non è facile rispondere a questa domanda, poiché quantificare effettivamente quanto e se smuovono qualcosa in termini di voti è molto complicato. Sicuramente un ruolo lo svolgono, ma quanto e in che termini è oggetto di discussione.

Uno studio mostra tuttavia che il voto un impatto sociale e psicologico su chi segue queste teorie lo ha. Le convinzioni cospirative sembrano infatti diminuire fra coloro i quali sostengono il candidato vincente. Esaminando il caso del 2020, si è osservato come gli elettori pro-Biden abbiano mostrato significative riduzioni delle convinzioni cospirative in seguito alla vittoria del candidato preferito. Al contrario, gli elettori pro-Trump, sconfitto, queste riduzioni non le hanno sperimentate. 

Un altro studio mostra invece che le persone che sostengono le teorie del complotto tendono a sentirsi inefficaci e socialmente isolate, spesso ai margini della società. Cattive condizioni economiche e sociali sono un brodo di coltura per queste teorie. Certo che la radicalizzazione cui queste teorie portano le persone crea danni e un aumento della violenza, politica e verbale. E in un contesto fortemente polarizzato come quello statunitense gli esiti potrebbero essere disastrosi. Con la vasta portata dei social media, qualsiasi informazione non verificata e falsa può essere vista milioni di volte da milioni di utenti, persuadendo anche le persone più istruite a credere in storie non veritiere.

Complotti e democrazie

Le teorie del complotto minano le realtà democratiche, destabilizzando i processi politico-elettorali. Si creano infatti condizioni di sfiducia e diffidenza verso governi e istituzioni che nel lungo periodo possono avere effetti dannosi sulla democrazia. Effetti tra l’altro spesso cavalcati da entità esterne ostili.

Ciò che andrebbe certamente evitato da parte della politica è l’utilizzo di toni elevati e la ripresa di queste teorie per scopi elettorali. I governi e le aziende tecnologiche dovrebbero collaborare per creare e applicare norme che riducono la diffusione di contenuti dannosi nel rispetto della libertà di parola. Ma come notano molti esperti, sono ancora indietro.  

Fonti e approfondimenti

Ahmed, K., How conspiracy theories polarize society and provoke violence, The Conversation, 19/07/2024

Carrie Wong, J., QAnon explained: the antisemitic conspiracy theory gaining traction around the world, The Guardian, 25/08/2020

Feuer, A., The Voting Machine Conspiracy Theorists Are Still at It, The New York Times, 20/07/2024

Kim, S., Stavrova, O., Vohs, K., Do voting and election outcomes predict changes in conspiracy beliefs? Evidence from two high-profile U.S. elections, Journal of Experimental Social Psychology, Vol. 103, 11/2022

Lorenz, T., ‘BlueAnon’ conspiracy theories flood social media after Trump rally shooting, The Washington Post, 14/07/2024

Milmo, D., Trump shooting shows conspiracy theories not confined to right wing, The Guardian, 15/07/2024

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