Il Midwest è storicamente la regione chiave per assegnare la presidenza degli Usa. Gli Stati che lo compongono sono diversi, ma Pennsylvania, Michigan e Wisconsin sono i più importanti fra i cosiddetti Swing States. Ovvero quegli Stati “oscillanti” che ad ogni elezione sono terreno di contesa fra gli sfidanti.
Questi tre Stati compongono il cosiddetto “Blue Wall”, il muro blu democratico senza il quale i dem difficilmente riuscirebbero a garantirsi la Casa Bianca. A questi andrebbe aggiunto anche l’Ohio, storicamente uno Stato da tenere d’occhio: ogni presidente eletto si è imposto qui sin dal 1960. Almeno fino a Biden, che ha interrotto questa striscia vincendo la presidenza senza assicurarsi lo Stato. Nell’ultimo decennio l’Ohio ha visto in ogni caso un certo spostamento verso i repubblicani.
Dal Midwest alla Rust Belt
Tutta l’area ha una storia complicata, caratterizzata in questi ultimi anni dall’impatto che la globalizzazione ha avuto su di essa. Dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni ’80, il Midwest ha goduto di una disuguaglianza relativamente bassa e di salari elevati per i lavoratori. Un tempo chiamata la Steel Belt, spina dorsale dell’industria a stelle e strisce, oggi ha preso il nome di Rust Belt, dalla ruggine attecchita sui macchinari delle fabbriche ormai abbandonate. General Motors, Ford, Chrysler e molte altre sono le grandi imprese che hanno rappresentato l’area a livello globale.
Ma gli anni di crisi e declino economico, dovuti alla delocalizzazione e all’automatizzazione dei processi di produzione, hanno dato vita a un forte disagio tra gli abitanti della regione. Di conseguenza, il Midwest ha sopportato anni di lenta crescita salariale ed occupazionale. Il generale impoverimento del potere d’acquisto, gli aumenti dei tassi di disoccupazione e criminalità, sono diventati quindi terreno fertile per le campagne elettorali, dove i candidati possono lanciare i rispettivi messaggi.
Non è un caso che Donald Trump, seppur di poche migliaia di voti, sia riuscito a infrangere il muro blu che reggeva dal 1992 imponendosi con una campagna basata su questi temi. Nell’ultimo decennio connessioni tra difficili condizioni economiche delle regioni industriali col sostegno a movimenti polarizzanti sono evidenti nelle geografie elettorali, negli Stati Uniti come in Europa. Le 113 contee in otto stati del Midwest che hanno votato per Obama due volte e poi per Trump nel 2016 restano caratterizzate da perdita di popolazione, calo del reddito, esodo di giovani e bassi livelli di istruzione. E queste comunità in declino si sono per la maggior parte spostate sempre più verso i repubblicani durante i recenti cicli elettorali.
ll consenso si sposta nel Midwest
Va sottolineato in ogni caso come dopo le elezioni di medio termine del 2018 e le elezioni presidenziali del 2020, i residenti di quelle comunità dell’heartland statunitense sono apparse meno favorevoli alla retorica e alle politiche del “movimento MAGA” guidato da Trump. Come nelle midterm del 2022, quando una serie di candidati repubblicani moderati e indipendenti in Stati chiave si sono imposti su candidati “trumpiani” e “negazionisti delle elezioni” del 2020.
Tuttavia rimane la questione di fondo dei democratici che continuano a fare fatica tra gli elettori della classe operaia, in particolare tra i residenti di comunità industriali che stanno vivendo un declino economico a lungo termine. Un certo impegno dell’attuale amministrazione Biden su questo aspetto c’è stato, anche in vista delle venture elezioni, offrendo nuovi posti di lavoro e opportunità ai residenti di quest’area. Con riferimento a politiche come l’Infrastructure Investment and Jobs Act, il CHIPS and Science Act e l’Inflation Reduction Act, le quali rappresentano uno sforzo nella direzione di riconquistare gli elettori dei colletti blu delle zone industriali della Rust Belt. Ma tutto questo non significa che tali sforzi possano tradursi in un risultato elettorale positivo per i dem; niente è deciso, insomma.
I partiti alla prova del Midwest
E i partiti comprendono tutti questi meccanismi e il fatto che entrambe le fazioni abbiano scelto di tenere le loro convention in due città della regione, Chicago per i dem e Milwaukee per i repubblicani, non è un caso. Così come le scelte vicepresidenziali di Tim Walz da un lato e J.D. Vance dall’altro, entrambi originari della regione.
I sondaggi dicono che i margini fra Kamala Harris e Donald Trump in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania sono piuttosto ristretti. Secondo la media agglomerata di FiveThirtyEight, Harris è in vantaggio solamente di un 1,6% in Michigan, dell’1,7% in Wisconsin e di un misero 0,7% in Pennsylvania. Ampio e di fatto “sicuro” invece il vantaggio di Trump in Ohio, dove il repubblicano è avanti di 8,5 punti percentuali.
Nel 2020 il muro blu si è ricomposto, contribuendo fortemente a regalare la vittoria a Biden. Ora i tre Stati che lo compongono sono ancora fortemente in bilico e di nuovo decisivi. Chi se li aggiudicherà?
Fonti e approfondimenti
Alder, S., Lagakos, D., Ohanian, L., The Decline of the U.S. Rust Belt: A Macroeconomic Analysis, Center for Quantitative Economic Research, 08/2014
Austin, J., Johnson, R., Declining Midwest Communities Push Further Right in 2022 Midterms, The Chicago Council on Global Affairs, 26/04/2023
Mast, N., Kamper, D., Cid-Martinez, I., Economic recovery in the Midwest, Economic Policy Institute, 17/10/2023
Saunders, P., The Midwest: Inferiority Complex And Economic Decline, Forbes, 02/10/2024


