La Corea del Sud è un piccolo Stato (l’Italia è più di tre volte l’intero territorio coreano), compreso tra due super potenze mondiali quali Cina e Giappone, senza contare la presenza siberiana della Russia a nord.
Spesso la storia ha marchiato questa penisola attraverso sconfitte, sottomissioni e occupazioni straniere, la maggior parte delle volte per mano giapponese. Infatti la Corea è stata il ponte geografico attraverso il quale il Giappone imperialista ha ottenuto il suo ingresso in Cina negli anni trenta del XX secolo costituendo lo Stato indipendente del Manciukò nella regione della Manciuria cinese al confine con i coreani. Il Giappone ha spesso utilizzato le capacità tecnologiche sviluppate dai coreani per importarle nella propria isola al fine di incrementare il proprio sviluppo tecnologico che, sella seconda metà del XX secolo, ha incoronato i nipponici leader mondiali indiscussi dal punto di vista delle tecnologie.
Dall’altra parte, la Cina ha influenzato la Corea soprattutto dal punto di vista della religione. Infatti se oggi la penisola asiatica è intrisa di buddismo e confucianesimo questo lo si deve alla religiosa cinese che ha sempre avuto una grande forza di espansione. Anche la religione cristiana cattolica è arrivata in questo Paese grazie al passaggio delle dottrine della Chiesa di Roma attraverso il colosso cinese. Oggi il Papa può contare su una grande percentuale di fedeli in Corea del Sud, più del 10% della popolazione attestandosi come terza religione del Paese dopo buddismo e protestantesimo.
Ma la grande scoperta di questo Paese avviene attraverso lo studio dello sviluppo che i coreani hanno messo in pratica dagli anni ’80 in poi. Con un tasso di crescita positivo e per lungo tempo a due cifre, la Corea del Sud ha iniziato la sua crescita vertiginosa intraprendendo una via autoritaria che ha segnato un ventennio e che ha permesso, attraverso il regime definito sviluppismo autoritario, di recuperare il divario che si era creato con il grande vicino cinese e dallo storico nemico giapponese.
La comparazione tra lo sviluppo del regime politico coreano e lo sviluppo economico mettono in risalto come la forza autoritaria abbia giocato un ruolo determinante nel dare uno slancio necessario allo Stato coreano per affermarsi come potenza. Quello che è importante sottolineare è come questo tipo di regime richieda necessariamente di essere utilizzato come elemento di spinta maggiore ma di breve durata per poter essere in grado di dispiegare al massimo la propria forza economico-politica. La Corea, al contrario di quanto invece fatto in Cina o nello Stato di Singapore, ha utilizzato in maniera corretta questo regime limitandolo nel tempo. Più precisamente il governo di Chun Doo-hwan tra il 1980 e il 1987 ha fatto crescere il PIL del Paese a un tasso intorno al 12% annuo facendo arrivare all’apice della forza mondiale.
Quella stessa Corea che poco tempo prima era stata martoriata dalla guerra degli anni cinquanta, stuprata dagli alleati e dai nemici, dai Paesi asiatici e da quelli Occidentali nel 1988 ospitarono le Olimpiadi. Secondo Paese asiatico dopo il Giappone a ospitare i Giochi Olimpici, la Corea del Sud viene conosciuta definitivamente in tutto il mondo. Dalla fine degli anni ottanta in poi gli appuntamenti con il mondo sono sempre più frequenti e la piccola potenza coreana riesce a distinguersi dalle assimilazioni erronee con i suoi due vicini ingombranti. L’EXPO diventa un nuovo catalizzatore economico e promotore della Corea nel mondo, rimarcando sempre di più la differenza con il Giappone e la Cina. L’ultimo appuntamento mondiale di cui la Corea del Sud si è fatta promotrice fu la Coppa del Mondo del 2002. Proprio questo ultimo avvenimento portò il PIL a crescere in maniera forte, attestandosi al 7.2%, e segnando il miglior anno per il Prodotto Interno Lordo dall’inizio del XXI secolo ad oggi.
La grande difficoltà che la Corea del Sud ha incontrato negli ultimi anni è la necessità di istruire la propria popolazione riguardo alla propria storia e alla propria cultura. Infatti se la storia è portatrice di un indice di nazionalismo positivo per ogni Paese, perché definisce l’identità della popolazione, la propria demarcazione territoriale e la cultura come simbolo di tradizione, la Corea si trova con i propri 50 milioni di abitanti che mediamente non riescono a riconoscersi in un’identità ben definita proprio per colpa di una difficile chiarezza storica. Per risolvere questo problema il governo ha iniziato un programma, dall’inizio del XXI secolo, di apertura di musei storici gratuiti per insegnare la storia ai propri cittadini.
Con questo non si vuole affermare che la Corea del Sud abbia un’educazione fragile o poco forte, anzi. I dati non solo smentiscono questo pensiero ma affermano proprio il contrario. La Corea infatti è uno dei Paesi che garantisce un’istruzione sia molto estesa ai propri cittadini, più del 97% della popolazione è alfabetizzata, sia altamente qualificata. Il ranking mondiale per le migliori università del mondo inserisce, nelle sue rilevazione dell’anno accademico 2015-2016, l’università pubblica “Seoul National University” al 36° posto sulla scala mondiale. Solo Singapore è riuscita a piazzarsi meglio tra gli Stati asiatici con la Singapore National University al 12° posto e la Nanyang Technological Universty al 13° posto. In Corea inoltre il 5% del PIL proviene dall’ambito accademico e l’alta professionalizzazione è il primo parametro di selezione in moltissime aziende coreane. Grazie a questo sistema così forte la Corea del Sud è riuscita a far diventare leader mondiali aziende come la Samsung, unica azienda che riesce a competere realmente con l’americana Apple, o le case automobilistiche di Hyundai o Daewoo che vengono esportate in tutto il mondo, anche all’interno del difficile mercato americano ed europeo.
La sfida che la Corea del Sud sta combattendo è quella di doversi porre sempre come Paese a “trazione offensiva”, ovvero la necessità di porsi sempre come Stato innovatore e con un’alta professionalizzazione. Solo in questo modo potrà garantirsi la fiducia del mondo e soprattutto dei suoi partner asiatici e oltreoceano. La tigre asiatica coreana lavora costantemente sotto traccia ed è difficile districare tutti gli intrecci politici ed economici che le garantiscono il suo status attuale. Per questo motivo è molto importante monitorare le mosse del governo coreano in modo da riuscire a capire maggiormente lo sviluppo geopolitico e geoeconomico dell’Asia dell’est.
APPROFONDIMENTI
http://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.KD.ZG?end=2015&locations=KR&start=1961
http://www.systemicpeace.org/polity/rok2.htm
http://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=ks&v=67&l=it
https://www.theguardian.com/world/2014/jan/24/south-korea-elderly-older-poverty
Terzani, T., In Asia, Milano, TEA, 1998, pp. 156-177